[AIDS 2022] Montreal e virtualmente, 29 luglio - 2 agosto

Le principali novità dai congressi riguardanti la malattia da HIV (CROI, IAS/IAC, ICAAC...) e i nostri commenti.
Dora
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[AIDS 2022] Montreal e virtualmente, 29 luglio - 2 agosto

Messaggio da Dora » lunedì 11 luglio 2022, 16:17

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Come avviene un anno sì e uno no, in alternanza con l'International AIDS Society (IAS) Conference on HIV Science, in piena estate ritorna AIDS, l'International AIDS Conference. Questa Conferenza Mondiale è la 24° e si terrà in parte virtualmente, in parte a Montreal, dal 29 luglio al 2 agosto prossimi.

Il tema di quest'anno è R-engage, re-engage and follow the science - e ha bisogno di poche spiegazioni, sia relativamente al re-engage, che dopo gli anni di pandemia da Covid impone di tornare a occuparsi di HIV, sia relativamente alla necessità di seguire la scienza, uno dei grandi cavalli di battaglia delle Conferenze Mondiali e delle attività della IAS, anche questo messo in ombra dalla quantità di fuffa pseudo- o francamente anti-scientifica che ci ha sommersi in questi anni (anche grazie a diversi scienziati, lo dico con grande rammarico).

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Il programma è vastissimo e come sempre vede un gran numero di sessioni dedicate all'attivismo, ai problemi sociali o antropologici, allo stigma e ai progressi della campagna U=U, alla prevenzione, alle popolazioni chiave, cioè le comunità più colpite dall'infezione, alle donne e ai bambini.
Poi ci sono sessioni dedicate alla ricerca, alla patogenesi, ai farmaci.
Quello che mi preme dire subito è che quest'anno, per la prima volta da molti anni, non ci sarà - tra le sessioni che precedono il congresso il 27 e 28 luglio (pre-conferences) - quella dedicata alla ricerca di una cura, in cui venivano anticipati i risultati più importanti dell'anno e che, per importanza dei temi trattati, faceva concorrenza al CROI e al workshop biennale sui reservoir di Miami.
Ci saranno diverse sessioni sparse durante il congresso, ma il tradizionale Workshop Towards an HIV Cure quest'anno non c'è.
Perché? Non lo so, ma in un prossimo post vedremo più nei dettagli la posizione della IAS sulla ricerca di una cura, che sarà discussa per un paio d'ore il 28 subito prima dell'inizio di AIDS 2022, e forse qualcosa inizieremo a capire.

Per ora, segnalo - in ordine cronologico e senza alcuna pretesa di essere esaustiva, ma solo come promemoria - qualche sessione che dovrebbe rivestire interesse per chi segue i temi di cui di solito scrivo.
 
Will mRNA lead to a long-awaited HIV vaccine?

The view from the bench: Advances in HIV basic and translational research

Metabolic consequences of new classes of ART

Novel insights into the nature of the HIV reservoir and mechanisms of persistence

Conversations on healthy aging with HIV

Approaches for HIV cure and vaccine research

Responding to the virus: Advances in HIV immunology

Combining immunotherapeutic agents to achieve ARV-free remission of HIV

Antibodies for HIV prevention: The path forward

Ageing with grace with HIV

Monkeypox: Outbreak and response in non-endemic countries

Late Breaker Track B (per questo abstract: The “City of Hope” Patient: prolonged HIV-1 remission without antiretrovirals (ART) after allogeneic hematopoietic stem cell transplantation (aHCT) of CCR5-Δ32/Δ32 donor cells for acute myelogenous leukemia (AML))

Finding the needle in the haystack: Progress in understanding the HIV reservoir

Long-acting therapies

Advances in combatting HIV with broadly neutralizing antibodies

Bringing the future forward: Accelerating progress toward HIV cure cell and gene therapies for all

Shake and bake: Promising strategies for HIV cure

Long acting treatment: Game changer or white elephant?
 


@giovane888 FYI: The first-in-human clinical trial of STP0404, a novel potent HIV-1 allosteric integrase inhibitor



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Re: [AIDS 2022] Montreal e virtualmente, 29 luglio - 2 agosto

Messaggio da Dora » martedì 12 luglio 2022, 15:09

Si parlerà molto di stigma e di discriminazione correlati all'infezione da HIV, ad AIDS 2022, e la IAS pubblica sul Journal of the International AIDS Society (JIAS) un intero supplemento dedicato al tema, in cui tutti gli articoli sono liberamente consultabili:

Getting to the heart of stigma across the HIV continuum of care


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Dora
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Re: [AIDS 2022] Montreal e virtualmente, 29 luglio - 2 agosto

Messaggio da Dora » mercoledì 20 luglio 2022, 6:56

Dora ha scritto:
lunedì 11 luglio 2022, 16:17
Ci saranno diverse sessioni sparse durante il congresso, ma il tradizionale Workshop Towards an HIV Cure quest'anno non c'è.
Perché? Non lo so, ma in un prossimo post vedremo più nei dettagli la posizione della IAS sulla ricerca di una cura, che sarà discussa per un paio d'ore il 28 subito prima dell'inizio di AIDS 2022, e forse qualcosa inizieremo a capire.
La Terza Strategia Globale per la ricerca di una cura della International AIDS Society

