
CURE PALLIATIVE? O DELL'IPOCRISIA SVIZZERA
Il dottor Franco Denti, presidente dell'Ordine dei Medici del Canton Ticino è un gran furbetto, proprio un gran furbetto.
In un articolo uscito su RSI News - Ticino, Grigioni, Insubria, dopo aver detto che "è bene ricordare che in Svizzera, se maggiorenni, esiste la libertà di cura. Ovvero ogni paziente può rifiutare una terapia curativa, per una palliativa" (cosa che vale anche in Italia), difende l'operato della clinica di Bellinzona che ha propinato a Eleonora Bottaro cortisone e vitamina C ad alte dosi sostenendo
- "Non conosco il caso in questione, ma posso immaginare che lo stato della malattia della ragazza fosse talmente avanzato e che in Ticino le siano state proposte delle cure palliative."
La Germania, dopo la morte a inizio agosto di 3 (forse 70) persone malate di cancro presso una clinica alternativa gestita dal naturopata Klaus Ross e trattate con il 3-bromopiruvato, che è un candidato farmaco antineoplastico, ma ancora in fase preclinica, si sta almeno interrogando sulla figura professionale dell'Heilpraktiker (naturopata) che, privo di qualsiasi formazione in medicina, è autorizzato dalla legge a fare cose che farebbero finire un medico in galera.
Forse la questione è troppo strettamente intrecciata con la storia e la cultura tedesca degli ultimi due secoli per poter essere risolta con un chiaro e inequivocabile calcio nel sedere ai ciarlatani. Ma almeno stanno cominciando a parlarne.
La Svizzera no, le sue cliniche integrate vuole tenersele ben strette. Simoncini, Ruggiero & Noakes, Mereu ... venite, venite! Ma non dimenticate la parolina magica: dite che le vostre *cure* sono palliative e la Svizzera vi permetterà di ammazzare i pazienti senza rischiare un solo giorno di prigione.
Questa è la libertà di cura secondo la concezione elvetica.
Edit: Ticino News riporta delle dichiarazioni del Servizio di Emato-oncologia pediatrica dell’Ospedale San Giovanni di Bellinzona, che fanno pensare che qualcuno stia mentendo:
- Da noi contattato, l'EOC ha fatto chiarezza sulla vicenda: "L’EOC conferma che la giovane paziente sul cui caso i media italiani e ticinesi hanno ampiamente riferito è stata ricoverata presso il Servizio di Emato-oncologia pediatrica dell’Ospedale San Giovanni di Bellinzona", si legge in una nota stampa odierna.
"Anche presso la struttura dell’EOC per la cura delle leucemie si seguono i medesimi protocolli di terapia impiegati nei paesi vicini alla Svizzera e riconosciuti a livello internazionale - conferma l'EOC - In nessun momento la nostra struttura a Bellinzona ha proposto o seguito alcuna pratica alternativa senza legami scientificamente fondati nella cura di queste patologie". [e chi gliel'ha data la vitamina C a Eleonora? inoltre: perché mai i genitori l'avrebbero portata in Svizzera, se non fossero stati certi di poter ottenere un trattamento conforme alla loro visione della malattia?]
L'Ente Ospedaliero cantonale ha tentato senza successo di convincere la paziente e i famigliari a intraprendere una terapia chemioterapica. "La legislazione svizzera vieta di obbligare una persona capace di discernimento a seguire delle cure proposte dagli specialisti, dopo che queste sono state ampiamente spiegate e dopo aver lasciato il tempo necessario per prendere una decisione".
"Tutte le persone coinvolte nella presa in carico della paziente, dai colleghi di Padova al nostro Servizio, si sono prodigati per cercare di far comprendere come, in assenza di cure adeguate, le possibilità di guarigione fossero nulle, tenendo in considerazione le sue paure nei confronti di una terapia che può avere effetti secondari sgradevoli, ma transitori".
L’unica terapia che ha riscontrato il consenso dei genitori è stata l’applicazione di corticosteroidi che ha consentito un "transitorio miglioramento", prima che la malattia non riprendesse il suo decorso fatale.
"Questo triste episodio ci ha profondamente toccati - fa sapere l'EOC - Malgrado tutti i nostri tentativi, non siamo riusciti a far capire alla paziente e ai suoi genitori il nostro impegno per riuscire a guarirla. La giovane paziente è rimasta vittima di credenze che ancora oggi purtroppo riescono a mietere vittime quando invece esistono cure riconosciute internazionalmente e applicate sia in Italia che in Svizzera".