terapia del dolore e medicina alternativa

I più importanti avanzamenti medico-scientifici al di fuori del campo HIV.
mariolinoa

terapia del dolore e medicina alternativa

Messaggio da mariolinoa » martedì 4 settembre 2012, 8:53

http://www.iasp-pain.org/Content/Naviga ... efault.htm

Si è appena concluso a milano un importante convegno internazionale sul dolore organizzato da IASP-Associazione Internazionale per lo studio del dolore. Questa mattina a Rai 1 c'è stato un intervento del Prof Marchettini, docente di fisiopatologia e terapia del dolore all’università Vita e Salute del San Raffaele e responsabile dell'ambulatorio di Terapia del dolore,docente all’Università della Svizzera Italiana di Lugano, Responsabile del servizio di terapia del dolore presso il CDI.
Il titolo dell' intervista era : "il dolore non è un sintomo ma una malattia vera e propria". pensavo ad una delle solite porcate per dare nomi nuovi a cose vecchie e convincere la gente di avere malattie che si possano solo curare con i farmaci....e invece lo sviluppo della trasmissione è stato ben diverso.riferiva che le percentuali di successo nell'alleviamento del dolore attraverso la morfina e altri metodi di controllo sulla mente...sono quasi comparabili.Riporto un intervista di qualche tempo del dr Marchettini in risposta ad una polemica scatenata da Garattini che etichettava come "maghi e fattucchiere" anche chi pratica omeopatia e agopuntura in quanto prive di prove scientifiche.



http://affaritaliani.libero.it/cronache ... refresh_ce

“Non solo medicine tradizionali negli ospedali. La porta si deve aprire anche a quelle alternative. E’ il paziente a dover scegliere a quali cure affidarsi”
. Continua su Affari il dibattito scatenato da Silvio Garattini, secondo cui "Omeopatia e agopuntura sono inutili e senza prove scientifiche". A rispondere è Paolo Marchettini, docente di fisiopatologia e terapia del dolore all’università Vita e Salute del San Raffaele di Milano e all’Università della Svizzera Italiana di Lugano. Lui, padre della terapia del dolore in Italia, è stato scelto per guidare il 14mo congresso mondiale dell’International Association Study of Pain che nel 2012 trasformerà Milano nella capitale planetaria della lotta contro il dolore. Senza contare che tra i suoi pazienti annovera tanti personaggi famosi tra i quali Jerry Lewis. "E' il paziente che deve scegliere come essere curato". E sulla terapia del dolore: "Per chi soffre bisogna integrare ai medicinali anche la cura non tradizionale". Poi punta il dito contro l'Italia: "In 5 milioni soffrono di dolore cronico. Mancano i centri specializzati".

Professor Marchettini innanzitutto spieghiamo cos’è il dolore e in cosa consiste la terapia che lei applica...
"Per prima cosa bisogna dividere il dolore in due categorie. La prima è quella che deriva dal cancro, con tutte le conseguenze che provoca, e al quale viene applicata la cura convenzionale. Riguarda sia chi ha un male in stadio terminale e chi invece convive per anni con la malattia. La seconda è quella del dolore cronico portato, ad esempio, dall’artrosi e dal mal di schiena. Condizioni letali che creano disagio e cominciano a comparire soprattutto con l’invecchiamento. In Italia sono 5 milioni i pazienti che subiscono questo tipo di male e che non ricevono le cure appropriate".

Dolori che possono quindi durare anni e che spesso, anche se finiti, il cervello non dimentica. Qual è la conseguenza…
"Oltre che un problema per chi ne è affetto sono un problema sociale, perché consumano risorse economiche pubbliche".



