Hypothesis for the Origin of Pandemic HIV-1

Notizie scientifiche e mediche riguardanti il virus, l'infezione e la malattia da HIV. Farmaci, vaccini e cure in sperimentazione.
Puzzle
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Hypothesis for the Origin of Pandemic HIV-1

Messaggio da Puzzle » giovedì 18 ottobre 2012, 12:58

Enhanced Heterosexual Transmission Hypothesis for the Origin of Pandemic HIV-1

Abstract: HIV-1 M originated from SIVcpz endemic in chimpanzees from southeast Cameroon or neighboring areas, and it started to spread in the early 20th century. Here we examine the factors that may have contributed to simian-to-human transmission, local transmission between humans, and export to a city. The region had intense ape hunting, social disruption, commercial sex work, STDs, and traffic to/from Kinshasa in the period 1899–1923. Injection treatments increased sharply around 1930; however, their frequency among local patients was far lower than among modern groups experiencing parenteral HIV-1 outbreaks. Recent molecular datings of HIV-1 M fit better the period of maximal resource exploitation and trade links than the period of high injection intensity. We conclude that although local parenteral outbreaks might have occurred, these are unlikely to have caused massive transmission. World War I led to additional, and hitherto unrecognized, risks of HIV-1 emergence. We propose an Enhanced Heterosexual Transmission Hypothesis for the origin of HIV-1 M, featuring at the time and place of its origin a coincidence of favorable co-factors (ape hunting, social disruption, STDs, and mobility) for both cross-species transmission and heterosexual spread. Our hypothesis does not exclude a role for parenteral transmission in the initial viral adaptation. http://www.mdpi.com/1999-4915/4/10/1950/pdf

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http://www.mdpi.com/1999-4915/4/10/1950
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Dora
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Re: Hypothesis for the Origin of Pandemic HIV-1

Messaggio da Dora » giovedì 18 ottobre 2012, 13:58

Puzzle ha scritto:Enhanced Heterosexual Transmission Hypothesis for the Origin of Pandemic HIV-1
Un libro che io ho trovato affascinantissimo è quello che l'epidemiologo canadese Jacques Pépin ha pubblicato l'anno scorso: The Origins of AIDS (un post in cui si sintetizza il libro, qui: http://www.hivforum.info/forum/viewtopi ... 8604#p8604).
Più o meno, l'impostazione di Pépin è la stessa di questo articolo di De Sousa e Müller: anche se Pepin insiste più di loro sull'aspetto iatrogeno nell'inizio della pandemia, ipotizzando un ruolo fondamentale delle iniezioni (confermato da un'analoga espansione dei contagi da virus epatitici), parla molto a lungo dell'esplosione della prostituzione e dei cambiamenti della struttura familiare/sociale in Congo durante il periodo coloniale.
Naturalmente, il libro di Pépin è più complesso di questo nuovo lavoro, perché non prende in esame soltanto l'HIV-1 M. Anzi, molto bella e molto chiara - a mio parere - è la sua analisi filogenetica dei diversi ceppi virali. Forse la parte più interessante del libro.

Lavori come questi sono davvero importanti, perché contribuiscono a far piazza pulita delle varie ipotesi complottistiche e mostrano come sia il caso (o la sfortuna, o l'ignoranza) a dominare il mondo.



Puzzle
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Re: Hypothesis for the Origin of Pandemic HIV-1

