[ICAAC 2011] I PRINCIPALI RISULTATI CLINICI

Le principali novità dai congressi riguardanti la malattia da HIV (CROI, IAS/IAC, ICAAC...) e i nostri commenti.
Dora
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[ICAAC 2011] I PRINCIPALI RISULTATI CLINICI

Messaggio da Dora » mercoledì 21 settembre 2011, 9:38

Una sintesi dei risultati principali relativi alla clinica emersi all'ICAAC 2011, basata su due articoli di Myles Helfand usciti su The Body Pro: ICAAC HIV Poster Roundup #1: Clinically Relevant Findings e ICAAC HIV Poster Roundup #2: Clinically Relevant Findings. L’ordine dei poster è basato sul loro numero, non sulla loro importanza. Tutti i poster menzionati possono essere trovati qui.
Per approfondimenti, vedere i moltissimi report di Marc Mascolini su Natap.




Sayonara, Atripla: una review britannica di casi di studio ha evidenziato che il 19% di 472 persone HIV+ che hanno iniziato la terapia con efavirenz/tenofovir/emtricitabina (Atripla) hanno cambiato farmaco nel giro di una mediana di 294 giorni. La ragione di gran lunga più comune erano gli effetti collaterali a livello del sistema nervoso centrale, riportati dal 71% dei pazienti (Zheng et al, Discontinuation of Tenofovir, Emtricitabine and Efavirenz as a Single Table Regime in HIV-1 Infected Individuals Naïve to Antiretroviral Therapy).

Un aspetto dell’Etravirina, sostituire l’IP: uno studio pilota spagnolo su 46 pazienti (chiamato “Etra-Switch”) fa ipotizzare che pazienti in regimi di HAART basati sugli inibitori della proteasi possano sostituire il loro IP con etravirina (Intelence) e mantenere la stessa efficacia e sicurezza, con in più la possibilità di diminuire alcuni valori dei lipidi (Echeverria et al, Pilot Study to Assess the Efficacy and Safety of Switching Protease Inhibitor to Once-Daily Etravirine in HIV-1-Infected Subjects with Viral Suppression: Etra-Switch Study).

Passaggio da Abacavir a Tenofovir: ricercatori americani hanno condotto una sperimentazione clinica prospettica, in aperto e randomizzata, in cui 311 persone o sono passate da abacavir/lamivudina (Combivir) a tenofovir/emtricitabina (Truvada), oppure hanno continuato il medesimo regime terapeutico. Si è visto che chi è passato al Truvada era meno probabile che subisse un fallimento virologico dopo 48 settimane e tendeva ad avere migliori valori dei lipidi (Campo et al, SWIFT Study: Switching from Lamivudine/Abacavir (3TC/ABC) to Emtricitabine/ Tenofovir DF (FTC/TDF) Based Regimen Improves Lipid Parameters While Maintaining Virologic Suppression).

Tagliar via l’NRTI: uno studio canadese su 31 pazienti, si è rivolto a pazienti che erano resistenti a molti farmaci, con viremie irrilevabili e in regime di HAART stabile, ma avevano almeno un NRTI inattivo. Si è visto che togliere del tutto l’NRTI dal regime non comprometteva l’efficacia o la sicurezza della terapia durante le 24 settimane dello studio – e in più, ovviamente, riduceva i costi (Trottier et al, Removing an Inactive NRTI from an Effective Salvage Regimen is Safe and Maintains Virologic Suppression. Week 24 Results from the VERITAS Trial).

Una pillola al giorno toglie l’ospedale di torno: l’analisi delle cartelle cliniche di 11.703 pazienti di Medicaid ha rilevato, in modo piuttosto inatteso, che era molto meno probabile che i pazienti che prendevano un regime di HAART basato su una pillola, una volta al giorno venissero ospedalizzati, rispetto ai pazienti in regime di HAART con due o più pillole al giorno. I ricercatori sono rimasti sconcertati dai risultati, ma hanno avanzato l’ipotesi che la spiegazione più plausibile sia la migliore aderenza fra i pazienti che prendono una sola pillola, una volta al giorno (Cohen et al, Association between Daily Antiretroviral Pill Burden and Hospitalization Risk in a Medicaid Population with HIV).

