COVID-19: la ricerca di una cura

Ricerca scientifica finalizzata all'eradicazione o al controllo dell'infezione.
Dora
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Re: [II] A. SAVARINO: dai macachi ai trial clinici sugli uomini

Messaggio da Dora » giovedì 19 marzo 2020, 16:53

skydrake ha scritto:
giovedì 19 marzo 2020, 16:21
Quindi prima si presenta lo studio come la prova che il lopinavir non funziona.
Poi, a guardare meglio i dati, che invece dicono che ha i suoi effetti positivi, si svaluta lo studio dicendo che è molto piccolo.

Non fa una grinza....
Se quel "si" significa "tu, Dora", forse non ci siamo capiti. Io non svaluto niente e non sono per nulla contenta che questo trial sia andato così, con un risultato non soddisfacente dal punto di vista dell'effetto antivirale e dal punto di vista dei tempi di guarigione, di permanenza in ospedale, di mortalità. Sarei stata felicissima al pensiero che con un paio di settimane di Kaletra anche persone con COVID-19 grave escono dall'ospedale guarite.

Mi sono inoltre limitata a riferire quello che dicono Cao et al. E cioé:
we found that lopinavir–ritonavir treatment did not significantly accelerate clinical improvement, reduce mortality, or diminish
throat viral RNA detectability in patients with serious Covid-19. These early data should inform future studies to assess this and other medication
in the treatment of infection with SARS-CoV-2. Whether combining lopinavir–ritonavir with other antiviral agents, as has been done in SARS
and is being studied in MERS-CoV, might enhance antiviral effects and improve clinical outcomes remains to be determined
Dato però che qualche effetto secondario benefico il Kaletra sembra averlo avuto - e lo si vede scendendo nei dettagli dei risultati - non è detto che sia da buttare in discarica. Come dicono Cao e colleghi, può darsi che in combinazione con altri farmaci i benefici si facciano più chiari. E può darsi che su persone meno gravi funzioni meglio. Di qui il mio mettere le mani avanti sul numero tutto sommato non enorme di pazienti trattati che significa solo: "prendiamo questi risultati per quello che sono: non una Verità Scientifica su cui giurare, solo un trial su pazienti molto gravi, magari c'è ancora spazio per il Kaletra".



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Re: [II] A. SAVARINO: dai macachi ai trial clinici sugli uomini

Messaggio da uffa2 » giovedì 19 marzo 2020, 17:32

Mmmmm... l’apparente contraddizione rilevata da Sky mi ha ricordato non so più quale studio che ho incrociato... lo studio era sostanzialmente incerto nei risultati, tranne che per il fatto che sembrava dare invece risultati molto interessanti per un sotto gruppo di pazienti... era un caso? era dovuto alla forma della malattia in quel sottogruppo? chi lo sa, chi può dirlo... lo studio non era disegnato per quello, e per di più i numeri del sottogruppo non bastavano a dire “c’è un risultato”...
Ho scorso rapidamente il paper: i pazienti del braccio Kaletra mi sembrano leggermente “peggiori” per score e comorbilità, mentre quelli del braccio placebo hanno avuto un po’ bisogno di altri farmaci… insomma non c’è un dato tranciante che sia uno…

La mia idea è che, al di là del fatto che 200 pazienti non sono molti, quello che manca davvero a questo studio è l’identificazione dei pazienti per gravità della condizione e la possibilità di studiarli per sottogruppi, da qui nasce tutto…
Credo si possa concordare con gli autori quando scrivono “These observations… require additional studies to determine whether lopinavir–ritonavir treatment given at a certain stage of illness can reduce some complications in Covid-19.”: questo studio mostra che Kaletra fa qualcosa, ma non si capisce bene come o quando…

Alla fine, però, sono ancora gli Autori a dire che non è andata bene: “In conclusion, we found that lopinavir–ritonavir treatment did not significantly accelerate clinical improvement, reduce mortality, or diminish throat viral RNA detectability in patients with serious Covid-19. These early data should inform future studies to assess this and other medication in the treatment of infection with SARS-CoV-2. Whether combining lopinavir–ritonavir with other antiviral agents, as has been done in SARS and is being studied in MERS-CoV,15 might enhance antiviral effects and improve clinical outcomes remains to be determined.