La visione della International AIDS Society sulla ricerca di una cura - a che punto siamo? quali sono i principali problemi ancora aperti? quali le priorità? quali le vie più promettenti da seguire? quali i tempi da mettere in conto? - è delineata in due articoli pubblicati nel giro di un anno, uno per il World AIDS Day 2020 su Lancet HIV, l'altro in occasione dello scorso World AIDS Day su Nature Medicine.
Il primo - Multi-stakeholder consensus on a target product profile for an HIV cure - è dedicato a stabilire una sorta di consenso su quali interventi debbano essere preferibilmente perseguiti e finanziati.
Invece il secondo - Research priorities for an HIV cure: International AIDS Society Global Scientific Strategy 2021 - delinea la vera e propria strategia proposta dalla IAS per avvicinare il momento di una cura per tutti dell'infezione da HIV. Sono entrambi liberamente accessibili a tutti e aggiornano le versioni precedenti delle "linee guida secondo la IAS" per arrivare finalmente a una cura dell'infezione.

Vediamo brevemente il primo, per poi concentrarci sul secondo.

L'articolo su Lancet HIV è curato da Sharon Lewin e Steven Deeks a nome del Sunnylands 2019 Working Group, un ampio gruppo di accademici, membri della società civile, dell'industria, degli enti regolatori, riunito dalla International AIDS Society e dalla Bill & Melinda Gates Foundation scegliendo i partecipanti da molti Paesi e continenti, allo scopo di definire che cosa si intenda per cura dell'infezione da HIV, quali possano essere il profilo o i profili dei trattamenti più adeguati, e quali siano gli obiettivi minimi e massimi per ciascun tipo di cura e di trattamento.

Dopo consultazioni secondo modalità diverse, dagli incontri online alle risposte a questionari complessi, le conclusioni raggiunte sono state sintetizzate nell'articolo su Lancet HIV.
Si è anzitutto stabilito di evitare termini come cura sterilizzante o funzionale o remissione, che presentano tutti ambiguità e criticità e si è deciso di proporre tre profili di cura, che devono essere scalabili, applicabili nel tempo in tutto il mondo e a tutte le categorie di persone con infezione da HIV: terapie di combinazione, terapie genetiche ex vivo e terapie genetiche in vivo.
Chi lo desidera, trova nell'articolo tutti i dettagli. Io mi limito a riportare le tre seguenti figure e tabelle:


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Veniamo così al secondo articolo, quello che più recentemente è stato pubblicato su Nature Medicine e che verrà presentato la settimana prossima subito prima di AIDS 2022.

L'obiettivo della IAS è quello di riuscire a coordinare gli investimenti in modo che siano mirati a perseguire gli obiettivi di ricerca più promettenti e non si disperdano in una marea di piccole ricerche senza senso e senza legame le une con le altre. Questo significa che la IAS si impegna a rafforzare le collaborazioni internazionali, il coinvolgimento di scienziati giovani, di ricercatori delle università, degli enti di ricerca pubblici e dell'industria, il supporto di attivisti e comunità chiave, per assicurare che l'approccio allo sviluppo di una cura, oltre ad essere multidimensionale, porti in tempi ragionevoli a risultati concreti scalabili ed esportabili nei contesti più diversi.
Quella delineata in questo articolo è la Terza Strategia Globale della IAS e propone una sorta di roadmap dei problemi da risolvere e delle priorità che dovrebbero guidare la ricerca di una cura.
Anzitutto, la cosa più urgente è arrivare a una migliore comprensione dei reservoir, in particolare come il virus integri il proprio materiale genetico entro il genoma umano. Parallelamente, è necessario capire come meglio misurare le dimensioni dei reservoir latenti. E in terzo luogo bisogna definire e identificare tutte le fonti del rebound della viremia quando viene sospesa la cART, così come i meccanismi di espansione cellulare che ne conseguono.
È poi necessaria una migliore comprensione dei meccanismi immunologici che portano al controllo virale in assenza di cART, sia negli elite controller, sia nei post treatment controller.
Un altro aspetto su cui si deve lavorare è quello della scoperta di marker biologici che permettano di identificare in modo preciso e senza ambiguità le cellule latentemente infette. Parallelamente, servono migliori modelli animali, soprattutto quelli basati su topi umanizzati, che siano ottimizzati, standardizzati e validati.
Gli interventi di cura devono concentrarsi sia sulla distruzione dei provirus presenti nelle cellule latentemente infette, sia sul rafforzamento della reazione immunitaria una volta che il provirus sia stato forzato a uscire dalla latenza.
Le strategie per colpire il provirus si delineano a partire da tre grandi aree:
  • 1. "Poke and clear" ("svegliare e ripulire" - quello che in precedenza era noto come "shock and kill" o "kick and kill") - comprende farmaci chiamati "sostanze anti-latenza (LRA - "latency reversing agents") per risvegliare il virus che dorme nelle cellule infette. Queste cellule, una volta attivate, cominciano a produrre virus e devono essere eliminate mediante un secondo intervento.
    2. "Block and lock" ("bloccare e rinchiudere") - è una strategia che si pone all'estremo opposto dello spettro rispetto alla prima e prevede, invece di svegliare il reservoir, di spingerlo entro uno stato di quiescenza più profondo e duraturo, permanente, se possibile.
    3. "Reduce and control" ("ridurre e controllare") - è l'idea di ridurre le dimensioni del reservoir così che il sistema immunitario, parallelamente stimolato, sia in grado di mantenere il controllo della replicazione virale senza bisogno di prendere la cART per anni.
Tutti questi approcci possono utilizzare uno o più interventi, compresi sostanze anti-latenza, anticorpi neutralizzanti ad ampio spettro, vaccini terapeutici, cellule killer opportunamente addestrate, terapie cellulari o geniche.
Il tentativo di colpire il reservoir di HIV dovrà tener conto delle differenze che sappiamo esserci tra le persone con HIV, differenze basate sul genere, sulla durata dell'infezione, sul momento di inizio della cART, sul virus stesso ... Inoltre, dovrà portare allo sviluppo di farmaci anti-latenza migliori - più potenti, con meno effetti off target, con profili di sicurezza migliori.
Per valutare l'efficacia degli interventi serviranno sia marker che predicano i tempi e magari anche la consistenza del rebound virale, sia migliori test per individuare, misurare e valutare il reservoir (DNA, RNA e proteine virali, ceppi virali che circolano in popolazioni differenti). L'accuratezza, specificità e sensibilità dei test dovranno essere migliorate e gli stessi test dovranno essere usati in tutti i laboratori.

