IAS2015-2016: in HAART soppressiva la contagiosità è ZERO

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Yogurtalcocco
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Re: IAS2015: se si è in HAART soppressiva la contagiosità è

Messaggio da Yogurtalcocco » domenica 15 novembre 2015, 18:00

La mia infettivologa non si é mai espressa.
Quando l'ho messa alle strette mi ha risposto candidamente che devo usare sempre le precauzioni e di andare sul sicuro.
Grazie al c@zzo.



Blast
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Re: IAS2015: se si è in HAART soppressiva la contagiosità è

Messaggio da Blast » domenica 15 novembre 2015, 20:41

è un po' come dire: non so se dio esiste, tu prega comunque, bene che ti va ti guadagni il paradiso, male che ti va finirai in pasto ai vermi come tutti :geek:


CIAO GIOIE

Yogurtalcocco
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Re: IAS2015: se si è in HAART soppressiva la contagiosità è

Messaggio da Yogurtalcocco » domenica 15 novembre 2015, 21:50

Blast sei la mia anima gemella.



RebelHaart
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Re: IAS2015: se si è in HAART soppressiva la contagiosità è

Messaggio da RebelHaart » lunedì 30 novembre 2015, 15:39

a me il mio infettivologo invece ha detto di rassicurare il mio compagno (che è negativo) che non lo avrei contagiato nemmeno con carica a 4000.... e poi ha aggiunto, come dicevo in qualche altro post, che oggi come oggi con viremia a zero non rischia il feto, figuriamoci coi rapporti sessuali


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Dora
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Re: IAS2015: se si è in HAART soppressiva la contagiosità è

Messaggio da Dora » martedì 12 luglio 2016, 17:06

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Pubblicati su JAMA i risultati dello studio PARTNER: Sexual Activity Without Condoms and Risk of HIV Transmission in Serodifferent Couples When the HIV-Positive Partner Is Using Suppressive Antiretroviral Therapy.

La sostanza è molto semplice:
  • 0 (ZERO) TRASMISSIONI DI HIV SU 58.000 RAPPORTI SESSUALI NON PROTETTI
Tutti i dettagli, oltre che nell'articolo, in questo post di Simon Collins su HIV i-Base: ZERO: no linked HIV transmissions in PARTNER study after couples had sex 58,000 times without condoms.



uffa2
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Re: IAS2015: se si è in HAART soppressiva la contagiosità è

Messaggio da uffa2 » martedì 12 luglio 2016, 17:28

È una notizia che era nell’aria per chi in questi anni ha seguito gli studi sull’efficacia del trattamento antiretrovirale come strumento di prevenzione del contagio, resta comunque una grande notizia.

Però, la notizia è un po’ più articolata di quello che girerà su internet e sui giornali prossimamente: non è lo Spirito Santo a proteggere dal contagio, ma una terapia antiretrovirale stabilmente soppressiva, ossia efficace e confermata da tempo.

Come si può leggere nell’articolo:
1. bisogna avere una viremia irrilevabile da ALMENO 6 MESI
2. dovrebbe essere scontato, ma ripetiamolo, bisogna essere molto ligi nel prendere la terapia

In sostanza: la terapia funziona, ma prima di sentirsi al sicuro bisogna essere certi che la terapia abbia mostrato di funzionare da almeno sei mesi, e non bisogna fare cazzate: nessun farmaco, per quanto potente, può aiutare se non lo si prende seguendo il più possibile religiosamente le indicazioni del Medico.

Infine, ricordiamoci “là fuori” che non c’è solo l’HIV: scopiamo con più tranquillità, ma non andiamo a cercar troppi guai.


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Dora
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Re: IAS2015-2016: in HAART soppressiva la contagiosità è ZER

Messaggio da Dora » venerdì 15 luglio 2016, 6:50

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Perché nessun medico dirà *liberi tutti!* - almeno per adesso. I limiti dello studio PARTNER.


Sullo stesso numero di JAMA in cui sono stati pubblicati i risultati dello studio PARNER, è uscito un editoriale a firma di Eric Daar e Katya Corado in cui si ripercorrono i punti di forza e di debolezza dello studio e si offrono anche suggerimenti ai medici su come presentarne i risultati: Condomless Sex With Virologically Suppressed HIV-Infected Individuals. How Safe Is It?