Purtroppo dovremmo essere abituati, alle docce fredde :-(


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Re: [II] A. SAVARINO: dai macachi ai trial clinici sugli uomini

Messaggio da Dora » venerdì 20 marzo 2020, 7:11

DONALD TRUMP, COVID-19 E LA CLOROCHINA

Durante una conferenza stampa tenuta ieri pomeriggio alla Casa Bianca, Donald Trump ha chiesto alla FDA di allentare il freno sulle regole e accelerare il processo di approvazione della clorochina/idrossiclorochina per il trattamento del COVID-19 in modo che sia immediatamente disponibile:


“Dobbiamo rimuovere ogni ostacolo. Ci sono un sacco di ostacoli non necessari. Che la FDA agisca nel modo in cui ha agito con questo tipo di velocità è incredibile.”
Come sappiamo, fino ad ora i risultati della sperimentazione di questo farmaco sono interessanti ma, come abbiamo ripetuto fino alla nausea, aneddotici. E gli ostacoli che si oppongono alla approvazione di un farmaco o di un regime terapeutico non sono messi per lasciar morire i malati nell'agonia dell'attesa, ma per tutelarne la salute da effetti dannosi non prevedibili se un farmaco non è ben conosciuto per un determinato scopo. Se poi si rivela non efficace, si è creato un mostro che è molto difficile espungere dalla farmacopea.

Naturalmente tutti i media americani hanno ripreso la notizia, mentre le pharma si dichiaravano pronte a mettere in produzione quantità industriali di clorochina o idrossiclorochina e le azioni di Gilead chiudevano le contrattazioni perdendo qualcosa del molto che hanno guadagnato con la sponsorizzazione del remdesivir da parte dell'OMS.
Pare che anche a Silicon Valley siano in tanti a puntare sulla clorochina.

Un'amica, ieri sera, diceva: the worst sponsorship ever.
Ed io non sapevo che risponderle. Sembra un gioco: sposto una pedina di qua, ne faccio cadere una di là, aggiro un ostacolo, riconverto una fabbrica. Io però ieri avevo negli occhi la fila dei camion militari che si portavano via nella notte i nostri vecchi e di giocare non avevo voglia.

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Spero oggi di raggiungere la concentrazione minima per poter scrivere del preprint dell'articolo di Raoult che, nonostante dei modi cialtroneschi e irrituali per uno scienziato, che possono legittimamente far arricciare il nostro sensibile nasino, non sembra affatto aver intenzione di giocare.



Dora
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Re: [II] A. SAVARINO: dai macachi ai trial clinici sugli uomini

Messaggio da Dora » domenica 22 marzo 2020, 9:07

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COVID-19: DIDIER RAOULT, IDROSSICLOROCHINA E AZITROMICINA IN UN PICCOLO TRIAL CLINICO IN APERTO E NON RANDOMIZZATO


Eccolo qui, l'articolo di Didier Raoult. Da un giorno è in pre-print nell'International Journal of Antimicrobial Agents ma, da quando mercoledì scorso Raoult l'ha presentato in una lezione, lo si trovava già nel sito dell'IHU Méditerranée Infection:

Hydroxychloroquine and azithromycin as a treatment of COVID-19: results of an open label non-randomized clinical trial


Prima di vedere i risultati, una premessa: 1) perché l'idrossiclorochina e non la clorochina? 2) E perché l'azitromicina, che è un antibiotico, mentre sappiamo che i pazienti COVID-19 hanno un'infezione virale?

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1) L'idrossiclorochina è considerata efficace in vitro contro SARS-CoV-2, perché si è visto che presenta un'attività antivirale contro il nuovo coronavirus molto simile a quella della clorochina, ma è meno tossica della clorochina: questo significa che può funzionare altrettanto bene, ma con un profilo clinico più sicuro, sia riguardo ai paventati rischi di retinopatia, che possono presentarsi solo dopo un uso estremamente prolungato (più di 5 anni!) e a dosaggi altissimi, sia riguardo ai possibili danni sul ritmo cardiaco in persone con pre-esistenti cardiomiopatie, sia riguardo ai possibili sintomi gastrointestinali (vomito e diarrea), che sono tra gli eventi avversi più comuni e che sono grandemente diminuiti in chi prende idrossiclorochina. Da aggiungere che, se la clorochina può causare danni allo sviluppo del feto, grazie al suo ottimo profilo di sicurezza l'idrossiclorochina è somministrata a tutte le donne in gravidanza che ne hanno bisogno, per esempio per curare patologie auto-immuni. Perché sì, clorochina e idrossiclorochina non servono solo contro il plasmodio della malaria, ma hanno ben noti effetti anti-infiammatori. In particolare, l'idrossiclorochina può attenuare la progressione del COVID-19 inibendo la tempesta di citochine grazie alla riduzione dell'espressione del recettore CD154 sui linfociti T.