Un problema serio. Ma in Italia chi ha il compito di utilizzare questa terapia?
"In Italia non esiste una vera e propria specializzazione in questo campo. Quindi se ne occupano i vari specialisti che si trovano a dover far i conti con il dolore dei propri pazienti. A oggi quindi quasi tutti: anestesisti, oncologi e neurologi. Ognuno ovviamente valutando la propria specifica diagnosi e non considerando invece il problema in modo globale. Insomma quello che manca è una formazione unica. Senza contare che, in realtà, il più adatto a praticare la terapia del dolore sarebbe il medico generale, perchè vede più pazienti. E se lo facesse lui si risparmierebbero tempo e denaro".

Paolo Marchettini

E’ polemica sulle medicine alternative come agopuntura e omeopatia. Il professor Garattini pensa che siano inutili e dannose e non ci sia prova scientifica che funzionino. Lei come risponde?
"Sulle cure alternative c’è ormai una sorta di presa di posizione. In molti pensano, come fa Garattini appunto, che siano inutili. Non è così. Il nostro sistema nervoso è molto complicato. Abbiamo nel corpo degli strumenti che servono per bloccare il dolore. Ma non è detto che delle cure fatte con i farmaci possano funzionare. Anzi. C’è la possibilità che le cure alternative possano far partire il sistema nervoso e invece i medicinali normali no. Tutto dipende dal paziente".

Lei è contro il pensiero di Garattini dunque…
"Diciamo di si. Anche se è molto difficile sottoporre alla prova scientifica queste cure. Garattini ha ragione se si pensa su grandi numeri. Ma nella realtà, quando ci si trova davanti ad un paziente, può essere più utile utilizzare dei farmaci omeopatici piuttosto che delle medicine. Insomma, sul piano pratico, è bene curare le persone con gli strumenti più affini alla loro malattia. Usando metodi che causano meno disturbi. E soprattutto bisogna avere la mente aperta e ponderare bene. Ovviamente non bisogna dar retta a ciarlatani e maghi, ma pensare che anche alcune cure non convenzionali possono essere un rimedio efficace. Poi, da medico, sostengo il fatto che i medicinali siano più efficaci. Ma in molti casi si rivelano anche più dannosi".

Perfetto. Allora a quale paziente consiglierebbe di utilizzare una cura tradizionale e a quale al contrario invece si usare la medicina alternativa…
"Per utilizzare le cure alternative c'è bisogno prima di tutto che il paziente creda nel metodo. Il mio consiglio è che ogni persona affetta da dolore scelga la cura adatto a se, ovviamente dietro consiglio medico. Non sto parlando di effetto placebo. Ma l’attivazione del sistema neurologico può essere fatto sia dei medicinali, che però hanno effetti avversi sull’organismo, sia con la medicina alternativa. L’importante è che il malato creda alla cura a cui viene sottoposto".



Lei ha curato personaggi del calibro di Jerry Lewis. Perché allora in Italia la terapia non viene utilizzata ma anzi, nonostante la legge approvata nel 2010, viene vista con diffidenza?
"E’ tutta colpa della burocrazia. In Italia mancano dei codici specifici. Quindi, quando un dottore visita un paziente, si trova a non sapere come applicare la terapia, se non nell’ambito del dolore specifico. La legge ha il grosso merito di aver introdotto l’attenzione alla cura, ma purtroppo, non avendo una copertura economica, gli ospedali si trovano poi a non poterne usufruire. Nella pratica questo ha solo aggiunto della burocrazia in corsia. L'assurdità è che è aumentato il carico di lavoro e diminuita l’attenzione per il paziente".

Come a dire chi la usa lo fa quasi per passione…
"Esatto. La terapia del dolore in Italia è usata per passione e buona volontà del medico. Il grande problema è che non è chiaro chi deve occuparsene. Appena un settore diventa interessante immediatamente nascono gli esperti. Ma non esistendo una specializzazione universitaria siamo in quella fase dove tutti si dichiarano esperti a danno della qualità. Fattore tipico della mentalità italiana. L’unica soluzione è creare centri e università di riferimento".


