Le false credenze persistono anche se sono corrette subito

I più importanti avanzamenti medico-scientifici al di fuori del campo HIV.
mariolinoa

Re: Le false credenze persistono anche se sono corrette subi

Messaggio da mariolinoa » martedì 5 marzo 2013, 1:20

Dora ha scritto:
mariolinoa ha scritto:non ho ancora capito cosa ti spinge ad interessarti dei problemi dei sieropositivi.a frequentare i loro forum a prendere certe iniziative... e in generale a svolgere tutta l'attività che svolgi e che ti impegna non poco. non comprendendone i motivi e non avendo avuto risposte quando te l'ho chiesto...mi ritrovo mio malgrado a diffidare.
È la prima volta che non usi con me toni da inquisitore e non mi aggredisci, quindi ti rispondo.
Ho molti amici sieropositivi, li ho avuti fin da quando ero molto giovane. Ho visto ammalarsi e morire persone che amavo. Con uno di loro condividevo la vita.
Sono stata invitata a scrivere qui dalle persone che nel 2009 gestivano il forum e, parallelamente, hanno voluto che venisse tolto il ban a Leon e che insieme lavorassimo per dare credibilità e consistenza alle iniziative di quel gruppo di persone.
Quello che faccio è esattamente quello che scrivo.
Ma tu hai sempre alluso a qualche nascosta ragione che mi spingerebbe a stare qui, mi hai sempre attaccato, hai insinuato che io sia pagata dalle industrie farmaceutiche, hai chiesto che venissi bannata e solo pochi giorni fa hai chiesto che venissi messa sotto la tutela di un "comitato".
Non aspettarti confidenza da me.
non credo di aver mai chiesto il ban di nessuno



Dora
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Re: Le false credenze persistono anche se sono corrette subi

Messaggio da Dora » martedì 5 marzo 2013, 2:08

mariolinoa ha scritto:non credo di aver mai chiesto il ban di nessuno
Hai la memoria corta.
E te lo potrà confermare chiunque abbia seguito i tuoi interventi l'anno scorso, in occasione della lettera al rettore dell'università di Firenze.



stealthy
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Le false credenze persistono anche se sono corrette subito

Messaggio da stealthy » martedì 5 marzo 2013, 7:04

Mariolino ti chiedo per cortesia di chiudere qui il discorso con Dora. Che non ti stia simpatica lo abbiamo capito ma questo non significa, anche, romperle le scatole ogni qualvolta tu abbia la luna girata di traverso. Vivi e lascia vivere, per un quieto vivere nostro e tuo.
Grazie.



mariolinoa

Re: Le false credenze persistono anche se sono corrette subi

Messaggio da mariolinoa » martedì 5 marzo 2013, 10:34

Dora ha scritto:
mariolinoa ha scritto:non credo di aver mai chiesto il ban di nessuno
Hai la memoria corta.
E te lo potrà confermare chiunque abbia seguito i tuoi interventi l'anno scorso, in occasione della lettera al rettore dell'università di Firenze.
senzaltro su questo argomento io la chiudo qui. credo sia stata una sensazione la tua.il massimo che posso averti chiesto erano appunto dei chiarimenti sul perchè stessi nel forum (e adesso hai detto qualcosa di più).per il resto (comitato) http://hivforum.info/forum/viewtopic.php?f=15&t=2064 ...per me si trattava di sapere se quando ti presenti all'esterno lo fai come Dora e punto ...o in rappresentanza di qualcuno e di chi.



Dora
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Re: Le false credenze persistono anche se sono corrette subi

Messaggio da Dora » mercoledì 15 maggio 2013, 19:37

Dora ha scritto:Pareva un’ottima idea quella di fornire correzioni istantanee a chi naviga in Internet nel momento in cui si imbatte in qualche informazione palesemente falsa per evitare che le menzogne e le baggianate si diffondano troppo in giro per la Rete.
Infatti, l’Università di Berkeley fin dal 2009 ha sviluppato Dispute Finder, un’applicazione per browser che avverte gli utenti quando aprono una pagina web che contiene affermazioni contestate (DdD: l’hanno usata per segnalare le porcherie insegnate dal loro esimio docente Peter Duesberg? A quanto pare, no).