Messaggio da Puzzle » giovedì 18 ottobre 2012, 16:45

Dora ha scritto:
Puzzle ha scritto:Enhanced Heterosexual Transmission Hypothesis for the Origin of Pandemic HIV-1
Un libro che io ho trovato affascinantissimo è quello che l'epidemiologo canadese Jacques Pépin ha pubblicato l'anno scorso: The Origins of AIDS (un post in cui si sintetizza il libro, qui: http://www.hivforum.info/forum/viewtopi ... 8604#p8604).
Più o meno, l'impostazione di Pépin è la stessa di questo articolo di De Sousa e Müller: anche se Pepin insiste più di loro sull'aspetto iatrogeno nell'inizio della pandemia, ipotizzando un ruolo fondamentale delle iniezioni (confermato da un'analoga espansione dei contagi da virus epatitici), parla molto a lungo dell'esplosione della prostituzione e dei cambiamenti della struttura familiare/sociale in Congo durante il periodo coloniale.
Naturalmente, il libro di Pépin è più complesso di questo nuovo lavoro, perché non prende in esame soltanto l'HIV-1 M. Anzi, molto bella e molto chiara - a mio parere - è la sua analisi filogenetica dei diversi ceppi virali. Forse la parte più interessante del libro.

Lavori come questi sono davvero importanti, perché contribuiscono a far piazza pulita delle varie ipotesi complottistiche e mostrano come sia il caso (o la sfortuna, o l'ignoranza) a dominare il mondo.
Sarà l'avanzare dell'età, ma mi sto convincendo che non sia il caso, la sfortuna o l'ignoranza, ma che anche questo rientri nella normale casistica dell'evoluzione, di cui l'uomo potrebbe essere tutto, meno che l'epicentro. Ti ringrazio della segnalazione del libro, magari lo leggo, se non è troppo tecnico. Dall'intervista e dalle risposte che ha dato Pépin, nel post che hai segnalato, non c'è molto di più di ciò che non abbia conosciuto di quei luoghi e in particolare di quel disgraziato paese, riguardo alle condizioni di vita e di igiene. Avendo preso l'hiv in quella zona, certamente non ho mai creduto a nessuna delle teorie complottiste e mi ha sempre interessato l'origine del virus. La tesi di Edward Hooper sui vaccini infetti mi sembrava essere un'ipotesi abbastanza concreta a suo tempo, poi sono uscite teorie che il virus fosse passato dalle scimmie all'uomo in anni precedenti e questo studio sembra confermarlo e mi sembra abbastanza realistico valutando le percentuali di sieropositivi che contava già negli anni '80/'90 l'Africa.



Puzzle
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Re: Hypothesis for the Origin of Pandemic HIV-1

Messaggio da Puzzle » lunedì 29 ottobre 2012, 0:13

"La terra vista dal cielo" è una serie di documentari realizzati da Yann Arthus-Bertrand dedicata all’esplorazione del pianeta e dei maggiori rischi ambientali che lo minacciano, trasmessa regolarmente da Rai 5. È una trasmissione fatta molto bene e la seguo volentieri quando ne ho l'occasione. Stasera il documentario era intitolato "Verde smeraldo" e tra i vari servizi trattati, alcuni erano dedicati al Gabon, un paese dalle riserve naturali incontaminate, con 12 parchi nazionali, di cui uno fra i più estesi al mondo (30.000 km²). Qui nella regione di Franceville esiste il Centre International de Recherches Médicales de Franceville (CIRMF) un centro di ricerca modernissimo nel cuore dell'Africa equatoriale, in cui, fra le varie ricerche, si è risaliti all'origine del passaggio dai pipistrelli ai primati e poi all'uomo del virus ebola. È stata interessante l'intervista con gli scienziati del centro perché oltre all'ebola, si occupano anche dell'hiv. Ovvero stanno cercando di capire perché l'siv che uccide gli scimpanzé, riesca al contrario a convivere senza sviluppare l'Aids nei mandrilli e come l'siv si è trasmesso dai primati all'uomo diventando hiv. Indipendentemente dal servizio trasmesso e dalle ricerche in corso, ho trovato apprezzabili le parole del ricercatore riguardo alla biodiversità, in quanto parlando di ebola e di hiv, lui sosteneva che è del tutto naturale che virus come questi possano provenire originariamente dal cuore delle foreste tropicali, proprio perché estremamente ricche di biodiversità, come piante, animali, ma anche microorganismi che si sono evoluti all'interno e proprio grazie a questa diversità biologica. Il che conferma il mio pensiero, espresso qui sopra, come tutto possa rientrare nella normale casistica dell'evoluzione.



