Latte materno+ARV riducono del 100% trasmissione in topi BLT

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Dora
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Re: Latte materno+ARV riducono del 100% trasmissione in topi

Messaggio da Dora » domenica 1 luglio 2012, 8:36

marcus ha scritto:Grazie Dora, scusa se ti ho fatto perder tempo
Ma figuriamoci!
Grazie a te, che mi dai la possibilità di studiare cose che non so. :D
Non sapevo che potessero migrare delle cellule dal circolo sistemico all'interno dei secreti ghiandolari, anche perchè è un meccanismo che solitamente non si verifica, dato che, se analizzi al microscopio il latte materno non trovi linfociti e macrofagi di solito. Chissà in che modo queste cellule infettate riescano a superare la membrana basale e l'endotelio vascolare!
Senti, Marcus, non è che ti andrebbe di approfondire l'argomento? Mi pare che tu sappia di membrane e di endotelio molto, ma mooolto di più di quanto ne so io. Che ne diresti di provare a capire come fa il virus a penetrarli?
permettimi di dire che forse una cellula infettata è meno infettante del virus libero.
Infatti lo studio dice che il virus entra attraverso 1) dei varchi nella mucosa del bambino, 2) Fc e Gar Cer, oppure sfrutta la 3) transcitosi attraverso le cellule M che si trovano al di sopra del MALT orale o intestinale (dopo ingestione); la transcitosi è un meccanismo che riguarda esclusivamente del materiale di piccole dimensioni che può essere preso per macropinocitosi dalle cellule M e trasportato sul versante della sottomucosa, quindi suppongo si tratti del virus libero.
Su questo avrei qualche dubbio, perché che la via di infezione cell-to-cell sia addirittura “migliaia di volte più efficiente rispetto a quella del virus libero che entra nelle cellule” è stato dimostrato in vitro da Wolfgang Hübner e Benjamin Chen (gli autori dei video che ti sono piaciuti e che anch'io trovo straordinari), già nel lavoro uscito su Science nel 2009 (Quantitative 3D Video Microscopy of HIV Transfer Across T Cell Virological Synapses). Ed è stato ribadito l’anno dopo da Nicola Martin e Quentin Sattenau (Virological Synapse-Mediated Spread of Human Immunodeficiency Virus Type 1 between T Cells Is Sensitive to Entry Inhibition).



marcus
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Re: Latte materno+ARV riducono del 100% trasmissione in topi

Messaggio da marcus » domenica 1 luglio 2012, 18:25

Dora ha scritto:Senti, Marcus, non è che ti andrebbe di approfondire l'argomento? Mi pare che tu sappia di membrane e di endotelio molto, ma mooolto di più di quanto ne so io. Che ne diresti di provare a capire come fa il virus a penetrarli?
ciao Dora, in questi giorni sono super impegnato e non credo di riuscire a farlo ma mi prometto di sbirciare in rete appena ho un pò di tregua. Comunque a primo impatto direi che nemmeno gli scienziati ne sono al corrente, però qualche studio sperimentale magari si trova ;)
Dora ha scritto:Su questo avrei qualche dubbio, perché che la via di infezione cell-to-cell sia addirittura “migliaia di volte più efficiente rispetto a quella del virus libero che entra nelle cellule” è stato dimostrato...
ancora una volta tu parli di infezione cell-to-cell io di trasmissione inter-umana. Sono d'accordo con te e con gli studi che giustamente mi riporti, ma io parlo di efficienza di un virus libero rispetto a un virus-cell associated nell'infettare un individuo ATTRAVERSO LA VIA TRANS-MUCOSALE....in breve, se tu per assurdo avessi a disposizione una soluzione piena di Tcd4-hiv e una piena di HIV libero, messe a contatto con una mucosa, quale delle due avrebbe più possibilità di superarla e iniziare l'infezione?per dei motivi di dimensioni e per il fatto che possa sfruttare le cellule M secondo me è avvantaggiato il virus libero, ma è una considerazione tutta mia, tanto meno penso ci siano degli studi a riguardo ;)

Grazie ancora ;) e forza italia questa sera !!!



marcus
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Re: Latte materno+ARV riducono del 100% trasmissione in topi

Messaggio da marcus » martedì 3 luglio 2012, 17:55

Intanto ho trovato questo piccolissimo lavoro fatto su donne e non su topi in cui sembra che sia la presenza di anticorpi che portano a ADCC (citotossicità cellulo mediata anticorpo-dipendente) a fare la differenza nel latte materno più che le IgG e le IgA neutralizzanti che, tra l'altro, sono molto meno concentrate nel latte ansichè nel plasma!