Tuttavia, uno studio di Kelly Garrett, docente di comunicazione alla Ohio State University dimostra che questa trovata difficilmente può funzionare nello sfatare credenze false o inesatte, in particolare con persone che già vogliono credere nelle menzogne: le correzioni in tempo reale hanno qualche effetto positivo solo su persone fin dall’inizio disposte a rifiutare le informazioni false.

Il problema, quando si vogliono correggere delle falsità, è che alcune persone vogliono proprio crederci e il dire loro semplicemente che si tratta di falsità non basta a convincerle.
Il rischio, così, è di mettere i lettori sulla difensiva e di farli irrigidire sulle loro false credenze.
Riprendo il primo post di questo thread, perché la notizia che dei ricercatori della London School of Hygiene and Tropical Medicine hanno sviluppato un software "per identificare messaggi errati e programmare eventuali campagne informative" sui vaccini mi pare corrispondere a quella del software per aiutare i naviganti a riconoscere in fretta le menzogne costruito a Berkeley.
Potrebbe quindi andare incontro alla stessa frustrante scoperta che la correzione delle bufale e delle falsità serve a pochino e può addirittura peggiorare le cose, a fronte di persone che se le bevono con gioia?
Ovviamente la notizia si collega all'epidemia di morbillo scoppiata di recente in Galles, di cui abbiamo parlato nel thread FALSA associazione vaccini MPR-autismo continua a far danni.



Software trova sul web le “bufale” e commenti negativi sui vaccini

ROMA, 13 MAG – Un sistema informatico può individuare ‘bufale’ e commenti negativi sul web riguardo ai vaccini in tempo reale in 144 paesi del mondo. A metterlo a punto e descriverlo sulla rivista Lancet Infectious Diseases è stato un gruppo di ricercatori guidato da Heidi Larson, della London School of Hygiene and Tropical Medicine, secondo cui il sofware può essere usato per identificare messaggi errati e programmare eventuali campagne informative.
Il software deriva da HealthMap, un programma usato per identificare focolai di malattie tramite le notizie su Web, ed è stato sperimentato tra maggio 2011 e aprile 2012. Delle oltre 10mila notizie e commenti trovati, il 69% era favorevole o neutro rispetto ai vaccini, mentre il 31% era negativo, nella maggior parte dei casi rispetto all’efficacia dei programmi di vaccinazione.
”Internet ha dato vita al proliferare di rumors non controllati e disinformazioni sui vaccini, che possono portare a una perdita di fiducia da parte della popolazione. Questo – scrivono gli autori della ricerca – può dar luogo anche allo sviluppo di focolai di malattie”. Fra i casi citati nell’articolo c’è una campagna per boicottare il vaccino antipolio in Nigeria nel 2003 che ha portato al ritorno della malattia in 20 Paesi dai quali era stata eradicata. ”Molto spesso i primi segni preoccupanti appaiono prima degli effetti maggiori – sottolineano gli autori – ma non si interviene subito perche’ non si vedono le possibili conseguenze”.



Abstract: Measuring vaccine confidence: analysis of data obtained by a media surveillance system used to analyse public concerns about vaccines

Commento: Inoculating communities against vaccine scare stories



Dora
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Re: Le false credenze persistono anche se sono corrette subi

Messaggio da Dora » giovedì 19 settembre 2013, 11:15

Ho letto il post che riporto qui sotto e ho pensato che il ragionamento relativo al negazionismo dei cambiamenti climatici potrebbe essere esteso senza troppe difficoltà anche ad altre forme di negazionismo, da quello che porta gli amorevoli genitori a non vaccinare i loro bambini a quello dell'HIV/AIDS. Non per convincere i "teorici", naturalmente, che sono tetragoni di fronte a qualsiasi smentita fattuale della loro pseudoscienza, ma per provare a far cambiare idea alle migliaia di persone che si fanno attrarre dalle fesserie che leggono in Rete e poi non si proteggono o non si curano.
C’è molto del mio adorato Lewandowsky e del suo buon senso in quanto dice chi ha scritto questo post. E c'è la mia teoria (ancora indimostrata, purtroppo, ma vedo che c'è chi lavora per me) che molto di quel che conta per discriminare fra chi si lascia abbindolare dai vari negazionismi e chi invece non viene sedotto dalla pseudoscienza vada cercato sull'asse libertarismo/comunitarismo.




Messaggi più positivi sui cambiamenti climatici?

