In buona parte ne ho già parlato dando conto dell’abstract e della relazione di Liang Shan, però credo che raccontare parti dell’articolo aiuti a capire meglio l’importanza di questa ricerca e dei suoi possibili sviluppi, anche perché pare riportare tutto il peso della reazione dell'ospite sull'immunità cellulare a scapito della reazione anticorpale (alla faccia dei vari Super-Anticorponi-Neutralizzanti, che un mese sì e uno no vengono spacciati come LA soluzione del problema).
Tralascio le figure e i dettagli dei risultati, perché sono quanto già raccontato al CROI e riportato nel mio messaggio precedente.
Stimulation of HIV-1-Specific Cytolytic T Lymphocytes Facilitates Elimination of Latent Viral Reservoir after Virus Reactivation
I tentativi di eradicare l’HIV si sono concentrati sulla riattivazione dei provirus latenti. Alcuni studi fatti in passato con l’IL-2 o l’IL-2 più anticorpi anti-CD3 per riattivare l’HIV-1 latente non sono riusciti ad eliminare il reservoir e hanno comportato una tossicità significativa, quale risultato dell’attivazione globale dei linfociti T. Studi più recenti si sono concentrati sulla identificazione di piccole molecole, che riattivino il virus latente senza però indurre l’attivazione della cellula ospite. Tre farmaci approvati dall’FDA – l’acido valproico, l’acido idrossamico suberoilanilide (SAHA) e il disulfiram – sono capaci di riattivare il virus latente in modelli di cellule primarie e/o in cellule estratte da individui infetti. Ma gli studi clinici sull’acido valproico, che ha un’attività di inibizione dell’iston-deacetilasi, non hanno dimostrato una diminuzione consistente del reservoir latente.
Questi studi hanno posto una questione cruciale: QUELLA DEL DESTINO DI QUESTO RESERVOIR DOPO LA RIATTIVAZIONE DEL VIRUS NEI CD4 QUIESCENTI.
In genere, si ritiene che le cellule infette moriranno dopo la riattivazione dell’espressione genetica del virus, come risultato degli effetti citopatici del virus (CPE), oppure delle risposte immuni dell’ospite, o di entrambi.
Dal momento che i nuovi approcci per riattivare l’HIV-1 latente utilizzano sostanze che NON inducono un’attivazione complessiva dei linfociti T, È IMPORTANTE DETERMINARE SE L’EFFETTO CITOPATICO DEL VIRUS O LE RISPOSTE DELL’OSPITE SONO IN GRADO DI ELIMINARE I CD4 QUIESCENTI LATENTEMENTE INFETTI DOPO LA RIATTIVAZIONE DEL VIRUS.
È stata osservata l’uccisione diretta di cellule infette attraverso meccanismi che dipendono, o non dipendono, dalle caspasi in CD4 attivati. Altri studi hanno mostrato che eventi che si verificano all’inizio di un’infezione abortiva da parte dell’HIV-1 inducono la morte dei CD4 quiescenti.
Tuttavia, non si è riusciti a dimostrare se l’inversione della latenza virale causi o meno la morte dei CD4 quiescenti.
Oltre agli effetti citopatici del virus, si ipotizza che anche l’immunità dell’ospite elimini i CD4 quiescenti latentemente infetti dopo la riattivazione del virus.
I linfociti T citolitici (CTL) sono una delle principali componenti della risposta dell’ospite all’HIV-1. I CTL limitano parzialmente la replicazione virale, ma mostrano dei difetti funzionali nei pazienti in fase progressiva della malattia, che non vengono migliorati grazie alla HAART. Non si sa se i CTL siano in grado di uccidere i CD4 quiescenti in cui la l’infezione latente è stata invertita.
In questo studio, Siliciano ha
- 1. generato delle cellule latentemente infette a partire da CD4 primari;
2. usato il SAHA (e in certi esperimenti anche il disulfiram) per riattivare l’HIV-1 latente nei CD4 quiescenti;
3. scoperto che LA RIATTIVAZIONE DEL VIRUS NON COMPORTA DI PER SÉ LA MORTE DELLE CELLULE INFETTE: i CTL dei pazienti in HAART non sono riusciti ad uccidere i CD4 autologhi latentemente infetti dopo la riattivazione del virus latente;
4. ipotizzato, quindi, che LA RIATTIVAZIONE DELL’HIV-1 LATENTE NON RIESCA A RIPULIRE IL RESERVOIR;
5. dedotto che LA STIMOLAZIONE DI RISPOSTE CTL PRIMA DELLA RIATTIVAZIONE DEL VIRUS POSSA ESSERE UN PASSO ESSENZIALE PER L’ERADICAZIONE.