Mabuka J, Nduati R, Odem-Davis K, Peterson D, Overbaugh J.

Division of Human Biology, Fred Hutchinson Cancer Research Center, Seattle,
Washington, United States of America.

There are limited data describing the functional characteristics of HIV-1
specific antibodies in breast milk (BM) and their role in breastfeeding
transmission. The ability of BM antibodies to bind HIV-1 envelope, neutralize
heterologous and autologous viruses and direct antibody-dependent cell
cytotoxicity (ADCC) were analyzed in BM and plasma obtained soon after delivery
from 10 non-transmitting and 9 transmitting women with high systemic viral loads
and plasma neutralizing antibodies (NAbs). Because subtype A is the dominant
subtype in this cohort, a subtype A envelope variant that was sensitive to plasma
NAbs was used to assess the different antibody activities. We found that NAbs
against the subtype A heterologous virus and/or the woman's autologous viruses
were rare in IgG and IgA purified from breast milk supernatant (BMS) - only 4 of
19 women had any detectable NAb activity against either virus. Detected NAbs were
of low potency (median IC50 value of 10 versus 647 for the corresponding plasma)
and were not associated with infant infection (p = 0.58). The low NAb activity in
BMS versus plasma was reflected in binding antibody levels: HIV-1 envelope
specific IgG titers were 2.2 log(10) lower (compared to 0.59 log(10) lower for
IgA) in BMS versus plasma. In contrast, antibodies capable of ADCC were common
and could be detected in the BMS from all 19 women. BMS envelope-specific IgG
titers were associated with both detection of IgG NAbs (p = 0.0001)and BMS ADCC
activity (p = 0.014). Importantly, BMS ADCC capacity was inversely associated
with infant infection risk (p = 0.039). Our findings indicate that BMS has low
levels of envelope specific IgG and IgA with limited neutralizing activity.
However, this small study of women with high plasma viral loads suggests that
breastmilk ADCC activity is a correlate of transmission that may impact infant
infection risk.



Dora
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Re: Latte materno+ARV riducono del 100% trasmissione in topi

Messaggio da Dora » martedì 3 luglio 2012, 20:33

marcus ha scritto:Intanto ho trovato questo piccolissimo lavoro fatto su donne e non su topi in cui sembra che sia la presenza di anticorpi che portano a ADCC (citotossicità cellulo mediata anticorpo-dipendente) a fare la differenza nel latte materno più che le IgG e le IgA neutralizzanti che, tra l'altro, sono molto meno concentrate nel latte ansichè nel plasma!

Mabuka J, Nduati R, Odem-Davis K, Peterson D, Overbaugh J.
HIV-Specific Antibodies Capable of ADCC Are Common in Breastmilk and Are Associated with Reduced Risk of Transmission in Women with High Viral Loads

Grazie Marcus, cercherò di leggerlo con calma. Hai visto che questo articolo è uscito sullo stesso numero di PLoS Pathogens dell'articolo di Garcia?

Come notavi, è uno studio molto piccolo, anche se è un campione di donne prese da un più ampio studio randomizzato, che comparava l'allattamento al seno e quello artificiale; e questo già mostra un bias:
- 19 donne con alte viremie plasmatiche, non in terapia;
- di queste, 10 non hanno trasmesso l'HIV-1 sottotipo A ai figli attraverso il latte, 9 l'hanno trasmesso;
- una proporzione, quindi, quasi di 1:1, mentre la trasmissione via allattamento in genere si attesta sul 15-20% [e nei topi BMT di Garcia 0!!].

In sintesi:
  • BM Abs [brest milk antibodies] could provide benefit by directly neutralizing the virus within the milk or by non-neutralizing mechanisms such as antibody dependent cellular cytotoxicity (ADCC) that target infected cells. This could result in reduced levels of infectious cell-free virus and BM infected cells, which are both correlates of BM transmission.