Dora
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Re: Hypothesis for the Origin of Pandemic HIV-1

Messaggio da Dora » lunedì 27 maggio 2013, 10:05

Oxford University Press ha in uscita un nuovo libro sulle origini dell'AIDS. È scritto da Dorothy Crawford, una microbiologa dell'Università di Edimburgo e si intitola Virus Hunt - The search for the origin of HIV/AIDS.
Non l'ho ancora letto, quindi posso sbagliarmi, ma ho l'impressione che si tratti di un libro serio e forse un poco più semplice di quello di Jacques Pépin, in cui Crawford spiega come abbiano fatto gli scienziati a tracciare il passaggio dell'HIV da Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, a Haiti, fino agli Stati Uniti.

Qui si può leggere in PDF l'INTRODUCTION.


  • Preface
    Introduction: a new disease
    1: The puzzle of HIV-1
    2: Tracing HIV to its roots
    3: The primate connection
    4: From rain forest to research laboratory
    5: Timing SIV cpz's jump to humans
    6: A vital first step for HIV-1 group M
    7: Beginning the epic journey
    8: HIV-1 group M meets the challenge
    9: Past, present, and future pandemics
    References
    Further reading
    Glossary


Dal blog della casa editrice:

Da dove ha avuto origine il virus HIV?



Come ha fatto il virus a diffondersi a partire dagli scimpanzè del Camerun?



Come ha fatto l'HIV a diventare globale?




Dora
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Re: Hypothesis for the Origin of Pandemic HIV-1

Messaggio da Dora » venerdì 3 ottobre 2014, 11:12

Una sofisticatissima analisi fatta su centinaia di sequenze genetiche dell'HIV-1 gruppo M, raccolte in momenti e luoghi diversi, coordinata dall'Università di Lovanio e pubblicata oggi su Science, conferma l'ipotesi di Jacques Pepin sulle origini della pandemia di HIV e sulla sua diffusione per la "tempesta perfetta" generata dai cambiamenti sociali avvenuti nell'Africa centrale fra fine '800 e inizio '900: questi comportarono, in particolare, campagne di salute pubblica attuate con aghi da siringa contaminati e l'esplosione della prostituzione nelle città favorita dalla nascita e poi dal consolidarsi nel corso della prima metà del '900 di una rete di trasporti.
Tutto ebbe inizio a Kinshasa, Congo, attorno al 1920.


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The early spread and epidemic ignition of HIV-1 in human populations
  • Thirty years after the discovery of HIV-1, the early transmission, dissemination, and establishment of the virus in human populations remain unclear. Using statistical approaches applied to HIV-1 sequence data from central Africa, we show that from the 1920s Kinshasa (in what is now the Democratic Republic of Congo) was the focus of early transmission and the source of pre-1960 pandemic viruses elsewhere. Location and dating estimates were validated using the earliest HIV-1 archival sample, also from Kinshasa. The epidemic histories of HIV-1 group M and nonpandemic group O were similar until ~1960, after which group M underwent an epidemiological transition and outpaced regional population growth. Our results reconstruct the early dynamics of HIV-1 and emphasize the role of social changes and transport networks in the establishment of this virus in human populations.
Commento, sempre su Science, di Jon Cohen:

Early AIDS virus may have ridden Africa's rails
  • A new, sophisticated analysis of hundreds of genetic sequences of HIV from different time points and locations adds fascinating insights to the origin of the AIDS epidemic. The study, which appears in this issue of Science (see p. 56), confirms earlier analyses that an HIV-infected person came to what today is Kinshasa around 1920, but it then shows for the first time how the virus went from there to two cities in the southeastern portion of the country, likely aided by the extensive rail system that then existed. The researchers also note that 13 documented cases exist of different simian viruses jumping from chimpanzees, gorillas, and monkeys into humans, but only one—known has HIV-1 group M—sparked a global epidemic. They show that group M and another strain, group O, expanded at the same rate until about 1960, but then group M nearly tripled its rate of spread. Possible reasons include public health campaigns that had contaminated needles and an increase in the number of clients of sex workers.