Minority report: uno studio di Chicago ha proposto un promemoria che fa riflettere su quale enorme prevalenza abbiano le diagnosi di HIV tardive negli Stati Uniti, specialmente fra le minoranze etniche/razziali. Fra 1.750 pazienti HIV+ che si presentavano per la prima visita, il 44% aveva CD4 < 200. I pazienti latinoamericani avevano una maggiore probabilità di presentarsi con bassi CD4 e alte viremie rispetto ai pazienti afroamericani, pur essendo mediamente più giovani (Badri et al, Late Presentation to HIV Care Among African-Americans and Hispanics/Latinos Since Adoption of Universal HIV Screening: A Persistent Problem).

Gli errori in ospedale sono costosi: uno studio svolto a Chicago ha scoperto che un tasso alto in modo allarmante di errori nelle ricette colpisce i pazienti HIV+ in HAART ricoverati in ospedale. Il tasso di errore arriva all’11,59 su 100 pazienti/giorno, e la maggior parte degli errori si verificano il giorno dell’ingresso del paziente in ospedale. I ricercatori hanno ipotizzato che il controllo dei farmaci da parte di un farmacista con esperienza di HIV potrebbe far risparmiare agli ospedali somme considerevoli, per non dire quanti errori di prescrizione potenzialmente dannosi potrebbe evitare (Merchen et al, HIV-Specialized Pharmacists’ Impact on Prescribing Errors in Hospitalized Patients on Antiretroviral Therapy).

Resistenze in diminuzione: alcuni studi – uno dalla Spagna, uno da Taiwan e uno americano – hanno dimostrato la riduzione della prevalenza delle resistenze ai farmaci anti-HIV negli ultimi anni, una tendenza che in certi casi è stata anche notevole. Lo studio americano ha scoperto che la resistenza agli IP si è dimezzata dal 2003 al 2010 ed ora si attesta sul 26%; mentre i tassi di resistenza agli NNRTI e agli NRTI sono più stabili, la diminuzione della resistenza agli IP è stata di quasi tre volte superiore rispetto a quella della resistenza alle altre tre maggiori classi di farmaci (Anta et al, Drastic Reduction in the Prevalence of RT Mutations in HIV Antiretroviral-Experienced Patients After 2006 in Spain; Lai et al, Prevalence of Transmitted Drug Resistance and Its Impact on Treatment Response to First-line Highly Active Antiretroviral Therapy in Taiwan; Paquet et al, Significant Reductions in the Prevalence of Protease Inhibitor and 3-Class Resistance: Recent Trends in a Large HIV-1 Protease/Reverse Transcriptase Database).

Il Maraviroc migliora la funzionalità epatica? I risultati affascinanti, per quanto davvero preliminari, di uno studio prospettico randomizzato indicano che pazienti coinfetti HIV/HCV che erano stabilmente in HAART, ma non avevano mai preso farmaci contro l’epatite C, hanno visto una riduzione statisticamente significativa della fibrosi epatica quando il maraviroc (Celsentri) è stato aggiunto ai loro regimi di HAART (Nasta et al, Liver Stiffness (LS) Change in HIV-Hepatitis C (HCV) Coinfected Patients Treated with CCR5 Inhibitor Based Antiretroviral Therapy).

I rapporti CD4/CD8 migliorano raramente: un rapporto CD4/CD8 approssimativamente compreso fra 1 e 2 è considerato tipico degli adulti sani, ma tende ad essere relativamente poco comune fra le persone con HIV. La HAART è in grado di migliorarlo? Un team di ricercatori canadesi ha studiato il rapporto CD4/CD8 in più di 4.500 persone HIV+, per l’81% uomini, in terapia antiretrovirale. Dopo una media di 3 anni di follow-up, solo il 7% dei pazienti aveva normalizzato il rapporto su valori di 1,2 o più alti. Chi aveva rapporti normalizzati sembrava in qualche modo aver ridotto il rischio di morire o di sviluppare patologie AIDS-correlate (Leung et al, Predictors of CD4:CD8 Ratio Normalization and Its Affect on Health Outcomes in the Era of Combination Antiretroviral Therapy (cART)).