    The potential of Abs in BM to neutralize HIV-1 and/or mediate ADCC has only very recently been examined, and in this study of ARV-exposed, subtype C-infected women in Malawi, NAbs were detected in about half of the BM samples while ADCC activity was present in all BM samples obtained at 1 month after delivery. There have been no studies to-date looking at BMS samples obtained from untreated T [transmitting] and NT [non-transmitting] women, particularly in colostrum and early milk, which is relevant given that virus levels are highest in colostrum and the majority of BM transmissions occur early in life. There has also been no study looking at how these BM Abs function in relation to MTCT.

    We evaluated neutralizing, binding and ADCC activity in BMS or BMS-derived IgG and IgA and matched plasma from antiretroviral (ARV) naïve T and NT mothers with high plasma viral loads and systemic NAbs. Our data shows that BM Nabs are rare and their levels are significantly lower than in plasma. However, we report a high frequency of ADCC activity in BMS that was significantly higher in NT women compared to T women. These data suggest that BMADCC mediating Abs but not Nabs may play a role in modulating HIV-1 transmission.
Ora mi viene solo in mente una considerazione: questi anticorpi non-neutralizzanti, che fanno meno di niente nell'aiutare le madri a combattere il virus, sembrano almeno poter aiutare i bambini a non infettarsi.

Domanda: se il trade-off è fra l'utilità dell'allattamento al seno (sia in termini di trasmissione dell'immunità passiva ai bambini, sia in termini economici - cosa non trascurabile, visto che parliamo di Paesi poveri) e il rischio di trasmissione dell'infezione, che cosa ce ne facciamo di un'informazione come quella proposta da Mabuka e Overbaugh della presenza di anticorpi con azione citotossica nel latte di tutte le madri che NON hanno trasmesso il virus? Controlliamo gli anticorpi delle puerpere prima che inizino ad allattare?!



marcus
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Re: Latte materno+ARV riducono del 100% trasmissione in topi

Messaggio da marcus » martedì 3 luglio 2012, 21:34

Dora ha scritto:che cosa ce ne facciamo di un'informazione come quella proposta da Mabuka e Overbaugh della presenza di anticorpi con azione citotossica nel latte di tutte le madri che NON hanno trasmesso il virus? Controlliamo gli anticorpi delle puerpere prima che inizino ad allattare?!
No, in realtà io lo avevo visto più come uno studio più ampio e generico sulla trasmissibilità dell'infezione e sul ruolo dell'ADCC e degli Nabs all'interno dei fluidi biologici!
Lo studio ci dice semplicemente che le madri che mettono in atto dei meccanismi di citolisi mediata da anticorpi (che dipende sempre da linfociti-NK e CD8+) hanno meno probabilità di trasmettere il virus nonostante l'elevata viremia! i motivi sono 2:
1) forniscono i propri bambini di Ab che attivano il meccanismo ADCC
2) diminuiscono la carica virale uccidendo le cellule infettate presenti nel proprio BM. E qui ci sarebbe da fare secondo me una valutazione importante (contrariamente a quanto pensavo io) perchè, se le cose stanno così, vuol dire che ha molta più importanza la trasmissione di cellule infettate rispetto al virus-free nel contagio inter-umano attraverso latte materno! ( PS: a proposito avevo trovato uno studio sul fatto che il virus sia stato trovato addirittura negli spermatozoi, integrato, e si considera la possibile trasmissione secondo questa modalità).

UTILITA' DELLA SCOPERTA?
- possibile creazione di immunoprofilassi a base di Ab ADCC da somministrare ai neonati (e volendo anche alle madri) prima dell'allattamento
-Immunoterapia a base di Ab ADCC da integrare alla già esistente HAART (perchè no?)
-ulteriori studi sul ruolo di questi Ab e sulle NK nel controllo dell'infezione. Se sono così efficaci nel BM perchè nel sangue invece falliscono? forse sono troppo pochi?? Forse c'è qualcosa che nn riesce ad attivare per bene le cellule NK?



