la vulnerabilità dei giovani gay

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bluflame
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la vulnerabilità dei giovani gay

Messaggio da bluflame » martedì 7 gennaio 2014, 13:18

i giovani gay in tutto il mondo sono i più vulnerabili e hanno più bisogno degli altri.
questa è una interessante infografica che riassume i dati
http://www.thebody.com/content/73260/yo ... c=hpinside

i giovani gay hanno meno accesso degli adulti gay a materiale educativo e trattamento per le mst
il 44% giovani gay hiv+ che necessita trattamento non è in trattamento e il 62% non è undetectable.
è necessario fare qualcosa



Dora
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Re: la vulnerabilità dei giovani gay

Messaggio da Dora » martedì 7 gennaio 2014, 16:59

bluflame ha scritto:i giovani gay in tutto il mondo sono i più vulnerabili e hanno più bisogno degli altri.
questa è una interessante infografica che riassume i dati
http://www.thebody.com/content/73260/yo ... c=hpinside

i giovani gay hanno meno accesso degli adulti gay a materiale educativo e trattamento per le mst
il 44% giovani gay hiv+ che necessita trattamento non è in trattamento e il 62% non è undetectable.
Immagine

Mi sto chiedendo due cose:
1. I dati sintetizzati nella tabella qui sopra valgono anche per la popolazione gay italiana, oppure il fatto di beneficiare di un sistema sanitario diverso da quello americano permette di avere più persone in terapia fra quelle che ne hanno bisogno e più persone con viremia irrilevabile fra quelle che prendono la ART?

2. Esiste un'indagine più aggiornata di quella fatta da POSIT sulla popolazione gay sieropositiva in Italia? POSIT si ferma al 2009 e offre un'immagine che mi pare diversa da quella che emerge dall'Infographic di The Body, anche se non c'è distinzione di categorie di età e riconosco che non ha molto senso fare confronti. Ed esiste qualche studio condotto specificamente sui gay giovani da noi?
è necessario fare qualcosa
Non voglio tediare nessuno con i miei malumori, ma che cosa si può fare in un Paese in cui né le associazioni dedicate all'HIV/AIDS, né le autorità sanitarie prendono atto che il contagio omosessuale costituisce un'emergenza e che deve essere compreso e affrontato con strumenti - intellettuali prima ancora che sanitari - diversi da quelli usati finora?
Un esempio per tutti dello stato di negazione in cui tirano a campare le nostre autorità sanitarie: quando lo scorso novembre il COA pubblicò gli ultimi, inequivocabili, dati sullo stato delle nuove infezioni in Italia, nel sito dell'ISS dedicato alle questioni epidemiologiche, quella santa donna della dottoressa Barbara Suligoi scrisse (ripresa dai vari quotidiani in fibrillazione per il I dicembre):
  • Rispetto agli anni precedenti, il numero di segnalazioni è rimasto sostanzialmente invariato ma i dati evidenziano un progressivo aumento dell’età mediana alla diagnosi e un cambiamento delle modalità di trasmissione: diminuisce la proporzione di consumatori di sostanze per via iniettiva ma aumentano i casi attribuibili alla trasmissione per via sessuale.
"Trasmissione sessuale": così, generico. Non omosessuale, come invece i dati stessi cui faceva riferimento indicavano con chiarezza.

Evidentemente, neppure le autorità sanitarie riescono a parlare di omosessualità e di contagio gay, non parliamo poi di differenziare fra giovani e meno giovani. Se non è negazione questa, vorrei sapere come dobbiamo definirla.

E intanto un altro giovane gay si è ammazzato proprio l'altro giorno a Roma.
E intanto la quasi totalità dei nuovi iscritti ai forum sono giovani omosessuali di nuova diagnosi.



stealthy
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Re: la vulnerabilità dei giovani gay

Messaggio da stealthy » mercoledì 8 gennaio 2014, 0:03

bluflame ha scritto:i giovani gay in tutto il mondo sono i più vulnerabili e hanno più bisogno degli altri.
questa è una interessante infografica che riassume i dati
http://www.thebody.com/content/73260/yo ... c=hpinside

i giovani gay hanno meno accesso degli adulti gay a materiale educativo e trattamento per le mst
il 44% giovani gay hiv+ che necessita trattamento non è in trattamento e il 62% non è undetectable.
è necessario fare qualcosa
Non so se hanno tenuto presente anche la situazione italiana (in rete non c'è nessun recente indagine) però direi che molto si possa applicare anche alla nostra situazione. Molti omosessuali italiani non sono dichiarati e questo rende le cose ancora più complicate con la loro famiglia d'origine.
Molti omosessuali provengono dal sud e sono concentrati per la maggior parte nelle grandi metropoli. L'instabilità sicuramente non aiuta come dimostrano i numeri. Poi ci sono molti che non sono consapevoli dello stato sierologico.
Le associazioni non aiutano e sembrano occupati a fare altro.
Sì, è necessario fare qualcosa, ma cosa?