Dove?
"Sicuramente a Milano, capitale della cura del dolore e delle le cure palliative. Bisogna ripartire proprio dalla metropoli lombarda e aprire dei centri specializzati. E' il mio sogno…"

Ma il problema sono sempre i soldi. Pochi e maledetti. Vero?
"Esatto. La terapia del dolore non viene riconosciuta e quindi non viene rimborsata dall’Asl, mentre invece viene riconosciuto il sintomo. E finché sarà cosi gli ospedali non la useranno. Fattore negativo anche per le regioni. Se si curasse il dolore e non il sintomo si risparmierebbe negli altri servizi".

Torniamo al caso Garattini. Lui ironicamente afferma: “Allora mettiamo maghi e fattucchieri negli ospedali…”. Gli risponda…
"Quando sono stati messi i clown nell’ospedale di pediatria sembrava una scelta ridicola. Invece si è rivelato un ottimo metodo per curare e far stare meglio i bambini. Non dico di mettere maghi e fattucchieri in corsia ovviamente. Ma neanche di tenere le cure alternative fuori dagli ospedali. Anzi. Bisogna riuscire a portarle nei centri specializzati e analizzarle. Così si potrebbe sia tutelare il paziente che studiarne l’efficacia".

Un’integrazione in ospedale tra le due tipologie di cure. Un buon compromesso…
"Si, portarle in corsia vorrebbe dire sottoporle a valutazione. Escluderle non aiuta nessuno. Io sono aperto a valutare i benefici delle tante cure alternative che vengono utilizzate e a integrarle con le metodologie tradizionali. Poi la decisione spetta ai pazienti. E’ giusto che si affidino a ciò che credono giusto".

di Floriana Rullo



uffa2
Amministratore
Messaggi: 6770
Iscritto il: lunedì 26 novembre 2007, 0:07

Re: terapia del dolore e medicina alternativa

Messaggio da uffa2 » martedì 4 settembre 2012, 10:06

Il dolore, a differenza di altre situazioni nel nostro corpo, “si sente”, perciò è abbastanza spiegabile che, pure in assenza di principi realmente attivi, la nostra mente possa condizionarci a non sentirlo e, in un’ottica di trattamento efficace del paziente, qualunque strumento che abbia come effetto quello di ridurre la percezione del dolore è benvenuto.
Purtroppo la realtà è tragica: il problema non è l’alternativa tra cure validate e trattamenti “alternativi”, ma tra l’attenzione al dolore e il nulla.
Diversi studi mostrano infatti l’incapacità dei medici di considerare il dolore come qualcosa di cui occuparsi: perché non lo “vedono”, perché è vissuto in parte con fastidio come un fallimento, perché non sono in grado di avere una misura obiettiva “terza” rispetto a quanto riportato dal paziente, perché talvolta ritengono che la percezione del dolore possa essere utilizzata come marker surrogato dell’andamento della condizione che lo genera e quindi temono che sedandolo troppo efficacemente venga a cessare questo indicatore, perché hanno timori di natura legale, perché non lo sentono “loro”…
Forse, la possibilità di trattare il dolore senza farmaci potrebbe dare delle motivazioni in più ai medici, ma prima di tutto è necessario che i medici vogliano occuparsene…


HIVforum ha bisogno anche di te!
se vuoi offrire le tue conoscenze tecniche o linguistiche (c'è tanto da tradurre) o sostenere i costi per mantenere e sviluppare HIVforum, contatta con un PM stealthy e uffa2, oppure scrivi a staff@hivforum.info

mariolinoa

Re: terapia del dolore e medicina alternativa

Messaggio da mariolinoa » martedì 4 settembre 2012, 10:50

Nella trasmissione si è anche parlato della possibilità oggi di " vedere" il dolore.le zone dolorose diventano più fredde perchè i vasi si contraggono e si possono quindi localizzare le aree interessate. questi esami termici però non vengono utilizzati in diagnostica ma solo in ricerca per ora.

nulla di nuovo per alcuni versi:
"Il calore della mamma cura il dolore"
http://www.miobambino.it/articolo/il-ca ... tml?page=1



Rispondi