Scritto da: EcoAlfabeta - martedì 17 settembre 2013

Secondo un ricercatore di Yale, la nostra visione della società influenza il modo in cui valutiamo i cambiamenti climatici. Più informazione non significa quindi automaticamente più impegno. Una comunicazione più positiva è opportuna, basta che non annacqui il messaggio fino ad azzerarlo.

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Un’opinione abbastanza diffusa (condivisa anche da chi scrive) afferma che se ci fosse più conoscenza scientifica, le persone avrebbero le idee meno confuse sui cambiamenti climatici e il negazionismo non continuerebbe a fare proseliti.

Tuttavia, c’è chi non è d’accordo. Dan Kahan, psicologo dell’Università di Yale, sostiene che le nostre opinioni sul cambiamento climatico riflettono la nostra visione complessiva della società.

Le persone più “individualiste”, che prendono in considerazione solo le responsabilità individuali, non vorranno credere che attività che adorano, come la maggior parte delle attività di produzione e vendita, possono avere conseguenze negative sull’ambiente e si opporranno ad ogni sorta di restrizioni.

Le persone più “comunitarie“, che ritengono la collettività responsabile del benessere individuale, sono invece più propense a regolamentare le attività economiche in vista del bene comune. Un ragionamento simile è apparso recentemente anche sul Guardian, ma in quel caso la dicotomia era tra opinione politiche di destra/sinistra.

Secondo Kahan le informazioni scientifiche non sono quindi sufficienti quando entrano in gioco i propri convincimenti più profondi. Che fare allora? Se la diagnosi è abbastanza chiara, la terapia è decisamente incerta, perchè “l’esperto” non fornisce chiari consigli o esempi pratici di buona comunicazione ambientale.

Se è importante diffondere messaggi positivi del genere Yes, we can!, è altrettanto vero che quando si giunge al nocciolo della questione, occorre essere chiari: a chi è sovrappeso e a rischio infarto occorre dire di mangiare meno; a chi è a rischio di tumore, occorre dire di smettere di fumare.

Non c’è un modo positivo per dire di smettere di inquinare il pianeta, se non forse il fare capire che l’autocontrollo è cool e trendy, oppure di usare l’ironia, come nella vignetta in alto. Il rischio del convogliare solo messaggi positivi è quello di minimizzare i problemi e fare credere alle persone che sia possibile risolvere i problemi ambientali senza cambiare vita. (*)


Troppe volte l’attenzione all’ambiente si riduce a spegnere le luci, chiudere l’acqua o mettere i rifiuti nel bidone giusto. Piaccia o meno, c’è da fare molto di più.

L’immagine è tratta da un calendario della World Meteorological Organization: il cartello recita: “i cambiamenti climatici sono una bufala”.




(*) Traduzione per chi è interessato al negazionismo dell'HIV/AIDS: serve essere chiari, fare un'informazione corretta. Va bene non terrorizzare, ma il mondo è cattivo (leggi: il virus è una carogna) e raccontar favole non aiuta nessuno. Chi nei forum vuole mostrarsi aperto e liberale e sostiene che tutto va bene, che nelle scelte personali scienza e negazionismo pari sono, che ogni stronzata ha diritto di cittadinanza, fa un pessimo servizio ai suoi lettori/utenti.



Dora
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Re: Le false credenze persistono anche se sono corrette subi

Messaggio da Dora » mercoledì 25 settembre 2013, 11:26

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Voi non siete in fibrillazione?!
Venerdì sarà pubblicata la prima parte del rapporto sul clima dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) e le anticipazioni non sono per nulla rassicuranti - proprio neanche un po':
Perfino il Fatto Quotidiano, che in qualità di megafono dei 5* quanto a negazionismo ha molto da farsi perdonare, si è reso conto che la stampa italiana si disinteressa totalmente di una questione su cui si gioca il nostro futuro molto prossimo (il nostro, eh?! - non quello di figli e nipoti, che dovranno vedersela loro tanto noi non ci saremo più):
A chi pensa che l'aumento di 2° C della temperatura complessiva sia una bazzecola cui far fronte con qualche condizionatore in più consiglio la lettura di questo post - solo perché è recente e scritto da una persona che mi piace, ché ce ne sarebbero centinaia da citare:
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P.S. Questa *delizia* è stata pubblicata mezz'ora fa:



Puzzle
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Re: Le false credenze persistono anche se sono corrette subi