Le strategie per rinforzare e migliorare la reazione immune così da rendere il sistema immunitario capace di sostenere da solo lunghi periodi senza cART dovranno andare di pari passo con quelle per colpire il reservoir. Comprendono un ampio spettro di immunoterapie basate su vaccini e stimolatori o modulatori della reazione immune.
Anche in questo caso, serviranno dei marker per stabilire l'impatto di questi interventi.

Le terapie geniche e cellulari includono l'editing genetico mediante strumenti come CRISPR/Cas 9 o Nucleasi a Dita di Zinco (ZFN) o Endonucleasi per imitare il controllo immune naturale del virus, e terapie cellulari che usano Recettori dell'Antigene Chimera-T (CAR-T, chimeric antigen receptor), per rendere i linfociti T capaci di riconoscere ed eliminare il virus in modo più efficace. Sono tutte terapie piuttosto invasive e possono essere attuate o ex vivo, prelevando le cellule dal paziente, modificandole in laboratorio e reimmettendole poi nel corpo, oppure in vivo, usando delle nanotecnologie per trasportare le sostanze che dovranno modificare le cellule all'interno del corpo.


Questa, in sostanza, la roadmap proposta dalla IAS. È un approfondimento e un affinamento delle precedenti versioni, che si confronta con quanto avvenuto sia nella ricerca di base, sia nelle molte sperimentazioni cliniche tentate negli ultimi anni. Le tante delusioni spingono a una sempre maggiore cautela. I progressi fatti sono moltissimi, alla cura ci si arriverà, ma sarà un processo graduale e che richiederà ancora anni di studio e di ricerca.

Le figure qui sotto sintetizzano e approfondiscono quanto ho scritto.


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Re: [AIDS 2022] Montreal e virtualmente, 29 luglio - 2 agosto

Messaggio da Dora » mercoledì 27 luglio 2022, 5:26

Dora ha scritto:
lunedì 11 luglio 2022, 16:17
Late Breaker Track B (per questo abstract: The “City of Hope” Patient: prolonged HIV-1 remission without antiretrovirals (ART) after allogeneic hematopoietic stem cell transplantation (aHCT) of CCR5-Δ32/Δ32 donor cells for acute myelogenous leukemia (AML))
I dati relativi al possibile caso clinico di remissione segnalato nel primo post di questo thread saranno presentati e discussi a Montreal soltanto lunedì prossimo. In modo piuttosto irrituale, però, il caso sarà anticipato da Jana Dickter, City of Hope, durante una conferenza stampa oggi dedicata ai Scientific Highlights del congresso.
È probabilmente la notizia migliore che arriverà da AIDS 2022, quindi capisco che ci sia fretta di darla. Rimane tuttavia, a mio parere, assai poco opportuno che si offra un caso clinico importante in pasto alla stampa e all'opinione pubblica prima che la comunità scientifica abbia avuto modo di farsene un'opinione informata.

Capisco comunque che, in un contesto di notizie pesantissime, ci sia la necessità di risollevare il morale.

Notizie pesantissime - appunto - dovrebbero arrivare da In Danger, il Global AIDS Update di UNAIDS, che sarà anch'esso presentato in conferenza stampa oggi in presenza di Winnie Byanyima, Direttore di UNAIDS.