Un articolo su National Geographic: Early Spread of AIDS Traced to Congo's Expanding Transportation Network.
Sul Guardian: HIV pandemic originated in Kinshasa in the 1920s, say scientists.



Dora
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Re: Hypothesis for the Origin of Pandemic HIV-1

Messaggio da Dora » venerdì 22 gennaio 2016, 8:28

Dora ha scritto:Un libro che io ho trovato affascinantissimo è quello che l'epidemiologo canadese Jacques Pépin ha pubblicato l'anno scorso: The Origins of AIDS (un post in cui si sintetizza il libro, qui: http://www.hivforum.info/forum/viewtopi ... 8604#p8604).
Più o meno, l'impostazione di Pépin è la stessa di questo articolo di De Sousa e Müller: anche se Pepin insiste più di loro sull'aspetto iatrogeno nell'inizio della pandemia, ipotizzando un ruolo fondamentale delle iniezioni (confermato da un'analoga espansione dei contagi da virus epatitici), parla molto a lungo dell'esplosione della prostituzione e dei cambiamenti della struttura familiare/sociale in Congo durante il periodo coloniale.
Naturalmente, il libro di Pépin è più complesso di questo nuovo lavoro, perché non prende in esame soltanto l'HIV-1 M. Anzi, molto bella e molto chiara - a mio parere - è la sua analisi filogenetica dei diversi ceppi virali. Forse la parte più interessante del libro.
E a fare definitivamente piazza pulita delle ipotesi che vedono complotti e cospirazioni all'origine dell'epidemia di HIV, Jacques Pépin arriva a dare anche una conferma sperimentale dell'ipotesi iatrogena.
Lo fa partendo da un trial clinico, che oggi è concluso e i cui risultati sono pubblicati sul Journal of Infectious Diseases:
Un articolo di Dave Muoio uscito ieri su Healio sintetizza così i risultati del magnifico lavoro di Pépin:

Iatrogenic transmission fueled early spread of HIV pandemic in Africa

January 21, 2016

The association of blood-borne viruses and previous IV procedures among aged residents of Kinshasa, Democratic Republic of the Congo, may suggest the rapid emergence of HIV in this region during the mid-20th century was driven by iatrogenic transmission, according to a recently published study.

“Evolutionary analyses of viral gene sequences show that HIV-1 flourished and diversified in the Belgian Congo’s capital, which was the major trading center of central Africa,” Catherine Hogan, MD, MSc, of the University of Sherbrooke, Canada, and colleagues wrote. “Genetic estimates of the transmission history of HIV-1 group M in Central Africa indicate that the epidemic grew more slowly before 1950, then transitioned to much faster exponential growth sometime between 1952 and 1968. Factors that drove the emergence and spread of HIV-1 toward epidemic spread in Kinshasa remain unknown.”

Previous research has proposed iatrogenic transmissions as a major factor toward the emergence of HIV-1 in Kinshasa, the researchers wrote, but the disease’s high mortality has made it difficult to confirm this hypothesis. To circumvent this issue, Hogan and colleagues chose to analyze the prevalence of hepatitis C and human T-cell lymphotrophic virus type 1 (HTLV-1), two blood-borne viruses with greater survivability that could act as a proxy for HIV. From July to August 2012, they recruited a convenience sample of Kinshasa residents aged 70 years or older who had lived in the city for at least 30 years. Participants provided medical samples and completed questionnaires providing demographic and medical history, with a focus on previous tropical diseases and conditions requiring substantial IV injections. Collected samples underwent serological assays, amplification and sequencing, and phylogenetic reconstruction was performed to outline the genetic history of identified HCV.

The final analysis included 839 participants, aged 70 to 90 years (median age, 75 years). Participants reported living in Kinshasa for a median of 58 years (range, 30-92), and 74% recalled receipt of IV injections at least once in their lifetime.