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In questi giorni ho letto moltissime reazioni negative all'uso di clorochina/idrossiclorochina nei pazienti COVID-19 e devo dire che mi sono sembrate abbastanza pretestuose, perché il profilo di sicurezza è stra-noto e si conoscono i dosaggi massimi consentiti.

2) L'azitromicina è un antibiotico. Vero. Quindi è stata scelta per prevenire complicanze batteriche. Ma ci sono tantissimi lavori che ne mostrano gli effetti antivirali, oltre alle proprietà anti-infiammatorie e immuno-modulanti - e questo specialmente nelle patologie respiratorie.


Possiamo dunque dire che il razionale del lavoro di Raoult è solido: certo, i suoi modi di comunicare sono irrituali; certo, se davvero è un antidarwiniano (non ho controllato), questo aggiunge bizzarria alla sua figura già abbastanza bizzarra; ma non abbiamo a che fare con un somaro laureato su Google e che non sa quello che sta facendo. E neppure con un criminale come Marco Ruggiero e come i tanti che si sono aggregati all'esercito di stregoni e ciarlatani partiti lancia in resta contro il SARS-CoV-2. È un ricercatore che ha 20 anni di esperienza nel trattamento di infezioni batteriche croniche curate per periodi fino a un anno e mezzo con idrossiclorochina.

Ci fa così schifo l'endorsement che Trump ha dato alla combinazione di idrossiclorochina e azitromicina da impedirci di vedere il buono dove c'è, se c'è?

Passiamo al trial, che è ancora in corso: è su pochi pazienti, non randomizzato, non in doppio cieco e con placebo. Questo è l'elemento di debolezza di questo lavoro, che fa sì che i suoi risultati possano essere considerati soltanto aneddotici. Molto interessanti, molto promettenti, ma aneddotici, non solida scienza, ma qualcosa su cui c'è ancora da lavorare.
D'altra parte, tutti gli scienziati che stanno facendo ricerca su questa nuova infezione lavorano in una situazione di assoluta emergenza, con sotto i piedi il fuoco delle polmoniti che si stanno portando via migliaia di persone. Almeno qui ci sono dei risultati su cui si può continuare a lavorare.

E veniamo finalmente ai dettagli: lo studio si è svolto nella prima metà di marzo a Marsiglia, coordinato dal Méditerranée Infection University Hospital Institute.
Sono stati inclusi nel singolo braccio del protocollo pazienti con diagnosi confermata mediante PCR di COVID-19 e con età superiore ai 12 anni.
Sono state escluse persone con allergia all'idrossiclorochina o con controindicazioni al farmaco (retinopatia, QT lungo). Per maggior sicurezza, sono state escluse donne in gravidanza o in allattamento.
Come gruppo di controllo sono stati raccolti i dati 1) di pazienti seguiti presso un altro centro o 2) a Marsiglia, ma che hanno negato il consenso al trattamento sperimentale del protocollo, o 3) controlli negativi al SARS-CoV-2.

I partecipanti sono stati divisi in 3 gruppi: 1) asintomatici, 2) con infezione del tratto respiratorio superiore (rinite, faringite, febbre non elevata, mialgia), 3) con infezione del tratto respiratorio inferiore (bronchite, polmonite).

L'end point principale era la clearance virologica a 6 giorni, cioè la negativizzazione della PCR. Obiettivi secondari: la clearance della viremia durante tutta la durata dello studio, il follow up clinico (la temperatura, la frequenza respiratoria, la durata della permanenza in ospedale, la mortalità).

Dei 42 pazienti che corrispondevano ai criteri di inclusione, ne sono stati arruolati 36: 20 sono stati trattati con idrossiclorochina (600 mg al giorno), 16 sono stati i controlli. Tra i pazienti trattati con idrossiclorochina, 6 sono stati trattati anche con azitromicina (500 mg il primo giorno seguiti da 250 mg al giorno per i successivi 4 giorni).

Le tabelle con 1) le caratteristiche dei pazienti, 2) la proporzione dei pazienti che hanno raggiunto la cura virologica trattati con idrossiclorochina e 3) la proporzione dei pazienti che hanno raggiunto la cura virologica trattati con idrossiclorochina e azitromicina sono alla fine di questo post.

Il follow up clinico e l'analisi degli eventuali effetti collaterali saranno oggetto di un prossimo articolo, che sarà presentato alla conclusione del trial.

Cerchiamo adesso di capire perché Raoult abbia avuto tanta fretta di rendere pubblici i risultati, anzi perché abbia ritenuto eticamente necessario pubblicarli in fretta, come scrive nella Discussion. Perché i risultati sono rappresentati nei grafici delle due immagini seguenti e sono davvero impressionanti:

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La proporzione di pazienti che avevano una PCR negativa al sesto giorno di trattamento (clearance del virus - obiettivo principale dello studio) fra quelli trattati con idrossiclorochina è stata significativamente diversa da quella dei pazienti usati come controlli: 70% di virologicamente curati vs 12,5%.
E ancor meglio sono andate le cose nel gruppo che, oltre all'idrossiclorochina, ha ricevuto anche l'azitromicina, messo a confronto con chi ha ricevuto solo l'idrossiclorochina: il sesto giorno il 100% dei pazienti del primo gruppo risultavano virologicamente curati, rispetto al 57,1% dei pazienti trattati solo con idrossiclorochina e al 12,5% dei pazienti del gruppo di controllo.


Raoult aggiunge dei dettagli: a una paziente del gruppo solo idrossiclorochina che al sesto giorno aveva la PCR ancora positiva è stata somministrata l'azitromicina il giorno 8 e il giorno dopo la PCR si è negativizzata. Invece, uno dei pazienti che era nel gruppo idrossiclorochina + azitromicina che il giorno 6 aveva la PCR negativa il giorno 8 l'ha avuta debolmente positiva (non credo sia strano avere un simile risultato, ci vuole tempo perché la PCR si assesti negativa).

Questi risultati sono ovviamente preliminari, ma suggeriscono che la combinazione idrossiclorochina + azitromicina raggiunga un effetto sinergico, che vale senz'altro la pena di continuare a studiare.

Per chi non è accecato dall'ideologia, una ragione di speranza in queste giornate tanto tristi.


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Dora
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Re: [II] A. SAVARINO: dai macachi ai trial clinici sugli uomini

Messaggio da Dora » lunedì 23 marzo 2020, 6:30

Lettera aperta a Enrico Bucci


Ieri un articolo di Enrico Bucci e Ernesto Carafoli su Scienza in Rete.
Seguono considerazioni.


Nella gestione dell'emergenza da Covid-19, è di assoluto rigore parlare di alcuni aspetti: primo, che il contenimento del contagio è fondamentale ma non ha valore terapeutico, e servono metodi attivi per opporsi al virus; secondo, tra questi ultimi il vaccino non può essere atteso in modo messianico, perché il suo sviluppo - ammesso che si riesca a svilupparlo - richiederà tempo. E dunque, terzo, cosa fare nell'attesa, adesso, per contenere e se possibile neutralizzare Covid-19?
  • Scriveremo arrabbiati. Regola vuole che non lo si faccia, ma il dormirci sopra da almeno una settimana nel nostro caso non è servito. Quindi lo facciamo, se si vuole chiedendo scusa. Qual è il punto? Semplicemente che vi sono cose di fondo sulla presente emergenza, e sono cose importanti, che informatori e informatrici di professione, ed epidemiologi esperti, nemmeno sfiorano. E delle quali sarebbe invece di assoluto rigore parlare. Eccole:

    1. Tutta, assolutamente tutta, l’informazione è esclusivamente polarizzata sui modi e sui risultati del contenimento del contagio. Non vorremmo essere fraintesi. L’opera di contenimento è sicuramente essenziale, ed è chiaro che l’attuale situazione disastrosa è dovuta in larga misura anche ai ritardi e alle incertezze della sua applicazione. Ma è mai possibile che nessuno, dico nessuno, dica quello che è del tutto ovvio, e cioè che il contenimento del contagio è una misura temporanea, priva di valore terapeutico? Che, senza la scoperta e l’applicazione di “mezzi” per opporsi al virus, alla fine, riuscirà sì a limitare il numero delle vittime di “questa”emergenza, ma lascerà il problema al punto di partenza? È mai possibile che non si parli mai di cosa si deve fare, e di come si deve farlo, per combattere il virus, anziché parlare solo di come si tenta di impedirgli di arrivare a noi? Per essere ancora più chiari: contenere va bene, è sicuramente essenziale, ma rimane manovra fine a se stessa senza modi attivi di opporsi al virus.

    2. I modi di neutralizzare il virus. L’unico discorso sul modo attivo di opporsi al virus che compare talvolta nell’informazione è quello sul vaccino. Anche su questo punto non vogliamo essere fraintesi: un vaccino efficace porrebbe fine in modo permanente al problema COVID-19, ed è quindi logico attenderne l’arrivo e darsi da fare in tutti i modi per promuoverlo. Tutti su questo sono d’accordo. Quello che però non è per nulla logico è l’aver creata, e continuare a crearla, l’attesa messianica del vaccino, addirittura dicendo, come abbiamo sentito irresponsabilmente dichiarare iersera da un esperto in uno dei tanti talk shows televisivi, che per il vaccino è oramai questione di mesi. E allora, vogliamo dire qualcosa di più sul vaccino? Che per esempio non è affatto detto che un vaccino efficace contro il COVID-19 possa essere prodotto? Di questo abbiamo già scritto per Scienza in rete, quindi non ci ripetiamo, ma su un punto ci dobbiamo ripetere: prima che un vaccino possa divenire di uso universale vi sono adempimenti ineliminabili che devono essere soddisfatti, dai test di sicurezza, alla sperimentazione su animali, all’evidenza pre-clinica che previene l’infezione: in altre parole, occorreranno mesi, parecchi mesi. E nel frattempo, dobbiamo restare con le mani in mano, e limitarci a contenere il contagio?

    3. Ed ecco il punto fondamentale: cosa fare nell’attesa del vaccino? O, nel caso sfortunato che il vaccino incontri difficoltà, cosa occorre fare, non solo per contenere, ma per neutralizzare, anche per il futuro, COVID-19? E, a parte il futuro, che cosa occorre fare, ora, subito dato che il tempo d’attesa del vaccino è una variabile temporale ineliminabile? Sembrerebbe ovvio considerare questo il punto fondamentale, ed è quindi difficile capire perché in tutta, assolutamente tutta, l’informazione di questo non si parli. Pare ci sia quasi un embargo a nominare - diciamola la parola - i farmaci anti-COVID-19. Perché i farmaci anti-COVID-19 esistono, sono noti oramai da mesi, sono in corso di sperimentazione in trial in vari paesi. Hanno sbagliato gli esperti, le rarissime volte in cui hanno toccato l’argomento, quando per settimane hanno detto che contro COVID-19 non avevamo al momento nulla. Negli ultimi giorni, proprio negli ultimi giorni, ha iniziato a fare capolino nell’informazione, molto cautamente, e molto raramente, il discorso dei presidi anti-COVID-19: con mille distinguo, con formule dubitative, con gli esperti che si fanno un obbligo di dire che si tratta di informazioni aneddotiche, che il lavoro che descrive i successi è ancora sperimentale, che le terapie proposte non hanno l’autorizzazione all’applicazione umana e via discorrendo. Non tutti questi distinguo corrispondono a verità, come abbiamo documentato in un precedente scritto su Scienza in rete: ma qui ci preme solo tornare sulla critica di fondo: cioè che i successi vengono dal lavoro in fase sperimentale.

    Bene, e allora? Ci si rende conto che siamo di fronte ad un’emergenza che porta a morte centinaia di pazienti ogni giorno? Lo sanno gli esperti come è nata la più grande scoperta della storia della medicina, la vaccinazione? Lo sanno che Edward Jenner ha sperimentato la sua formidabile intuizione sul figlioletto, in un modo cioè che più sperimentale non avrebbe potuto essere? E vogliamo chiedere ai parenti del paziente intubato se preferiscono continuare con l’ossigeno e le terapie antivirali “ortodosse” o se preferiscono provare qualcos’altro?


    E qui vogliamo aggiungere una cosa che abbiamo appena letto, e che ci ha molto turbato: e che, ne siamo sicuri, turberà chi ha la sorte dei pazienti in mano: il New England Journal of Medicine, che è la Bibbia della ricerca clinica mondiale, ha appena pubblicato un articolo con i risultati di un trial clinico che giunge alla conclusione che i due antivirali cardine nella lotta al COVID-19 anche in Italia, il Lopinavir e il Ritonavir, sono del tutto inefficaci! Ma ora sono disponibili composti di altre linee di ricerca che in studi, diciamo così, ancora sperimentali, hanno dimostrato efficacia contro Covid -19, e ne abbiamo già parlato in altri scritti: in primis la clorochina e la citiamo perché, ci si dice, i clinici la stanno già da un po’ usando in modo, come si dice in gergo, compassionevole. Bene, che lo dicano, allora. I malati, i parenti, e il pubblico hanno il diritto di sapere che terapie si stiano usando: avremmo potuto naturalmente parlare delle altre promettenti terapie “sperimentali” che, pare di capire, saranno oggetto di trial prossimi-futuri qui in Italia. Ma il concetto è chiaro, e abbiamo preferito nominare solo la clorochina anche per un altro motivo. È un antimalarico di uso universale in a Africa, dove il COVID-19 non pare avere attecchito, nonostante i milioni di cinesi che in Africa vanno e vengono. Ma due più due non fanno quattro?

