Aspettatemi mi presento
Inviato: lunedì 17 giugno 2013, 13:54
Sono un vero colabrodo e non solo per tutti i buchi che da tre mesi le mie braccia hanno dovuto tollerare. Stamattina l'ultimo ha lasciato un bel livido nell'incavo del braccio ad opera di quella sguaiata (mi sto autocensurando) dell'infermiera addetta ai prelievi. Lo sono soprattutto perché così è la mia vita, lo era prima e lo è a maggior ragione adesso che fa acqua da ogni parte. I tentativi di arginare i danni spesso mi paiono grotteschi, come di chi tentasse di porre riparo allo squarcio dell'iceberg sul Titanic coi cerottini impermeabili. Ormai la falla è aperta, tre mesi fa è capitato, col responso del secondo test di conferma.
Che dire, poteva forse capitare cosa peggiore ad un maniaco del controllo quale io sono? I miei trentuno anni di vita li ho trascorsi impacchettato nel cellophane, tanto fobico che ci sarebbe solo mancato un Condom da calzare come copricapo. Quel "coso" lì, la malattia, si è introdotto nel mio corpo prendendovi residenza senza bussare e senza chiedere permesso, approfittando forse dell'unico episodio (ma ancora non ne sono certo) di distrazione che sessualmente non incornicerei neppure tra i più epici. Epica invece è stata la chiosa di mia mamma che, appresa la notizia e tra un singhiozzo e l'altro seduta sull'asse del water, stremata come non la vedevo da tempo, ha avuto la forza di ricordarmi che a nulla mi era servito l'uso compulsivo di Amuchina gel. Ca22o, mi tocca pure darle ragione, i tratti della tragedia a questo punto ci sono tutti.
Fissando i miei occhi allo specchio ho l'impressione di poter scorgere nel fondo delle pupille il volto cupo di questa entità bastarda che ha usurpato il mio corpo. Lo stesso corpo che ho sempre maniacalmente preservato dalle offese più ridicole, che con sacrificio ho disegnato sottoponendolo a diete rigorose e allenamenti costanti e che adesso pare proprio sfuggire al mio controllo. Da quando ho ricevuto la lieta novella non ho più voluto allenarlo, ne' ho avuto le forze di accudirlo, lasciandolo crescere come si fa con le erbacce in un prato del quale non si è più interessati di occuparsi. Da allora ho ridotto quasi tutte le mie attività ai minimi termini, purtroppo vegetando pateticamente e chiuso in casa per la maggior parte del tempo, anche quando fuori brilla un sole che adesso non sembra più in grado di scaldarmi come un tempo. Per ricominciare, è tecnica ormai collaudata nel tempo, ho sempre la necessità di ripartire dal livello più basso e vicino alla terra.
Da marzo di questo stronzissimo anno sono, appunto, trascorsi poco più di tre mesi e forse mi sarei aspettato di metabolizzare gli eventi con più prontezza ma in definitiva non sono neppure troppo stupito sia ancora qui a pormi cento e una domanda. Le esistenziali: Quando l'ho presa? Come? Perché? Le frivole: La mia bellezza sfiorirà in un baleno? Sarà ancora la priorità assoluta la prova costume quest'estate? Si vedrà e tutti se ne accorgeranno? Potrò ancora praticare attività sportiva? Le tecniche: Come evolverà e quando toccherà cominciare la terapia? Un centro infettivologico vale l'altro o ce ne sono di più raccomandabili? E mille altre questioni che non riporto per decenza e perché per lo più vertono sulla paura fottuta che ho e su come la mia psiche riuscirà a gestire questa antipatica novità. Ho bisogno che qualcuno più rodato di quanto sia io in materia mi aiuti a leggere i valori con più senno perché apprendo nozioni spesso in contraddizione tra loro e invece vorrei poter confidare in un minimo di orientamento clinico.