Poiché i suggerimenti offerti ai clinici sono di mantenersi assai prudenti, mentre alcuni fra gli autori dello studio PARTNER (in Italia Giulio Maria Corbelli, che ne ha scritto l’altro ieri nel sito di PLUS onlus) sembrano più fiduciosi che di rischi di trasmettere l’infezione anche fra MSM non ce ne siano, mi pare utile averne traccia qui nel forum, quindi ho pensato di tradurlo.

Segue il PDF dell'articolo originale (e tutta la bibliografia di riferimento è lì).



SESSO SENZA CONDOM CON PERSONE CON INFEZIONE DA HIV E VIREMIA SOPPRESSA. QUANTO È SICURO?


L’uso della terapia antiretrovirale (ART) in tutto il mondo ha avuto una profonda influenza sulla storia naturale dell’infezione da HIV. Benché la pandemia continui ad espandersi, uno dei più grandi progressi nella prevenzione dall’uso della ART in gravidanza per impedire la trasmissione verticale è stata la comprensione del fatto che lo stesso trattamento previene la trasmissione orizzontale. Molte coorti hanno fatto ipotizzare questo beneficio, scoperte che in parte hanno portato allo Swiss Commission Statement nel 2008, secondo cui le persone con infezione da HIV che hanno avuto l’HIV RNA del plasma soppresso per più di 6 mesi e non hanno infezioni trasmesse per via sessuale (STI) non erano sessualmente infettive.
Benché lo Statement a suo tempo sia stato controverso, i dati di coorte erano convincenti, e sono stati segnalati pochissimi casi di trasmissione dell’infezione da HIV da persona con viremia soppressa e nessun caso è stato identificato in una revisione sistematica di pazienti con HIV RNA soppresso nel plasma in studi di coorte e in sperimentazioni controllate e randomizzate.

I risultati di un ampio trial clinico randomizzato di ART precoce o ritardata nel partner con HIV in coppie sierodiscordanti, l’HIV Prevention Trial Network (HPTN) 052, dimostrarono inoltre il basso rischio di trasmissione da parte dei pazienti con infezione da HIV che ricevevano la ART. Questo studio fu fermato prima del tempo quando gli investigatori trovarono che la terapia precoce era associata a una riduzione del rischio di trasmissione al partner non infetto del 96%. I risultati finali dello studio mostrarono un rischio di trasmissione di HIV ridotto del 93% e nessun evento di trasmissione da parte di coloro che erano virologicamente soppressi mentre prendevano la ART. Benché questi risultati supportassero i possibili benefici della ART in termini di salute pubblica, lo studio non rispose in modo esauriente alla domanda se pazienti con soppressione dell’HIV RNA nel plasma possano fare sesso senza condom senza la preoccupazione di trasmettere l’HIV. Lo studio aveva incluso principalmente coppie eterosessuali, rendendo impossibile estrapolare i risultati ad altri gruppi, come gli uomini che fanno sesso con uomini (MSM). Inoltre, l’impostazione dello studio includeva un pacchetto completo di prevenzione, che comprendeva counseling sul sesso sicuro, test e trattamento delle STI, test frequenti per HIV, insieme a rifornimenti di condom a tutti i partecipanti allo studio e incoraggiamento ad usarli.

In questo numero di JAMA, Rodger e colleghi riportano i dati dello studio PARTNER, una coorte prospettica osservazionale di 1166 coppie sierodiscordanti con in partner infetto da HIV che riceveva la ART e aveva livelli di HIV RNA nel plasma inferiori a 200 copie/mL. Queste coppie sono state reclutate da 75 siti europei fra settembre 2010 e maggio 2014 e hanno incluso soltanto coloro che riferivano di fare di routine sesso senza condom.
Le analisi hanno incluso 888 coppie con 1238 coppie/anno di follow-up (mediana, 1,3 anni); 340 MSM e 548 coppie eterosessuali (269 con partner maschili infetti da HIV, 279 con partner femminili). All’inizio dello studio, le coppie hanno riferito rapporti non protetti per una mediana di 2 anni (range interquartile, 0,5-6,3 anni); durante il follow-up, le coppie hanno riferito circa 40.000 rapporti sessuali senza condom. Il risultato principale è stato che 11 partner non infetti si sono infettati, 10 fra gli MSM e 1 fra i partner eterosessuali. Da notare che in nessuna di queste infezioni si è dimostrata la presenza di virus filogeneticamente collegati ai partecipanti infetti da HIV e con viremia soppressa. Di conseguenza, gli autori ne hanno concluso che non ci sono stati casi di trasmissione da partecipanti con infezione da HIV virologicamente soppressa ai loro partner non infetti.