The researchers wrote that 25.9% of participants tested positive for HCV, and 3.1% tested positive for HTLV-1. Of the 118 patients with HCV from which amplification products were obtained, subtypes 4r (n = 38) and 4k (n = 47) were most prevalent. Intramuscular TB therapy, IV injections before 1960, IV infections at a colonial-era venereology clinic and IV injections at a specific hospital were all identified as independent risk factors for subtype 4r, while antimalarial treatments and IV injections at another hospital were associated with subtype 4k. HTLV-1 subtype 1b was most commonly found among participants providing sequences, with notable risk factors of HTLV-1 infection consisting of transfusions and IV injections at two specific hospitals. In addition, viral sequence analysis showed a large increase in infections of both HCV subtypes beginning in the 1950s.

Despite some limitations and the loss of directly affected individuals, the researchers wrote that the associations found among participants with HCV directly align with those found among participants with HTLV-1, and vice versa. As such, these findings may be the first empirical evidence supporting the hypothesis of HIV-1 emergence through iatrogenic blood-borne virus transmission.

“The establishment of HIV-1 group M, uniquely among HIV strains, as a global pandemic undoubtedly resulted from multiple causal factors whose relative contributions may never be fully resolved,” the researchers wrote. “However, historical iatrogenic transmission in the hub of Central Africa appears to have been one such contributor.”

The findings of Hogan and colleagues fit well into the current understanding of HIV-1’s origins, which are largely based on evolution patterns gleaned from sequencing data, according to Simon D.W. Frost, DPhil, and Samuel K. Kwofie, PhD, both of the veterinary medicine department at the University of Cambridge. In a related editorial, they wrote that reductions in iatrogenic transmission should be pursued alongside efforts against sexual transmission, as this route continues to be a source of new infections across several countries and diseases.

“In an era of increasing population mobility, which drove the dissemination of HIV from Africa to the rest of the world, we have to take shared responsibility for development of health services and appropriate prevention strategies,” they wrote. “With current discussions of vaccination to protect against Ebola virus, iatrogenesis should remain a concern in the global health agenda.”



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Re: Hypothesis for the Origin of Pandemic HIV-1

Messaggio da Puzzle » venerdì 22 gennaio 2016, 14:10

Dora ha scritto: “In an era of increasing population mobility, which drove the dissemination of HIV from Africa to the rest of the world, we have to take shared responsibility for development of health services and appropriate prevention strategies,” they wrote. “With current discussions of vaccination to protect against Ebola virus, iatrogenesis should remain a concern in the global health agenda.”
...se la Terra fosse un luogo responsabile.



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Re: Hypothesis for the Origin of Pandemic HIV-1

Messaggio da Dora » venerdì 19 agosto 2016, 18:15

Mentre un'affascinante ricerca di studiosi dell'Accademia delle Scienze Ceca, pubblicata una decina di giorni fa su Molecular Biology and Evolution, è riuscita a dimostrare che i lentivirus, la famiglia di retrovirus cui appartengono anche SIV e HIV, emersero non, come si pensava, fra i 3 e i 12 milioni di anni fa, ma addirittura 60 milioni di anni fa, esistono ancora delle persone convinte che HIV sia un virus creato in laboratorio da qualche scienziato pazzo al soldo di qualche Potere Forte.
Una delle varianti di questa teoria complottistica è quella inventata e diffusa dai servizi segreti dell'URSS e della DDR, che attribuiscono alla CIA la responsabilità della pandemia di AIDS che colpì il mondo fra fine anni '70 e inizio '80 del secolo scorso.

In un bell'articolo che ha scritto oggi per Wired, Stefano Dalla Casa ripercorre questo ramo della cospirazione sulla nascita dell'HIV/AIDS, facendoci vedere una volta di più i danni incalcolabili delle menzogne negazioniste e complottiste sull'infezione.