Poi, nel ginepraio, ci sono pure gli altri e il rapporto che io ho con essi inevitabilmente subirà una gran bella sferzata dalla burrasca in atto. Ogni singola persona che costituisce un nodo nella rete dei rapporti che ho intessuto meriterebbe un approfondimento dedicato ma mi rendo conto non essere questa la sede opportuna per farlo. Cercherò quindi di sintetizzare per quanto, come ormai sarà chiaro a tutti, la sintesi non sia affatto una delle mie peculiarità. Ammetto con rammarico di essermi pure preso una "vacanza" dalla maggior parte delle persone in questo periodo e riconosco di averlo fatto a mio discapito perché, sebbene misantropo, ho adesso più che mai bisogno del sostegno di qualcuno. Ai miei, che pure fanno tanto per non mostrarsi intaccati dalla notizia, c'è da esser certi, avrò fatto perdere qualche anno di vita. Mia mamma dice che è la testa in questi casi a giocare un ruolo determinante e che prima di conoscere la mia condizione sierologica avrei proseguito la mia vita come sempre. Io ho paura di tutte le complicanze che potrebbero subentrare ma quello che ha detto è saggio e anche in questo caso mi duole darle ragione. C'è il mio ragazzo Y. Lui lo amo anche quando lo odio e in questi tre mesi sono saltato da l'uno all'altro umore schizofrenicamente. Credo, ma senza esserne certo, che non ce l'avrei fatta senza di lui. Siamo sierodiscordanti (concedetemi il vezzo di usare termini dei quali fino ad oggi non ho mai avuto occasione di servirmi) per cui, sì, la "colpa" è tutta mia. Parlerei più volentieri di coincidenze giacché neanche lui è esattamente una santità, chi lo è in definitiva, si tratta di un'analisi che compio senza pregiudizi di alcun tipo. Stiamo insieme da dieci anni e ci siamo traditi reciprocamente, molto poco a dire il vero (nel mio caso gli episodi si riducono proprio all'osso e non credo abbia senso stare qui a contarli, ok due così si taglia la testa al toro;)) e sostengo con ragionevole sicurezza che nessuno di noi due lo abbia mai fatto in maniera seriale. Detto questo lui c'è stato e per il momento continua ad esserci. Nei miei confronti si è comportato non bene ma molto di più e mi è stato vicino da subito, accompagnandomi sempre e ovunque ce ne fosse bisogno. Non avevo dubbi in proposito e di questo tipo di conferma avrei volentieri fatto a meno. Adesso tento però di ridimensionare volontariamente la grande stima che ho di lui perché vorrei proprio evitare di cadere nell'errore di sentirmi legato a qualcuno per il solo fatto di essere stato accettato senza riserve da questi. Voglio almeno che tra noi questo "coso" si metta nel mezzo il meno possibile e giusto l'indispensabile. Entrambi dovremo amarci senza interferenze se sarà. Va da sé che il sesso verrà per forza praticato in forma protetta, nonostante l'incoscienza di alcune sue richieste in tal senso. Per prima cosa la mia coscienza non reggerebbe il fardello di esporlo consapevolmente a tale rischio. In seconda battuta se questo rischio dovesse malauguratamente considerarsi una realtà allora mi toccherebbe cercare in me energie nuove alle quali attingere per affrontare nuove preoccupazioni. L'esito negativo del suo test è stata la fine di un incubo che correva parallelamente al mio e che, anzi, in più casi ha destabilizzato più di ogni altra eventualità la mia serenità. A dire il vero non sono al momento neppure troppo incline alla ripresa di una spensierata attività sessuale. Sento di non essere ancora del tutto presente a me stesso nei momenti di intimità con Y e capita in quei frangenti si affollino in me senso di colpa, ansia e inadeguatezza, come si producesse un ingorgo emotivo capace inevitabilmente di strapparmi con violenza a ciò che sto facendo e al momento presente. Forse soltanto adesso le cose cominciano a riassumere il colore di prima. Lui è a volte impaziente ma io ho cercato di spiegargli che adesso mi sento non troppo diverso da un ragazzino alle prime esperienze e che mi occorre ancora tempo per ripristinare un sano rapporto coi piaceri della sessualità. Lui mi accusa, invece, di non aver mai rinunciato a quelli della buona tavola nel frattempo.