Lo studio PARTNER di Rodger et al super alcuni importanti limiti dell’HPNT 052. Per esempio, questa coorte ha incluso gli MSM e ha dimostrato che non ci sono stati casi di trasmissione all’interno delle coppie di questo gruppo. Inoltre, a differenza dell’HPTN 052, in cui la ART era usata come aggiunta a un forte messaggio di sesso sicuro, lo studio PARTNER ha arruolato persone che avevano ammesso di fare soprattutto sesso senza condom con i loro partner. Tuttavia, la biologia della trasmissione di HIV e del comportamento umano è complicata ed è inevitabile che l’essere arruolato in uno studio, perfino uno studio di coorte, possa avere influenza su questi fattori.

Lo studio PARTNER ha anche diversi limiti, che devono essere tenuti in considerazione per la sua interpretazione e per la sua possibile applicazione clinica. Anzitutto, nonostante il notevole sforzo di arruolare un gruppo ampio e diversificato di individui, lo studio ha un potere limitato. Gli autori notano che, nonostante un tasso 0 di trasmissioni all’interno delle coppie, il limite di confidenza superiore del 95% per le trasmissioni intra-coppia per 100 coppia/anno di follow-up per gli eterosessuali era 0,97 nel gruppo delle coppie con uomo HIV+ e donna HIV-, 0,88 nel gruppo delle coppie con uomo HIV- e donna HIV+, e 0,84 nel gruppo delle coppie di MSM. Per le persone che facevano sesso anale recettivo con eiaculazione interna al partner non infetto il limite di confidenza superiore del 95% era 2,7 per 100 coppie/anno di follow-up; tuttavia, questa stima si è basata su numeri relativamente piccoli, perché solo il 45% del gruppo degli MSM ha riferito questo tipo di comportamento sessuale. Anche se non ci sono stati casi di trasmissione, il limite di confidenza superiore riflette la piccola dimensione del campione, quindi la stima del rischio di trasmissione per questa via è relativamente imprecisa.

Un secondo limite dello studio PARTNER è il fatto che la popolazione dello studio rappresenta un gruppo selezionato, che può essere diverso dalle coppie sierodiscordanti che si incontrano in altre situazioni. Per esempio, è possibile che coppie con relazioni stabili siano a rischio di trasmissione di HIV più basso. Questo è supportato dalle differenze nei tassi di trasmissione osservati nei gruppi di controllo degli studi per la profilassi pre-esposizione. Ad esempio, fra coppie sierodiscordanti arruolate nello studio Partners PrEP, l’incidenza della trasmissione di HIV è stata 1,99 per 100 pazienti/anno di follow-up, a confronto con altri eterosessuali ad alto rischio arruolati negli studio TDF2 e VOICE, in cui l’incidenza della trasmissione di HIV è stata approssimativamente da 3 a 6 per 100 pazienti/anno di follow-up.
Le coppie arruolate nello studio PARTNER hanno riferito sesso senza condom per una mediana di 2 anni al momento di inizio dello studio; pertanto, quelli a rischio particolarmente elevato potrebbero aver trasmesso l’HIV prima ed essere stati sistematicamente esclusi dallo studio. Inoltre, i partner infetti da HIV avevano preso la ART per un periodo considerevolmente lungo prima di iniziare lo studio, per una mediana di 7,5 anni (range interquartile, 3,3-14,2 anni), un fattore che può influenzare la probabilità di trasmissione.
Mujugira e colleghi hanno dimostrato che fra i partner con HIV nel gruppo di controllo che ha iniziato la ART nel Partners PrEP il rischio di trasmissione è rimasto alto fra coloro che avevano preso la terapia per meno di 6 mesi; l’incidenza di infezioni da HIV per 100 persone/anno di follow-up è stata di 2,08 prima di iniziare la ART, 1,79 durante i primi 6 mesi di terapia, e poi 0 fra coloro che erano stati trattati per più di 6 mesi, anche se i pazienti/anno di follow-up sono stati relativamente brevi nei due ultimi gruppi. Si può ritenere che più lungo è il tempo che una persona con HIV riceve la ART, meno è probabile che quella persona trasmetta l’HIV ai suoi partner.