Messaggio da Puzzle » sabato 5 ottobre 2013, 23:08

Io resto scettico sull'idea che in breve tempo possano essere intraprese grosse azioni atte ad incidere in modo significativo nella riduzione del riscaldamento globale. Non servono grandi studi, basta un semplice testo di storia per vedere che nel passato, anche recente, spesso grandi civiltà sono andate incontro ai disastri agendo senza logica e razionalità e che solo attraverso i disastri sono riuscite a crescere ed imparare dai propri errori (e non sempre) per poi ricostruire. (Basta pensare che solamente dopo decine di milioni di morti e un genocidio, in Europa si è cominciato a dire "mai più guerre" e successivamente agire di conseguenza). Purtroppo gli scienziati non contano niente in campo decisionale e nemmeno i politici possono fare granché, nemmeno quelli che sono idealmente convinti che bisogna "salvare il mondo" perché nessuno dei paesi in via di sviluppo accetterà di rallentare la propria crescita in nome dell'ecologia e dall'altro lato nessun paese ricco accetterà di rinunciare ai suoi agi e alle sue ricchezze (e al suo potere) fintantoché non si vedrà costretto a doverlo fare in modo drammatico. Nei salotti sono tutti disponibili a riempirsi la bocca con i discorsi ambientali, ma nel reale ogni persona è impegnata quotidianamente ad incrementare o quantomeno a consolidare i propri beni, le proprie ricchezze e a conservare il proprio stile di vita. Inoltre, benché tutti si ritengano detentori delle soluzioni che salveranno il mondo, io sono del parere che non saranno i pannelli solari o i mulini a vento a risolvere i problemi, né l'automobile elettrica (ibrida) e che la sostituzione dei combustibili fossili sarà un processo ancora lungo e travagliato, perché tecnicamente le soluzioni sostitutive (benché si dica) non sono ancora del tutto soddisfacenti. Un parco macchine planetario di due o tre miliardi di automobili non può essere sostituito in tempi brevi anche perché non esiste alternativa. L'auto elettrica nel suo complesso (fabbricazione e fornitura di energia) sembra sia stato accertato essere inquinante tanto e forse più di quella a combustione, inoltre mi sono chiesto diverse volte come potrebbero centinaia di milioni di automobilisti ricaricare le batterie dei loro mezzi contemporaneamente nelle ore notturne e nel rispetto ambientale, dato che servirebbe una quantità di potenza enorme che solo il fossile e il nucleare possono garantire.

Per questo ho la sensazione che comunque sia ormai troppo tardi per fermare il riscaldamento. Il processo di scongelamento dei ghiacciai e dei poli terrestri è ormai irreversibile e nonostante gli scienziati facciano parecchie previsioni più o meno drammatiche, i fenomeni sono talmente grandi, globali e intersecati fra loro che ci potrebbero essere conseguenze imprevedibili che potranno essere valutate e risolte solo di volta in volta.



Dora
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Re: Le false credenze persistono anche se sono corrette subi

Messaggio da Dora » domenica 6 ottobre 2013, 7:55

Ribalto il tuo discorso e parto dalle conclusioni.
ho la sensazione che comunque sia ormai troppo tardi per fermare il riscaldamento. Il processo di scongelamento dei ghiacciai e dei poli terrestri è ormai irreversibile e nonostante gli scienziati facciano parecchie previsioni più o meno drammatiche, i fenomeni sono talmente grandi, globali e intersecati fra loro che ci potrebbero essere conseguenze imprevedibili che potranno essere valutate e risolte solo di volta in volta.
Ho trovato molto interessante nel testo reso pubblico a fine settembre dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) che, dopo tutta l’immane serie di dati a conferma del riscaldamento antropogenico, sia stata considerata l’ipotesi che si faccia davvero qualcosa a livello globale per ridurre le emissioni di gas serra.
Gli scienziati dell’IPCC hanno infatti ipotizzato due scenari estremi possibili da qui al 2100 (Representative Concentration Pathways - RPC), uno “ad alta mitigazione” (RCP 2.6) e uno più emissivo (RCP 8.5). In mezzo, due scenari “di stabilizzazione”, che non sono riportati nella figura qui sotto.
Sono solo dei modelli e le variabili che potrebbero inficiarli sono – come ricordi tu – innumerevoli (inoltre, non si offrono soluzioni à la carte e – come noti tu – i problemi pratici da affrontare per cambiar le cose sono scoraggianti).
Tuttavia, da quanto ci mostrano, la differenza TEORICA fra l’andare avanti così e il trovare una soluzione è impressionante.

