[CROI 2012] Migliorare l'INTESTINO: PROBIOTICI, IL-7, cART

Le principali novità dai congressi riguardanti la malattia da HIV (CROI, IAS/IAC, ICAAC...) e i nostri commenti.
miki
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Re: [CROI 2012] Migliorare l'INTESTINO: PROBIOTICI, IL-7, cART

Messaggio da miki » mercoledì 3 maggio 2017, 20:53

Adesso però forse è il tuo riferimento che non c'entra col mio...
Ma non importa. Ognuno può vedere le cose come meglio crede... io la pm la uso per fare pane pizze focacce panettoni e colombe. Non per ripopolare l'intestino anche perché è cotta quando raggiunge intestino. Ciò non toglie che sia composta da lattobacilli (fermentazione lattica) e da saccaromiceti (fermentazione acetico alcolica) e non mi pare si ottengano grandi risultati essiccando e o liofilizzando, tant'è che quella che trovi nella produzione a larga scala venduta come "pasta madre" o "lievito naturale" contiene comunque una parte di lievito di birra (chimico non più estratto dalla birra)
Ma credo stiamo andando OT quindi forse meglio chiudere qui?
Abbraccio.
Miki



Dora
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Re: [CROI 2012] Migliorare l'INTESTINO: PROBIOTICI, IL-7, cART

Messaggio da Dora » venerdì 5 maggio 2017, 17:42

miki ha scritto:Dora, GRAZIE a TE!
Come probabilmente sai, anni fa anche io facevo molta ricerca sull'Argomento. E pubblicavo diverse new. Ma come probabilmente hai saputo, un problema di salute mi ha impedito di procedere. Il tuo lavoro, che costantemente illumina, e' molto gradito. Ovviamente ha grossi costi per te, so cosa vuol dire, studiare, documentarsi, evitare di cadere nella ridondanza delle informazioni e delle ricerche. E so quanto possa essere estenuante. Per questo, vorrei aggregarmi anche io, al coro che ti da il grazie, per la tua continua costanza.
CONTINUA COSI', per quanto possibile! Senza ovviamente tralasciare, "TE STESSA", ovvio.
Un abbraccio!
Miki
Che belle parole. Ti ringrazio tanto e sono felice che il tuo problema di salute ora sia superato e tu sia tornato a scrivere.

Ho fatto una rapida ricerca: in ClinicalTrials.gov ci sono tre protocolli, ma nulla che abbia a che fare con HIV/AIDS.
In PubMed, se cerchi "kefir + HIV" o "kefir + AIDS" non trovi nulla, quindi tenderei ad escludere siano mai stati fatti trial clinici come quello sul probiotico fatto dalla Sapienza di cui parlavamo l'altro giorno.
Se invece cerchi "kefir" da solo trovi ben 480 risultati, restringendo alle review ne trovi 24, di cui alcune molto recenti.
In particolare, questa è uscita su Nutrition Research Reviews, che è una rivista che non conosco, come in genere conosco poco l'argomento, ma spero che l'università di Cambridge possa fungere da garante della sua serietà (tutto quel che ha a che fare con l'alimentazione è così tanto gravato da sovraesposizione mediatica, da rendermi diffidente a priori): Milk kefir: nutritional, microbiological and health benefits. È a pagamento, ma si può trovare un PDF qui.

Non posso invece garantire sulla serietà di quest'altra review, perché è uscita su una rivista dell'editore predone Frontiers, con cui ho avuto pessime esperienze e che purtroppo continua ad essere indicizzato in PubMed: The Microbiota and Health Promoting Characteristics of the Fermented Beverage Kefir.

Nel weekend proverò a vedere la prima che ho citato. Poi, in caso, preparo un post.



miki
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Re: [CROI 2012] Migliorare l'INTESTINO: PROBIOTICI, IL-7, cART

Messaggio da miki » venerdì 5 maggio 2017, 17:50

Grazie Dora!!

Purtroppo io avevo lasciato perdere le ricerche affinate, proprio per il motivo che hai menzionato tu... troppo "junk food" sull'argomento.
Che alla fine, appunto, fa passare l'entusiasmo e la voglia di continuare a ricercare...

Un abbraccio e BUON WEEKEND!
Miki



Dora
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Re: [CROI 2012] Migliorare l'INTESTINO: PROBIOTICI, IL-7, cART

Messaggio da Dora » venerdì 26 maggio 2017, 5:54

Dora ha scritto:Ho fatto una rapida ricerca: in ClinicalTrials.gov ci sono tre protocolli, ma nulla che abbia a che fare con HIV/AIDS.
In PubMed, se cerchi "kefir + HIV" o "kefir + AIDS" non trovi nulla, quindi tenderei ad escludere siano mai stati fatti trial clinici come quello sul probiotico fatto dalla Sapienza di cui parlavamo l'altro giorno.
Se invece cerchi "kefir" da solo trovi ben 480 risultati, restringendo alle review ne trovi 24, di cui alcune molto recenti.
In particolare, questa è uscita su Nutrition Research Reviews, che è una rivista che non conosco, come in genere conosco poco l'argomento, ma spero che l'università di Cambridge possa fungere da garante della sua serietà (tutto quel che ha a che fare con l'alimentazione è così tanto gravato da sovraesposizione mediatica, da rendermi diffidente a priori): Milk kefir: nutritional, microbiological and health benefits. È a pagamento, ma si può trovare un PDF qui.