Un’altra caratteristica della coorte dello studio PARTNER è l’alto livello di aderenza alla ART riferita, un livello che va dal 93% al 97% per i vari gruppi a rischio. Questo livello di aderenza al trattamento può essere superiore a quello che si vede nell’intera comunità. Per esempio, Marks et al hanno valutato più di 14.000 pazienti che ricevevano la terapia in diverse cliniche tra il 2009 e il 2013 e hanno scoperto che circa il 25% delle volte i pazienti avevano livelli di HIV RNA nel plasma superiori a 1.500 copie/mL, che se basato su altre coorti li metterebbe ad aumentato rischio di trasmissione.

Per quanto lo studio PARTNER abbia arruolato persone che riportavano di fare sesso senza condom con i loro partner, i partner non infetti hanno ricevuto counseling ad ogni visita riguardo ai rischi del sesso non protetto e sono stati incoraggiati con fermezza a usare i condom. Inoltre, i pazienti provenivano da una popolazione di persone che erano seguite e che presumibilmente venivano testate e trattate per infezioni trasmesse sessualmente, un evento che non è stato infrequente e che potrebbe avere ulteriormente ridotto il rischio di trasmissione. Di fatto, gli autori riportano che 115 su 680 (16,9%) fra le coppie di MSM (inclusi 59 con HIV e 56 senza) e 65 su 1069 (5,9%) fra le coppie eterosessuali (inclusi 32 con HIV e 33 senza) hanno contratto delle STI durante il corso del follow-up. È difficile sapere con certezza come questi fattori possano avere influenzato il risultato dello studio.

Dopo aver considerato i risultati dello studio PARTNER e i punti di forza e di debolezza dei dati raccolti, i clinici e gli operatori sanitari hanno bisogno di formulare un messaggio da condividere con le persone con infezione da HIV e i loro partner sessuali. Certamente, gli operatori sanitari dovrebbero incoraggiare tutte le persone con HIV a iniziare la ART e ad avere una stretta aderenza. I pazienti potrebbero anche essere informati che i dati disponibili indicano che la soppressione della viremia insieme all’uso dei condom comporta un rischio straordinariamente basso di trasmissione fra coppie eterosessuali e che, per quanto i dati siano limitati, questo vale probabilmente anche per le coppie di MSM.

I clinici possono inoltre sottolineare ai pazienti che l’uso dei condom è una misura importante per prevenire la trasmissione di STI e consigliare loro che avere un partner con viremia soppressa non protegge la persona non infetta da HIV dall’acquisire l’infezione da altri individui all’esterno della relazione. L’importanza di quest’ultimo messaggio è enfatizzata dagli 11 casi di trasmissione non filogeneticamente collegati che si sono osservati nello studio PARTNER di Rodger et al e dal 20% di casi di trasmissione fra partner non connessi allo studio osservati nell’HPTN 052 di Cohen et al.