Caro Enrico Bucci,

anzitutto desidero dirti che apprezzo moltissimo il lavoro che stai facendo in questa emergenza: apprezzo la competenza, l'attenzione, la dedizione, la mancanza di retorica e il coraggio con cui scrivi. Stai facendo un lavoro straordinario e io te ne sono profondamente grata.

Dici di essere arrabbiato. Non sai io, caro Enrico, non sai io quanto sono infuriata.
Ho imparato a trattenere la rabbia quando scrivo, a cercare di mantenere un certo equilibrio, a moderare i toni e sfumare gli aggettivi, ma la situazione di omertà con cui tanti tuoi colleghi, in primo luogo insieme a te soci del Patto Trasversale per la Scienza, ma non solo, anche tanti altri, svicolano ogni volta che c'è da parlare dei farmaci anti-COVID-19 - e la clorochina sembra proprio che strozzi loro la gola tanto non riescono neppure a pronunciarne il nome - è una cosa che mette a durissima prova il mio autocontrollo.

Se scopri perché si stiano comportando in questo modo, che preferisco non qualificare, ti prego di farmelo sapere, perché sai, pur vergognandomi un po', io penso molto male.
Vedo le migliaia di morti intorno a me e mi invade una rabbia incontenibile di fronte alle lentezze con cui le istituzioni, dall'Istituto Superiore di Sanità all'AIFA, alla task force di esperti (alcuni messi lì in base a criteri misteriosi), rispondono (o proprio non rispondono) a questa emergenza, di fronte ai bizantinismi sui morti con o morti per, di fronte alle reticenze di questi scienziati, di questi medici, di questi grandi esperti, che fino a poche settimane fa dicevano che il SARS-CoV-2 in Italia non c'era. E invece c'era.
Dicevano che era poco più di un'influenza. E invece sta falcidiando i nostri vecchi e pure i nostri giovani.
Dicevano che l'unico modo per contenere l'epidemia è il lockdown, ma intanto i medici meno tromboni, quelli che stanno in trincea, la clorochina e credo anche il remdesivir li stanno dando ai ricoverati. Non ancora ai malati che stanno a casa loro - e questo è francamente incomprensibile, vista anche la rapidità con cui la situazione può precipitare.
Dicevano test a pioggia no, e così abbiamo le famiglie che si passano il virus mentre stanno chiuse in casa a guardare Netflix in compagnia.

Adesso no. Adesso non è il momento. Adesso ce ne stiamo reclusi a vedere la tragedia dei morti e degli intubati, a subire lo scempio dei nostri diritti civili. Adesso ce ne stiamo tutti buoni. Ma quando l'epidemia sarà finita, se l'avremo scampata, qualche conto con gli esperti dall'ego smisurato dovremo farlo.

Intanto, tu continua a scrivere e a parlare, te ne prego. E anch'io - da questa specie di interminabili arresti domiciliari - cercherò di continuare a fare la mia parte.

Abbi cura di te,

Dora



***********************

EDIT - Elenco dei principali post sulla ricerca di una cura di COVID-19 scritti nell'ultimo mese in questo thread:

1 - Inibitori della proteasi di HIV e clorochina contro il nuovo coronavirus (2019-nCoV)
2 - Clorochina vs SARS-CoV-2: i risultati preliminari sembrano positivi
3 - Cont.
4 - Ancora sulla clorochina nel trattamento del COVID-19
5 - DdD: perché ho l'impressione che la clorochina in Italia non interessi a nessuno?
6 - IT'S THE ECONOMY, STUPID!
7 - SARS-CoV-2: BREVETTI E CONTROVERSIE
8 - Che sia benedetta la concretezza dei medici lombardi!
9 - DEGLI ANEDDOTI E DEL LORO VALORE
10 - IL MODO MIGLIORE PER ROVINARE UN FARMACO FORSE EFFICACE È SEGUIRE LE VIE DEI CIARLATANI PER PROMUOVERLO
11 - CONTRO COVID-19 IL KALETRA DA SOLO NON FUNZIONA MEGLIO DELLA TERAPIA DI SUPPORTO
12 - DONALD TRUMP, COVID-19 E LA CLOROCHINA
13 - COVID-19: DIDIER RAOULT, IDROSSICLOROCHINA E AZITROMICINA IN UN PICCOLO TRIAL CLINICO IN APERTO E NON RANDOMIZZATO



Dora
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Re: [II] A. SAVARINO: dai macachi ai trial clinici sugli uomini

Messaggio da Dora » martedì 24 marzo 2020, 7:38

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Didier Raoult: il diavolo si nasconde nei dettagli