Non posso invece garantire sulla serietà di quest'altra review, perché è uscita su una rivista dell'editore predone Frontiers, con cui ho avuto pessime esperienze e che purtroppo continua ad essere indicizzato in PubMed: The Microbiota and Health Promoting Characteristics of the Fermented Beverage Kefir.

Nel weekend proverò a vedere la prima che ho citato. Poi, in caso, preparo un post.
Alla fine il post sul kefir ho deciso di non scriverlo, perché nella review di Rosa et al sulle Nutrition Research Reviews si ripete più e più volte che, mentre ci sono tanti studi in vitro o su modelli animali che sembrano testimoniare che il kefir ha diversi effetti positivi, gli studi sull'uomo sono a dir poco lacunosi e di trial clinici fatti in modo decoroso non ce ne sono, men che meno su popolazioni di persone con HIV.
Allo stato dei fatti, quindi, direi che chi ha l'HIV e prende il kefir pensando di avere dei benefici di qualsiasi genere, lo fa soltanto perché qualche amico gli ha detto che fa bene, o l'ha letto da qualche parte, o il kefir gli piace.
Questo non significa che il kefir faccia male o che non dia dei benefici. Significa solo che per adesso la scienza non può dire nulla.



Dora
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Re: [CROI 2012] Migliorare l'INTESTINO: PROBIOTICI, IL-7, cART

Messaggio da Dora » venerdì 26 maggio 2017, 5:55

Ora vorrei tornare ai probiotici e al lavoro della Sapienza di cui ho scritto il 3 maggio scorso.
Dora ha scritto:Immagine


Sicurezza, tollerabilità ed efficacia della somministrazione per 6 mesi del probiotico Vivomixx® (VSL#3) insieme alla ART in persone con infezione da HIV


L'articolo di d'Ettorre e colleghi della Sapienza ci ha messo esattamente un anno ad uscire, ma ora può essere letto nel Journal of Immunity, Inflammation and Disease: Probiotic supplementation promotes a reduction in T-cell activation, an increase in Th17 frequencies, and a recovery of intestinal epithelium integrity and mitochondrial morphology in ART-treated HIV-1-positive patients.

Vi si riferiscono i risultati di un sotto-studio su sole 10 persone all'interno dello studio longitudinale, non randomizzato e su un singolo gruppo di pazienti intitolato Effects of VSL#3 on Neuro-cognitive Profile of HIV Patients.

I risultati di questo piccolo studio pilota sulla capacità di questo specifico integratore probiotico di diminuire l'attivazione e migliorare lo stato della barriera epiteliale dell'intestino in persone con HIV e in terapia antiretrovirale sono incoraggianti, anche se i ricercatori stessi sono molto attenti a contestualizzarli e a segnalarne i limiti.

Vediamo anzitutto in breve il razionale della sperimentazione e poi i risultati.
L'idea era che l'integrazione della dieta con questo specifico probiotico potesse migliorare la funzionalità della barriera intestinale, il cui danno durante l'infezione da HIV è ben noto e contribuisce allo stato di iperattivazione immunitaria anche in persone con viremia ben controllata dalla ART.
In generale, si ritiene che i batteri "buoni" contenuti nei probiotici possano competere e vincere contro quelli "cattivi" che sono presenti nell'intestino e danneggiano la funzionalità della barriera epiteliale, trasmigrando nel resto dell'organismo e contribuendo allo stato infiammatorio generalizzato. Però i risultati delle sperimentazioni cliniche finora sono stati poco conclusivi e nettamente migliori per le scimmie che per gli uomini e anche questo è chiaramente sottolineato dai ricercatori della Sapienza:

  • La maggior parte di quel che sappiamo dei possibili benefici offerti alle persone HIV-positive dall'integrazione della dieta con probiotici viene da modelli animali di malattie con lentivirus o dalla valutazione degli effetti sistemici dei probiotici e solo pochi studi si sono concentrati nell'analisi del microbiota intestinale, dell'anatomia gastrointestinale, della fisiologia e dei potenziali effetti della somministrazione di probiotici a pazienti con HIV. Anche se i soggetti in ART potrebbero avere benefici dalla integrazione con probiotici, queste persone potrebbero anche essere a rischio di reazioni avverse inattese, ad esempio la sepsi, e la comprensione limitata dei meccanismi di azione dei probiotici costituisce un grave problema nelle predizioni sulla sicurezza dei probiotici.