Ho pensato di riprenderlo in questo thread, e non in uno dei tanti thread dedicati al negazionismo dell'HIV/AIDS o al modo in cui le false credenze vengono create e permangono nel mondo per suggerire - a chi lo desidera - un percorso di rilfessione alternativo rispetto a quelli che siamo soliti seguire qui.



L’hiv creato dalla Cia? Una teoria del complotto suggerita dal Kgb

Furono i servizi segreti sovietici a creare la bufala entrata nel canone complottista, ma il meme dell’Aids creato dalla Cia ora vive di vita propria…


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Fort Detrick, Maryland. Qui fino al 1969 gli Stati Uniti svilupparono le proprie armi biologiche, un fatto sfruttato dalla propaganda sovietica per attribuire agli americani la responsabilità dell’Aids emerso negli anni ’80. (Foto: Alex Wong/Getty Images)

Nel 1979 un fuga di antrace da una struttura militare segreta nella città di Sverdlovsk, in Unione sovietica, uccise almeno 66 persone. Questa settimana un gruppo di genetisti ha rivelato che, fortunatamente, il ceppo del contagio non era stato cucinato in laboratorio: i sovietici si erano limitati a coltivare e a produrre in massa un ceppo letale per l’uomo già presente in natura.

Forse non tutti sanno che, pochi anni dopo quell’incidente, il Kgb creò il nucleo intorno al quale si cristallizzò una famosa teoria del complotto: il virus dell’hiv creato dalla Cia. Anche la disinformazione, infatti, può essere un’arma devastante, ma come quelle biologiche, è anche difficilmente controllabile.

Una misteriosa malattia
Tra gli anni ’60 e gli anni ’70, anche a causa delle armi chimiche in uso in Vietnam, il pubblico americano aveva cominciato a conoscere il programma di ricerca sulle armi biologiche che gli Stati Uniti sviluppavano dalla seconda guerra mondiale.

Molti cittadini era seriamente preoccupati dalle ricerche militari condotte dal proprio governo e anche la comunità scientifica fece sentire la propria voce: 22 importanti scienziati americani nel 1966 avevano chiesto al presidente Lindon Johnson di riformare l’utilizzo di armi chimiche e biologiche, e l’anno seguente 5 mila colleghi si erano uniti alla petizione.

Questo tipo di armi diventarono talmente impopolari che nel 1969 il presidente Richard Nixon ordinò di interrompere il programma, portato avanti principalmente a Fort Detrick (Maryland) dal dipartimento della difesa e dalla Cia. Nel 1972 venne poi firmata la convenzione per le armi biologiche, un trattato internazionale che vieta lo sviluppo, la produzione e lo stoccaggio di questo tipo di armi. Ma quando nei primi anni ’80 cominciarono a diffondersi hiv e Aids, di cui ancora si sapeva pochissimo, l’intelligence dell’Unione Sovietica capì che sarebbe bastata un piccola spinta nella giusta direzione per attribuire la colpa della malattia agli Stati Uniti, trasformando l’epidemia in un’arma di propaganda.

Come creare una teoria del complotto
Il 17 luglio del 1983 il giornale indiano in lingua inglese The Patriot pubblicò una lettera anonima secondo cui l’Aids non era altro che un’arma biologica per la quale bisognava ringraziare gli Stati Uniti, e in particolare la Cia e Fort Detrick. Non si trattava di un complottista dell’epoca, ma di un’operazione ideata dal Kgb, il servizio segreto dell’Unione Sovietica. Come spiega lo storico militare Thomas Boghardt, la lettera era molto raffinata: anche le bufale, infatti, devono avere qualche elemento di verità per fare presa. In quel caso la maggior parte delle informazioni citate nell’articolo erano assolutamente corrette: la descrizione della nuova malattia era piuttosto accurata, così come lo era quella degli esperimenti sulle armi biologiche condotti a Fort Detrick.