Dora
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Re: Latte materno+ARV riducono del 100% trasmissione in topi

Messaggio da Dora » mercoledì 4 luglio 2012, 6:41

marcus ha scritto:
Dora ha scritto:che cosa ce ne facciamo di un'informazione come quella proposta da Mabuka e Overbaugh della presenza di anticorpi con azione citotossica nel latte di tutte le madri che NON hanno trasmesso il virus? Controlliamo gli anticorpi delle puerpere prima che inizino ad allattare?!
avevo trovato uno studio sul fatto che il virus sia stato trovato addirittura negli spermatozoi, integrato, e si considera la possibile trasmissione secondo questa modalità
È una questione che fino a qualche anno fa era molto controversa. Poi pare che sia stato confermato che in rari casi si possa trovare dell'HIV DNA integrato negli spermatozoi e questo crea dei problemi non di poco conto nella fertilizzazione in vitro (HIV-1 viral DNA is present in ejaculated abnormal spermatozoa of seropositive subjects).
A ciò aggiungi che, se si integra in cellule seminali in modo permanente, significa che viene trasmesso alla progenie come patrimonio genetico, come accade per gli innumerevoli ERV che sono parte integrante del nostro genoma, ereditati da una generazione all'altra. Solo che la maggior parte dei retrovirus endogeni se ne stanno lì da migliaia di anni e in genere sono infettivi solo per poco tempo dopo l'integrazione (anzi, sono perfino utili, vedi questo articolo recentissimo e divulgativo di Carl Zimmer: We Are Viral From the Beginning). L'HIV no.

Ti riferisci per caso a questo studio cinese dell'anno scorso: The Integrated HIV-1 Provirus in Patient Sperm Chromosome and Its Transfer into the Early Embryo by Fertilization?
UTILITA' DELLA SCOPERTA?
- possibile creazione di immunoprofilassi a base di Ab ADCC da somministrare ai neonati (e volendo anche alle madri) prima dell'allattamento
-Immunoterapia a base di Ab ADCC da integrare alla già esistente HAART (perchè no?)
Capisco di aver sbagliato tono nel porre la mia domanda, che voleva essere ironica. L'obiettivo - molto pratico e urgente - di questi studi sul latte fatti in Paesi poveri mi sembra sia quello di consentire alle madri con HIV, che non prendono la HAART, di allattare comunque i loro bambini, senza però trasmettere loro l'infezione (e già a queste madri "è andata bene" di non trasmettere il virus durante il parto).
Mi pareva dunque poco realistico immaginare che, in un simile contesto, si proceda a mettere in terapia le puerpere (meglio sarebbe stato farlo durante la gravidanza, non credi?) e insieme somministrare un'immunoprofilassi ai bambini (per almeno un paio d'anni, dato che tanto può durare l'allattamento nei Paesi poveri).
ulteriori studi sul ruolo di questi Ab e sulle NK nel controllo dell'infezione. Se sono così efficaci nel BM perchè nel sangue invece falliscono? forse sono troppo pochi?? Forse c'è qualcosa che nn riesce ad attivare per bene le cellule NK?
Dovrei controllare, ma credo che di studi del genere ce ne siano in atto già molti, anche se forse non su confronti fra latte e sangue.



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Re: Latte materno+ARV riducono del 100% trasmissione in topi

Messaggio da marcus » mercoledì 4 luglio 2012, 8:06

TROVATO!! E' uno studio diverso, eccolo qui

J Reprod Immunol. 2011 Dec;92(1-2):1-7. Epub 2011 Oct 19.
In vitro human immunodeficiency virus and sperm cell interaction mediated by the mannose receptor.
Cardona-Maya W, Velilla PA, Montoya CJ, Cadavid Á, Rugeles MT.
Source: Reproduction Group, University of Antioquia, Medellin, Colombia.