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Il report è ancora sotto embargo, ma UNAIDS stessa parla di numeri sconvolgenti:




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Re: [AIDS 2022] Montreal e virtualmente, 29 luglio - 2 agosto

Messaggio da Dora » mercoledì 27 luglio 2022, 15:45

❤️ E siamo a 4 ... ❤️

EDIT: siamo a 5, in realtà ... dimentico sempre il Düsseldorf Patient, del quale si parla poco, ma che ormai dovrebbe aver raggiunto abbastanza tempo senza cART e senza ritorno della viremia da poter essere considerato guarito (o in remissione, o quel che si vuole).

Dora ha scritto:
mercoledì 27 luglio 2022, 5:26
Dora ha scritto:
lunedì 11 luglio 2022, 16:17
Late Breaker Track B (per questo abstract: The “City of Hope” Patient: prolonged HIV-1 remission without antiretrovirals (ART) after allogeneic hematopoietic stem cell transplantation (aHCT) of CCR5-Δ32/Δ32 donor cells for acute myelogenous leukemia (AML))
I dati relativi al possibile caso clinico di remissione segnalato nel primo post di questo thread saranno presentati e discussi a Montreal soltanto lunedì prossimo. In modo piuttosto irrituale, però, il caso sarà anticipato da Jana Dickter, City of Hope, durante una conferenza stampa oggi dedicata ai Scientific Highlights del congresso.
È probabilmente la notizia migliore che arriverà da AIDS 2022, quindi capisco che ci sia fretta di darla. Rimane tuttavia, a mio parere, assai poco opportuno che si offra un caso clinico importante in pasto alla stampa e all'opinione pubblica prima che la comunità scientifica abbia avuto modo di farsene un'opinione informata.

Capisco comunque che, in un contesto di notizie pesantissime, ci sia la necessità di risollevare il morale.
Ed ecco il comunicato stampa di City of Hope sul caso clinico della quarta persona con HIV e cancro ematologico che ha raggiunto uno stato di remissione a seguito di trapianto di staminali difettive (CCR5-Δ32/Δ32), cioè resistenti a HIV.
Patient achieves HIV and blood cancer remission three decades after HIV diagnosis through stem cell transplant at City of Hope
  • . Known as the City of Hope patient, he is the fourth patient in the world and the oldest to go into long-term remission of HIV without antiretroviral therapy (ART) for over a year after receiving stem cells from a donor with a rare genetic mutation. He is now 66 years old. He was 63 when he received the transplant.

    . Among those patients, he also had HIV the longest, since 1988, before going into remission for HIV and leukemia.

    . Patient's case opens up opportunities for older patients living with HIV and a blood cancer to receive a transplant and achieve remission for both diseases if a donor with rare genetic mutation can be identified.

    . Research presented today at AIDS 2022 press conference, highlighting the latest HIV research.

    . City of Hope is a global leader in stem cell transplantation for patients with blood cancers and patients with HIV/blood cancer.
LOS ANGELES — City of Hope, one of the largest cancer research and treatment organizations in the United States, announced today that a 66-year-old man who was diagnosed with HIV in 1988 has been in remission of the virus for over 17 months after stopping antiretroviral therapy (ART) for the disease following a stem cell transplant from an unrelated donor for leukemia, according to research presented today at the AIDS 2022 press conference by Jana K. Dickter, M.D., City of Hope associate clinical professor in the Division of Infectious Diseases. He received the transplant nearly 3 1/2 years ago at City of Hope.

The man, known as the City of Hope patient, lived with HIV for over 31 years, the longest of any of the three previous patients with HIV who have gone into remission for a blood cancer and HIV. He was 63 years old when he received a transplant, the oldest patient to receive a transplant and go into remission for HIV and leukemia.

The patient received a chemotherapy-based, reduced-intensity transplant regimen prior to his transplant that was developed by City of Hope and other transplant programs for treatment of older patients with blood cancers. Reduced-intensity chemotherapy makes the transplant more tolerable for older patients and reduces the potential for transplant-related complications from the procedure.

The patient received a blood stem cell transplant at City of Hope in early 2019 for acute myelogenous leukemia from an unrelated donor who has a rare genetic mutation, homozygous CCR5 Delta 32. That mutation makes people who have it resistant to acquiring HIV. CCR5 is a receptor on CD4+ immune cells, and HIV uses that receptor to enter and attack the immune system. But the CCR5 mutation blocks that pathway, which stops HIV from replicating.

The City of Hope patient has not shown any evidence of having replicating HIV virus since the transplant. He stopped taking ART for HIV in March 2021. He might have been able to stop the therapies sooner but wanted to wait until he was vaccinated against COVID-19.


“We are proud to have played a part in helping the City of Hope patient reach remission for both HIV and leukemia. It is humbling to know that our pioneering science in bone marrow and stem cell transplants, along with our pursuit of the best precision medicine in cancer, has helped transform this patient’s life,” said Robert Stone, president and CEO of City of Hope and the Helen and Morgan Chu Chief Executive Officer Distinguished Chair. “The entire team at City of Hope is honored to make a difference every day in the lives of people with cancer, diabetes and other life-threatening diseases.”