Molto in breve, i risultati della sua ricerca hanno dimostrato che
- 1. LA RIATTIVAZIONE DELL’HIV LATENTE IN VITRO SENZA L’ATTIVAZIONE GENERALIZZATA DEI LINFOCITI T NON INCIDE SUL RESERVOIR;
2. ANCHE LA COMBINAZIONE DI DIVERSE SOSTANZE CHE SEGUONO VIE DIVERSE PER RIATTIVARE IL VIRUS LATENTE – AL FINE DI MASSIMIZZARNE L’AZIONE ANTI-LATENZA – NON COMPORTA LA MORTE DELLE CELLULE INFETTE RIATTIVATE;
3. GLI EFFETTI CITOPATICI DEL VIRUS NON CAUSANO LA MORTE DEI CD4 QUIESCENTI INFETTI;
4. I CD8 DEI PAZIENTI IN HAART NON UCCIDONO I CD4 INFETTI DOPO LA RIATTIVAZIONE DEL VIRUS;
5. LE RISPOSTE CITOLITICHE AUMENTANO QUANDO IL RAPPORTO E:T (Effector cell to Target cell ratio) È PIÙ ALTO, QUINDI QUANDO AUMENTA GRANDEMENTE IL NUMERO DEI CD8 DOPO UNA STIMOLAZIONE ANTIGENE-SPECIFICA A SEGUITO DI UN PERIODO PROLUNGATO DI COLTURA IN VITRO;
6. LA STIMOLAZIONE DEI CD8 DEL PAZIENTE PRIMA DI RIATTIVARE IL VIRUS LATENTE PORTA ALL’ELIMINAZIONE DELLE CELLULE LATENTEMENTE INFETTE;
7. LE REAZIONI CITOLITICHE DEI LINFOCITI T RICHIEDONO UN CONTATTO FRA UNA CELLULA E L’ALTRA PER POTER UCCIDERE LE CELLULE INFETTE.
In sostanza, la riattivazione del virus latente è soltanto il primo passo verso l’eradicazione: bisogna anche riuscire ad eliminare le cellule in cui il virus è stato risvegliato dalla latenza. Ma quel che Siliciano ha scoperto è che queste non muoiono, dopo la riattivazione, né grazie agli effetti citopatici del virus, né grazie alla reazione dei CD8 dei pazienti in terapia antiretrovirale.
È possibile che i CD4 memoria siano resistenti agli effetti citopatici del virus per diverse ragioni:
- • la trascrizione e la traduzione genetica virale sono molto meno efficienti nelle cellule in stato di quiescenza;
• in genere, i CD4 memoria quiescenti sono meno soggetti alla morte cellulare rispetto ai CD4 attivati;
• i CD4 memoria quiescenti restano in uno stato G0 di quiescenza dopo il trattamento con sostanze come il SAHA, e in questo stato è meno probabile che vengano colpite dalle proteine virali Vpr e Vif, che causano l’arresto del ciclo cellulare e la morte delle cellule attivate.
Ne segue che invertire la latenza con sostanze che non causano un’attivazione generalizzata dei linfociti T non può portare all’eliminazione del reservoir latente. Pertanto, TROVARE UN MODO PER ELIMINARE IL RESERVOIR CELLULARE DOPO LA RIATTIVAZIONE DEL VIRUS È UN PASSO IMPRESCINDIBILE PER ARRIVARE ALL’ERADICAZIONE.
Anche se si ipotizza che le reazioni citolitiche HIV-1-specifiche siano in grado di eliminare le cellule latentemente infette dopo la riattivazione del virus, Siliciano ha scoperto che i CD8 isolati da pazienti in HAART erano efficaci solo se sussisteva un rapporto E:T alto e dopo un lungo periodo in co-coltura.
Una possibile spiegazione di questo è che la frequenza di CD8 HIV-specifici nei pazienti in HAART diminuisce, perché viene a mancare la stimolazione antigenica. Inoltre, la disfunzione della reazione citolitica osservata nei pazienti con malattia in fase avanzata non è ristabilita completamente dalla HAART.
TUTTAVIA, SILICIANO DIMOSTRA CHE TALE REAZIONE CITOLITICA HA POTUTO ESSERE RISTABILITA NEI CD8 DI TUTTI I PAZIENTI IN HAART STUDIATI, GRAZIE A STIMOLAZIONE IN VITRO CON PEPTIDI GAG. Questo fa pensare che le risposte CTL HIV-specifiche imperfette nei pazienti in HAART possano essere migliorate in modo da renderle in grado di eliminare efficacemente i CD4 quiescenti latentemente infetti, dopo la riattivazione del virus.
RINFORZARE LE RISPOSTE CITOLITICHE E IN SEGUITO RIATTIVARE L’HIV LATENTE PUÒ ESSERE UNA STRATEGIA DI ERADICAZIONE EFFICACE.
La stimolazione con altre proteine virali potrebbe consentire in alcuni pazienti una più ampia risposta CTL.
Dal momento che è probabile che le strategie di eradicazione verranno implementate in presenza di HAART, cicli successivi di replicazione virale si troverebbero ad essere inibiti e dunque non potrebbero sorgere mutazioni che sfuggano alle reazioni CTL de novo. Le varianti pre-esistenti, archiviate nel reservoir latente, potrebbero essere sconfitte inducendo forti ed estese risposte CTL contro differenti epitopi virali e non costituiscono un ostacolo all’eliminazione.
Sono state proposte altre strategie per indurre la morte delle cellule infette. Per esempio, si è visto che le cellule che esprimono la proteina Env dell’HIV-1 potrebbero essere colpite da tossine batteriche unite ad anticorpi. Ma l’applicazione di questo approccio è limitata dalla alta variabilità della proteina Env , dalla biodisponibilità del farmaco e dai possibili effetti avvversi.
Per concludere, SE I CD4 QUIESCENTI LATENTEMENTE INFETTI DA HIV-1 NON VENGONO DISTRUTTI IN MODO EFFICACE DOPO LA RIATTIVAZIONE DEL VIRUS NÉ DAGLI EFFETTI CITOPATICI DEL VIRUS, NÉ DALLE REAZIONI CITOLITICHE, LA PROPOSTA DI SILICIANO PER ARRIVARE ALL’ERADICAZIONE È QUELLA DI RINFORZARE LE RISPOSTE CITOLITICHE MEDIANTE UNA VACCINAZIONE PRIMA DELLA RIATTIVAZIONE DEL VIRUS.