Abstract
Leukocytes are considered to be the main source of HIV-1 infection in semen. However, HIV-1 interaction with spermatozoa has also been demonstrated, suggesting that both spermatozoa and leukocytes might play a role during sexual transmission of HIV-1. The purpose of the present study was to evaluate if HIV-1 particles interact with sperm cells through the mannose receptor (MR), and then to determine the ability of "infected" sperm cells to transmit the virus to susceptible targets. The expression of classical HIV-1 receptor and co-receptors and the MR by sperm cells was determined by flow cytometry; the interaction in vitro between sperm and HIV-1 was evaluated by fluorescence microscopy. Additionally, the in vitro interaction of sperm cells and HIV-1 was determined detecting viral nucleic acids by PCR. D-Mannose was used to block HIV-1-sperm cell interaction. Sperm cells preincubated with HIV-1 particles and activated mononuclear cells were co-cultured to determine viral transmission. The presence of viral RNA was detected in 28% of the samples in which sperm cells were preincubated with HIV-1 particles. Mannose was able to block interaction in 75% of the cases. Finally, we demonstrated that "infected" sperm cells were able to transmit the HIV-1 infection to susceptible targets. In conclusion, these results indicate that the MR is involved in sperm cell-HIV-1 interaction. Our results also suggest that sperm cells could be an important source of infection.

E' uno studio dell'ottobre 2011. Riassunto:
1) L'HIV-1 integrato nelle sperm-cells può essere fonte di trasmissione dell'infezione
2) L'HIV-1 sfrutta il recettore per il mannosio per entrare nelle cellule spermatiche (che esprimono anche i classici recettori e corecettori), infatti bloccando tale recettore aggiungendo il mannosio nel 75% casi il virus non riusciva ad interagire con le cellule...quindi addiritttura il MR ha più importanza dei classici CD4 e CCR-5 o CXCR-4 nelle cellule spermatiche (e se parliamo di leucociti o macrofagi? ha importanza il MR?)

Dora ha scritto:Mi pareva dunque poco realistico immaginare che, in un simile contesto, si proceda a mettere in terapia le puerpere (meglio sarebbe stato farlo durante la gravidanza, non credi?) e insieme somministrare un'immunoprofilassi ai bambini (per almeno un paio d'anni, dato che tanto può durare l'allattamento nei Paesi poveri).
Avevo intuito il tono ironico ;) ti avevo semplicemente dato la mia visione della cosa in quanto scoperta scientifica (purtroppo priva di risvoti pratici al momento).
Si, hai ragione per quanto riguarda il metterle sotto HAART, è impensabile dato che è una terapia costosa...al contrario non so quanto possa costare un'immunoprofilassi, ma di certo sarebbe dispendiosa ugualmente perchè, come giustamente dici, essendo un tipo di profilassi passiva andrebbe somministrata continuamente per l'intera durata dell'allattamento (se non sbaglio una normale immunoprofilassi passiva da una protezione per un paio di settimane :?: ), ovvero per 2 anni!
accontentiamoci :) per lo meno si sa cosa incide sulla trasmissione del virus attraverso il latte, anche se al momento come immediato utilizzo pratico non c'è nulla, si spera un domani che trovino qualcosa di efficace ed economico



Dora
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Re: Latte materno+ARV riducono del 100% trasmissione in topi

Messaggio da Dora » mercoledì 25 luglio 2012, 11:35

Leggendo un bel post nel blog che Abbie Smith tiene per Science (HIV-1, babies, and breast-feeding), ho scoperto che è appena stata pubblicata una review dedicata a HIV-1 Reservoirs in Breast Milk and Challenges to Elimination of Breast-Feeding Transmission of HIV-1, dalla quale ho ricavato qualche risposta alle domande nate in questo thread.

Ho infatti imparato che
  • (1) è vero che il latte materno contiene tanti fattori con proprietà anti-infettive, immunomodulanti e anti-infiammatorie, che lo rendono unico e prezioso per i neonati. Ma è anche vero che
    (2) questi fattori regolano la replicazione virale. Inoltre
    (3) il latte contiene dei CD4 che sono diversi da quelli in circolazione nel sangue, perché
    - sono più di frequente attivati e
    - sono molto spesso CD4 memoria
    e questo facilita la replicazione dell'HIV e li rende uno stabile e persistente reservoir virale, anche quando la ART fa il suo lavoro e rende la viremia plasmatica irrilevabile. Inoltre
    (4) i CD8, i macrofagi e le cellule endoteliali presenti nel latte alterano le dinamiche della trasmissione del virus.
Conclusione: soltanto una ART somministrata per tutta la durata dell'allattamento riesce - verosimilmente - a proteggere i bambini da qualsiasi trasmissione dell'HIV, anche quella cellula a cellula (sia che si tratti di CD4 latentemente infetti, o attivati), che è la via principale di trasmissione del virus attraverso l'allattamento.