Passaggio da Tenofovir a Raltegravir per migliorare la funzionalità renale: l’aumento della proteinuria e la diminuzione del tasso di filtrato glomerulare sono stati riscontrati talvolta in pazienti che prendevano tenofovir (Viread), in particolare in aggiunta a un IP potenziato. Un team di ricercatori della California ha sostituito il tenofovir/emtricitabina (Truvada) con il raltegravir (Isentress) in 21 pazienti che prendevano anche un IP potenziato. Dopo 24 settimane, 14 dei pazienti hanno avuto una diminuzione delle proteine presenti nelle urine in media di 20 mg/dl e una riduzione della clearance delle proteine nelle urine in media di 122 mg/g. Tutti i pazienti tranne uno hanno avuto aumenti del GFR, in media di 17,5 ml/min (Bredeek et al, A Switch From TDF/FTC To Raltegravir In Patients On A Boosted Protease Inhibitor Is Effective In Reducing Proteinuria And Increasing GFR ).

Filler facciali = sorrisi più grandi: l’acido polilattico (PLA, Sculptra, New-Fill) è approvato negli USA per trattare la lipoatrofia facciale in persone con HIV; l’idrogel policrilamide (PHA, Aquamid), no. Dei ricercatori francesi hanno condotto uno studio randomizzato, in aperto, sulla non inferiorità, durato 96 settimane, confrontando i due filler e hanno scoperto che erano molto simili in termini dell’impatto visibile e del miglioramento della qualità della vita. Ciò detto, è stato riferito maggior dolore nel caso delle iniezioni di PHA e si è vista una tendenza a maggiori complicazioni sul lungo periodo, comprese lesioni simili a granuloma e potenzialmente serie nei punti di iniezione, in chi aveva ricevuto il PHA (Lafurie et al, Polylactic Acid (pla) Versus Polyacrylamide Hydrogel (pha) Injections For The Treatment Of Facial Lipoatrophy (fl) In Hiv-infected Patients. Results Of A Randomized Controlled Trial (anrs 132 Smile) At Week 96).

Preoccupazioni per la neurosifilide: stando a uno studio tedesco, le persone con HIV possono avere un più alto rischio di neurosifilide, oltre alla più tipica infezione da sifilide. L’analisi del fluido cerebrospinale di 80 persone coinfette con HIV e sifilide, quasi tutte uomini che fanno sesso con uomini, ha trovato segni di neurosifilide in fase iniziale nel 17,5% dei pazienti. Solo due terzi di loro mostrava sintomi di sifilide allo stadio iniziale e ciò sottolinea l’importanza di fare test regolari, anche in assenza di sintomi clinici (Esser et al, Diagnosis of Early Neurosyphilis (NSI) by Cerebrospinal Fluid (CSF) in HIV-infected Patients with Primary (LI) or Secondary (LII) Syphilis-Infection (SI)).

Tubercolosi e HIV: questo congresso ha ricordato un paio di cose importanti: che la ripresa è possibile anche per persone con HIV in stadio avanzato E tubercolosi – ma sarebbe davvero bello se fosse possibile fare delle diagnosi prima che le persone siano in punto di morte. Dei ricercatori tailandesi hanno notato un tasso di sopravvivenza a tre anni nel 91% in persone coinfette HIV/TBC che iniziavano la HAART con meno di 75 CD4 al basale, mentre il tasso di sopravvivenza balzava al 98% in chi iniziava la HAART con più di 75 CD4. Le persone che sviluppavano un’infezione opportunistica dopo l’inizio della HAART presentavano un rischio di morte di 9 volte superiore (Punyaratabandhu et al, Incidence of Opportunistic Infections and Three-year Survival Rate after Introducing Anti-retroviral Treatment in Advanced HIV-1 and Tuberculosis Co-infected Patients).