Esperienza opposta, e probabilmente la delusione più grande che questi mesi funesti mi hanno fatto conoscere, è quella che ho avuto con mia sorella maggiore. Come prima, credevo di conoscere a fondo anche lei e senza esitare avrei creduto potessi contare sul suo supporto in ogni circostanza, anche la più avversa mi si fosse mai presentata. La famiglia almeno io l'ho sempre intesa in questo modo. Invece così non è stato e per il momento lei è fuggita a gambe levate. Inutile parlare del dolore procuratomi dalle sue scelte. La paura della morte si affronta in qualche modo e tra un attacco di panico e l'altro imparerò certamente a gestirla, ma la delusione è invece per me un imprevisto davvero insuperabile e una ferita che, pur con tutti i buoni propositi, non sono attrezzato a curare. Forse è presto ma c'è il fatto che lei sia sparita e che a malapena, nell'arco di questi mesi, si sia fatta sentire un paio di volte. Altrettante sono le volte che l'ho incontrata personalmente e purtroppo non le ricordo con piacere. Non mi si è avvicinata e ha impedito ai suoi figli di abbracciarmi. Non la odio, non la capisco neppure, sono semplicemente molto avvilito per come la vita ha deciso di aprirmi gli occhi. Questo è davvero il capitolo più triste di tutta la vicenda e quello che più di ogni altra cosa ha reso sconfortante la prospettiva di lottare per tornare alla quotidianità. Nella sventura ho ahimè appreso che questo "coso" agisce come una sorta di pozione magica. È in grado di calare veli e formalità mettendo a fuoco le persone, che erroneamente si credeva di conoscere, per ciò che probabilmente sono veramente. Proprio in virtù di questa lezione sarò molto accorto nel parlare della mia condizione con chiunque, è un'arma questa che a mio vedere va utilizzata con cautela. Lo scrivo con disappunto poiché la mia indole è al contrario schietta e istintivamente sarei più predisposto a parlarne in modo disinvolto come per questioni di diversa natura ho già imparato a fare.
Via, per il momento credo sia il caso di chiuderla, potrei proseguire ad oltranza rubando ancora spazio a questo forum e non mi pare questo un bel modo di presentarsi. Poi sono alle prese con l'arredare casa, ultimamente è la mia ossessione. Ingenuamente cerco di opporre al disordine che c'è in me la chiarezza e la pulizia di tutto quello che mi sta intorno, iniziando con l'eliminare il superfluo. Vi abbraccio.
Che dire, poteva forse capitare cosa peggiore ad un maniaco del controllo quale io sono? I miei trentuno anni di vita li ho trascorsi impacchettato nel cellophane, tanto fobico che ci sarebbe solo mancato un Condom da calzare come copricapo. Quel "coso" lì, la malattia, si è introdotto nel mio corpo prendendovi residenza senza bussare e senza chiedere permesso, approfittando forse dell'unico episodio (ma ancora non ne sono certo) di distrazione che sessualmente non incornicerei neppure tra i più epici. Epica invece è stata la chiosa di mia mamma che, appresa la notizia e tra un singhiozzo e l'altro seduta sull'asse del water, stremata come non la vedevo da tempo, ha avuto la forza di ricordarmi che a nulla mi era servito l'uso compulsivo di Amuchina gel. Ca22o, mi tocca pure darle ragione, i tratti della tragedia a questo punto ci sono tutti.
Fissando i miei occhi allo specchio ho l'impressione di poter scorgere nel fondo delle pupille il volto cupo di questa entità bastarda che ha usurpato il mio corpo. Lo stesso corpo che ho sempre maniacalmente preservato dalle offese più ridicole, che con sacrificio ho disegnato sottoponendolo a diete rigorose e allenamenti costanti e che adesso pare proprio sfuggire al mio controllo. Da quando ho ricevuto la lieta novella non ho più voluto allenarlo, ne' ho avuto le forze di accudirlo, lasciandolo crescere come si fa con le erbacce in un prato del quale non si è più interessati di occuparsi. Da allora ho ridotto quasi tutte le mie attività ai minimi termini, purtroppo vegetando pateticamente e chiuso in casa per la maggior parte del tempo, anche quando fuori brilla un sole che adesso non sembra più in grado di scaldarmi come un tempo. Per ricominciare, è tecnica ormai collaudata nel tempo, ho sempre la necessità di ripartire dal livello più basso e vicino alla terra.