Tuttavia, nonostante la ART, un certo rischio di trasmissione permane:
  • Indeed, the equation “no detectable HIV-1 RNA equals no transmission,” which correctly applies to sexual transmission and perinatal transmission of HIV-1, does not apply to breast-feeding transmission.

    It is therefore unlikely that mother-to-child transmission of HIV-1 can be eliminated by maternal ART only. In contrast, infant preexposure prophylaxis, administered during the entire duration of breast-feeding, is more likely to protect exposed babies against all possible routes of breast milk transmission, including cell-to-cell viral transfer. To achieve optimal adherence during infant preexposure prophylaxis, long-acting drugs that can be more practically given to infants and that have a good safety profile are urgently needed.



isabeau
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Re: Latte materno+ARV riducono del 100% trasmissione in topi

Messaggio da isabeau » mercoledì 25 luglio 2012, 17:37

ma ke palle non si puo' proprio mai stare scialle :(



Dora
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Re: Latte materno+ARV riducono del 100% trasmissione in topi

Messaggio da Dora » giovedì 16 agosto 2012, 8:30

Fino a poco tempo fa – forse perché qui da noi non ha l’urgenza che ha in altri Paesi - del problema della trasmissione del virus attraverso l'allattamento al seno non mi era mai passato per la testa di occuparmi. Invece, adesso è una questione che mi sta appassionando.
Quindi vi racconto l'ultima novità, pubblicata proprio ieri su The American Journal of Clinical Nutrition.


Si tratta di una ricerca di Lars Bode e colleghi, del Dipartimento di pediatria della University of California, San Diego e anche altri centri, sia negli Stati Uniti, sia in Zambia. (*)

Uno dei due punti di partenza era che l’allattamento al seno espone il bambino di una mamma sieropositiva al virus e aumenta il suo rischio di morire per l’infezione da HIV; ma al tempo stesso il mancato allattamento al seno aumenta il rischio del bambino di morire per altre infezioni, intestinali o respiratorie.

L’altro punto di partenza era che la grande maggioranza di bambini allattati al seno non riceve l’infezione, nonostante la continuata e duratura esposizione al virus: anche in assenza di ART, solo fra il 10 e il 15% dei bambini si infetta per questa via.

La scoperta fatta da Bode è che gli oligosaccaridi del latte umano (HMO), dei carboidrati composti da molti zuccheri semplici uniti insieme, che alimentano un tipo di flora batterica benefica che si sviluppa nell’intestino del neonato, possono proteggere il bambino dal virus.
Questi ologosaccaridi immunologicamente attivi sono la terza componenete più abbondante del latte materno e, dal momento che non sono digeribili, si concentrano in grandi quantità nella superficie delle mucose del tratto gastrointestinale del bambino.

Gli HMO agiscono come probiotici nel favorire la crescita di colonie di batteri “buoni”. Inoltre assomigliano strutturalmente ai glicani, che sono delle catene di zuccheri che si trovano normalmente sulla superficie delle cellule epiteliali e possono impedire ai patogeni di legarsi alle cellule. Inoltre, gli HMO hanno un’attività anti-infiammatoria e riescono a modulare le risposte immunitarie sia in modelli cellulari, sia in modelli animali.

In estrama sintesi, quel che si è visto, analizzando il latte di più di 200 donne HIV+ che facevano parte di una coorte più grande in Zambia e confrontandolo con il latte di donne HIV-, è stato che il latte delle donne con HIV che presentava le più alte concentrazioni di HMO era molto meno probabile che trasmettesse il virus ai bambini.

Di HMO strutturalmente differenti ce ne sono più di 100 e ciascuno di questi probabilmente ha un ruolo diverso sia nel contrastare i patogeni, sia nell’azione immunomodulante.
Quindi di ricerche da fare ce ne sono ancora molte. Tuttavia, una strada è stata aperta.





(*) Lars Bode è da parecchio tempo che studia gli HMO, la loro azione probiotica e le loro doti anti-infiammatorie. Si veda, ad esempio, questa sua review del 2009: Human milk oligosaccharides: prebiotics and beyond


FONTI:



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