Blast ha scritto:E si danno invece soldi a improbabili studi senza alcuna speranza per il futuro.
È proprio di questa ingiustizia che non riesco a darmi pace. Una boiata come il "vaccino terapeutico per i bambini", fallito già in una coorte di adulti nel 2011, oppure il vaccino Tat, di cui non sto a ricordare i fallimenti, riceve finanziamenti dalla UE come rete d'eccellenza. Invece una ricerca magnifica, condotta da persone di provata serietà, annaspa per mancanza di fondi.
Keanu ha scritto:Dora,dalla slide che hai postato mi sembra di capire che l'enzima della uTRE, penetrato nella cellula infetta, tagli la sequenza del DNA provirale e poi...? Il provirus viene rigettato fuori dalla cellula produttivamente infetta ma poi come viene distrutto una volta fuori dalla membrana cellulare?
La uTre taglia la sequenza di DNA dell'HIV e poi basta. Non c'è bisogno che accada alto, perché il virus è disattivato e il resto del genoma della cellula rimane intatto, con la cellula che funziona normalmente, curata. Questo è l'aspetto che io trovo meraviglioso della ricombinasi-Tre.
Questa strategia di cura dovrebbe sempre essere supportata dalla ART per impedire nuovi cicli infettivi e sempre che si trovi il modo di applicarla anche alle cellule latentemente infette? Si dovrà puntare anche qui ad un rafforzamento degli effetti citolitici dei CD8?
Ti riporto un brano di
un post di qualche tempo fa:
Dora ha scritto:L’ERADICAZIONE – COME LA VEDONO BUCHHOLTZ E HAUBER
Da quanto detto finora, si può immaginare che finché la ricombinasi-Tre non sarà libera dal vincolo della Tat da sola riuscirà a fare poco. L’idea è dunque di combinare insieme trattamenti farmacologici, vaccinazioni terapeutiche e terapia genica: le terapie geniche modificano le cellule del sistema immunitario in modo da renderle resistenti all’HIV. A sua volta, questo contribuisce a migliorare le risposte immuni del paziente che, in sinergia con farmaci anti-latenza che hanno il compito di diminuire le dimensioni dei reservoir, distruggono le cellule latentemente infette rimaste.
In sostanza, un approccio che vede la combinazione della ricombinasi-Tre con HDACi come il SAHA, che rimodellano la cromatina attivando il provirus latente, e naturalmente la ART, che impedisce infezioni de novo durante la riattivazione del reservoir di virus latente.
Dal momento però che si è visto che riattivare il virus latente non basta per distruggere le cellule infette, anche l’intervento di un vaccino terapeutico che rinforzi le reazioni citolitiche dei CD8 sarebbe il benvenuto.
Mi sembra di capire che senza Tat come vettore la strategia non funzionerebbe,perché Tat è uno dei rari transattivatori che legano l'RNA virale,anziché il DNA.
No, il problema è che la Tat viene espressa sulla membrana delle cellule in cui l'infezione è attiva, invece le cellule latentemente infette non mandano all'esterno nessun segnale del fatto che non sono sane. Quindi, se tu hai un vettore che ha bisogno di agganciarsi alla Tat per portare all'interno della cellula la tua endonucleasi, il tuo vettore funziona soltanto contro cellule produttivamente infette - quelle latentemente infette non le vede proprio.
Quindi, come dicevo, o si trova il modo di riconoscere che una cellula è latentemente infetta e non sana (qualche anche minimissima espressione della Tat, o qualsiasi altra cosa), oppure questa tecnologia meravigliosa (e altre, su una delle quali
discutevamo con Blast proprio ieri) non puoi utilizzarla per colpire il reservoir di HIV latente.
Io sto aspettando di vedere se la Una O'Doherty va avanti con la sua idea che i CD4 quiescenti (
alcuni, almeno) producono antigeni Gag, perché quello potrebbe costituire un marker per riconoscere le cellule latentemente infette. Però mi pare che di novità non ce ne siano.
Se volete dare un'occhiata ai due lavori della O'Doherty, sono questi: