MARIJUANA E HIV
La scorsa settimana, una notizia sulla marijuana ha fatto il giro della Rete. Ora viene ripresa anche in italiano e si merita una menzione in questo thread.
Lo studio della Louisiana State University – pubblicato su AIDS Research and Human Retroviruses – è stato fatto su macachi affetti da SIVmac251 ed avrebbe dimostrato che la somministrazione costante di tetraidrocannabinolo (THC) diminuisce la viremia e l’infiammazione della mucosa intestinale nelle scimmie.
Tutti i dettagli del lavoro potete leggerli nell’articolo: Modulation of Gut-Specific Mechanisms by Chronic Δ9-Tetrahydrocannabinol Administration in Male Rhesus Macaques Infected with Simian Immunodeficiency Virus: A Systems Biology Analysis.
Parliamo di scimmie, dunque, non di un trial clinico su esseri umani. Tuttavia, questo non ha impedito alla stampa di scatenarsi in titoli fuorvianti: Un nuovo studio dimostra come curare l'AIDS con la marijuana; oppure: Arriva dalla Marijuana la cura per l'Aids?
Quello qui sotto è l’articolo che La Stampa di oggi dedica alla notizia.
Tutti di corsa a farsi canne su canne (è il consumo cronico che sembra aver fatto bene ai macachi)?
Beh, forse è il caso di aspettare un momento e leggere questo post, pubblicato in una sezione non a caso intitolata "Segugio" del sito di Knight SCIENCE JOURNALISM, il programma di giornalismo scientifico dell’MIT (Massachussets Institute of Technology).
Per carità di Patria, evito di far notare che tutti i rilievi fatti nel post possono tranquillamente essere riferiti anche agli articoli italiani.
Mi pare una buona lezione di giornalismo, piena di spunti interessanti anche per il futuro di questo thread.
Stories Claim Marijuana Fights HIV and Should be Tested in Patients. Extrapolating From Small Animal Trial.
18 Feb 2014
di Faye Flam
La settimana scorsa, dei ricercatori hanno annunciato che,
in un minuscolo studio, hanno trattato una manciata di macachi infetti da SIV con la cannabis. I ricercatori hanno riferito, in una rivista chiamata
AIDS Research and Human Retroviruses, che dopo aver esaminato gli intestini delle scimmie avevano osservato meno infiammazione e una viremia più bassa rispetto a quanto avevano visto nelle scimmie di controllo.
I giornalisti medici competenti sanno fare di meglio che sollevare speranze riguardo a qualsiasi malattia a seguito di un singolo, minuscolo studio su animali o, se è per questo, anche a uno studio su animali più consistente. In questo caso, non sappiamo neppure se il trattamento avrebbe consentito agli animali di vivere più a lungo o di avere una salute migliore.
E tuttavia un paio di agenzie di stampa si sono precipitate a fare titoli in cui si dichiarava che l’erba combatte l’AIDS e hanno insinuato che la mancanza di entusiasmo da parte della comunità medica dipendeva dalla natura illecita della droga, piuttosto che da cautela poiché si trattava di un piccolo studio su animali.
Questo è l’
Huffington Post, che ha intitolato
Can Marijuana Stop the Spread of AIDS?:
- Una notizia fantastica dal Louisiana State University Health Sciences Center suggerisce che l’uso quotidiano della cannabis potrebbe rallentare la diffusione dell’HIV.
La cattiva notizia è che gli esperimenti hanno usato dei macachi rhesus, quindi non è del tutto chiaro se questa cosa funzionerà davvero negli esseri umani. Ma è promettente.
Qui non è chiaro chi pensi che questo studio sia fantastico o promettente, poiché non sono citati ricercatori esterni. È l’opinione dei giornalisti?
The Daily Beast ha deciso di lasciar perdere il punto di domanda nel titolo e limitarsi a dichiarare:
Weed can block HIV’s spread – no, seriously.
La storia suggerisce con forza che l’unica cosa che si frappone fra i malati di AIDS e un farmaco efficace sia la pruderie e la paura irrazionale dell’erba.
E tuttavia gli unici commenti positivi sullo studio vengono da persone che non sono esperte nella ricerca di base sull’AIDS. L’unico infettivologo esperto citato è scettico, ma questo non impedisce al
Daily Beast di sottintendere energicamente che l’erba aiuterebbe gli esseri umani malati di AIDS, non solo alleviando i loro sintomi, ma combattendo l’infezione. Come prima citazione da una fonte esterna, la storia usa un policy manager di un gruppo chiamato la Drug Policy Alliance. Ai lettori non viene raccontato che cosa faccia questa organizzazione o perché questa persona venga citata riguardo a una ricerca sull’AIDS:
- Amanda Reiman, policy manager in California della Drug Policy Alliance, era a un congresso nel 2011 quando la dottoressa Molina ha presentato i suoi risultati. “È stato rivoluzionario. Tutti erano stupefatti”, racconta al Daily Beast.
Ma se si legge la storia con attenzione, il presunto “stupore” si è visto non a un congresso sull’AIDS, ma a un congresso sulla ricerca sui cannabinoidi. Una bella differenza.
C’è una sola persona che abbia una grande esperienza in questa storia, ed ecco che cosa dice:
- Il Dr. Carl Dieffenbach, Direttore della Division of AIDS (DAIDS) del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID), aveva appena letto lo studio quando abbiamo parlato. “Personalmente, non vedo la sua rilevanza per la condizione umana”, ha detto. “Sto parlando come contribuente e come scienziato”.
Strano. Una giornalista chiama il direttore della Divisione AIDS agli NIH, questi dice che lo studio in questione non ha rilevanza per gli esseri umani e lei non gli chiede una spiegazione, o non condivide la sua spiegazione con i lettori.
L’autrice,
Abby Haglage, prova a spiegare lei stessa la maggior parte della scienza [su cui la ricerca si basa], piuttosto che citare l’autore dell’articolo o qualche altra fonte. È un’immunologa? La sua biografia dice che è un redattore della homepage del Daily Beast e si occupa di farmaci, di droni e di comici.
Tantissime domande sono lasciate senza risposta in questa storia. Quanto è stato grande l’effetto? Quante scimmie erano nella sperimentazione? Ci sono stati altri trattamenti che potrebbero aver causato questo effetto negli animali? Quanto bene gli studi sull’SIV delle scimmie si traducono negli uomini con HIV? L’effetto che è stato osservato è un indicatore importante del fatto che un trattamento è probabile che funzioni negli esseri umani? La storia non lo dice.
Peccato, perché probabilmente c’è una buona storia da scrivere sui possibili benefici medici del THC, che sono rimasti inesplorati. E c’è probabilmente una buona storia da raccontare su questo articolo in particolare. Ma suggerire che la marijuana potrebbe aiutare i malati di AIDS se non fosse per la pruderie della comunità scientifica non è giustificato dalle informazioni offerte. Questo pezzo sembra particolarmente ingiusto nei confronti della comunità dei ricercatori dell’AIDS, poiché insinua che essi stanno permettendo a una ripugnanza irrazionale nei confronti della marijuana di ostacolare le esigenze dei pazienti.
Il modo corretto per riflettere su questa questione è di chiedere se i ricercatori dell’AIDS avrebbero usato questa scoperta per arrivare a un trial clinico se la sostanza fosse stata un qualche altro farmaco – qualcosa di non illecito. Questa domanda rimane senza risposta.
L’unico altro articolo che ho visto era nel blog del
San Francisco Chronicle, dove c’era una storia breve e onesta sotto il titolo
Pot fights AIDS, study suggests.
- Delle scimmie infette da AIDS trattate con THC, il principale principio attivo della marijuana, hanno avuto viremie più basse e più cellule immunitarie, secondo uno studio innovativo pubblicato nella rivista AIDS Research and Human Retroviruses.
Questo pezzo è stato in grado di rimanere sulla notizia, senza venderla oltre il suo valore o insinuare che i ricercatori dell’AIDS stiano ostacolando i pazienti.