“We were thrilled to let him know that his HIV is in remission and he no longer needs to take antiretroviral therapy that he had been on for over 30 years,” Dickter said. “He saw many of his friends die from AIDS in the early days of the disease and faced so much stigma when he was diagnosed with HIV in 1988. But now, he can celebrate this medical milestone.”

“The City of Hope patient’s case, if the right donor can be identified, may open up the opportunity for more older patients living with HIV and blood cancers to receive a stem cell transplant and go into remission for both diseases,” Dickter added.

“When I was diagnosed with HIV in 1988, like many others, I thought it was a death sentence,” the man, who wishes not to be identified, said. “I never thought I would live to see the day that I no longer have HIV. City of Hope made that possible, and I am beyond grateful.”

City of Hope is a leader in treating patients with blood cancers, as well as patients with HIV and blood cancers with transplants. City of Hope has one of the nation’s leading transplant programs and is at the forefront of using transplants to treat older adults with blood cancers. The institution has performed nearly 18,000 transplants since 1976.

City of Hope was one of the first centers in the United States to perform effective, curative autologous transplants, which use a person’s own stem cells, for patients with HIV-related lymphoma. When many centers still treated patients with low-intensity, noncurative treatment approaches, City of Hope challenged that paradigm by demonstrating that autologous transplants could be used to cure patients with HIV-related lymphomas who would otherwise die.

City of Hope further pioneered the use of gene-modified blood stem cell transplants to evaluate the use of stem cells engineered to be resistant to HIV infection. The institution was also a primary national co-leader in two National Cancer Institute-sponsored trials for autologous as well as allogeneic stem cell transplantation, which use a donor’s stem cells, for patients with HIV and blood cancers. These trials led to a change to the national standards of care on how best to manage this vulnerable patient population.

Leveraging their expertise in cellular immunotherapy, City of Hope scientists have also developed chimeric antigen receptor (CAR) T cells that can target and kill HIV-infected cells and control HIV in preclinical research. They are working to start a clinical trial using CAR T cell therapy, which has the potential to provide HIV patients with a lifelong viral suppression without ART.

“The City of Hope patient is another major advancement. It demonstrates that research and clinical care developed and led at City of Hope are changing the meaning of an HIV diagnosis for patients across the United States and the world,” said John Zaia, M.D., Ph.D., director of City of Hope’s Center for Gene Therapy, Aaron D. Miller and Edith Miller Chair for Gene Therapy and a leader in HIV research. “City of Hope remains at the forefront of clinical research that changes people’s lives for the better.”

Under the care of City of Hope hematologist Ahmed Aribi, M.D., assistant professor in the Division of Leukemia, the patient received three different therapies to get him into remission before receiving a transplant. Most patients achieve remission after one therapy. The remission is necessary because a transplant is an intensive procedure that can cause serious complications. The patient did not experience serious medical issues after transplant.

“This patient had a high risk for relapsing from AML [acute myeloid leukemia], making his remission even more remarkable and highlighting how City of Hope provides excellent care treating complicated cases of AML and other blood cancers,” Aribi said. [...]
La parte del comunicato stampa della IAS relativa al Paziente di City of Hope:

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Ultima modifica di Dora il giovedì 28 luglio 2022, 11:13, modificato 1 volta in totale.



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Re: [AIDS 2022] Montreal e virtualmente, 29 luglio - 2 agosto

Messaggio da Dora » mercoledì 27 luglio 2022, 16:27

E l'altra buona notizia annunciata ad AIDS 2022 dalla IAS è il raggiungimento di uno stato di cura funzionale (o quanto meno di post treatment control) da parte di una signora di Barcellona di 59 anni, che vive con minime tracce di virus (e in progressiva diminuzione) e senza dover pendere antiretrovirali da ormai più di 15 anni, dopo aver ricevuto un trattamento con ciclosporina durante la fase acuta dell'infezione. Questo trattamento avvenne all'interno di un trial clinico, randomizzato ma in aperto, in cui ai partecipanti, tutti in fase acuta, venivano somministrati quella che allora era una cART standard oppure la cART + ciclosporina e bassi dosaggi di IL-2. Durante il periodo previsto di sospensione della cART, i pazienti ricevevano fattore di crescita (Granulocyte-Macrophage Colony-Stimulating Factor) e interferone a2b. Alla signora di Barcellona è andata bene, agli altri 21 partecipanti non so che cosa sia successo.
Richard Jefferys ricorda che nel 2009 Giuseppe Pantaleo presentò il Paziente di Losanna, trattato appunto con ciclosporina. Di lui si sono però perse le tracce.

Un aspetto che rende il caso clinico spagnolo particolarmente interessante è la caratterizzazione delle cellule della risposta immune presumibilmente responsabili dello stato di Post Treatment Control della donna: si tratta di cellule NK (natural killer) con caratteristiche di cellule memoria e di linfociti T ϒδ, un sottinsieme di CD8 citotossici che in tempi recenti stanno ricevendo particolare attenzione dai ricercatori.

