Il caso - La replica dallo staff di Balduzzi: non ci risultano disposizioni in materia
La Rai nel giorno dell'Aids: non dite «profilattico»
Email interna: è la linea del ministero della Salute
ROMA - La parola profilattico nell’Italia del 2011 è ancora un tabù. Almeno lo è per la Rai e per il ministero della Salute, che da pochi giorni è guidato da Renato Balduzzi. Non bisogna pronunciarla nemmeno in occasione della giornata mondiale contro l’Aids. Che è stata celebrata ieri, con una serie di trasmissioni su Radio 1. Ebbene, i conduttori e le redazioni dei programmi coinvolti nell’iniziativa, mercoledì scorso, hanno ricevuto un’email che lasciava adito a pochi dubbi: «Carissimi, segnalo che nelle ultime ore il ministero ha ribadito che in nessun intervento deve essere nominato esplicitamente il profilattico; bisogna limitarsi al concetto generico di prevenzione nei comportamenti sessuali e alla necessità di sottoporsi al test Hiv in caso di potenziale rischio. Se potete, sottolineate questo concetto».
L’email, con priorità alta, è firmata da Laura De Pasquale, funzionaria della tv di Stato in rapida ascesa, nonché fidanzata del «cameraman privato» del Cavaliere, Roberto Gasparotti. La missiva, come era ovvio, ha creato qualche sconcerto: piuttosto difficile fare ore e ore di trasmissioni sull’Aids senza poter parlare del preservativo. Ma tant’è. Del resto, la linea del ministero guidato da Balduzzi—cattolico, buon amico di Rosy Bindi, padre dei Dico, componente fino all’insediamento nel governo, della Commissione dei diritti del Pd, cioè l’organismo che dovrebbe dirimere le divisioni interne sui temi etici—è proprio questa. L’ufficio stampa in serata precisa: «Non ci risulta che siano partite mail con queste indicazioni ».
Ma sia nel comunicato ufficiale che pubblicizzava la giornata mondiale dell’Aids, che nella conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa, non sono mai state pronunciate le parole profilattico o preservativo. Un silenzio che è sembrato sospetto alla presidente del network italiano delle persone sieropositive, Rosaria Iardino, che infatti lo ha denunciato. Uscendo dall’incontro che il ministero aveva organizzato con la stampa alla vigilia della giornata mondiale contro l’Aids, Iardino non ha usato mezzi termini: «Sono davvero arrabbiata perché non cambia mai niente. Si è parlato di tutto tranne che dell’unica cosa veramente importante: il profilattico. È una semplice parolina che nessuno ha mai il coraggio di dire ». E ora, dopo l’email in cui si dettava la linea del dicastero della Salute, si rafforzano i sospetti delle associazioni gay, convinte che la proibizione dell’uso della parola profilattico sia stata influenzata dalla posizione della Chiesa sull’argomento. Sembra passato un decennio dalla campagna che in analoga occasione venne promossa da Livia Turco, ministro della Sanità del governo Prodi.
E, invece, sono trascorsi solo tre anni. All’epoca lo spot per sensibilizzare gli italiani nella lotta contro l’Aids fece discutere e ricevette molti plausi perché veniva sdoganata la parola- tabù. L’attrice Ambra Angiolini, alla fine del filmato, pronunciava questa frase: «Rispetta la vita, rispetta te stesso e gli altri, usa il preservativo e nell’amore non rischiare». Adesso la situazione è molto diversa. Lo teme Rosaria Iardino. E lo temono anche i movimenti omosessuali, che ieri, davanti a Montecitorio hanno esposto un condom di quattro metri. L’iniziativa è stata sponsorizzata oltre che dal network delle persone sieropositive, dall’Arcigay e da Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia, che ha riassunto con queste parole il senso della kermesse: «Vogliamo dire al governo Monti che per risparmiare sui costi della sanità deve investire nella prevenzione». In piazza anche Paola Concia, unica parlamentare omosessuale dichiarata, che ha presentato una proposta di legge per l’istallazione dei distributori di preservativi nelle scuole. È quasi superfluo aggiungere che le trasmissioni di Radio 1 non hanno dato ampia eco alla manifestazione.
http://www.corriere.it/politica/11_dice ... d24d.shtml
in RAI non si deve parlare di profilattico
in RAI non si deve parlare di profilattico
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Re: in RAI non si deve parlare di profilattico
Mah...di grazia che almeno non hanno parlato di Virus Inventato...
Essendo in Italia non mi stupirei di nulla sai...
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Terapia: feb. 2017 Triumeq
Farmaci precedenti: (Truvada - 6/11-3/14) - (Reyataz/r - Kivexa- 6/11-2/17)
Ultime analisi: feb. 2017- 1260 CD4+ (37.0%) - CD4/CD8 = 1.24 - VL <20
Diario: http://hivforum.info/forum/viewtopic.php?f=2&t=419
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Re: in RAI non si deve parlare di profilattico
effettivamente... è un modo per vedere il bicchiere mezzo pieno.
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Re: in RAI non si deve parlare di profilattico
L'altra sera Fiorello ha *osato* usare la parola "profilattico", sfidando così la Chiesa ma anche la Rai.
Qui il pezzo:
Non poteva mancare la critica di Famiglia Cristiana.
Fiorello, finale di cattivo gusto
La tirata sul preservativo, la canzone scatologica di Benigni. Quando la trasgressione si risolve in goliardia retrodatata.
Fiorello con Benigni durante lo show.