Dora
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Re: la vulnerabilità dei giovani gay

Messaggio da Dora » mercoledì 8 gennaio 2014, 12:22

stealthy ha scritto:
bluflame ha scritto:è necessario fare qualcosa

Sì, è necessario fare qualcosa, ma cosa?
Mi spiace che un argomento così importante raccolga così pochi consensi. Immagino però che, oltre alla difficoltà di riprendere il ritmo dopo le feste di fine d'anno, molto pesi l'estrema delicatezza della questione.

A parte il rammarico, mi sto chiedendo se noi - come forum - abbiamo la possibilità di fare qualcosa di più di quel che già facciamo.
Qui le persone o approdano nella sezione dei test e, una volta portato a casa un bel test negativo, se ne vanno lasciandoci con la speranza che non dimentichino dopo due giorni le informazioni che hanno ricevuto. Oppure arrivano quando già il danno è fatto e si tratta di rimettere insieme i cocci e imparare ad andare avanti nonostante una pesantissima diagnosi di HIV.
Inoltre, pur non essendomi mai davvero occupata di prevenzione, ho la banale convinzione che sia necessario agire sugli adolescenti, o meglio i pre-adolescenti, i ragazzini delle scuole medie, che iniziano a formarsi un'identità sessuale e prima che abbiano le prime esperienze: si tratta di un target che non arriva mai qui nel forum.

Io non ho dati in mano che confermino un pensiero che ho iniziato ad elaborare ieri - e cioè che, dato il nostro sistema sanitario, la ART venga data a chi ne ha bisogno, indipendentemente dal suo orientamento sessuale, dall'età e dal modo in cui si è infettato. Questo, se confermato, ci mostrerebbe una situazione diversa da quella descritta nell'infographic di The Body.
Ma dato il numero di giovani gay che approdano nei forum, forse alla fin fine che in Italia ci sia meno differenza di trattamento per i gay di fasce d'età diverse cambia poco.

Quello che resta è che un numero di anno in anno crescente di giovani gay si infetta e magari potrebbe non infettarsi.

È il solito problema, che già più volte abbiamo affrontato, dell'aprire il forum portandolo nel mondo - solo declinato su una questione diversa: un forum come il nostro, che è diverso dagli altri perché né è dedicato agli incontri conviviali, né deve adeguarsi alla linea dettata da una associazione, può fare qualcosa per evitare che anche un solo giovane omosessuale si infetti?



Rivoluzione
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Re: la vulnerabilità dei giovani gay

Messaggio da Rivoluzione » giovedì 9 gennaio 2014, 12:03

Cara Dora,
le questioni che sollevi sono di grande rilevanza e di difficile risoluzione. Credo che il punto, per quanto riguarda l'attività delle associazioni che si occupano di HIV, specie di quelle targettizzate sulla popolazione gay, sia di capire dove sta il discrimine tra la presa d'atto della realtà (i gay si infettano di più degli etero) e il tentativo di ridurre al minimo gli effetti collaterali potenziali di questa presa d'atto (nuove marginalizzazione e discriminazione). Senza sollevare le associazioni dalle loro responsabilità, che rimangono tutte ed intere, ma si tratta di un'impresa davvero difficile.
Però, l'unica cosa che volevo aggiungere è che il riferimento che hai fatto all'ennesimo suicidio di un giovane gay a Roma mi sembra, in questo caso, fuori luogo. Posto che nessuno potrà mai, neppure lontanamente, immaginare che cosa sia passato per la testa di quel ragazzo, si può dire con certezza che quel ragazzo non viveva una situazione di disagio sociale evidentemente forte: la sua omosessualità era accettata dalla famiglia, ed era inserito in un contesto politico-culturale altamente tollerante (era addirittura un volontario di un'associazione gay). Se i suicidi di matrice omofobica, specialmente a Roma, sono tanti, troppi; ciononostante, non tutti i suicidi di persone gay sono da ricondurre all'omofobia...