Marker cardiovascolari: un insieme di studi internazionali ha cercato di portare luce sul ruolo di alcuni marker biologici e sistemi di misurazione che segnalano infiammazione o possibile rischio cardiovascolare nelle persone con HIV. Dei ricercatori italiani hanno riferito che la osteoprotegerina, la cui produzione è stimolata dagli estrogeni ed è collegata a problemi ossei e cardiovascolari, è meno presente negli uomini HIV+ che prendono inibitori della proteasi che in uomini HIV-. Hanno anche scoperto che l’ispessimento della carotide intima-media pare maggiore in uomini con più bassi livelli di osteoprotegerina, il che suggerisce un effetto protettivo (D’agostino et al, Osteoprotegerin as a Biomarker of Subclinical Atherosclerosis in HIV-Infected Men).
Dei ricercatori coreani hanno trovato indicazioni che alti livelli di sRAGE nel sangue paiono avere effetti protettivi contro l’aterosclerosi sub-clinica (Jeong et al, Low Plasma Levels of the Soluble Receptor for Advanced Glycation End Products in HIV- infected Patients with Subclinical Carotid Atherosclerosis Receiving Combined Antiretroviral Therapy).
Infine, ricercatori spagnoli hanno cercato di usare delle misurazioni della velocità dell’onda di polso per stabilire il rischio cardiovascolare nelle persone con HIV, ma hanno scoperto che sovente questi valori erano in contrasto con quanto suggerito dai Framingham risk scores (Tenorio et al, The Relationship Between Subclinical Atherosclerosis in Hiv Patients and Cardiovascular Risk Factors).



Jago83
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Re: [ICAAC 2011] I PRINCIPALI RISULTATI CLINICI

Messaggio da Jago83 » venerdì 23 settembre 2011, 22:34

Dora, complimenti e...Ti amo. Ci avrai messo un sacco di tempo per scrivere tutto questo ma ti ringrazio: sintetico, chiaro, semplice ma completo. L'ho letto tutto e ho capito tutto. Grazie!



Dora
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Re: [ICAAC 2011] I PRINCIPALI RISULTATI CLINICI

Messaggio da Dora » sabato 24 settembre 2011, 7:22

Jago83 ha scritto:Dora, complimenti e...Ti amo. Ci avrai messo un sacco di tempo per scrivere tutto questo ma ti ringrazio: sintetico, chiaro, semplice ma completo. L'ho letto tutto e ho capito tutto. Grazie!
Ciao Jago! Trasmetterò tutto il tuo entusiasmo a ... Myles Helfand! :lol:



Jago83
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Re: [ICAAC 2011] I PRINCIPALI RISULTATI CLINICI

Messaggio da Jago83 » sabato 24 settembre 2011, 15:17

Ahahahah! Ok...Vabbé, I complimenti a te la prossima volta allora!!! ;-)



Tarek
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Re: [ICAAC 2011] I PRINCIPALI RISULTATI CLINICI

Messaggio da Tarek » domenica 25 settembre 2011, 13:28

Il Maraviroc migliora la funzionalità epatica? I risultati affascinanti, per quanto davvero preliminari, di uno studio prospettico randomizzato indicano che pazienti coinfetti HIV/HCV che erano stabilmente in HAART, ma non avevano mai preso farmaci contro l’epatite C, hanno visto una riduzione statisticamente significativa della fibrosi epatica quando il maraviroc (Celsentri) è stato aggiunto ai loro regimi di HAART (Nasta et al, Liver Stiffness (LS) Change in HIV-Hepatitis C (HCV) Coinfected Patients Treated with CCR5 Inhibitor Based Antiretroviral Therapy).
da questa "randomizzazione" la Sanità Pubblica Italiana, per non sforare i già pingui "finanziamenti" per sostenere carcasse in vita, dovrebbe attualizzarsi IMMEDIATAMENTEsu questa terapia che ha dato risutati eccellenti. Speriamo che il burocratismo sia, difronte alla vita che é divenuta sinonimo di denaro, finalmente debellato con nessi e connessi inclusi



Tarek
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Re: [ICAAC 2011] I PRINCIPALI RISULTATI CLINICI

