HIV: LA LUNGA STRADA VERSO UN VACCINO

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HIV: LA LUNGA STRADA VERSO UN VACCINO

Messaggio da thelondonsuede » giovedì 3 novembre 2011, 13:04

Il vaccino contro l'AIDS: una strada molto lunga e affollata. Sono infatti numerosi i ricercatori che, in tutto il mondo, studiano strategie per disegnare un composto che induca una risposta immunitaria efficace contro il virus.

Una delle ricerche recenti che ha portato a un significativo passo in avanti è senz'altro quella svolta in Thailandia, nel 2009: siamo nella fine di settembre quando viene annunciato il primo risultato di uno studio internazionale sponsorizzato dall'esercito americano. Il denaro stanziato si aggira intorno ai 105 milioni di dollari e sono stati coinvolti più di 16000 volontari, scelti tra le categorie di persone che, per abitudini e comportamenti sociali, sono state ritenute tra le più a rischio di contrarre l'infezione.

Rv 144, questo il nome del farmaco sperimentale, è costituito da una combinazione di due differenti composti, e la cosa interessante è che questi non hanno dimostrato alcuna azione significativa contro il virus, quando sperimentati singolarmente.

Il primo, prodotto nei laboratori dell'istituto Sanofi Pasteur di Lione (Francia), è un Canarypox virus nel cui genoma sono stati inseriti tre geni del virus HIV ed ha la funzione di mettere in moto il sistema immunitario, stimolando la risposta cellulo-mediata, che elimina le cellule malate: quindi agisce quando l'infezione ha già avuto luogo. Il secondo comosto, fornito dal centro Global Solutions for Infectous Disease (San Francisco, California), è costituito da una glico-proteina di superficie del virus HIV, ed ha la funzione di potenziare la suddetta risposta cellulo-mediata, favorendo il riconoscimento delle cellule infettate.



La combinazione di questi vaccini non ha dunque lo scopo di prevenire l'infezione, ma di ridurne l'impatto sull'organismo. Inoltre, l'azione del vaccino sembra efficace solo in persone che hanno contratto l'infezione da poco tempo. Dal momento che le premesse ottenute in studi precedenti sull'azione singola dei vaccini in questione non erano affatto promettenti, è nato un enorme stupore quando, alla fine dello studio effettuato in Tailandia, è risultato che 51 persone vaccinate avevano contratto il virus, contro le 74 del gruppo a cui era stato somministrato il placebo.

La protezione è efficace nel 35% circa degli individui trattati: un risultato significativo soprattutto perché ha fornito la "prova concettuale" che è possibile disegnare un vaccino contro l'infezione da HIV nell'uomo. Ecco quindi che le ricerche fioriscono come funghi. Tutti a caccia della soluzione: da cosa partire per creare un composto efficace? Una risposta si nasconde nell'analisi dei cosiddetti Long term non progressor ( o Progressori lenti): si tratta di persone che, pur contraendo l'infezione, riescono a tenere sotto scacco il virus e a impedire la progressione della sieropositività in AIDS conclamata.



Tra le ricerche che si muovono in questa direzione, ricordiamo quella di Bruce Walker, direttore del Ragon Institute per la ricerca sull'HIV del Massachusetts General Hospital (Boston). Nel maggio del 2010 escono i risultati dell'analisi di 1900 pazienti, di cui 1100 non progressori: è apparso evidente che l'andamento della patologia può essere messo in relazione a una variante genica di linfocita T. Queste cellule, principale bersaglio del virus, sono in grado di distinguere gli elementi estranei al corpo umano dagli elementi self ( ovvero quelli che appartengono all'organismo): la "carta d'identità" letta dai linfociti è costituita dagli antigeni, specifiche proteine poste sulla superficie di tutti gli organismi cellulari, batterici e virali. In presenza di un antigene non self, i linfociti T attaccano l'organismo estraneo e lo distruggono.

La variante genica dei linfociti nei pazienti non progressori sono molto più aggressivi: sono infatti in grado di attaccare anche di fronte ad alcuni antigeni self. Proprio questa caratteristica, li rende più forti nel contenimento dell'infezione da HIV.



Lo studio sui LTNP (Long Term Non Pogressor) è un filone particolarmente ricco di possibilità: nel corso dell'ultimo anno, diversi gruppi di ricerca hanno messo a punto anticorpi prelevati da questi soggetti. È stato Gary Nabel, direttore del centro di ricerca sui vaccini presso l'istituto nazionale di allergologia e malattie infettive degli Usa (Niaid) a identificare l'anticorpo umano vrc01, che neutralizza più del 90% dei ceppi virali esistenti in natura. Questo risultato è stato raggiunto utilizzando particolari strategie di progettazione razionale di un vaccino basato sulla struttura degli anticorpi dei LTNP. Scoperti i dettagli a livello molecolare delle modalità con cui questo anticorpo riconosce il virus, i ricercatori hanno identificato una classe di anticorpi con le proprietà ad esso correlate. Acquisito questo dato, è stato possibile comprendere come questi anticorpi vengono generati negli esseri umani. Questi progressi aprono le porte a una nuova strategia di prevenzione per il sistema immunitario.



L'ultimo passo sulla via del vaccino sembrerebbe anche il più promettente: si tratta di un composto sperimentato da una joint venture spagnola, che mostra efficacia nel 95% dei casi.

Il prototipo, l'anticorpo denominato MVA-B, è un Poxyvirus (un vettore non in grado di generare la malattia) modificato per contenere 4 geni del virus HIV, in modo da stimolare la risposta del sistema immunitario. La molecola è stata sperimentata su 30 volontari sani, di cui 24 hanno ricevuto il vaccino, mentre i restanti 6 hanno avuto un placebo. Le "cavie" sono state seguite per 48 settimane, valutando la presenza nel sangue di anticorpi anti HIV: il 95% dei pazienti che hanno ricevuto il vaccino hanno sviluppato le difese contro il virus. Difese che si sono protratte per un intero anno dopo la somministrazione dell'MVA B. Questa indagine è stata messa in atto grazie a una joint venture tra il Consejop superior de investigaciones Cientificas (Csis) e due ospedali di Madrid e Barcellona. Entusiasmo contenuto, da parte di Felipe Garcia, capo del tema dell'Ospedale Clinic di Barcellona: "I risultati devono essere presi con cautela -spiega lo scienziato- visto che la sperimentazione ha coinvolto solo 30 volontari e, benché il vaccino generi una risposta potente è presto per dire se questa è in grado di prevenire l'infezione".

Lo studio ha anche dimostrato che il composto non provoca effetti collaterali rilevanti, e quindi può essere utilizzato in una seconda fase d'indagine. questa volta toccherà a a pazienti malati di HIV. Scopo del prossimo passo è valutare se il potenziale vaccino può avere anche un ruolo terapeutico, e non solo di prevenzione, anche su chi ha già contratto l'HIV.
Se anche questa sperimentazione darà risultati positivi, i ricercatori suggeriscono che tra circa 5 anni sarà possibile passare alla sperimentazione di massa.

Una strada lunga e affollata, quella del vaccino anti HIV, certo, ma sicuramente condurrà alla metà.



Fonte: prometeusmagazine.org
Ultimo aggiornamento Mercoledì 02 Novembre 2011 13:49