In questo studio è stato dunque somministrato il probiotico Vivomixx® (negli Stati Uniti Visbiome®) per due volte al giorno per 6 mesi a persone con infezione cronica da HIV, viremia stabilmente sotto le 37 copie/mL e CD4 superiori alle 400 cellule/mm3, senza allergie o intolleranze al Vivomixx, che non avevano usato probiotici o antibiotici nelle tre settimane prima dello studio, che non si drogavano, non avevano problemi infiammatori intestinali né diarrea, né soffrivano di cancro o erano in gravidanza.

Vivomixx è un probiotico che contiene un'alta concentrazione di diversi ceppi di batteri liofilizzati (Lactobacillus plantarum DSM24730, Streptococcus thermophilus DSM24731, Bifidobacterium breve DSM24732, L. paracasei DSM24733, L.delbrueckii subsp. bulgaricus DSM24734, L. acidophilus DSM 24735, B. longum DSM24736, B. infantis DSM24737) e che è già stato ampiamente usato in patologie caratterizzate da ulcerazioni della mucosa.

Quel che si è visto in questo studio sono stati

  • - un miglioramento dell'immunità del tratto gastrointestinale,
    - un miglioramento dell'integrità della barriera intestinale,
    - una conseguente riduzione dell'infiammazione e
    - una certa ripresa dei CD4, in particolare:
    • - un aumento della frequenza dei linfociti Th17 e
      - una forte diminuzione del livello di attivazione dei linfociti T, sia nel sangue, sia nei tessuti linfatici dell'intestino.


A ciò si devono aggiungere

  • - dei miglioramenti nei tessuti dell'epitelio intestinale (valutati tramite biopsie in diversi punti del tratto intestinale).


Il tutto senza effetti avversi segnalati.

Questi risultati indicano che questo specifico probiotico ha avuto un impatto positivo sull'attivazione immunitaria sistemica delle persone che hanno partecipato allo studio e forniscono una buona base per futuri trial clinici fatti secondo i crismi della razionalità scientifica: più estesi, randomizzati e in doppio cieco, con follow-up molto più lungo, che siano capaci di caratterizzare i meccanismi dell'azione dei probiotici sia sulla immunità della mucosa, sia sull'immunità sistemica, sulla fisiologia dell'intestino e anche sui reservoir di HIV. In sostanza, studi capaci di dirci se gli interventi con i probiotici hanno una vera rilevanza clinica, se riescono ad influenzare positivamente la prognosi delle persone con HIV in terapia antiretrovirale e se i loro effetti sono duraturi.

Molto onesta la conclusione dello studio e, per chi ha consuetudine con i ciarlatani che spacciano gli yoghurt magici buoni contro tutte le malattie, anche una bella conferma che ci sono in Italia gruppi di ricerca che studiano con serietà le questioni connesse al microbioma, che di questi tempi soffrono di una spaventosa sovraesposizione mediatica:

  • Al tempo stesso, si deve sottolineare il fatto che i probiotici in genere sono composti di un genere (ed es. Streptococcus), una specie (ad es. thermophilus) e un ceppo (ad es. DSM24731); mentre il genere e la specie ci dicono poco delle sue proprietà, è il ceppo del probiotico a determinare l'efficacia del prodotto e dunque i risultati che vi si associano. Di conseguenza, bisogna tenere a mente che i risultati del nostro studio pilota non dovrebbero essere tradotti o generalizzati ad altre formulazioni probiotiche, diverse per numero di batteri vivi/morti, tipo di ceppo, o processo di fabbricazione, specialmente quando la popolazione target è a rischio, come sono i soggetti in ART.


Che dire? Bravi! I vari ciarlatani dello yoghurt non potranno usare il vostro onesto lavoro per il loro disonesto sfruttamento della fragilità dei malati.
A pagina 6 del n.78 di Delta, la newsletter di Nadir, insieme alla promessa di parlare nel prossimo numero del lavoro della Sapienza di cui abbiamo parlato qualche settimana fa, c'è un breve articoletto in cui Eugenio Cavallari e Gabriella d'Ettorre parlano succintamente di probiotici ed equilibrio intestinale, offrendo anche una bella bibliografia.

I due autori ricordano come "l’uso sperimentale dei probiotici nei soggetti con HIV, in aggiunta alla cART tradizionale, si [sia] dimostrato, ad oggi, sicuro e in grado di apportare benefici alla salute dei pazienti. Gli effetti avversi principali legati all’assunzione di probiotici sono il gonfiore addominale e in alcuni casi la flatulenza. Di contro, con il loro utilizzo è stato ottenuto un miglioramento dell’anatomia della mucosa intestinale e una riduzione dell’infiammazione locale; inoltre, con alcuni probiotici, si è osservata una riduzione della traslocazione microbica e una riduzione dell’infiammazione residua. Anche il metabolismo del triptofano e i livelli di neuroinfiammazione hanno tratto giovamento dal riequilibrio della flora batterica intestinale."