Questo il comunicato stampa della IAS. Segue, con qualche dettaglio in più, la citazione dal documento di Word dell'Hospital Clínic-IDIBAPS linkato alla fine dell'annuncio [EDIT: e questo è il comunicato ufficiale spagnolo: A unique case of a functional cure of the HIV virus.]

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A unique case of a functional cure of the HIV virus
  • • This latest case of functional cure sheds new light on the mechanisms through which certain people are able to control the virus after receiving antiretroviral therapy.

    • Researchers from Hospital Clínic-IDIBAPS, Universitat de Barcelona, CIBERINFEC, Hospital Germans Trias i Pujol, and the Carlos III Institute of Health took part in the follow-up of the case and the study of the mechanisms.
Barcelona, 27 July 2022 (Information embargoed until 27 July at 16:00). Hospital Clínic-IDIBAPS presents an exceptional case of a functional cure of AIDS at the 2022 International AIDS Conference. A female patient, after suppression of antiretroviral therapy, has absolute control of the replication of HIV, maintained for more than 15 years, with an undetectable viral load and without taking medication to combat the virus.
The communication at the conference was led by Núria Climent, a researcher from the IDIBAPS group AIDS and HIV infection, led by Josep Mallolas; Josep M. Miró, specialist in infectious diseases at Hospital Clínic, head of the IDIBAPS group and chair of medicine at Universitat de Barcelona; Juan Abrosioni, physician at the Hospital Clínic HIV Unit and researcher with the IDIBAPS AIDS and HIV Infection group; and Sonsoles Sánchez-Palomino, researcher with the same group. All of them are researchers of the Infectious Diseases CIBER (CIBERINFEC).
[...]
A unique case: 15 years with absolute control over replication of the virus

The study presented at the 2022 AIDS Conference describes the immune mechanisms of a female post-treatment controller that confer complete control of HIV replication over more than 15 years. The patient was diagnosed in the acute phase of HIV infection and was enrolled in a clinical trial with antiretroviral treatment for 9 months and different immune-modulating interventions with ciclosporin A, an immunosuppressant agent. “The patient did not have genetic factors associated with control of HIV, she was not an elite controller of the disease, and furthermore, she presented severe acute-phase infection, something that is uncommon in post-treatment controllers", said Josep M. Miró.
Furthermore, it has been shown that the patient is not infected with defective viruses, i.e., her virus was viable because it was possible to isolate it and culture it in the laboratory. “Over these years, we have found a pronounced and gradual drop in the number of viruses in the reservoir, which suggests control by the immune response", explained Sonsoles Sánchez-Palomino.
The researchers saw that the patient’s blood cells were highly resistant to infection by the HIV virus in in vitro cultures, but her purified CD4+ T cells were susceptible to infection to HIV. This suggests that other populations of blood cells were blocking the infection and may contribute to controlling the HIV.
Using a viral inhibition assay, the study has demonstrated the existence of a strong HIV inhibition promoted by two types of lymphocytes: natural killer cells, which form part of the innate immune system and constitute the first line of defence against different pathogens, and CD8+ T cells, which play a key role in the cell’s defence against viruses and bacteria. “The major novelty of the study is that we have characterized the cells that achieve control of the virus”, said Núria Climent.
In fact, these cells are responsible for what we call innate responses and correspond to memory-like NK (natural killer) cells and ϒδ cytotoxic T cells, so called because they are responsible for eliminating other cells. “The patient has very high levels of both of the cells that could block the virus or destroy the infected cells, thus achieving functional care", said Núria Climent. “The functional cure of HIV is a much more realistic goal at a larger scale than a sterilizing cure, which is why it is so important to understand the underlying mechanisms”, added Juan Ambrosioni.
“The presented case is exceptional, not just because there are so few people with long-term post-treatment control but also because of the HIV-control mechanism, which is different than that described in elite controllers and other cases documented to date", explained Josep Mallolas, co-author of the communication, head of the Hospital Clínic HIV unit, of the IDIBAPS AIDS and HIV Infection group, and chair of the Department of Medicine at UB.
This case of a functional cure opens the door to developing new potential treatment strategies for increasing the activity of the cells involved in the patient’s innate response to the virus.
The following people also took part in the communication at the conference: José Alcamí, Monserrat Plana, Tania González, and Cristina Xufré, of the Hospital Clínic-IDIBAPS group and CIBERINFEC; and Roger Paredes, Marc Noguera and Maria Casadellà, of Hospital Germans Trias i Pujol-IrsiCaixa.

For more information:
Hospital Clínic - Department of Communication
Tel. 93 227 57 00 (prems[AT]clinic.cat)



Dora
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Re: [AIDS 2022] Montreal e virtualmente, 29 luglio - 2 agosto

Messaggio da Dora » giovedì 28 luglio 2022, 5:39

Dora ha scritto:
mercoledì 27 luglio 2022, 5:26
Notizie pesantissime - appunto - dovrebbero arrivare da In Danger, il Global AIDS Update di UNAIDS, che sarà anch'esso presentato in conferenza stampa oggi in presenza di Winnie Byanyima, Direttore di UNAIDS.
[...]