Se fossi in vena di proverbi e avessi voglia di spargere benevolenza, potrei ricordare che la gatta frettolosa fa i gattini ciechi, o che la fretta è cattiva consigliera. Insomma, il povero Raoult aveva così tanta urgenza di far conoscere al mondo i risultati della sua sperimentazione su idrossiclorochina e azitromicina in persone con COVID-19, da aver raffazzonato un articolo alla bell'e meglio, senza troppo preoccuparsi della coerenza dei dati.
Se però si vuole pensar male, allora le incongruenze che ora sono visibili a tutti tra la versione del pre-print dell'articolo pubblicata nel sito dell'IHU Méditerranée Infection e quella ora resa open access dall'International Journal of Antimicrobial Agents vanno ad aggiungersi all'irritualità di presentare i dati ad interim della sperimentazione via YouTube e interviste ai media.

Come nota su PubPeer Siphonaria Tasmanica, un importante numero di pazienti del gruppo di quelli non trattati non sono stati testati con la PCR. Quindi, se si tolgono quei valori non determinati dal grafico della figura 1 del confronto tra idrossiclorochina e "gruppo di controllo", il risultato dell'idrossiclorochina è meno brillante di quanto emerge dall'articolo di Raoult. Non si capisce se quei valori ND siano in realtà pazienti che si sono positivizzati nei giorni seguenti (come parrebbe dalle due versioni del paper) e, in caso, perché questo non sia stato spiegato nell'articolo.
Maggiori dettagli in un post di Gaetan Burgio qui:
Looking at supplementary Table 1, most of the controls had viral load qualitatively detected or the PCR was not done !!!! . Only 4 out of 16 controls had a proper measure of the viral load !!!! This is insane !

In short, all this hype on the clinical trial is based on a open label, non randomized and underpowered clinical trial on HCQ treatment against #COVID19 with viral load as an outcome that was not properly measured in 2/3 of the control cohort !!!
So to answer the question: What is the evidence of justifying using HCQ or CQ as a prophylactic or curative treatment against #COVID19. The simple or short answer is NONE. To ascertain it, we need a proper and powered randomized clinical trial
While I understand we are in a #COVID19 pandemic, there is no reason or whatsoever to throw away all the evidence based medicine and not doing rigorous science or a randomized clinical trial !
A parte il profluvio di punti esclamativi che fa sembrare il post come scritto da un adolescente, la questione è sempre la stessa: questi piccoli trial fatti in fretta e senza gruppi di controllo veri e propri, senza placebo, non ci danno solide informazioni sull'efficacia dei trattamenti testati.

Questo naturalmente è vero ed è la ragione per cui da settimane la parola ripetuta qui dentro con maggiore frequenza è aneddoti.

Ed è vero che siamo in una situazione di emergenza, è vero che la peer review viene fatta con ancora minore accuratezza (e dunque affidabilità) del solito, quindi per la fretta di tutti possono sfuggire sbavature o veri e propri orrori scientifici. Ma la bella notizia è che di trial clinici sulla clorochina ne stanno partendo molti, così avremo modo di vedere se questi maledetti aneddoti (che nel caso della clorochina/idrossiclorochina sono proprio tanti) si trasformeranno finalmente in dati benedetti dal dio del metodo scientifico.

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Di uno di questi trial si è parlato parecchio negli ultimi due giorni: si chiama SOLIDARITY, lo lancia l'OMS, si svolgerà in vari Paesi, ma non in Italia (per l'Europa la sperimentazione è coordinata dall'INSERM francese e si chiama DISCOVERY), metterà a confronto 4 diversi trattamenti (remdesivir, clorochina/idrossiclorochina, lopinavir/ritonavir e lopinavir/ritonavir + interferone beta).
Ne riferiscono con tutti i particolari del caso Kai Kupferschmidt e Jon Cohen sul magazine di Science.

Ma sapete che c'è? Neppure questo trial sarà in doppio cieco, perché la situazione dei malati di COVID-19 in questo momento è così tragica, l'emergenza così pressante, che NON È ETICO lasciare le persone senza trattamento (cioè con la sola terapia di supporto per la respirazione); e anche dare un placebo quando c'è qualcosa che forse funziona non si può fare. Non si può. Bisogna muoversi in fretta e dare quello che adesso c'è e sta diventando standard of care.
Perché per quanto poco questo possa piacere ai sacerdoti del metodo scientifico, in situazioni eccezionali saltano tutte le regole della vita normale, della scienza normale. E possiamo solo sperare che medici e scienziati si comportino bene, qualunque cosa quel bene possa significare.