Per le persone che vogliono, o di routine o in modo intermittente, non usare i condom con un partner che ha infezione da HIV, i clinici possono indicare che il rischio di trasmissione dell’HIV appare piccolo in una situazione di soppressione continuata della viremia, sottolineando il fatto che la quantità di tempo di viremia soppressa necessaria prima che il partner con HIV raggiunga una protezione ottimale è sconosciuta, anche se sembra che sia di almeno 6 mesi, basandosi sui migliori dati disponibili.
Inoltre, i clinici devono essere chiari sul fatto che anche se, nel complesso, il rischio di trasmissione di HIV può essere piccolo, il rischio non è zero e il numero effettivo non è noto, specialmente nel caso di gruppi a più alto rischio come gli MSM.
Anche se serve più ricerca, con più ampi numeri di coppie e più lunghi follow-up, non si sa se o quando questi dati ci saranno.
Di conseguenza, per adesso, i clinici e gli operatori sanitari devono raccontare i dati esistenti in modo onesto e comprensibile così che le coppie sierodiscordanti possano essere informate in modo completo quando prendono le loro personali decisioni sulle loro pratiche sessuali.







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Re: IAS2015-2016: in HAART soppressiva la contagiosità è ZER

Messaggio da uffa2 » mercoledì 20 luglio 2016, 14:54

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Dopo lo studio PARTNER, anche HPTN052 conferma: niente contagi con la terapia

Durante le giornate di Durban, una nuova conferma a “treatment IS prevention” viene dallo studio HPTN 052, che ha valutato il rischio di trasmissione dell'HIV in 1.763 coppie eterosessuali, in cui un partner era sieropositivo e l'altro non lo era.

Per farla breve: nel corso dei 5 anni dello studio, 46 persone sono state contagiate col virus dai loro partner infetti MA non uno dei casi si è verificato quando il partner infetto (chiamato nello studio anche “partecipante indice”) era in terapia efficacemente soppressiva.

Myron Cohen (University of North Carolina Chapel Hill) sottolinea che con 10.000 anni-persona di follow-up, si sono registrate "zero trasmissioni da parte di persone in terapia soppressiva", zero.
Qui su HIVforum.info s’era già parlato delle speranze sollevate da HPTN 052, non a caso da noi affiancato allo STUDIO PARTNER: nei primi risultati, nel 2011, la terapia immediata era stata associata con una diminuzione del 96% del rischio di trasmissione di HIV.

In un'analisi intention-to-treat, mettendo a confronto le infezioni geneticamente collegate in due gruppi, il trattamento precoce è risultato associato a un rischio del 93%, con una leggera riduzione del beneficio rispetto ai dati del 2011. Steven Deeks, della University of California di San Francisco ha detto che è "molto, molto sorprendente, che, dopo migliaia di anni-persona di follow-up, il beneficio persista e non ci siano stati casi di trasmissione in cui il virus è stato stabilmente soppresso nel partecipante in terapia”.
Nel complesso, lo studio ha avuto un follow-up mediano di 5,5 anni, con i partecipanti in terapia seguiti per 10.031 persone-anno e i partner seguiti per 8.509 persone-anno.
In tutto, 78 dei partner inizialmente HIV-negativi sono stati contagiati, per un'incidenza annuale di 0,9%. I ricercatori sono stati in grado di determinare il linkage genetico in 72 casi e hanno mostrato che 46 infezioni erano legate al partecipante indice - tre nel gruppo di trattamento precoce e 43 nel gruppo di trattamento ritardato.

Come si spiega tanto entusiasmo quindi, se ci sono state 78 infezioni? beh, è semplice, studiando le infezioni ne è emerso che:
-circa un terzo appaiono legate ad “avventure extraconiugali” (l’analisi genetica del virus non permetteva di associarle a quello del partner)
-46 contagi sono avvenuti nella coppia, di questi però
-43 sono avvenuti nel gruppo ad avvio ritardato della terapia, PRIMA che la terapia iniziasse
-3 sono stati diagnosticati nel gruppo ad avvio precoce della terapia, nei primi novanta giorni, quando si può sostenere che la terapia non fosse ancora pienamente efficace.

Insomma, ancora una volta “treatment IS prevention” : una terapia efficace seguita con diligenza impedisce la diffusione del contagio, e questi dati rafforzano la necessità di mettere in terapia TUTTI, SUBITO, appena dopo la diagnosi, dimenticando, per sempre soglie di CD4 e cose del genere, farà bene ai singoli individui, alla vota di coppia e alle strategie di contenimento dell’infezione.