Certo ci voleva del coraggio. Ma senza coraggio non c’è trasgressione. E dalla capacità di trasgredire si giudica la statura di un artista. Così anche Fiorello, finalmente, si adegua. Già accusato di fare una tv nazional popolare, perfino adatta alle famiglie – l’imputazione è grave, non sottovalutiamone il peso – porta adesso la trasgressione alle alte vette dello share.
Non solo fa cantare a Benigni l’elogio della cacca e dei suoi modi di produzione, creando una breccia nel conformismo imperante. Ma pronuncia la parola vietata, profilattico, e per di più ne fa una tematica da coro, coinvolgendo un pubblico che davvero non sapeva di dover osare tanto. E la domanda infernale al direttore Mazza, brividi in platea: l’ha mai usato, lei, il profilattico? Lo sventurato piegò il capo.
Serata memorabile a Raiuno, tanto più trasgressiva in quanto nata non da una notizia, come solitamente si usa, bensì da una non-notizia. Giorni fa abbiamo letto tutti del ministero che biecamente vietava la parola profilattico nella giornata contro l’Aids: e se non era il ministero era la gerarchia Rai, oppure la Commissione di vigilanza, o l’Ente Censura, o qualche tetra emanazione vaticana. Ora pare fosse solo una e-mail interna troppo zelante, priva di autorità e quindi di malefici influssi. Ma che vuol dire?
Come ha scritto un polemista di grana fine, basta il fatto che la non-notizia suonasse naturale, avesse un tasso di credibilità. Pericolo cioè virtuale, ma fosse mai che un giorno diventasse reale. Perciò Fiorello, con l’audacia dei forti, ha giocato d’anticipo. Un altro avrebbe reagito dopo il fatto. Lui, da artista che sa cogliere i climi, ha reagito prima.
Vabbè, usciamo dallo scherzo. Sull’Aids, sulla prevenzione, sui mali dell’Africa e su quelli di aree più evolute, sui risvolti morali e religiosi, insomma su problemi vitali per il divenire umano si discute da gran tempo, nella pubblicistica corrente come nelle sedi più elevate. Dibattito teso e spesso drammatico, condotto comunque con argomentazioni che spaziano dall’etica alla medicina, fino ai dogmi della fede.
Trasformare una simile dialettica in cori ridanciani, invitare il pubblico a sghignazzare, tirarla lunga con battute e allusioni, scivolare sul pruriginoso, questa non è trasgressione. E’ goliardia retrodatata, cattivo gusto. E mancanza di rispetto per le famiglie, a cominciare da quei tanti ragazzi che d’abitudine non seguono la tv ma accorrono quando c’è Fiorello. Che non sa di essere in cattedra e, per una volta che fa lezione, straparla.
Qui il pezzo:
Non poteva mancare la critica di Famiglia Cristiana.
Fiorello, finale di cattivo gusto
La tirata sul preservativo, la canzone scatologica di Benigni. Quando la trasgressione si risolve in goliardia retrodatata.
Fiorello con Benigni durante lo show.
Certo ci voleva del coraggio. Ma senza coraggio non c’è trasgressione. E dalla capacità di trasgredire si giudica la statura di un artista. Così anche Fiorello, finalmente, si adegua. Già accusato di fare una tv nazional popolare, perfino adatta alle famiglie – l’imputazione è grave, non sottovalutiamone il peso – porta adesso la trasgressione alle alte vette dello share.
Non solo fa cantare a Benigni l’elogio della cacca e dei suoi modi di produzione, creando una breccia nel conformismo imperante. Ma pronuncia la parola vietata, profilattico, e per di più ne fa una tematica da coro, coinvolgendo un pubblico che davvero non sapeva di dover osare tanto. E la domanda infernale al direttore Mazza, brividi in platea: l’ha mai usato, lei, il profilattico? Lo sventurato piegò il capo.
Serata memorabile a Raiuno, tanto più trasgressiva in quanto nata non da una notizia, come solitamente si usa, bensì da una non-notizia. Giorni fa abbiamo letto tutti del ministero che biecamente vietava la parola profilattico nella giornata contro l’Aids: e se non era il ministero era la gerarchia Rai, oppure la Commissione di vigilanza, o l’Ente Censura, o qualche tetra emanazione vaticana. Ora pare fosse solo una e-mail interna troppo zelante, priva di autorità e quindi di malefici influssi. Ma che vuol dire?
Come ha scritto un polemista di grana fine, basta il fatto che la non-notizia suonasse naturale, avesse un tasso di credibilità. Pericolo cioè virtuale, ma fosse mai che un giorno diventasse reale. Perciò Fiorello, con l’audacia dei forti, ha giocato d’anticipo. Un altro avrebbe reagito dopo il fatto. Lui, da artista che sa cogliere i climi, ha reagito prima.
Vabbè, usciamo dallo scherzo. Sull’Aids, sulla prevenzione, sui mali dell’Africa e su quelli di aree più evolute, sui risvolti morali e religiosi, insomma su problemi vitali per il divenire umano si discute da gran tempo, nella pubblicistica corrente come nelle sedi più elevate. Dibattito teso e spesso drammatico, condotto comunque con argomentazioni che spaziano dall’etica alla medicina, fino ai dogmi della fede.
Trasformare una simile dialettica in cori ridanciani, invitare il pubblico a sghignazzare, tirarla lunga con battute e allusioni, scivolare sul pruriginoso, questa non è trasgressione. E’ goliardia retrodatata, cattivo gusto. E mancanza di rispetto per le famiglie, a cominciare da quei tanti ragazzi che d’abitudine non seguono la tv ma accorrono quando c’è Fiorello. Che non sa di essere in cattedra e, per una volta che fa lezione, straparla.