rob76 ha scritto:Dunque, ho ritirato il mio test ed è negativo. A parte le vostre risposte a volte sarcastiche, a volte provocatorie, a volte invece del tutto fuori luogo, vorrei che rifletteste piuttosto su come, in merito ad un argomento così importante come la prevenzione e i comportamenti a rischio per HIV, non ci siamo MAI risposte univoche da parte non tanto degli utenti dei forum ma da coloro che gestiscono questi servizi on line. Non è possibile a mio parere, aldilà di questo singolo episodio che, ora posso dirlo, è stato soltanto assolutamente provocatorio, ricevere risposte così eterogenee. L'unica risposta che non può dare adito ad alcuna interpretazione è quella del moderatore del sito della LILA mentre tutti gli altri hanno fornito risposte che non permettono a chi legge di farsi un'idea chiara ed inequivocabile se ci sia o meno rischio. L'ultima risposta del sito helpaids, addirittura, riporta che nonostante il mio ragionamento sia condivisibile e plausibile, viene consigliato comunque il test per fugare ogni dubbio in quanto il medico non vuole assumersi alcuna responsabilità e questo, in un paese che si definisce all'avanguardia nel servizio sanitario non dovrebbe essere consentito, senza considerare che effettuare i test nelle strutture che lo fanno gratuitamente, grava sui contribuenti e più si consigliano test inutili più questo aggravio è maggiore.
Intanto ringrazio tutti coloro che, a volta con toni discutibili, hanno partecipato a questa discussione ed in particolare Rospino a cui spero non sia venuta un'ulcera in questo mese e mezzo. Per tutti gli altri, potrete vedere un riassunto di quanto emerso in questa ed in altre discussioni, nella prossima stagione delle Iene.
Come ti ha già in parte spiegato Blast, il motivo per cui può non esserci talvolta omogeneità nelle risposte è relativo al fatto che esistono solo alcune modalità di contagio accertate scientificamente, ovvero che siano state studiate nei minimi dettagli e delle quali vi sia conferma. La conoscenza di tali modalità si è consolidata negli anni, ed è riportata - per quanto riguarda l'Italia - nelle Linee guida ufficiali in materia. Tutto il resto è, ovviamente, supposizione e interpretazione. Rischio solo potenziale, o rischio teorico, significa di solito che, anche immaginando che un determinato comportamento sia in linea puramente teorica suscettibile di poter permettere la trasmissione di un virus da un individuo all'altro, nella realtà non lo è - e non è mai stato acccertato scientificamente come tale - per tutta una serie di fattori che intervengono e distinguono la teoria dalla pratica, il più rilevante dei quali è l'esposizione all'aria del virus. Per questo sul forum LILA (e lo stesso medico che risponde su ANLAIDS, di cui ti ho postato quel che afferma) sono molto chiari nel dire che in casi di contatto indiretto non ci sia rischio.
Anche su questo forum il richiamo diretto alle Linee guida ufficiali è chiarissimo, ed è giusto e corretto che sia così, ma il parere espresso dagli utenti volontari che rispondono - spesso sulla base di conoscenze decisamente avanzate - è personale e non può in alcun modo sostituire quello di un medico.
Tra l'altro il singolo medico - sia chiaro - può non essere in linea con determinate posizioni ufficiali su un determinato argomento, vuoi perché non è aggiornatissimo rispetto alle ultime pubblicazioni, vuoi perché ritiene utile adottare un approccio più cauto, anche a propria tutela e garanzia. Se tutti i medici avessero identiche conoscenze, e soprattutto le applicassero nella stessa identica maniera, capisci anche da solo che ogni medico farebbe identiche diagnosi, prescrizioni, etc. etc. Non è così che funziona nella realtà, in effetti. In ogni parte del mondo ogni patologia viene affrontata dai medici con conoscenze, opinioni (professionali), strumenti, tempi diversi e spesso anche trattata con modalità diverse. Peraltro alcuni elementi della vasta conoscenza che è necessaria per poter operare in campo medico, possono tra l'altro sfuggire in gran parte ad una persona che medicina non ha studiato.
Nel 2015 la conoscenza e la letteratura scientifica sull'HIV sono amplissime, poiché contemplano decine e decine di migliaia di pubblicazioni: se è impossibile per qualsiasi medico poter avere una conoscenza di dettaglio di ogni singola pubblicazione, figurati per una persona che medico non è e che si tiene pur sempre informata meglio del retante 99,9% della popolazione.
Infine, ricorda ciò che ho detto riguardo all'aspetto psicologico che molto spesso - e ogni thread aperto da utenti nelle sezioni informative dei forum ne è la più evidente dimostrazione - entra in gioco quando si parla di HIV: ci sono centinaia di testimonianze di persone che sono sicure di aver contratto l'HIV, spesso nonostante che non abbiano avuto rapporti a rischio e, a dispetto di qualsiasi rassicurazione che viene loro fornita, continuano a sentirsi "infetti" anche dopo test negativi (a volte anche dopo 12 mesi da un comportamento). Di fronte a queste fobie, ansie, etc. io credo che l'indicazione di eseguire il test sia la più utile ad affrontarle e a superarle: se ci pensi bene, non c'è altro modo. Solo un test, d'altronde, è in grado di rassicurare una persona al di là delle parole, delle buone intenzioni e delle conoscenze di una persona, a prescindere dal fatto che si tratti di un medico o di una persona comunque bene informata sull'argomento.