Dora
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Re: la vulnerabilità dei giovani gay

Messaggio da Dora » giovedì 9 gennaio 2014, 13:11

Rivoluzione ha scritto:il riferimento che hai fatto all'ennesimo suicidio di un giovane gay a Roma mi sembra, in questo caso, fuori luogo. Posto che nessuno potrà mai, neppure lontanamente, immaginare che cosa sia passato per la testa di quel ragazzo, si può dire con certezza che quel ragazzo non viveva una situazione di disagio sociale evidentemente forte: la sua omosessualità era accettata dalla famiglia, ed era inserito in un contesto politico-culturale altamente tollerante (era addirittura un volontario di un'associazione gay).
Ne sai di certo più di me. Io mi sono limitata a leggere un articolo - mi pare sul Corriere del giorno in cui è stata data la notizia - che raccontava di qualche post su FB in cui si parlava di omofobia.



doctorsmile
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Re: la vulnerabilità dei giovani gay

Messaggio da doctorsmile » martedì 14 gennaio 2014, 23:29

non credo che i giovani gay siano più vulnerabili rispetto ai giovani in generale, secondo me la vulnerabilità riguarda tutti i giovani e contrariamente a quello che è riferito nell'articolo più volte citato penso che la vulnerabilità non dipende dall'orientamento, ma dall'accesso alle informazioni corrette e dalla totale mancanza di educazione nelle scuole (in particolare fin dalle scuole primarie), da esperienze indirette riferite da amici insegnanti i "ragazzini" di 12-14 anni hanno esperienze sessuali vere e non i giochini a cui ci hanno abituato a credere, quella è davvero la fase critica, dove gli ormoni e l'ignoranza generano comportamenti ad altissimo rischio. La vulnerabilità dei giovani gay va invece di pari passo con l'omofobia e la discriminazione sociale a cui ancora sono sottoposti, ma non è maggiore di altri orientamenti sessuali. Bisogna agire sui giovani tutti con campagne educative mirate a loro, non mi pare che sia mai comparsa un'iniziativa di questo tipo, ad esempio perché non dire ai propri alunni, figli ecc. che esiste il preservativo e che non serve solo per la contraccezione , ovviamente fatto non privatamente ma alla luce del sole e con l'aiuto di chi si occupa a vario titolo dei giovani. La ricetta sembra semplice ma in paese impregnato di cattolicesimo, omofobia e razzismo è davvero dura!



uffa2
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Re: la vulnerabilità dei giovani gay

Messaggio da uffa2 » sabato 1 febbraio 2014, 19:37

Dora ha scritto:
  • Rispetto agli anni precedenti, il numero di segnalazioni è rimasto sostanzialmente invariato ma i dati evidenziano un progressivo aumento dell’età mediana alla diagnosi e un cambiamento delle modalità di trasmissione: diminuisce la proporzione di consumatori di sostanze per via iniettiva ma aumentano i casi attribuibili alla trasmissione per via sessuale.
"Trasmissione sessuale": così, generico. Non omosessuale, come invece i dati stessi cui faceva riferimento indicavano con chiarezza.

Evidentemente, neppure le autorità sanitarie riescono a parlare di omosessualità e di contagio gay, non parliamo poi di differenziare fra giovani e meno giovani. Se non è negazione questa, vorrei sapere come dobbiamo definirla.
Ehh Dora, quante volte ci siamo confrontati su questo.
Cosa dire? che c’è un nodo di questioni non risolte a bloccare il tutto.
Il nodo del “siamo in Italia, non si parla di sesso”.
Il nodo del “siamo in Italia non si parla di omosessuali”
Il modo del “non vogliamo discriminare, perciò facciamo finta che i numeri assoluti e la differente probabilità che un omosessuale e un eterosessuale hanno di contagiarsi non esistano”.