Da marzo di questo stronzissimo anno sono, appunto, trascorsi poco più di tre mesi e forse mi sarei aspettato di metabolizzare gli eventi con più prontezza ma in definitiva non sono neppure troppo stupito sia ancora qui a pormi cento e una domanda. Le esistenziali: Quando l'ho presa? Come? Perché? Le frivole: La mia bellezza sfiorirà in un baleno? Sarà ancora la priorità assoluta la prova costume quest'estate? Si vedrà e tutti se ne accorgeranno? Potrò ancora praticare attività sportiva? Le tecniche: Come evolverà e quando toccherà cominciare la terapia? Un centro infettivologico vale l'altro o ce ne sono di più raccomandabili? E mille altre questioni che non riporto per decenza e perché per lo più vertono sulla paura fottuta che ho e su come la mia psiche riuscirà a gestire questa antipatica novità. Ho bisogno che qualcuno più rodato di quanto sia io in materia mi aiuti a leggere i valori con più senno perché apprendo nozioni spesso in contraddizione tra loro e invece vorrei poter confidare in un minimo di orientamento clinico.
Poi, nel ginepraio, ci sono pure gli altri e il rapporto che io ho con essi inevitabilmente subirà una gran bella sferzata dalla burrasca in atto. Ogni singola persona che costituisce un nodo nella rete dei rapporti che ho intessuto meriterebbe un approfondimento dedicato ma mi rendo conto non essere questa la sede opportuna per farlo. Cercherò quindi di sintetizzare per quanto, come ormai sarà chiaro a tutti, la sintesi non sia affatto una delle mie peculiarità. Ammetto con rammarico di essermi pure preso una "vacanza" dalla maggior parte delle persone in questo periodo e riconosco di averlo fatto a mio discapito perché, sebbene misantropo, ho adesso più che mai bisogno del sostegno di qualcuno. Ai miei, che pure fanno tanto per non mostrarsi intaccati dalla notizia, c'è da esser certi, avrò fatto perdere qualche anno di vita. Mia mamma dice che è la testa in questi casi a giocare un ruolo determinante e che prima di conoscere la mia condizione sierologica avrei proseguito la mia vita come sempre. Io ho paura di tutte le complicanze che potrebbero subentrare ma quello che ha detto è saggio e anche in questo caso mi duole darle ragione. C'è il mio ragazzo Y. Lui lo amo anche quando lo odio e in questi tre mesi sono saltato da l'uno all'altro umore schizofrenicamente. Credo, ma senza esserne certo, che non ce l'avrei fatta senza di lui. Siamo sierodiscordanti (concedetemi il vezzo di usare termini dei quali fino ad oggi non ho mai avuto occasione di servirmi) per cui, sì, la "colpa" è tutta mia. Parlerei più volentieri di coincidenze giacché neanche lui è esattamente una santità, chi lo è in definitiva, si tratta di un'analisi che compio senza pregiudizi di alcun tipo. Stiamo insieme da dieci anni e ci siamo traditi reciprocamente, molto poco a dire il vero (nel mio caso gli episodi si riducono proprio all'osso e non credo abbia senso stare qui a contarli, ok due così si taglia la testa al toro;)) e sostengo con ragionevole sicurezza che nessuno di noi due lo abbia mai fatto in maniera seriale. Detto questo lui c'è stato e per il momento continua ad esserci. Nei miei confronti si è comportato non bene ma molto di più e mi è stato vicino da subito, accompagnandomi sempre e ovunque ce ne fosse bisogno. Non avevo dubbi in proposito e di questo tipo di conferma avrei volentieri fatto a meno. Adesso tento però di ridimensionare volontariamente la grande stima che ho di lui perché vorrei proprio evitare di cadere nell'errore di sentirmi legato a qualcuno per il solo fatto di essere stato accettato senza riserve da questi. Voglio almeno che tra noi questo "coso" si metta nel mezzo il meno possibile e giusto l'indispensabile. Entrambi dovremo amarci senza interferenze se sarà. Va da sé che il sesso verrà per