Messaggio da Tarek » domenica 25 settembre 2011, 13:32

Preoccupazioni per la neurosifilide: stando a uno studio tedesco, le persone con HIV possono avere un più alto rischio di neurosifilide, oltre alla più tipica infezione da sifilide. L’analisi del fluido cerebrospinale di 80 persone coinfette con HIV e sifilide, quasi tutte uomini che fanno sesso con uomini, ha trovato segni di neurosifilide in fase iniziale nel 17,5% dei pazienti. Solo due terzi di loro mostrava sintomi di sifilide allo stadio iniziale e ciò sottolinea l’importanza di fare test regolari, anche in assenza di sintomi clinici (Esser et al, Diagnosis of Early Neurosyphilis (NSI) by Cerebrospinal Fluid (CSF) in HIV-infected Patients with Primary (LI) or Secondary (LII) Syphilis-Infection (SI)).
credo che si faccia riferimento a pazienti CHE CONTINUANO A INFETTARSI" poiché, se curata, la sifilide non dà nessun problema e, a livello neuronale, il vecchio ma sempre efficace AZT, credo risolva



Dora
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Re: [ICAAC 2011] I PRINCIPALI RISULTATI CLINICI

Messaggio da Dora » domenica 25 settembre 2011, 14:51

flavio ha scritto:
Preoccupazioni per la neurosifilide (…)
credo che si faccia riferimento a pazienti CHE CONTINUANO A INFETTARSI" poiché, se curata, la sifilide non dà nessun problema e, a livello neuronale, il vecchio ma sempre efficace AZT, credo risolva
Non credo che si intendano le reinfezioni, ma sia piuttosto una complicanza della sifilide che si rinviene più di frequente nelle persone HIV+ che nel resto della popolazione. Si parla infatti dell’ “aumentato rischio di progressione più rapida” nelle persone coinfette, che spinge alcune linee guida a consigliare la rachicentesi alle persone HIV+ che si presentano con una nuova diagnosi di sifilide. Pertanto, lo studio ha indagato la prevalenza di neurosifilide in persone HIV+ appena infettate (con il treponema) ed è giunto alla conclusione che “l’infezione da HIV può aumentare il rischio di neurosifilide”. Il problema, da quanto ho capito, è che la sifilide in fase primaria può non dare segnali chiari nelle persone con HIV.

A scanso di equivoci, ti riporto l’abstract completo, così puoi giudicare tu stesso.

Diagnosis of Early Neurosyphilis (NSI) by Cerebrospinal Fluid (CSF) in HIV-infected Patients with Primary (LI) or Secondary (LII) Syphilis-Infection (SI)

Background: Because of the increased risk for more frequent and rapid progression to NSI in SI/HIV-coinfected patients some guidelines recommend CSF punctures also for newly diagnosed SI. This study evaluates prevalence of signs for NSI in CSF in HIV-infected patients with early SI.

Methods: Prospective study in HIV-infected patients with serological and clinical actually new diagnosed early SI (LI, LII). Neurological examinations have been performed, as well as CSF punctures (TPHA, FTA-ABS-19s-IgM, treponema specific IgM and IgG Western Blot, blood-CSF-barrier, ITpA Index (IgG Index) = (IgG CSF: serological IgG) : (Albumin CSF: serological Albumin)).

Results: 80 SI/HIV-coinfected patients (1 female, 79 male; 74 MSM, mean age 38,3 yrs) agree to conduct CSF punctures. Mean CD4-cell count was 478/µl (range 81-1164) and mean HIV-RNA 33896 copies/ml (range <37-500000). 53 (66,3 %) patients were treated with an antiretroviral therapy (ART). Only 11 (32,3 %) had HIViral loads below the level of detection. 67,5 % of the patients had clinical symptoms of early syphilis (14 % ulcus durum, 55 % exanthema). All IgM-Western Blots were positive. Mean TPHA was 1: 40960 (range 1:256-1:41943040). Mean VDRL was 1:128 (1:1-1:8192). Mean CSF-TPHA was 1:64 (range 1:2-1:16000). 15 (19%) patients had a positive FTA-ABS-19s-IgM in CSF. Four (13%) had a NSI due to a decreased blood-CSF-barrier. 14 (17,5 %) patients had an positive ITpA Index. Neurological symptoms were diagnosed in four cases (5 %) (cranial nerve pareses, ocular scotoma, meningitis). Diagnosed early NSI was followed by intravenous Penicillin G therapy for 21 days. The others got an intramuscularly treatment with Penicillin for at least 14 days.

Conclusions: 17,5 % of the HIV-infected patients with early SI (LI, LII) had also signs of an early NSI in CSF. This ongoing study demonstrates that HIV-Infection may increase the risk of NSI.



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