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Puzzle ha scritto:Io resto scettico sull'idea che in breve tempo possano essere intraprese grosse azioni atte ad incidere in modo significativo nella riduzione del riscaldamento globale. Non servono grandi studi, basta un semplice testo di storia per vedere che nel passato, anche recente, spesso grandi civiltà sono andate incontro ai disastri agendo senza logica e razionalità e che solo attraverso i disastri sono riuscite a crescere ed imparare dai propri errori (e non sempre) per poi ricostruire. (Basta pensare che solamente dopo decine di milioni di morti e un genocidio, in Europa si è cominciato a dire "mai più guerre" e successivamente agire di conseguenza). Purtroppo gli scienziati non contano niente in campo decisionale e nemmeno i politici possono fare granché, nemmeno quelli che sono idealmente convinti che bisogna "salvare il mondo" perché nessuno dei paesi in via di sviluppo accetterà di rallentare la propria crescita in nome dell'ecologia e dall'altro lato nessun paese ricco accetterà di rinunciare ai suoi agi e alle sue ricchezze (e al suo potere) fintantoché non si vedrà costretto a doverlo fare in modo drammatico.
Se pensiamo che in Australia, che è in prima linea a dover affrontare il climate change, il primo atto politico del nuovo governo conservatore di Abbott il giorno dopo le elezioni è stata la soppressione della Climate Commission e della Climate Change Authority, che servivano rispettivamente a informare l’opinione pubblica sull’impatto del cambiamento climatico e a consigliare il governo su come ridurre le emissioni - credo che nessuno possa farsi illusioni sul desiderio e forse la capacità dei politici di contrastare le industrie e di imporre politiche impopolarissime.
E che un consenso - che un tempo avremmo definito bulgaro - fra gli scienziati (il 97%!) sul fatto che il riscaldamento sia opera umana (al 95% - ci dice adesso il report dell’IPCC) conti ben poco nell’influenzare le decisioni politiche, a mio parere rende ancora più importante parlare del negazionismo che circonda la questione.

In proposito, segnalo a tutti che il mio amato Stephan Lewandowsky ha pubblicato tre giorni fa su PLOS ONE un nuovo articolo, dedicato a The Role of Conspiracist Ideation and Worldviews in Predicting Rejection of Science. Qui – detto molto in sintesi - Lewandowsky cerca di capire se ci sia qualcosa che unifica i diversi negazionismi, in particolare quello climatico, l’odio per i prodotti OGM e il rifiuto delle vaccinazioni. Infatti, se si guarda alle preferenze politiche delle persone che sostengono teorie negazioniste, si vede che i negazionisti climatici tendono ad essere conservatori e sostenitori del libero mercato, mentre gli anti OGM e gli antivaccinisti paiono collocarsi molto più “a sinistra”. E quel che Lewandowsky dimostra sperimentalmente è che la distinzione destra-sinistra è poco indicativa per capire che cosa soprattutto influenzi la propensione al negazionismo, perché c’è un aspetto sottostante, comune a (quasi) tutti i negazionisti (grazie, Stephan, un’altra conferma sperimentale alla mia ipotesi teorica!).
E indovinate che cos'è?
Ma il complottismo, naturalmente!!
Quella solita dilagante paranoia di cui i negazionisti danno incessantemente prova.
Non racconto tutto l’articolo, perché è open access (*) e chi lo desidera se lo può scaricare.




(*) Ci sarebbe da aprire un intero nuovo thread su uno scandalo scoppiato due giorni fa grazie alla pubblicazione su Science News di un articolo che dà conto di un’inchiesta fatta dal biologo molecolare e giornalista scientifico John Bohannon: Who's Afraid of Peer Review? (Un articolo sorprendentemente ben fatto che racconta tutta la storia nei dettagli, su Repubblica di ieri: Scienza web, c'è una fabbrica delle "bufale" a pagamento; tutto il numero del 4 ottobre di Science è inoltre dedicato a Communication in Science: Pressures and Predators.)
In una sorta di *nuovo Sokal Hoax*, Bohannon ha presentato una finta ricerca piena di errori banalissimi a 300 riviste “open access” (cioè quelle riviste che non chiedono un pagamento per la loro consultazione) e ben 157 (circa il 60%) di quelle riviste gliel’hanno accettata per la pubblicazione senza fare una piega.

