7th HIV Persistence Workshop: Miami, 8-11 dicembre 2015

Le principali novità dai congressi riguardanti la malattia da HIV (CROI, IAS/IAC, ICAAC...) e i nostri commenti.
Dora
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7th HIV Persistence Workshop: Miami, 8-11 dicembre 2015

Messaggio da Dora » domenica 8 novembre 2015, 9:51

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Il settimo workshop sulla persistenza di HIV durante la terapia inizierà a Miami fra un mese.
È un congresso che si tiene ogni due anni; è specificamente dedicato alla ricerca sui reservoir, i meccanismi della latenza, le possibili vie per arrivare a una cura.
Ed è il mio congresso preferito dopo il CROI, meno ricco ovviamente di quell'immenso mare che è il CROI, ma anche meno dispersivo, perché si parla solo di HIV e solo dei problemi connessi alla latenza e alla persistenza del virus.
Per chi vuole capire come si sta muovendo la ricerca di una cura dell'infezione è un appuntamento appassionante.

Il programma è ancora preliminare, ma la possibilità di sottomettere gli abstract è ormai chiusa, quindi credo che a breve arriverà l'elenco dettagliato dei lavori.

Il grosso delle presentazioni è di scienza di base, dai modelli in vitro e in vivo della persistenza di HIV ai dettagli sempre più fini (virologici, immunologici, farmacologici) della latenza e della persistenza del virus, alla descrizione sempre più accurata delle cellule che possono costituire un reservoir.
Tuttavia, l'intera ultima giornata sarà dedicata ai nuovi approcci terapeutici. Speriamo di vedere cose nuove interessanti e anche che arrivino notizie sugli studi in corso di cui già ci stiamo occupando.

Quando sarà disponibile il programma completo, segnalerò alcuni dei titoli che mi piaceranno di più (o di meno - ma speriamo non ce ne siano).


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Dora
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Re: 7th HIV Persistence Workshop: Miami, 8-11 dicembre 2015

Messaggio da Dora » mercoledì 2 dicembre 2015, 7:36

È online il programma definitivo.

Saltiamo la ricerca di base e vediamo solo le ultime due sessioni, quelle delle presentazioni sui nuovi approcci terapeutici:
  • - anticorpi neutralizzanti – ormai da qualche anno non possono mancare (OP 9.0);
    - le proteine DART (Dual-Affinity Re-Targeting), in ben due diverse relazioni (OP 9.1 e OP 10.6);
    - un agonista dei Toll Like Receptor 2 e 7 (CL572) come nuova sostanza antilatenza (OP 9.2);
    - l’impatto sul reservoir di un vaccino terapeutico spagnolo (BCN01) dato a persone entrate in ART precocemente (OP 9.3);
    - CRISPR/Cas9, sia contro l’SIV (OP 9.4), sia contro l’HIV (OP 9.7);
    - l’inquietante possibilità che una terapia genica con endonucleasi faccia emergere varianti di HIV resistenti alle terapie (OP 10.1);
    - un aggiornamento sull’Ingenol B nelle scimmie (OP 10.2);
    - le cellule dendritiche usate in vitro per indurre il virus a uscire dalla latenza (OP 10.3);
    - una nuova proteina – galectin-9 – come mediatore della trascrizione e riattivazione dell’HIV latente (OP 10.7);

    -nella sessione sulla ricerca di farmaci nuovi c'è anche una presentazione di Sangamo sulla modificazione dei CD4 (OP 7.2) - non so se daranno qualche aggiornamento sui trial in corso.
Fra i poster:
  • - un’analisi in vitro di diversi attivatori della PKC per studiarne la capacità di inversione della latenza di HIV e di attivazione dei linfociti T (PP 7.1);
    - un aggiornamento sulla cortistatina-A (PP 7.2);
    - studi sugli effetti off-target e sulla capacità di colpire diverse quasispecie virali di CRISPR/Cas9 (PP 9.3 e PP 10.3);
    - la possibilità di usare dei CAR (Chimeric Antigen Receptors) per proteggere i CD4 e provare a ripetere i recenti successi avuti contro le leucemie (PP 9.5);
    - uno studio a lungo termine sull’ipotesi di Wainberg sui virus che sviluppano particolari resistenze al dolutegravir e diventano via via sempre meno capaci di integrarsi (PP 9.6);
    - una nuova molecola misteriosa per indurre la trascrizione di virus latente presentata da Margolis (PP 10.0);
    - uno studio sui meccanismi che permettono il controllo delle viremie dopo interventi di terapia genica (PP 10.1);
    - delle nanoparticelle chiamate Neutraplex usate contro il reservoir (PP 10.2).
Se riuscirò ad accedere a del materiale interessante, scriverò dei post nei thread già aperti in Verso una Cura.



Dora
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Re: 7th HIV Persistence Workshop: Miami, 8-11 dicembre 2015

Messaggio da Dora » mercoledì 9 dicembre 2015, 7:54

La traduzione degli appunti di Alain Lafeuillade sulla prima giornata del congresso. In alcuni passaggi possono essere troppo sintetici e sembrare un poco criptici, ma ho preferito non intervenire io con spiegazioni all'interno del testo. Se a qualcuno sembrano poco chiari, chieda pure e proverò a "interpretare".