E concludono con una lezioncina di metodo scientifico che ogni ragazzino delle scuole medie dovrebbe conoscere, mentre Marco Ruggiero invece no:
  • Immagine



Dora
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Re: [CROI 2012] Migliorare l'INTESTINO: PROBIOTICI, IL-7, cART

Messaggio da Dora » venerdì 28 luglio 2017, 6:05

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IAS 2017 - SE IL PROBLEMA È LA DIARREA, CROFELEMER (Mytesi®) FUNZIONA

Sono stati presentati a Parigi i risultati di un'analisi supplementare a lungo termine del trial ADVENT, grazie al quale la società californiana Napo Pharmaceuticals ha ottenuto, nell'ottobre dell'anno scorso, l'approvazione dell'FDA per la messa in commercio di crofelemer (Mytesi®), l'unico farmaco ad oggi disponibile per persone con HIV con diarrea cronica (con approssimativamente 20 episodi al mese, cioè circa 3 al giorno).

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Sicurezza ed efficacia erano già state stabilite. I dati portati adesso servono ad avere una migliore comprensione dell'efficacia sul lungo periodo e si basano su un'estensione dello studio a un totale di 274 pazienti (137 nel ramo del farmaco - 125 md 2 volte al giorno per 4 settimane; 138 in quello del placebo). I partecipanti avevano sofferto di diarrea per una media di 6 anni e il 59% di loro aveva già fatto uso di farmaci anti-diarroici.

E direi che l'obiettivo è stato raggiunto: più del 75% dei partecipanti ha beneficiato di una riduzione di almeno il 50% degli episodi di diarrea, mentre in più della metà dei pazienti si è avuta una completa risoluzione del problema a 24 settimane.
Inoltre, non si sono viste differenze significative fra chi prendeva un regime antiretrovirale a base di inibitori della proteasi e chi no, o in base alle cause della diarrea.

Conclusione del lavoro: dal momento che si stima che circa il 20% delle persone con HIV soffra di diarrea, nel contesto dell'attuale prevalenza di HIV nel mondo (36 milioni di persone), oltre 7 milioni di persone potrebbero beneficiare dell'efficacia di questo farmaco.


Poster: Long-Term Crofelemer Provides Clinically Relevant Reductions in HIV-Related Diarrhea

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Rob_Rob
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Re: [CROI 2012] Migliorare l'INTESTINO: PROBIOTICI, IL-7, cART

Messaggio da Rob_Rob » sabato 29 luglio 2017, 17:22

Dora ha scritto:Ora vorrei tornare ai probiotici e al lavoro della Sapienza di cui ho scritto il 3 maggio scorso.
Dora ha scritto:Immagine


Sicurezza, tollerabilità ed efficacia della somministrazione per 6 mesi del probiotico Vivomixx® (VSL#3) insieme alla ART in persone con infezione da HIV


L'articolo di d'Ettorre e colleghi della Sapienza ci ha messo esattamente un anno ad uscire, ma ora può essere letto nel Journal of Immunity, Inflammation and Disease: Probiotic supplementation promotes a reduction in T-cell activation, an increase in Th17 frequencies, and a recovery of intestinal epithelium integrity and mitochondrial morphology in ART-treated HIV-1-positive patients.

Vi si riferiscono i risultati di un sotto-studio su sole 10 persone all'interno dello studio longitudinale, non randomizzato e su un singolo gruppo di pazienti intitolato Effects of VSL#3 on Neuro-cognitive Profile of HIV Patients.

I risultati di questo piccolo studio pilota sulla capacità di questo specifico integratore probiotico di diminuire l'attivazione e migliorare lo stato della barriera epiteliale dell'intestino in persone con HIV e in terapia antiretrovirale sono incoraggianti, anche se i ricercatori stessi sono molto attenti a contestualizzarli e a segnalarne i limiti.

Vediamo anzitutto in breve il razionale della sperimentazione e poi i risultati.
L'idea era che l'integrazione della dieta con questo specifico probiotico potesse migliorare la funzionalità della barriera intestinale, il cui danno durante l'infezione da HIV è ben noto e contribuisce allo stato di iperattivazione immunitaria anche in persone con viremia ben controllata dalla ART.
In generale, si ritiene che i batteri "buoni" contenuti nei probiotici possano competere e vincere contro quelli "cattivi" che sono presenti nell'intestino e danneggiano la funzionalità della barriera epiteliale, trasmigrando nel resto dell'organismo e contribuendo allo stato infiammatorio generalizzato. Però i risultati delle sperimentazioni cliniche finora sono stati poco conclusivi e nettamente migliori per le scimmie che per gli uomini e anche questo è chiaramente sottolineato dai ricercatori della Sapienza:

