Delle innumerevoli perplessità che hanno accompagnato la sperimentazione di questo vaccino in ogni sua fase, così come delle reticenze e delle ambiguità di chi lo ha sperimentato, abbiamo parlato direttamente con Agnoletto qui:
Ci si è sempre chiesti perché i clinici che portano insieme alla dr Ensoli la responsabilità della sperimentazione del vaccino anti-Tat siano sempre stati così restii ad esprimersi. Ce lo si chiedeva ancora nel 2012-13 quando uscì il libro di Agnoletto. E di nuovo ce lo siamo chiesti in seguito, ad esempio quando la Ensoli ha sostenuto completamente da sola le polemiche che si sono scatenate dopo la presentazione dei dati di fase II a ICAR 2014.
Tanto più che sono clinici importanti, che si esprimono con chiarezza in tante diverse occasioni. Difficile pensare che siano in soggezione davanti all'autorevolezza ormai piuttosto appannata di una ricercatrice.
Ora questi stessi clinici stanno preparando le nuove linee guida. Che cosa pensano sull'opportunità di rimandare l'inizio della ART? Sono d'accordo con la visione espressa da Barbara Ensoli durante l'intervista? Una visione, fra l'altro, molto critica e negativa, che loro non hanno smentito quando è stata espressa nel
comunicato stampa dell'ANSA che accompagnava la pubblicazione del loro articolo su
Retrovirology.
Fino all'anno scorso lei era il principale referente delle linee guida insieme al compianto professor Moroni. Nel corso di quest'anno alcune cose sono cambiate, ad esempio la dr Ensoli ha
dato le dimissioni dalla vicepresidenza della Commissione AIDS (è vero che è stata una farsa, perché quella commissione era stata dichiarata formalmente morta nel marzo 2013, ma aveva continuato in qualche modo a funzionare, quindi delle dimissioni l'opinione pubblica venne informata).
Ed è apparentemente in atto un processo di modificazione degli equilibri di potere (simbolicamente messo in scena a ICAR 2015, dove
dall'excursus sui 30 anni di storia della ricerca su HIV/AIDS in Italia il vaccino anti-Tat è semplicemente sparito).
Che cosa dobbiamo dunque pensare del ruolo attuale di Barbara Ensoli sulla scena della ricerca italiana? È ancora la ricercatrice che prometteva gloria al Sistema Italia e dalle cui labbra pendevano giornalisti e malati? Oppure è diventata una specie di cugina un po' mattocchia, che dice cose strane alle feste di famiglia e che dalle foto di famiglia viene cancellata perché fa le corna dietro la testa del nonno?
Quanto pesa la sua opinione sull'inizio della ART? È solo una sua visione anacronistica delle cose o è condivisa da chi sta decidendo se adeguare l'Italia agli standard clinici applicati nel resto del mondo?
Inoltre, sempre per non venir meno alla tradizione di commemorare il I dicembre chiedendo finanziamenti per il suo vaccino, la dr Ensoli ci fa sapere che servono 15 milioni per proseguire nella fase III (il prezzo è sceso, mi pare che prima parlasse di 50). Quindi questa fase III si farà? E dove? Se si farà in Italia, saranno sempre gli stessi clinici a mettere a disposizione i "loro" centri e - quel che più conta - i "loro" pazienti?
Un po' di chiarezza, suvvia! Che ciascuno si prenda le responsabilità che gli competono.