forza praticato in forma protetta, nonostante l'incoscienza di alcune sue richieste in tal senso. Per prima cosa la mia coscienza non reggerebbe il fardello di esporlo consapevolmente a tale rischio. In seconda battuta se questo rischio dovesse malauguratamente considerarsi una realtà allora mi toccherebbe cercare in me energie nuove alle quali attingere per affrontare nuove preoccupazioni. L'esito negativo del suo test è stata la fine di un incubo che correva parallelamente al mio e che, anzi, in più casi ha destabilizzato più di ogni altra eventualità la mia serenità. A dire il vero non sono al momento neppure troppo incline alla ripresa di una spensierata attività sessuale. Sento di non essere ancora del tutto presente a me stesso nei momenti di intimità con Y e capita in quei frangenti si affollino in me senso di colpa, ansia e inadeguatezza, come si producesse un ingorgo emotivo capace inevitabilmente di strapparmi con violenza a ciò che sto facendo e al momento presente. Forse soltanto adesso le cose cominciano a riassumere il colore di prima. Lui è a volte impaziente ma io ho cercato di spiegargli che adesso mi sento non troppo diverso da un ragazzino alle prime esperienze e che mi occorre ancora tempo per ripristinare un sano rapporto coi piaceri della sessualità. Lui mi accusa, invece, di non aver mai rinunciato a quelli della buona tavola nel frattempo.
Esperienza opposta, e probabilmente la delusione più grande che questi mesi funesti mi hanno fatto conoscere, è quella che ho avuto con mia sorella maggiore. Come prima, credevo di conoscere a fondo anche lei e senza esitare avrei creduto potessi contare sul suo supporto in ogni circostanza, anche la più avversa mi si fosse mai presentata. La famiglia almeno io l'ho sempre intesa in questo modo. Invece così non è stato e per il momento lei è fuggita a gambe levate. Inutile parlare del dolore procuratomi dalle sue scelte. La paura della morte si affronta in qualche modo e tra un attacco di panico e l'altro imparerò certamente a gestirla, ma la delusione è invece per me un imprevisto davvero insuperabile e una ferita che, pur con tutti i buoni propositi, non sono attrezzato a curare. Forse è presto ma c'è il fatto che lei sia sparita e che a malapena, nell'arco di questi mesi, si sia fatta sentire un paio di volte. Altrettante sono le volte che l'ho incontrata personalmente e purtroppo non le ricordo con piacere. Non mi si è avvicinata e ha impedito ai suoi figli di abbracciarmi. Non la odio, non la capisco neppure, sono semplicemente molto avvilito per come la vita ha deciso di aprirmi gli occhi. Questo è davvero il capitolo più triste di tutta la vicenda e quello che più di ogni altra cosa ha reso sconfortante la prospettiva di lottare per tornare alla quotidianità. Nella sventura ho ahimè appreso che questo "coso" agisce come una sorta di pozione magica. È in grado di calare veli e formalità mettendo a fuoco le persone, che erroneamente si credeva di conoscere, per ciò che probabilmente sono veramente. Proprio in virtù di questa lezione sarò molto accorto nel parlare della mia condizione con chiunque, è un'arma questa che a mio vedere va utilizzata con cautela. Lo scrivo con disappunto poiché la mia indole è al contrario schietta e istintivamente sarei più predisposto a parlarne in modo disinvolto come per questioni di diversa natura ho già imparato a fare.
Via, per il momento credo sia il caso di chiuderla, potrei proseguire ad oltranza rubando ancora spazio a questo forum e non mi pare questo un bel modo di presentarsi. Poi sono alle prese con l'arredare casa, ultimamente è la mia ossessione. Ingenuamente cerco di opporre al disordine che c'è in me la chiarezza e la pulizia di tutto quello che mi sta intorno, iniziando con l'eliminare il superfluo. Vi abbraccio.