  • La maggior parte di quel che sappiamo dei possibili benefici offerti alle persone HIV-positive dall'integrazione della dieta con probiotici viene da modelli animali di malattie con lentivirus o dalla valutazione degli effetti sistemici dei probiotici e solo pochi studi si sono concentrati nell'analisi del microbiota intestinale, dell'anatomia gastrointestinale, della fisiologia e dei potenziali effetti della somministrazione di probiotici a pazienti con HIV. Anche se i soggetti in ART potrebbero avere benefici dalla integrazione con probiotici, queste persone potrebbero anche essere a rischio di reazioni avverse inattese, ad esempio la sepsi, e la comprensione limitata dei meccanismi di azione dei probiotici costituisce un grave problema nelle predizioni sulla sicurezza dei probiotici.


In questo studio è stato dunque somministrato il probiotico Vivomixx® (negli Stati Uniti Visbiome®) per due volte al giorno per 6 mesi a persone con infezione cronica da HIV, viremia stabilmente sotto le 37 copie/mL e CD4 superiori alle 400 cellule/mm3, senza allergie o intolleranze al Vivomixx, che non avevano usato probiotici o antibiotici nelle tre settimane prima dello studio, che non si drogavano, non avevano problemi infiammatori intestinali né diarrea, né soffrivano di cancro o erano in gravidanza.

Vivomixx è un probiotico che contiene un'alta concentrazione di diversi ceppi di batteri liofilizzati (Lactobacillus plantarum DSM24730, Streptococcus thermophilus DSM24731, Bifidobacterium breve DSM24732, L. paracasei DSM24733, L.delbrueckii subsp. bulgaricus DSM24734, L. acidophilus DSM 24735, B. longum DSM24736, B. infantis DSM24737) e che è già stato ampiamente usato in patologie caratterizzate da ulcerazioni della mucosa.

Quel che si è visto in questo studio sono stati

  • - un miglioramento dell'immunità del tratto gastrointestinale,
    - un miglioramento dell'integrità della barriera intestinale,
    - una conseguente riduzione dell'infiammazione e
    - una certa ripresa dei CD4, in particolare:
    • - un aumento della frequenza dei linfociti Th17 e
      - una forte diminuzione del livello di attivazione dei linfociti T, sia nel sangue, sia nei tessuti linfatici dell'intestino.


A ciò si devono aggiungere

  • - dei miglioramenti nei tessuti dell'epitelio intestinale (valutati tramite biopsie in diversi punti del tratto intestinale).


Il tutto senza effetti avversi segnalati.

Questi risultati indicano che questo specifico probiotico ha avuto un impatto positivo sull'attivazione immunitaria sistemica delle persone che hanno partecipato allo studio e forniscono una buona base per futuri trial clinici fatti secondo i crismi della razionalità scientifica: più estesi, randomizzati e in doppio cieco, con follow-up molto più lungo, che siano capaci di caratterizzare i meccanismi dell'azione dei probiotici sia sulla immunità della mucosa, sia sull'immunità sistemica, sulla fisiologia dell'intestino e anche sui reservoir di HIV. In sostanza, studi capaci di dirci se gli interventi con i probiotici hanno una vera rilevanza clinica, se riescono ad influenzare positivamente la prognosi delle persone con HIV in terapia antiretrovirale e se i loro effetti sono duraturi.

Molto onesta la conclusione dello studio e, per chi ha consuetudine con i ciarlatani che spacciano gli yoghurt magici buoni contro tutte le malattie, anche una bella conferma che ci sono in Italia gruppi di ricerca che studiano con serietà le questioni connesse al microbioma, che di questi tempi soffrono di una spaventosa sovraesposizione mediatica:

  • Al tempo stesso, si deve sottolineare il fatto che i probiotici in genere sono composti di un genere (ed es. Streptococcus), una specie (ad es. thermophilus) e un ceppo (ad es. DSM24731); mentre il genere e la specie ci dicono poco delle sue proprietà, è il ceppo del probiotico a determinare l'efficacia del prodotto e dunque i risultati che vi si associano. Di conseguenza, bisogna tenere a mente che i risultati del nostro studio pilota non dovrebbero essere tradotti o generalizzati ad altre formulazioni probiotiche, diverse per numero di batteri vivi/morti, tipo di ceppo, o processo di fabbricazione, specialmente quando la popolazione target è a rischio, come sono i soggetti in ART.


Che dire? Bravi! I vari ciarlatani dello yoghurt non potranno usare il vostro onesto lavoro per il loro disonesto sfruttamento della fragilità dei malati.
A pagina 6 del n.78 di Delta, la newsletter di Nadir, insieme alla promessa di parlare nel prossimo numero del lavoro della Sapienza di cui abbiamo parlato qualche settimana fa, c'è un breve articoletto in cui Eugenio Cavallari e Gabriella d'Ettorre parlano succintamente di probiotici ed equilibrio intestinale, offrendo anche una bella bibliografia.

