Ciao uffa, anche io ho cercato subito riscontri, zero.uffa2 ha scritto: ↑mercoledì 8 luglio 2020, 11:15Ieri, ero piuttosto galvanizzato dalla notizia sul “paziente di San Paolo”, e mi attendevo che, come già accaduto altre volte, la stampa generalista prendesse al balzo la notizia e la pompasse in misura anche eccessiva rispetto alle possibilità concrete a breve termine.
A dire il vero, già i ricercatori, molti seriamente, hanno cercato sin dall’inizio di non essere precipitosi e per primi hanno evocato il caso della “Mississippi baby”, un atteggiamento di grande serietà scientifica che contrasta con l’andazzo oramai consolidato nella comunicazione scientifica.
Ma la reazione dei media mi ha comunque sorpreso. La notizia non è da poco e fino a qualche tempo fa avrebbe avuto ben altro risalto. Con tutte le ansie e le domande che ci si può fare, la notizia “c’è” e, allora, come mai ha avuto una ricaduta così insignificante, e non solo in Italia?
Ho pensato a diverse ipotesi.
La prima è un’ipotesi “di tipo olistico”: la stampa generalista è oramai allo sfascio più acclarato, i soldi sono finiti, i giornali si arrabattano tra copia/incolla delle agenzie di stampa, free lance a pochi euro ad articolo e una manciata di “professionisti” assunti in altri tempi… in questo panorama lo spazio per una visione strategica dei diversi settori delle notizie è oramai svanita.
Ma non basta.
Non spiega un fenomeno che è non solo italiano.
Una spiegazione potrebbe essere il COVID: tutta l’attenzione è puntata su questo e non c’è spazio per altro.
Un’altra spiegazione può essere intrinseca ai meccanismi dell’editoria: questa è una buona notizia che turba un panorama di notizie tragiche e per di più è un po’ incerta, insomma spegne il climax e non sappiamo neppure se con ragione… ma è una spiegazione troppo difficile.
Non basta…
Non riesco proprio a spiegare come così tante testate siano “disattente”.
Mi viene un’unica spiegazione: la scienza “ha stancato”.
È troppo complessa, ha tempi troppo lunghi per i media di oggi.
Una notizia come questa va capita e va spiegata, e deve essere a sua volta compresa da chi la legge, tutto troppo difficile.
La tendenza oramai affermata è quella delle notizie su cui prendere posizione, che mobilitano gli animi e non il ragionamento, da questo punto di vista quindi le notizie da un congresso scientifico sono insignificanti.
A meno che la notizia non faccia il verso all’uomo che morde il cane (il colesterolo fa bene, le medicine fanno male e cose del genere) non interessa a nessuno, non appaga il lettore e non serve a fare clickbaiting.
Un titolo come “paziente con HIV negativo agli esami da un anno e mezzo” è già difficile, se poi devi aggiungerci “ma non si sa perché” e, peggio “non si sa se è guarito per davvero” ammoscia tutto.
Ecco, la mia ricostruzione è che questo meccanismo si sia manifestato sin dall’inizio, prima nella comunicazione congressuale, che ha cercato di non esaltare per non dover affrontare poi delle delusioni, poi nelle agenzie di stampa, che hanno amplificato i dubbi, quindi nei media internazionali…
Con tutti i dubbi, e la paura di un nuovo caso di “Mississippi baby”, è un peccato perché questa notizia comunque racconta che la ricerca non si ferma e che c’è ancora bisogno di sostenerla, e questa notizia sarà letta da pochi…
Poi, magari, nelle prossime ore assisteremo ai fuochi d’artificio (comunque da temere), ma non ne sarei così convinto…
Condivido le tue osservazioni, bella analisi.
Oggi uffa lo dico io, sono 30 anni ormai che "non è dietro l'angolo". Vorrei smettere di prendere pillole