Il report è ancora sotto embargo, ma UNAIDS stessa parla di numeri sconvolgenti:

Non era un'operazione di clickbait, il report di UNAIDS è davvero un grido di allarme per la regressione che la pandemia da Covid, la guerra della Russia in Ucraina, la fame e in generale la pessima situazione in cui versa il nostro mondo ha innescato nella lotta contro l'AIDS, che rischia di tornare indietro di anni e anni, perdendo tutto quanto di buono è stato fatto nell'ultimo decennio.

Questo il comunicato stampa:

Millions of lives at risk as progress against AIDS falters

Questo il Global AIDS Update:

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Solo qualche figura dall'Executive Summary:

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E questa la conferenza stampa di UNAIDS a Montreal ieri sera:

https://www.youtube.com/watch?v=NNe7_bQQ22k&t=2s



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Re: [AIDS 2022] Montreal e virtualmente, 29 luglio - 2 agosto

Messaggio da giovane888 » giovedì 28 luglio 2022, 17:25

Che scrivano "in pericolo" in piena pagina è allarmistico e realistico, anche se ben prima della pandemia si era ben lontani dal raggiungimento del target previsto. Si prevedevano meno di 500 mila infezioni ogni anno, sono un milione e mezzo.

Quindi il problema non è di oggi, ma: o gli obiettivi erano troppo ambiziosi quindi erano utopistici oppure si è fatto molto di meno di quanto richiesto.

Quindi io lo metto nero su bianco, l'hashtag #endaidsby2030 è pura utopia (anche perchè nella stessa dichiarazione questa "fine" è sempre relativa a comunque 200 mila infezioni all'anno, ovvero 600 al giorno).

Già nel 2018 si preannunciava un clamoroso fallimento per il 2020, e non di poco, per il 2030, sarà fallimentare anche questo.
https://www.science.org/content/article ... in%20check.

Se da una parte porsi obbiettivi ambiziosi è cosa buona è giusta, perchè se fallisci, come in questo caso, hai comunque ottenuto risultati importanti, dall'altro sono un disastro perchè creano false illusioni, obiettivi irraggiungibili, dinamiche che non è possibile controllare come quelle umane, fondi che non ci sono o non bastano (essendo sempre più persone da mantenere), difficoltà enorme di rendere decine di milioni di non rilevabili per tutta la vita (essendo esse stesse parte dell'aumento dell'aumento delle infezioni e dei virus sempre più resistenti, come il mio caso)


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Per tornare a notizie buone sono interessanti alcune dichiarazioni e domande in merito:



il test per hiv sotto un dollaro:
https://www.devex.com/news/price-of-hiv ... o-1-103729
E la mia domanda sul perchè non si fanno screening di massa, screening quando si va in ospedale per altre malattie o per altri test la possibilità di mettere una stringa per permettere questa analisi. Il rapporto costo-benefici è non paragonabile.

Quanto ha inciso il fatto che questa persona abbia assunto per decenni la terapia antiretrovirale nel serbatoio virale? E se avesse avuto virus con porta d'ingresso cxcr4 tropici, ovvero l'altra porta d'ingresso dell'hiv, sarebbe avvenuta la stessa cosa?
https://www.cityofhope.org/hiv-patient- ... ty-of-hope

Ottima notizia anche il fatto che essendo anziano e pesantemente pre-trattato, e penso anche con altre patologie concomitanti, abbia ricevuto una terapia meno invasiva e più leggera, rispetto alle altre, quindi meno tossica.

Viene anche indicato che questa terapia, sia diversa anche come risultato finale rispetto ad un elite controller, dove il suo corpo deve continuamente lottare per mantenere soppresso il virus e quindi ci sia meno infiammazione. Confermi?

Questi risultati possono aumentare le capacità di spesa o di investimento verso terapie più promettenti come le cellule car-t in special modo verso un'analisi di maggiore efficacia e minore tossicità e quindi una probabile e futura scalabilità.

Alimentano il fatto che una cura funzionale sia sempre più fattibile e meno ipotetica su una pletora di persone maggiore, con strumenti sempre meno tossici e si spera con decine di persone che diverranno curate funzionalmente nei prossimi anni tramite terapie come queste.

La paziente di barcellona è un caso anomalo, quanto la ciclosporina è deputata alla soluzione? E perchè no gli altri 21? Quali sono i meccanismi maschili e femminili che differenziano la risposta immune. Immagino siano le prossime domande a cui rispondere.


Spero che queste prove di concetto permettano di categorizzare, misurare e capire meglio e quindi velocizzare la compresione dei meccanismi di silenziamento/eliminazione del virus, la sua minore tossicità, la futura scalabilità ed effciacia ad altre decine di persone e così via.