I due autori ricordano come "l’uso sperimentale dei probiotici nei soggetti con HIV, in aggiunta alla cART tradizionale, si [sia] dimostrato, ad oggi, sicuro e in grado di apportare benefici alla salute dei pazienti. Gli effetti avversi principali legati all’assunzione di probiotici sono il gonfiore addominale e in alcuni casi la flatulenza. Di contro, con il loro utilizzo è stato ottenuto un miglioramento dell’anatomia della mucosa intestinale e una riduzione dell’infiammazione locale; inoltre, con alcuni probiotici, si è osservata una riduzione della traslocazione microbica e una riduzione dell’infiammazione residua. Anche il metabolismo del triptofano e i livelli di neuroinfiammazione hanno tratto giovamento dal riequilibrio della flora batterica intestinale."

E concludono con una lezioncina di metodo scientifico che ogni ragazzino delle scuole medie dovrebbe conoscere, mentre Marco Ruggiero invece no:
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Interessante... non lo avevo letto... ora lo provo.
Quanto costa in Italia?
Qui 60 pillole 50-60$ (Visbione) in Italia si chiama vivomixx



Dora
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Re: [CROI 2012] Migliorare l'INTESTINO: PROBIOTICI, IL-7, cART

Messaggio da Dora » lunedì 11 marzo 2019, 9:45

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PROBIOTICI AL #CROI2019: ANCORA UNA VOLTA, RISULTATI CONTRASTANTI

La scorsa settimana sono stati presentati al CROI diversi lavori sui probiotici, di diversa ampiezza, con diversi obiettivi e con risultati forse poco confrontabili, ma che una volta di più ci mostrano l'estrema variabilità che incontriamo negli studi in cui si interviene sul microbioma intestinale di persone con infezione da HIV.
Vediamoli in breve.

1. Il lavoro più ampio e importante è un trial ACTG presentato oralmente da Edgar Overton, University of Alabama, Birmingham:
ASSESSING THE PROBIOTIC EFFECT IN TREATED HIV: RESULTS OF ACTG A5350

Questo studio è particolarmente interessante, perché nel trial come probiotico è stato usato Visbiome/VSL#3, che è un probiotico molto spesso consigliato alle persone con HIV.
Diciamo subito che i risultati, a differenza di quanto visto da Vullo, D'Ettorre e colleghi della Sapienza e di cui abbiamo dato conto in questo thread, non sono particolarmente esaltanti: non si sono infatti visti effetti del probiotico né sui marker di attivazione sistemica, né su quelli di attivazione dei linfociti T, mentre l'impatto sul microbioma intestinale è stato assai modesto. E, poiché questo dell'ACTG è stato un trial randomizzato con gruppo di controllo che ha preso un placebo, i suoi risultati mettono un'ipoteca sull'uso di questo specifico probiotico per contrastare l'infiammazione nell'infezione da HIV e ricordano quanto poco ancora sappiamo sul microbioma delle persone con HIV (e sul microbioma in generale) e sui modi di influenzarlo.

93 adulti stabilmente in cART, con viremia sotto le 200 copie/mL e CD4 superiori a 200 sono stati randomizzati in cieco per aggiungere Visbiome Extra Strong alla cART per 24 settimane (47), o un placebo (46). L'ipotesi era che il probiotico avrebbe abbassato i livelli sistemici di marker dell'infiammazione (sCD14, IL-6, IP-10), dell'attivazione dei linfociti T e della coagulazione (D-dimero).
Il gruppo del probiotico e quello del placebo erano simili per età, proporzione di donne, di bianchi e di neri, indice di massa corporea, numeri di CD4, proporzione di viremia irrilevabile.
43 partecipanti del gruppo del probiotico (91%) e 31 del gruppo del placebo (72%) hanno completato lo studio [troppi del gruppo placebo se ne sono andati - questo è un limite importante dello studio, riconosciuto dai ricercatori stessi]. 2 hanno interrotto l'assunzione del Visbiome e 1 quella del placebo per eventi avversi. 1 persona in ciascun gruppo ha avuto problemi gastrointestinali di grado 3 o 4. 17 del gruppo del probiotico e 8 del pacebo (36% e 19%, P=0,098) hanno avuto eventi avversi di qualunque grado.

E veniamo ai risultati: nessun cambiamento significativo nei livelli dei marker in nessuno dei due gruppi alla 26° settimana, anche se nel gruppo del probiotico si è osservata una tendenza al rialzo di del D-dimero, il marker della coagulazione.
Nessuna differenza fra i due gruppi nei livelli dei lipidi.
Chi ha preso il Visbiome ha avuto una diminuzione significativa dell'HOMA, il marker che misura la resistenza all'insulina.
Nessun cambiamento significativo nei due gruppi nei numeri dei CD4 e nei rapporti CD4/CD8, né nei livelli di attivazione dei CD4 e dei Cd8.
Nessun cambiamento significativo nei due gruppi nella composizione del microbioma intestinale.