Cohen MS, et al "Antiretroviral therapy for the prevention of HIV-1 transmission"
New England Journal of Medicine 2016 Jul 18. [Epub ahead of print]
http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1600693


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Re: IAS2015-2016: in HAART soppressiva la contagiosità è ZER

Messaggio da uffa2 » mercoledì 20 luglio 2016, 15:05

Ancora una volta: no, non è un “liberi tutti”, nessuno sta consigliando di andare a trombare a destra e a manca “senza pensarci più”.
Ricordiamo sempre che chi partecipa a uno studio clinico di solito è un paziente “più attento”, se non altro perché il medico lo segue sullo studio, e che tutti i discorsi fatti dai ricercatori dello studio PARTNER (una paio di post più sopra) valgono anche in questo caso.
Però, “treatment IS prevention”.

Infine: se ancora non siete in terapia, parlatene con il vostro medico, fatevi spiegare perché non vuole mettervi in terapia, nonostante gli studi e nonostante il cambiamento delle linee guida.
Ricordate che, così come siete costituzionalmente liberi di rifiutare le cure, avete il diritto costituzionale a essere curati, e se il vostro medico non vi ha convinto avete il diritto a dire “non mi importa quello che ne pensi, ho deciso di entrare in terapia”.


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Re: IAS2015-2016: in HAART soppressiva la contagiosità è ZER

Messaggio da uffa2 » mercoledì 20 luglio 2016, 16:04

Mentre stavo per voltare pagina, e passare al riordino di cartacce che stanno ammuffendo sulla scrivania da settimane, una tremenda riflessione m’è passata davanti agli occhi, gettandomi nella tristezza.
«Se solo…»

Se solo l’infezione da HIV fosse stata trattata come ogni altra malattia, cosa sarebbe successo?
Se, anziché menare il torrone sugli effetti collaterali, i CD4, il numero di cloni, si fosse fatto come per ogni infezione dicendo «non uscirai da questo reparto prima che si sia sicuri che la tua infezione è sotto controllo», come sarebbe stata diversa la storia?

La HAART gira per il mondo dal 1995 circa, ed è stata validata nel 1996: se anche solo dal 2000 si fosse detto a tutti «questa è la tua cura, prendila tutti i giorni» come sarebbe cambiata la nostra vita?
Ci penso e mi dico «forse non sarei qui, forse più di uno tra noi non sarebbe qui, forse io e gli altri sfigati che “pagano” una distrazione avremmo avuto una vita diversa».

Forse chi ha visto la salute rovinata dalla malattia, chi s’è lasciato morire rinunciando alle cure, non avrebbe fatto questa fine, se l’HIV fosse stata una malattia “normale” e i medici si fossero comportati come ogni buon medico dovrebbe fare, proponendo sistematicamente a tutti i malati la migliore delle terapie disponibili, SUBITO.

Invece è andata diversamente: quindici-venti anni buttati nel cesso, forse milioni di vite che avrebbero potuto trascorrere tranquille trascinate in questa storia di dolore, e tutto per non avere fatto la cosa più semplice: dare-queste-ca.zzo-di-medicine-a-tutti-subito.

Più vado avanti a pensarci più m’infurio, penso che avremmo potuto spazzare via l’HIV almeno in Occidente, con l’equivalente di una “vaccinazione” di massa sui malati.
Non si è fatto. Per ignoranza, per pregiudizio, perché in fondo questa non era “una malattia come le altre”.

Ecco perché batto su questa cosa di treatment IS prevention: perché ogni infezione in più causata da una mancata terapia è una vergogna, un delitto imperdonabile.

Altro che “Padre perdonali, perché non sanno quel che fanno”: si sa tutto quel che si deve sapere, chiunque ancora si opponga alla terapia per tutti e subito va preso a calci in culo, chi racconta stronzate pontine su vaccini che dovrebbero ritardare l’ingresso in cura di persone che così resterebbero infettive va pucciato nel letame: nulla giustifica la continuazione di questo crimine, a ogni nuova diagnosi deve seguire una terapia.

Solo così potremo fermare l’infezione prima che la ricerca risponda sul fronte dell’eradicazione, solo così potremo guardare ai morti e agli infetti inutili di questi anni senza vergognarci.


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