Mi ha rincuorato leggere che PLOS non è stata fra queste, ma temo che tutto l'impianto dell'open access rischi di uscirne distrutto. Con buona pace di chi aspira a una sempre maggior apertura della scienza e ad una libera circolazione delle idee scientifiche.

Purtroppo, chi nel forum ha seguito la vicenda Yamamoto ed eradicazione al GcMAF, così come la più recente vicenda Ruggiero e Italian Journal of Anatomy and Embryology, già sa che la pubblicazione anche su una peer review non rende automaticamente seria e veritiera una ricerca. Ma devo ammettere che non pensavo che il cancro della ciarlataneria nelle riviste che si pretendono *scientifiche* fosse così esteso.



Dora
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Re: Le false credenze persistono anche se sono corrette subi

Messaggio da Dora » domenica 23 marzo 2014, 8:25

Una decina di giorni fa, alcuni studiosi della Northeastern University di Boston, dell’Università di Lione e del Laboratory of Computational Social Science (CSSLab) del Centro Alti Studi Imt di Lucca (Delia Mocanu, Luca Rossi, Qian Zhang, Màrton Karsai, Walter Quattrociocchi) hanno pubblicato una ricerca sull'attenzione collettiva nell’età della (dis)informazione. L'articolo, che può essere scaricato da arxiv.org, è stato ripreso dalla Stampa ieri, mentre un post più dettagliato è stato scritto da Deadwharhols per http://artobjects.wordpress.com/ ed è quello che segue.


COLLECTIVE MISINFORMATION – Bufale e complotti nell’era di Facebook

22 MARZO 2014 DI DEADWARHOLS

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«Ieri il Senato della Repubblica ha approvato con 257 voti a favore e 165 astenuti», si leggeva in un post divenuto virale su Facebook qualche tempo fa (35 mila condivisioni in meno di un mese), «il disegno di legge del senatore Cirenga che prevede la nascita del fondo per i “parlamentari in crisi” creato in vista dell’imminente fine legislatura». Il presunto «fondo» avrebbe dovuto prevedere lo «stanziamento di 134 miliardi di euro da destinarsi a tutti i deputati che non troveranno lavoro nell’anno successivo alla fine del mandato». Conclusione: «Rifletti e fai girare». Inverosimile? Certo, visto che si tratta di una evidente bufala, e sarebbe bastato contare i presunti voti per capire che non combaciano con il numero dei senatori. E del resto, il senatore Cirenga nemmeno esiste – anche se ha una pagina Facebook.

Ma allora perché così tanti utenti di Facebook ci sono cascati?

La diffusione di false notizie, bufale, teorie del complotto, disinformazioni e deformazioni, falsità scientifiche, dall’AIDS ai vaccini, dall’11 settembre alle scie chimiche, dai microchip al Bilderberg e così via delirando, è divenuta ormai una delle caratteristiche principali del Web, soprattutto dall’avvento di Facebook in poi. L’attenzione pubblica è scarsa e la disinformazione è divenuta così potente da venir considerata pari all’informazione classica.

Questo è in sintesi quanto afferma una ricerca appena pubblicata il 13 marzo, «Collective Attention in the Age of (Mis)information», a cura di un team di studiosi della Northeastern University di Boston, dell’Università di Lione e del Laboratory of Computational Social Science (CSSLab), del Centro Alti Studi Imt di Lucca (Delia Mocanu, Luca Rossi, Qian Zhang, Màrton Karsai, Walter Quattrociocchi)

(potete scaricare il pdf qui: http://arxiv.org/pdf/1403.3344v1.pdf).


“La ricerca ha seguito oltre 2.300.000 persone su social media come Facebook durante la campagna elettorale politica italiana del 2013 e i risultati negano la tesi popolare dell’«intelligenza collettiva» che animerebbe la Rete, provando invece l’esistenza di un iceberg grigio di «credulità collettiva». I seguaci delle «teorie del complotto» credono che il mondo sia controllato da persone, o organizzazioni, onnipotenti, e interpretano ogni smentita alle proprie opinioni come una manovra occulta degli avversari.”