Un po' come la strada promettente degli anticorpi ampiamente neutralizzanti in cui si stà cercando di riprodurre gli stessi dei controllori dell'elitè.
Ogni caso come questo è un grande beneficio per la comunità oltre che per lui stesso, che dopo 30 anni di terapia e aver visto tutti i suoi amici morire, può, almeno per il momento, dire di aver silenziato il virus.



uffa2
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Re: [AIDS 2022] Montreal e virtualmente, 29 luglio - 2 agosto

Messaggio da uffa2 » giovedì 28 luglio 2022, 20:18

giovane888 ha scritto:
giovedì 28 luglio 2022, 17:25
il test per hiv sotto un dollaro:
https://www.devex.com/news/price-of-hiv ... o-1-103729
E la mia domanda sul perchè non si fanno screening di massa, screening quando si va in ospedale per altre malattie o per altri test la possibilità di mettere una stringa per permettere questa analisi. Il rapporto costo-benefici è non paragonabile.
siamo sulla stessa lunghezza d'onda perché è una vecchia proposta su queste pagine: entri in ospedale? ti propongo una batteria di test sulle malattie trasmissibili, con l'obiettivo di mettere in trattamento chiunque possa essere trattato, ridurre le diagnosi tardive e svuotare i bacini di contagio.
Ahimè quella della medicina preventiva è un'idea troppo brillante perché trovi albergo nelle testoline dei nostri assessori alla sanità... se pensi solo a quanto si potrebbe fare estendendo la vaccinazione per HPV, e invece non si fa...


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Re: [AIDS 2022] Montreal e virtualmente, 29 luglio - 2 agosto

Messaggio da Dora » venerdì 29 luglio 2022, 6:00

giovane888 ha scritto:
giovedì 28 luglio 2022, 17:25
Quanto ha inciso il fatto che questa persona abbia assunto per decenni la terapia antiretrovirale nel serbatoio virale? E se avesse avuto virus con porta d'ingresso cxcr4 tropici, ovvero l'altra porta d'ingresso dell'hiv, sarebbe avvenuta la stessa cosa?
Il Berlin Patient aveva anche del virus X4 (è il virus che è tropico, cioè "si dirige verso", non i CD4 che esprimono uno o l'altro recettore, le "porte d'ingresso", verso i quali il virus "si dirige") e gli è andata bene in un modo che ad oggi resta poco spiegato. Del City of Hope Patient non so che dire, perché - come ho fatto osservare l'altro giorno - al congresso è stata lanciata una pietra nello stagno senza dare modo a chi riceve la notizia di capirla davvero. Quando renderanno pubblici i dati relativi a questo paziente (lunedì), sarà possibile dire qualcosa di più.
Ottima notizia anche il fatto che essendo anziano e pesantemente pre-trattato, e penso anche con altre patologie concomitanti, abbia ricevuto una terapia meno invasiva e più leggera, rispetto alle altre, quindi meno tossica.
Aveva una leucemia mieloide acuta refrattaria alla chemioterapia e quello era un mostro davvero molto più cattivo da affrontare rispetto a un HIV trentennale tenuto sotto controllo dalla cART. Il fatto che fosse "anziano" rendeva impossibile usare lo stesso approccio aggressivo che si usa con i più giovani. Ora è vero, un approccio aggressivo è più tossico di uno più morbido, ma più efficace e dà maggiori probabilità di riuscita del trapianto, quindi questo signore è stato fortunato. Nel caso di questi tumori ematologici, il livello di accettabilità delle tossicità dei farmaci non è minimamente paragonabile a quello di altre terapie, tipo la cART. Non c'è proprio storia: se le chemio- e le radio-terapie che si fanno per preparare al trapianto non fanno quello che devono distruggendo il sistema immunitario residuo del ricevente le staminali, il trapianto fallisce e il ricevente muore. Quindi, alla fine, un trapianto più leggero rischia di non essere il buon affare che si pensa se si ragiona solo in termini di minori tossicità.
Viene anche indicato che questa terapia, sia diversa anche come risultato finale rispetto ad un elite controller, dove il suo corpo deve continuamente lottare per mantenere soppresso il virus e quindi ci sia meno infiammazione. Confermi?
Dipende da quanto efficacemente sono stati distrutti i reservoir di HIV. Se qualcosa è rimasto, è possibile che sia controllato dal sistema immunitario, ma a prezzo di attivazione immunitaria e infiammazione, similmente a quanto accade negli elite.
Quando renderanno pubblici i dati, se ne potrà parlare con maggior cognizione.
Aggiungiamo anche la considerazione che un anno e mezzo senza cART è poco tempo per fare previsioni sul futuro di quest'uomo.

La paziente di barcellona è un caso anomalo, quanto la ciclosporina è deputata alla soluzione? E perchè no gli altri 21?
Bravo, hai centrato il punto che a me lascia più perplessa. Trovo strano e mi piace davvero poco che dopo 15 anni si parli di questa donna senza aver pubblicato uno straccio di resoconto di quanto accaduto al resto dei suoi compagni di avventura. Direi che il tempo per farlo c'era ...
Ma anche qui, aspettiamo di vedere la presentazione al congresso, se si daranno delle spiegazioni solide sul perché a lei è andata così e agli altri no, se la caratterizzazione delle NK e di CD8 ϒδ è convincente e davvero apre qualche strada per chi ha NK e ϒδ meno numerosi ed efficaci, se davvero IL-2 e ciclosporina hanno un legame con questa vicenda, o se rimarrà uno dei tanti freaks che costellano la storia di questa infezione.



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