Conclusione: il Visbiome è stato sicuro e ben tollerato, ma all'infiammazione sistemica e all'attivazione dei linfociti T non ha fatto un bel niente.


Perché? Le possibilità sono elencate nella slide conclusiva e si possono secondo me sintetizzare con: del microbioma sappiamo ancora troppo poco per poterci giocare insieme in allegria.

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Le altre slides della presentazione di Overton:

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2. Il secondo lavoro presentato al CROI è un poster di Vullo, D'Ettorre e colleghi della Sapienza:
MODULATION OF GUT MICROBIOTA IMPROVES MUCOSAL PERMEABILITY IN HIV+ PATIENTS

Invece, a Roma si continuano a trovare risultati incoraggianti. Purtroppo, però, si continua a lavorare su piccoli numeri e senza veri e propri gruppi di controllo.
Hanno infatti messo a confronto 15 persone con HIV stabilmente controllato dalla cART di origine caucasica e 30 persone sane simili per età e genere. I partecipanti HIV+ hanno ricevuto 2 sacchetti di Vivomixx contenenti ciascuno 450x109 miliardi di batteri, da prendere 2 volte al giorno per 6 mesi.
Hanno analizzato campioni di feci raccolte prima di iniziare e dopo 6 mesi di probiotici, hanno fatto biopsie al colon a tutti prima e dopo il trattamento e ne hanno dedotto che l'integrazione con il probiotico aveva avuto un effetto benefico sul microbioma intestinale e aveva causato un miglioramento dell'integrità della mucosa.
Forse un confronto fra persone con HIV in cART che prendono o non prendono il probiotico darebbe gli stessi risultati? Speriamo sia il prossimo passo dei ricercatori romani.


3. Il terzo lavoro, infine, è un abstract di ricercatori dell'Oslo University Hospital:
ALTERED GUT IMMUNITY IN IMMUNOLOGICAL NONRESPONDERS PARTLY RESTORED BY PROBIOTICS

Qui il beneficio dei probiotici è stato parziale e anche qui l'impostazione del lavoro non è delle più rigorose, perché si è trattato di un trial esplorativo in aperto di fase II. Il trial non si è ancora concluso, quindi i risultati presentati a Seattle sono provvisori.

Hanno incluso nello studio 3 gruppi di uomini di origine caucasica simili per età:
- 20 immunologic non responders
- 20 immunologic responders (in cART da più di 4 anni come gli INR, ma con più di 600 CD4 da almeno 3 anni e mezzo)
- 20 controlli HIV negativi

A tutti hanno fatto biopsie all'ileo e al colon, prelevato campioni di feci e di sangue, isolato le cellule PBMC e analizzato la frequenza di Th17 (CD4+IL-17+), Th22 (CD4+IL-22+) e Th1 (CD4+IFNγ+). Oltre a studiare la composizione del microbioma, sono stati valutati un gran numero di marker infiammatori: sCD14, IL-6, CD163, CRP, Zonulin, IL-18, intestinal fatty acid binding protein (iFABP), lipopolysaccharide binding protein (LBP), LPS e CD25.

I partecipanti hanno ricevuto un mix di probiotici (Lactobacillus rhamnosus GG, Lactobacillus acidophilus, Lactobacillus bulgaricus, Bifidobacterium animalis subsp. lactis, Streptococcus thermophilus) da prendere tutti i giorni per 8 settimane.

Risultati: negli immunologic non responders hanno trovato aumenti dei livelli di iFABP e sCD14 rispetto ai controlli, così come aumenti nel rapporto CD4/CD8 e aumenti nei marker che indicano la funzionalità della mucosa intestinale: questo indica che il tessuto della loro mucosa è più infiammato di quello dei controlli. Le alterazioni sono state parzialmente invertite dall'uso dei probiotici, quindi secondo i ricercatori norvegesi vale la pena insistere su questa strada per migliorare lo stato dell'intestino degli immunologic non responders.



Dora
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Re: [CROI 2012] Migliorare l'INTESTINO: PROBIOTICI, IL-7, cART

Messaggio da Dora » mercoledì 15 gennaio 2020, 7:45

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PROBIOTICI PER MIGLIORARE L'INFIAMMAZIONE IN PERSONE CON INFEZIONE DA HIV? Sì, no, forse. Ma se non si fanno studi decenti, come si fa a rispondere?