Nel 2013 il World Economic Forum ha sottolineato che «la disinformazione digitale di massa» è «uno dei principali rischi per la società moderna». Percezioni, conoscenza, credenze e opinioni sul mondo si formano attraverso quotidiani, televisione e recentemente Internet. In particolare i social network hanno cambiato il modo in cui perseguire sviluppo intellettuale e formazione delle idee. A dispetto della cosiddetta “intelligenza collettiva”, la diffusione di false informazioni sui social media ha incrementato una sorta di credulità collettiva. I cospirazionisti tendono a spiegare importanti aspetti politici e sociali come trame concepite da potenti organizzazioni o individui. Quando questo tipo di argomenti implica il rifiuto della scienza, si fa appello a spiegazioni alternative che rimpiazzino l’evidenza scientifica. Dal momento che queste istanze infondate proliferano in Internet, cosa potrebbe accadere se venissero utilizzate come base dell’attività politica?

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Analizzando un campione di 2,3 milioni di individui distribuiti in 50 pagine Facebook divise in tre categorie – media ‘mainstream’, pagine di informazione alternativa e di attivismo politico – tra il 1 settembre 2012 e il 28 febbraio 2013, gli studiosi sono giunti a diverse conclusioni interessanti:

1. A proposito del rapporto tra verità e menzogna nel dibattito pubblico su Facebook, a scambiare più spesso la satira e le bufale diffuse dai troll politici per fatti sono i lettori che frequentano maggiormente le pagine di «controinformazione». Ovvero, proprio quelli più critici dei media tradizionali; che li ritengono cioè più corrotti, manipolati e incapaci di dare notizie affidabili. «Abbiamo scoperto che la maggior parte degli utenti che interagiscono con i memi prodotti dai troll è composta principalmente da utenti che interagiscono con le pagine di informazione alternativa».

2. Nello studio, «mostriamo che i pattern dell’attenzione sono simili di fronte a contenuti diversi nonostante la differente natura qualitativa delle informazioni, il che significa che le affermazioni prive di fondamento si diffondono quanto le informazioni verificate. I dibattiti scaturiti da ogni singolo post permangono allo stesso modo indipendentemente dal fatto che l’argomento sia il prodotto di una fonte ufficiale o meno». Il dibattito prodottosi in rete durante le ultime elezioni, in altre parole, si è sviluppato a prescindere dalla bontà delle notizie sulla cui base gli utenti hanno discusso. È questo il danno prodotto a partire dal cattivo giornalismo, e perpetuato da un’opinione pubblica incapace di fare lo sforzo per separarlo dal buon giornalismo.

3. «I risultati del nostro studio segnalano un pericolo concreto, dato che più il numero di affermazioni prive di fondamento in circolazione è elevato, più utenti saranno tratti in inganno nella selezione dei contenuti». Perché in rete, certo, è possibile reperire – accanto alla bufala – ripetute segnalazioni del suo essere bufala. Ma se i lettori non fanno lo sforzo per capire la differenza, l’esito non pare molto diverso dalla situazione prodotta dai precedenti mezzi di comunicazione, di gran lunga meno interattivi e aperti a refutazione.”


(intanto il grasso monologhista paranoico, ” intervistato” (si fa per ridere) dal leccaculo di turno, ha sparato un altro GOMBLODDOOO! Un omm’ne e’ me.rd’, senza alcuna dignità, anzi, due omm’ne e’ me.rd’, il monologhista e lo zerbino mentitore)

vedi anche:

(http://www.lastampa.it/2014/03/22/ester ... agina.html)

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Totò vende la Fontana di Trevi al turista italo-americano Decio Cavallo

(Totòtruffa ’62, r. Camillo Mastrocinque, 1961)



“In this work we study, on a sample of 2.3 million individuals, how Facebook users consumed dfferent information at the edge of political discussion and news during the last Italian electoral competition. Pages are categorized, according to their topics and the communities of interests they pertain to, in

a) alternative information sources (dffusing topics that are neglected by science and main stream media);

b) online political activism; and

c) main stream media.

We show that attention patterns are similar despite the different qualitative nature of the information, meaning that unsubstantiated claims (mainly conspiracy” theories) reverberate for as long as other information. Finally, we categorize users according to their interaction patterns among the dfferent topics and measure how a sample of this social ecosystem (1279 users) responded to the injection of 2788 false information posts. Our analysis reveals that users which are prominently interacting with alternative information sources (i.e. more exposed to unsubstantiated claims) are more prone to interact with false claims.”

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