7 HIV Persistence Workshop: first day

Tenuto per la seconda volta a Miami, Florida, il workshop ha attirato 276 partecipanti da tutto il mondo.
Il workshop è organizzato con il supporto di NIH, NIAID, amfAR e ANRS.
Riguardo alle compagnie farmaceutiche, quest'anno il workshop è stato sostenuto da Gilead, ViiV Healthcare, Bristol-Myers-Squibb e Merck.


La prima giornata è stata dedicata alla presentazione dei risultati dei 3 collaboratories.

Keith Jerome (Seattle, USA) ha presentato DefeatHIV, un collaboratory dedicato alle cellule e all'ingegneria genetica.
Quattro le cose imparate:
- manipolare e riscrivere i genomi dell'ospite e del virus;
- progredire nel trasporto degli enzimi che modificano il DNA;
- creare modelli che aiutino a interpretare i dati;
- usare modelli su primati non umani.

Jerome ha parlato nei dettagli di endonucleasi che hanno una sequenza di riconoscimento che si presenta raramente in un genoma rare-cutting, in particolare di megaTAL che, come il Cas9, dimostrano di avere la migliore combinazione di attività e specificità.
Le TALEN sembrano troppo tossiche.
La megaTAL chiamata S20 riesce a mutare HIV in modo efficace.

Il vettore usato è l'AAV6.

Il relatore ha concluso dicendo che il modello di primati non umani è quello più adatto e che la ricerca deve procedere oltre la distruzione del CCR5.

David Margolis (Chapel Hill, USA) ha parlato del CARE collaboratory. Il suo obiettivo era portare nuove molecole in fase clinica entro il 2016.
Diversi tipi di molecole sono state testate come sostanze anti-latenza (LRA): inibitori del bromodominio (negli animali), analoghi di Triazol-10, Briologi, Ingenoli ...
Quando la Merck ha esaminato 2.900.000 molecole, ne ha trovate 4.500 che hanno un'attività anti-latenza:
- il 17,4% erano inibitori della farnesil transferasi;
- il 16,1% erano inibitori della HDAC conosciuti;
- altri avevano un meccanismo d'azione sconosciuto.
Il futuro di questo collaboratory è la costruzione di una pipeline di strumenti e modelli per studiare l'eradicazione di HIV.

Il DARE collaboratory è stato descritto da Steven Deeks (San Francisco, USA).
Hanno provato a rispondere a tre domande:
1. Dove risiede HIV durante la ART?
Gli elite controller di SIV hanno mostrato che i follicoli dei linfociti B sono un reservoir. I linfociti T possono controllare l'SIV al di fuori di essi, ma non all'interno. Una distruzione transitoria dei follicoli dei linfociti B permette ai CTL di diminuire le dimensioni del reservoir.

Negli elite controller di HIV il virus presente nel sangue è di archivio, clonale e arricchito in termini di cellule, mentre il virus nei tessuti si replica attivamente.
Durante la ART, le cellule che contengono SIV DNA nei paraggi dei linfociti T diminuiscono, mentre persistono a livelli stabili nei follicoli dei linfociti B.

Il trattamento durante l'infezione acuta limita la dimensione del reservoir e impedisce la generazione di CTL di escape.

2. In che modo la risposta immune locale dà forma al reservoir?
La risposta infiammatoria durante l'infezione da HIV è rapida, ma la risposta anti-infiammatoria infine prevale, creando un ambiente immunosoppressivo.
La sottoregolazione dei meccanismi immunosoppressivi, in particolare l'IL-10, è ovvia.
La disposizione del collagene / fibrosi linfoide persiste in ogni fase dell'infezione, con la ART e perfino negli elite controller.
I checkpoint immunitari ligandi/recettori sono sovraregolati. Per esempio, l'HIV latente è particolarmente presente in cellule che esprimono la PD-1 e altri checkpoint immunitari.
Uno dei fattori principali che mantengono il reservoir è l'espansione di popolazioni clonali.

3. L'interruzione dei meccanismi che contribuiscono alla soppressione immunitaria cronica permette al sistema immunitario di lavorare meglio?
Di fatto, infiammazione e soppressione immune vanno mano nella mano.
In un caso raccontato ad AIDS 2015 Ipilimumab ha aumentato l'RNA associato alle cellule mentre ha fatto diminuire la viremia residua (riduzione del reservoir).
Pembrolizumab (un anti-PD-1) migliora l'immunità a HIV ex vivo.

Il futuro di questo collaboratory sarà:
- testare il vaccino che usa il CMV come vettore nelle scimmie e negli uomini;
- testare la distruzione dei follicoli con anticorpi anti-CD20 nelle scimmie;
- testare il blocco dei checkpoint immunitari nelle scimmie e in esseri umani con cancro;
- testare l'immunomodulazione (mTOR, ACTG).