Tutto quel che riguarda il microbioma soffre, in questi anni, di una gravissima forma di hype-atite e il campo di battaglia del microbioma intestinale delle persone con HIV ci ha fornito esempi interessanti di questo genere di infiammazione dell'ego.
Ogni tanto, però, escono delle revisioni che aiutano a tornare con i piedi per terra ed è proprio il caso di un articolo in cui mi sono imbattuta ieri. Nel numero di febbraio di Current Opinion in Infectious Diseses è uscita infatti una review ad opera di ricercatori della University of Oslo:

Probiotics to manage inflammation in HIV infection

Questo articolo prende in esame gli ultimi dieci anni di lavori sui probiotici in persone con HIV e giunge, in modo rigoroso e scientifico, alle medesime conclusioni cui è intuitivamente arrivato anche questo thread: i lavori fatti finora sugli effetti dei probiotici sul microbioma e sullo stato infiammatorio generalizzato delle persone con HIV fanno in genere abbastanza schifo, perché sono metodologicamente male impostati, deboli dal punto di vista delle dimensioni e della composizione del campione di partecipanti, del tipo di probiotici sperimentato, degli end point scelti, dell'elaborazione statistica dei dati. Si aggiunga che la variabilità fra gli studi è talmente alta da renderli non confrontabili fra loro.

Solo una citazione come assaggio del tono dell'articolo:
Relevant studies on PLHIV are of great heterogeneity with respect to subgroups of PLHIV, applied probiotic strain(s) and dose, and read-outs. We deem the studies to be of varying quality when it comes to documented adherence to study intervention, quality control of assays applied, and stringent data analysis plans.
The studies conducted on probiotics in PLHIV are generally of limited power. Several of them are open-label single-arm studies that must be considered exploratory. Many of the trials report improvement in some inflammatory parameters only. Typically, they report improvement in
one or two soluble markers or a subset of T cells, whereas the rest of the assays employed have come out without significant differences. None of the prospective trials have been able to detect any improvement in clinically relevant readouts, including systemic CD4 counts.
[...] Unfortunately, very few of the studies have assessed systemic CD8 counts and cannot report on alterations in systemic CD4/CD8-ratio, which
has emerged as a prognostic parameter with regard to non-AIDS morbidity
Insomma, le conclusioni degli autori della review sono abbastanza sconfortanti anche se, onestamente, non inattese:
There is a rationale for attempting to modulate the gut microbiota by intake of probiotics to attenuate inflammation in chronic HIV infection and thereby improve the prognosis for PLHIV. Studies that have evaluated the effects of probiotics on inflammation in HIV infection lack power and are of varying scientific quality. The current scientific evidence does not support the use of probiotics as an addition to ART. There are no reports stating that short-term use of probiotics are harmful to ART-treated PLHIV.
L'articolo di Reikvam e colleghi è protetto da paywall. Se qualcuno lo vuole leggere, me lo chieda.


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Dora
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Re: [CROI 2012] Migliorare l'INTESTINO: PROBIOTICI, IL-7, cART

Messaggio da Dora » domenica 14 giugno 2020, 6:09

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L'AGA, American Gastroenterological Association, ha pubblicato questa settimana su Gastroenterology le proprie nuove linee guida sui probiotici e la salute gastrointestinale:

AGA Technical Review on the Role of Probiotics in the Management of Gastrointestinal Disorders

E il succo delle considerazioni dei gastroenterologi americani dopo aver visionato un numero impressionante di studi su probiotici composti da un singolo ceppo o da molti ceppi di batteri, in tutte le formulazioni possibili - yoghurt, bevande, capsule - venduti nei supermarket o nelle farmacie, è che

NON CI SONO PROVE CHE I PROBIOTICI SIANO DI ALCUNA UTILITÀ NEL TRATTAMENTO DI MOLTE COMUNI PATOLOGIE GASTROINTESTINALI.

Specifici probiotici possono essere di qualche utilità nei bambini prematuri nel ridurre il numero di giorni necessari a portarli a un regime alimentare completo e a dimetterli dall'ospedale; e possono aiutare a prevenire l'infezione da Clostridium difficile in adulti e bambini sotto terapia antibiotica; possono inoltre aiutare a trattare una complicanza della colite ulcerosa trattata chirurgicamente.
Ma non si sono trovate prove che l'uso di probiotici curi l'infezione da Clostridium difficile, la Malattia di Crohn, la colite ulcerosa o la Sindrome dell'Intestino Irritabile (IBS).

In compenso, è confermato quanto abbiamo detto più volte in questo thread: che i probiotici possono essere controindicati in persone con immunodeficienza, perché i microbi possono lasciare l'intestino, entrare nel flusso sanguigno e causare infezioni che possono degenerare in sepsi.

E così si fa finalmente un po' di chiarezza sulla valanga di studi raffazzonati, amplificazioni mediatiche, vere e proprie truffe che in questo decennio hanno invaso il campo dei probiotici.

Questo il comunicato stampa: AGA does not recommend the use of probiotics for most digestive conditions

E questa la scheda che accompagna le Linee Guida:




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