Ah dimenticavo: lo standard of care in Lombardia è idrossiclorochina + lopinavir/r o idrossiclorochina + remdesivir.
Ce lo conferma la prof Paola Cinque dell'Unità di Malattie Infettive dell'Ospedale San Raffaele in una intervista registrata ieri per PharmaStar.
Ed io sono felice che Paola Cinque si sia ripresa: ha contratto il SARS-CoV-2, ma ora è guarita ed è già tornata in pista.


P.S. A proposito di etica e di standard of care:

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Blast
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Re: [II] A. SAVARINO: dai macachi ai trial clinici sugli uomini

Messaggio da Blast » mercoledì 25 marzo 2020, 0:04

Io so che in alcuni ospedali lo standard sia idrossiclorochina + azitromicina. E stanno iniziando anche a darla per terapia domiciliare, ne ho esperienza diretta in famiglia.


CIAO GIOIE

Dora
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Re: [II] A. SAVARINO: dai macachi ai trial clinici sugli uomini

Messaggio da Dora » mercoledì 25 marzo 2020, 2:17

Blast ha scritto:
mercoledì 25 marzo 2020, 0:04
Io so che in alcuni ospedali lo standard sia idrossiclorochina + azitromicina. E stanno iniziando anche a darla per terapia domiciliare, ne ho esperienza diretta in famiglia.
@Blast puoi tenermi informata, per favore?
Tu stai bene? 😘



skydrake
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Re: [II] A. SAVARINO: dai macachi ai trial clinici sugli uomini

Messaggio da skydrake » mercoledì 25 marzo 2020, 10:25

Dora ha scritto:
lunedì 2 marzo 2020, 9:18
.
Fauci ha detto quel che pensa e si è trovato con la museruola addosso: la Casa Bianca gli ha imposto di non parlare pubblicamente di COVID-19 senza prima aver ricevuto il permesso. Come primo provvedimento, gli ha fatto annullare la partecipazione a 5 talk show che era prevista per ieri.
Una cosa inaudita, a mio parere. E pure assai stupida.
Fauci rischia di durare molto poco:

"Alla Casa Bianca scoppia il caso Anthony Fauci, negli Usa la massima autorità in materia di malattie infettive, il 'virologo in chief' come è stato ribattezzato. Lo scienziato che Donald Trump ha voluto nella task force anti-coronavirus. Ma Trump, come racconta anche il New York Times, starebbe per perdere la pazienza di fronte alle continue critiche e ai continui rimbrotti dello studioso italoamericano, che oramai spesso ruba la scena allo stesso presidente, dall'alto della sua esperienza e professionalità. Fauci ha servito tutti i presidenti Usa da Ronald Reagan in poi, ed il suo apporto è stato cruciale nella ricerca e nella lotta contro l'Aids, l'Ebola, la peste suina. Ma a far infuriare Trump sono soprattutto quelle 'faccette' esibite alle sue spalle durante i briefing con la stampa, divenute ormai virali sui social: occhi al cielo, risatine, sguardi corrucciati, le mani sul volto. L'hashtag #WhereIsFauci è divenuto virale in poche ore. "He's a good man", è un brav'uomo, ha detto di lui Trump nelle ultime ore"

https://www.repubblica.it/esteri/2020/0 ... 252128964/



Blast
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Re: [II] A. SAVARINO: dai macachi ai trial clinici sugli uomini

Messaggio da Blast » mercoledì 25 marzo 2020, 18:51

Dora ha scritto:
mercoledì 25 marzo 2020, 2:17
Blast ha scritto:
mercoledì 25 marzo 2020, 0:04
Io so che in alcuni ospedali lo standard sia idrossiclorochina + azitromicina. E stanno iniziando anche a darla per terapia domiciliare, ne ho esperienza diretta in famiglia.
@Blast puoi tenermi informata, per favore?
Tu stai bene? 😘
No ma io sto benissimo, vivo da solo e ormai ahimè in un'altra regione. Ma sono sconvolto dalla noncuranza con cui trattano i pazienti domiciliari, costretti a rivolgersi ad amici medici per avere delle terapie sottobanco perchè per "ordinare" un tampone ci vuole una settimana. Quando è stato chiesto a Ricciardi perchè non fanno tamponi a tutti è stato risposto che si tratta di una tecnica sofisticata che solo poche persone riescono a fare. È un'emerita cavolata! Si tratta di una banalissima PCR che chiunque faccia biologia cellulare o molecolare è in grado di fare, e qualsiasi struttura di ricerca possiede almeno 1 macchinario e personale disponibile ad aiutare. È quello che stanno facendo in altri paesi, mentre qui gli istituti di ricerca chiudono o aspettano buone nuove. È scandaloso


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