La seconda parte di questa sessione è stata una tavola rotonda (le sfide trasversali nella ricerca di una cura), in cui sono state trattate 3 questioni:
1. Partnership con l'industria e superamento delle barriere alla ricerca traslazionale.
Gilead e Merck sono completamente coinvolte nella ricerca di una cura.
Una barriera potrebbe essere la mancanza di strumenti efficienti per misurare i reservoir e i risultati degli interventi terapeutici.
Un'altra barriera è data dal fatto che le società non sempre sono disposte a mettere a disposizione i loro farmaci, se questi sono (o saranno) approvati in altri campi per cercare di proteggerli.

2. Gli ARV e l'ottimizzazione di modelli animali per la valutazione di strategie di cura.
Secondo Janice Clements, il prezzo dei farmaci può essere un ostacolo (ad esempio il Darunavir).
Dobbiamo tener conto che vengono usati ceppi diversi.
Dobbiamo considerare con attenzione la questione che affrontiamo e scegliere il ceppo più adatto (per esempio, un ceppo macrofago-tropico per studiare il cervello).
Dobbiamo tener conto di quando la ART è iniziata dopo l'infezione nei modelli animali, qual è la diversità virale in quel momento e la durata degli ARV.
Il modello dei topi umanizzati ha dei limiti:
- i topi sono piccoli;
- è un modello di infezione da HIV accelerato rispetto a quello umano (ma questo può anche essere un vantaggio);
- in alcuni topi si verifica un certo grado di Graft versus Host.
Infine, i modelli di NHP e quelli di topi umanizzati sembrano entrambi interessanti.

3. L'impostazione dei trial clinici: popolazioni e end point appropriati negli studi di controllo rispetto a quelli di eradicazione.
Contrariamente a quanto in genere si pensa, la terapia genica potrebbe essere scalabile in futuro grazie ai progressi della tecnologia.
È stata sollevata una questione importante: dobbiamo testare interventi di "cura" in persone con infezione acuta (in cui il reservoir è così piccolo che non siamo capaci di misurarlo), oppure in pazienti con infezione cronica (in cui il sistema immunitario è compromesso)? Tuttavia, si possono studiare entrambe le popolazioni e poi stratificare i risultati.

La conferenza di apertura è stata tenuta da Carl Dieffenbach, Direttore del NIAID.
Carl Dieffenbach è alla Division of AIDS da 25 anni.
La sua conferenza è stata sulla agenda di una cura dell'HIV del NIAID.
Anzitutto, ha sottolineato che la cura deve essere semplice, sicura e scalabile.

La sua lezione è stata divisa in 3 sezioni:

1. La formazione del reservoir di HIV. Ha descritto l'evoluzione della bimba del Mississippi e chiesto quali siano i passi e i momenti critici delle 24-48 ore dopo la nascita riguardo allo stabilirsi del reservoir e alla risposta immune a HIV.

Ha presentato 2 studi:
Lo studio IMPAACT P1115, che sperimenta una terapia antiretrovirale molto precoce e intensiva nei bambini con HIV.
Lo studio TIES, che tratta i neonati entro 24-48 ore dalla nascita.

2. La caratterizzazione del reservoir. Ha sottolineato il fatto che esistono reservoir anatomici come i follicoli dei linfociti B da cui i CTL sono esclusi.
"Il tessuto è la questione [si perde il gioco di parole: the tissue is the issue], ha detto Carl Dieffenbach, noi prendiamo campioni di sangue solo per comodità".

3. I nuovi interventi e le possibilità di ricerca. Carl Dieffenbach ha detto che dovremmo avere sostanze che riescano insieme a sopprimere la replicazione del virus e a promuovere l'uccisione delle cellule infette in tutti i siti di replicazione nuova e attiva.

Ha elencato una grande varietà di strade possibili:
- Strategie genetiche, comprese Zinc Finger Nucleases e CRISPR/Cas9.
- Strategie dirette allo stato di attivazione della cellula: ma questi metodi di attivazione non finiscono semplicemente con il propagare il reservoir?
- Metodi per mettere definitivamente il provirus a dormire: trascritti antisenso, complessi polycomb.
- Anticorpi monoclonali.
- DART che dirigono la citolisi mediata dai linfociti T verso le cellule latentemente infette.
- Tecnologia del recettore antigenico chimerico (CAR).
- Vaccini terapeutici: ma ad oggi non hanno dimostrato alcuna reale attività, a parte quello che usa come vettore il CMV.
- Combinazione di immunoterapia con ART.



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Re: 7th HIV Persistence Workshop: Miami, 8-11 dicembre 2015

Messaggio da Dora » venerdì 11 dicembre 2015, 15:39

Tre brevi aggiornamenti:



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Re: 7th HIV Persistence Workshop: Miami, 8-11 dicembre 2015

Messaggio da Dora » sabato 12 dicembre 2015, 10:05

Gli appunti di Lafeuillade sulla terza giornata del congresso riguardano diverse relazioni su
  • - immunologia della persistenza
    - farmacologia della persistenza
    - scoperte di farmaci
    - questioni pratiche nell’impostazione dei trial sulla cura
molte delle quali trattano argomenti che stiamo sviluppando in Verso una Cura.

Non ho tempo di tradurli, ma di alcune ricerche cercherò di parlare nei prossimi giorni:



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