Io non so come se ne esce, so che sono sabbie mobili profonde.
Stavo guardando il mese scorso lo spot sull’HIV (quello con Raul Bova) e per poco non mi viene un ictus: certo, incredibilmente si parla di profilattico… ma sembra quasi che due lesbiche in coppia abbiano un rischio di contagio maggiore di un omosessuale, il quale evidentemente fa sesso con gli angeli perché lui lo mostravano da solo…
E questo è il massimo dello sforzo che riescono a fare, figurati il resto.
Che poi, il problema non è evidentemente l’HIV, il problema è il sesso. Le MTS sono una valanga, e agli adolescenti non si racconta nulla. Gli stessi dermatologi/infettivologi dedicano al tema un imbarazzato passaggio di tre secondi, tendenti al due, anche perché si tratterebbe di assumere su se stessi un onere di counselling che forse non gli è proprio, e non esiste un programma di counselling da offrire a chi magari inciampa in un banale condiloma… che potrebbe essere un mezzo di stratificazione, per farti venire il dubbio che forse è meglio un po’ più di attenzione…

Il tema è “la vulnerabilità dei giovani gay”, sai come la penso: per i gay questa malattia in particolare è la malattia dell’isolamento, dell’impossibilità a vivere la vita come tutti, cercando una relazione stabile, costruendosi una famiglia, con tutti i vincoli e le sicurezze che una famiglia danno.
Porta queste condizioni davanti a un adolescente, il quale ci manca poco che creda che i bambini li si comprano all’Esselunga, e il mix è esplosivo.

Per salvare l’anima di una società bacchettona, anche in questo caso proprio come con le droghe, non ci si preoccupa di straziarne le carni…


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Re: la vulnerabilità dei giovani gay

Messaggio da uffa2 » venerdì 7 febbraio 2014, 12:02

Proprio oggi mi hanno proposto il link a un articolo (http://www.sciencedirect.com/science/ar ... 3613003353) che porta un dato agghiacciante: "...result translates into a shorter life expectancy of approximately 12 years (95% C.I.: 4–20 years) for sexual minorities living in high-prejudice communities...".
Si parla di "mortalità per tutte le cause", tra queste, quanta parte ha l'infezione?


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Dora
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Re: la vulnerabilità dei giovani gay

Messaggio da Dora » mercoledì 12 marzo 2014, 8:26

Qualche spunto dal report di Mark Mascolini su una ricerca presentata la settimana scorsa al CROI: un grande studio fatto dai CDC sulla trasmissione di virus resistenti in uomini che fanno sesso con uomini (Banez Ocfemia MC, Saduvala N, Oster AM, et al. Transmitted HIV-1 drug resistance among men who have sex with men, 11 US jurisdictions, 2008-2011. Abstract 579).
Segnalo qui questa relazione, perché conferma come i giovani gay siano la fascia d'età più a rischio anche dal punto di vista della trasmissione di virus con mutazioni resistenti a qualche antiretrovirale.



Transmitted HIV Resistance Rate Close to 20% in Large Study of US MSM
  • Più del 17% degli MSM naive avevano dei virus resistenti a qualche antiretrovirale.

    • Negli MSM con meno di 30 anni la prevalenza dei naive che avevano virus resistenti saliva al 19%.

    • I CDC stimano che 1/3 delle nuove infezioni negli USA nel 2011 siano state in MSM e che sia soprattutto il mancato uso dei condom a spiegare il fatto che l'incidenza dell'HIV rimane alta negli MSM americani.

    • Sono soprattutto gli uomini in terapia ma con scarso controllo della replicazione virale a trasmettere l'infezione.

    • La prevalenza di mutazioni del virus resistenti ai farmaci nel periodo 2008-2011 era
    • - del 15,5% fra 6091 uomini HIV+ eterosessuali;
      - del 17,4% fra 10894 uomini HIV+ MSM.

    Quindi il tasso di resistenze trasmesse negli MSM era del 12% più alto che negli etero.

    • Fra gli MSM, il 9% delle infezioni appena diagnosticate presentava resistenze agli NNRTI, il 6,6% agli NRTI, il 4,6% agli IP.

    • Mentre 3083 nuove diagnosi in MSM sono state ritenute infezioni recenti, 7810 sono state valutate di vecchia data. La probabilità di avere una qualsiasi mutazione resistente era del 12% più alta negli MSM con infezione recente, e la probabilità che la mutazione comportasse una resistenza agli NNRTI era del 31% più alta negli uomini con infezione recente. Questi risultati riflettono la tendenza del virus mutante a svanire nel tempo.

    • Confrontati con gli MSM che avevano 40-49 anni, quelli che ne avevano 13-29 avevano una prevalenza di resistenze trasmesse del 17% più alta. La metà di tutte le resistenze trasmesse si è avuta nel gruppo di uomini di età 13-29, che inoltre rappresentavano circa la metà delle nuove diagnosi. La fascia d'età 30-39 presentava resistenze trasmesse simili alla fascia d'età 40-49.



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