Naturalmente non esisteva nessuna prova della tesi centrale, cioè che l’Aids fosse un’arma della Cia, ma il contesto rendeva la bufala sufficiente a instillare nei lettori il tarlo del sospetto. Nonostante la bravura degli autori, la lettera uscita su The Patriot, venne sostanzialmente ignorata, ma quando quasi tre anni l’Aids era arrivata anche in Urss, il Kgb decise di fare un altro tentativo: il 30 ottobre 1985 uscì un articolo molto simile su Literaturnaya Gazeta, che naturalmente citava come fonte anche la lettera anonima piazzata in India anni prima. Allo stesso tempo il Kgb si rivolse alla Stasi, la polizia segreta di Berlino Est, per l’ingrediente mancante di ogni teoria del complotto che si rispetti: la fonte autorevole.

I coniugi Segal
Il biofisico in pensione Jakob Segal, assieme alla moglie Lilli (biochimica) erano la coppia persona perfetta per imprimere lo spin decisivo alla propaganda del Kgb. Gli scienziati erano fedelissimi alla Germania dell’Est, ma al tempo stesso erano dei civili e, almeno sulla carta, carta potevano essere considerati una fonte indipendente. Inoltre, nonostante fossero privi di competenze specifiche sull’Aids, avevano tutte le carte in regola per presentarsi ai media come esperti in materia.

I Segal abbracciarono pienamente la tesi dell’Aids come arma biologica disseminata dalla Cia e, come altri scienziati diventati ciarlatani, è molto probabile che fossero genuinamente convinti della bufala. Non potevano sapere di far parte di un’operazione della Hva (Hauptverwaltung Aufklärung, il servizio segreto estero della Stasi ) denominata in codice Infektion, né che le informazioni che venivano date loro in pasto servivano a manipolarli.

Grazie alla propria fama, i Segal diedero una parvenza di legittimità scientifica alla teoria del complotto, e nel 1987 pubblicarono un pamphlet intitolato Aids—its nature and origin nel quale dettagliavano l’ipotesi dell’arma biologica: il virus dell’hiv che causa l’Aids poteva essere stato creato partendo dal dna di altri due retrovirus, Visna e Htlv-1.

Anche il lavoro dei Segal conteneva quella percentuale di verità sufficiente a rendere la disinformazione plausibile. Jacob, per esempio, arrivò ad affermare che Robert Gallo (uno degli scienziati che isolarono l’hiv) era il creatore del virus ricordando che lo scienziato guidava dal 1971 Laboratory of Tumor Cell Biology del National Cancer Institute, e lo stesso istituto aveva (e ha tutt’ora) una sede all’interno del famigerato Fort Detrick. La presenza di Gallo a Fort Detrick non è neanche lontanamente una prova a supporto dell’ipotesi di Segal, ma all’interno della narrativa complottista ottiene l’effetto desiderato.

La comunità scientifica, compresa quella dell’Unione Sovietica, non prese mai seriamente in considerazione le tesi dei Segal, ma nella seconda metà degli anni ’80 anche i media occidentali cominciarono a riportare la tesi della coppia di scienziati secondo cui l’hiv e l’Aids erano stati creati dalla Cia, e la bufala cominciò a diffondersi sui giornali e sulle televisioni di tutto il mondo…

Fuori controllo
Una teoria del complotto si evolve nel tempo, ma è difficile immaginare la sua morte definitiva. Dopo la fine della Guerra Fredda, infatti, la bufala dell’Aids creata dalla Cia cominciò a vivere di vita propria e nemmeno le ammissioni che arrivavano dai più alti livelli del Kgb potevano incidere sulla sua diffusione. La professoressa Nicoli Nattrass (Aids and Society Research Unit, University of Cape Town, Sud Africa) ha trattato a fondo questo aspetto nel suo libro The Aids Conspiracy: Science Fights Back (Columbia University Press, 2012). Secondo l’economista sudafricana, che da tempo studia l’impatto delle tesi complottiste sull’Aids, bisogna partire dallo scenario politico e sociale nel momento in la teoria del complotto venne costruita.

