
Carissimi tutti, avete il puntuale post di @Dora sul report del Centro Operativo AIDS relativo alle infezioni 2023?, vi dico la verità, questo primo dicembre sono depresso.
Sono oramai due settimane che guardo questo maledetto grafico,

ce l’ho negli occhi in continuazione, con la stessa insopportabile domanda: “cosa è successo?”.
Ero convinto, giuro, che quest’anno le infezioni avrebbero ripreso a scendere, che tutti noi avremmo potuto dire “questa storia è finita”.
Ero convinto che, tutto sommato, la crescita del 2021-2022 non fosse che una sorta di “rimbalzo tecnico” rispetto agli effetti salutari del lockdown del 2020 (per la serie: “il COVID ha fatto anche cose buone”). Mi attendevo che il 2023 iniziasse a riprendere quel percorso virtuoso di riduzione delle nuove infezioni; invece, sono stato sconfessato in modo doloroso.
Che cosa è successo?
Poiché siamo tutti in terapia, e poiché la nostra terapia funziona ogni giorno sempre di più, non sono le nostre pastiglie, che funzionano.
Poiché, almeno apparentemente, la PrEP oramai è una realtà, ancora una volta non sono le nostre pastiglie, che funzionano.
Se guardiamo gli altri grafici che Dora ha condiviso, osserviamo due cose abbastanza tristi.
La prima è che a guidare la crescita delle nuove infezioni sono gli adulti tra i 25 e i 49 anni. Al di là dei numeri assoluti – che potrebbero essere anche espressione del diverso peso demografico di gruppi – è proprio l’orientamento delle curve a mostrarlo. Si dice che i giovanissimi non facciano più sesso (come una volta) e questo potrebbe spiegare il senso delle curve dei più giovani, ma che la generazione di mezzo abbia ripreso a infettarsi è preoccupante, c’è solo da temere che abbia percepito un “liberi tutti” che ancora non c’era.
Poi, possiamo dire che sembrano essere proprio gli eterosessuali a guidare questa ripresa delle nuove infezioni, con curve orientate verso l’alto ben più che gli omosessuali.
Ancora, c’è questa cosa tragica, il fatto che nel gruppo etero le donne sembrano contagiarsi più degli uomini, una cosa che lascia tanti pensieri...
Che cosa è successo?
È il dato sullo stato di salute di nuove diagnosticati a lanciare anche quest’anno un brutto messaggio. Se il 40% delle nuove diagnosi è su persone che hanno oltre 350 CD4, il che fa supporre l’infezione di almeno qualche mese precedente alla diagnosi, il 60% di nuove diagnosticati è sotto le 350 copie.
In parte può trattarsi della felice circostanza di una diagnosi in prossimità dell’infezione nel momento più acuto, però, il fatto che circa un quarto dei nuovi diagnosticati sia in AIDS fa venire soltanto un’idea: che anche molti di quelli che ancora non sono in AIDS in realtà abbiano un’infezione vecchia, molto molto vecchia, e abbiano avuto tutto il tempo per sostenerne la diffusione contagiando altri che a loro volta arriveranno tardi alla diagnosi.
Non riesco a trovare un’altra spiegazione, il fatto che il crollo di ogni cautela dovuto all’efficacia delle nostre pastiglie, il crollo di ogni paura, abbia favorito l’allargamento di un serbatoio di sieropositivi ignari che sostiene e fa crescere questa maledetta curva: “là fuori” ci stiamo riempendo di nuovo di untori. (e no, non sono disposto a usare un sostantivo più rassicurante, perché questo sarà ciò che sentiremo dire)
Non riesco a trovare un’altra spiegazione razionale per questo che vedo come un disastro, per me che oramai m’ero “fatto tutto un altro film”.
La scienza ha già sconfitto e seppellito prima l’AIDS e poi l’HIV.
Non esiste ragione tecnica per la quale ancora oggi i numeri debbano essere in crescita.
Eppure, non solo le infezioni crescono, ma in Italia crescono – non tantissimo di più ma comunque – più che rispetto ai paesi con economia simile (Spagna, Francia, Germania, Austria)
La sola spiegazione è che là fuori (non solo in Italia, eh…) è pieno di immonde teste di cazzo.
Le teste di cazzo che hanno deciso di non spingere sulla PrEP, le teste di cazzo che non credono sia educato parlare di certi argomenti nel 2024, le teste di cazzo che ancora oggi sostengono immonde escort (edit automatico) sull’HIV (roba che, quando le leggo, mi viene voglia di commettere i più atroci delitti).
Nonostante le teste di cazzo la scienza ha già vinto, HIV e AIDS sono già stati sconfitti dalle nostre terapie e dalla prospettiva di efficacia e copertura ancora più ampia legata alle long-acting, c’è solo da sperare che le teste di cazzo tornino al destino della serpe dell’Antico Testamento: essere schiacciate sotto i nostri calcagni perché quella curva riprenda il suo corso naturale verso il nulla.
Nulla impedirà al sole di sorgere ancora, nemmeno la notte più buia.
Perché oltre la nera cortina della notte c’è un’alba che ci aspetta.
Khalil Gibran