Il programma di armi biologiche degli Stati Uniti era una realtà spaventosa e innegabile e, anche se avevano rinunciato allo sviluppo di armi offensive, a Fort Detrick continuava ovviamente la ricerca sulle contromisure. Ora consideriamo che era appena spuntata una misteriosa pandemia, che il mondo era in bilico tra due superpotenze nucleari, le immagini della guerra in Vietnam e le rivelazioni dell’esperimento sulla sifilide di Tuskegee: possiamo ancora stupirci che la tesi dell’Aids made in Fort Detrick non sia stata prontamente liquidata?

Allo stesso tempo era naturale che la teoria del complotto non scomparisse con la fine della Guerra Fredda, perché le tensioni sociali non si sono certo risolte con la caduta del muro di Berlino. I complottisti di professione raccolsero rapidamente il testimone delle spie sovietiche, e tra la tanta spazzatura pubblicata nei primi anni ’90 spicca Behold Pale Horse (1991) di Milton William Cooper (riconosciuto tra gli ispiratori del terrorista Timothy Mc Veigh). Nel libro la teoria del complotto sull’origine dell’Aids venne amalgamata con le altre del canone: Kennedy, Illuminati, Ufo, Bilderberg, Savi di Sion, ecc…

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La copertina del libro di Cooper.

Negli Stati Uniti si affermò in particolare tra gli afroamericani: la loro dolorosa storia, a prescindere da Tuskegee, di certo giustificava un’ostilità nei confronti del governo in cui il meme “Aids come arma biologica” poteva facilmente moltiplicarsi. Il prezzo più alto, però, lo ha probabilmente pagato lo stato del Sud Africa.

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Prevalenza di hiv e morti di Aids in Sud Africa, da Nattrass, N. (2013), Understanding the origins and prevalence of AIDS conspiracy beliefs in the United States and South Africa. Sociology of Health & Illness

La professoressa Nattrass racconta che alla fine degli anni ’80 in questo paese emerse una variante della teoria del complotto in cui la Cia era sostituita da scienziati israeliani in collaborazione con i razzisti sudafricani. Finita l’apartheid questo complottismo non scomparve, e con la presidenza di Thabo Mbeki (1999-2008) subì una pericolosa mutazione: la Cia, oltre a essere di nuovo accusata di aver creato la malattia, diventò anche responsabile di cospirare assieme alle case farmaceutiche per far credere che la terapia antiretrovirale fosse l’unica efficace.

Tramite la ministra della salute Manto Tshabalala-Msimang, Mbeki cominciò quindi a sostenere pubblicamente le tesi negazioniste ora care ai complottisti occidentali, rifiutando di ammettere il nesso causale tra hiv e Aids e arrivando a ostacolare la distribuzione delle terapie antiretrovirali in favore di inutili rimedi alternativi a base di aglio, barbabietola o limone.

Tshabalala-Msimang, spesso soprannominata Dottoressa Barbabietola, aveva trovato una delle sue fonti di ispirazione proprio nei deliri di Behold a Pale Horse, come ha ben riassunto il disegnatore sudafricano Zapiro in questa vignetta: una dimostrazione da manuale di come le bufale attraversino facilmente i confini, siano essi culturali, politici o nazionali.

Si stima che tra il 2000 e il 2005 in Sud Africa siano morte almeno 330mila persone che avrebbero potuto essere salvate dai farmaci che il governo boicottava, senza contare i 35mila bambini contagiati dalle madri sieropositive che non avevano ricevuto la necessaria profilassi.



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Re: Hypothesis for the Origin of Pandemic HIV-1

Messaggio da Blast » venerdì 19 agosto 2016, 19:02

Che storia triste.
Per fortuna oggi esistono strumenti che sono "potenzialmente" alla portata di tutti grazie ad internet, e che permettono di farsi un'idea su tutto ciò, anche se poi si rivelano armi a doppio taglio.


CIAO GIOIE

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