CRISPR/Cas9: distruggere il gene CCR5 o l’HIV DNA integrato

Ricerca scientifica finalizzata all'eradicazione o al controllo dell'infezione.
Dora
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Re: CRISPR/Cas9: distruggere il gene CCR5 o l’HIV DNA integr

Messaggio da Dora » mercoledì 17 febbraio 2016, 8:55

Dora ha scritto:
alfaa ha scritto:Questa ricerca quando potrebbe entrare in fase clinica?
Alfaa, tu fai sempre la stessa domanda. E mi dispiace finire sempre con il darti la stessa risposta: non lo so.
Come hai letto, queste ricerche stanno andando molto in fretta; ma non sono esenti da rischi e hanno ancora qualche problema da risolvere. Inoltre, un passaggio sugli animali pare d'obbligo.
Seguirò con grande attenzione gli sviluppi. Una previsione sui tempi però non la so fare.
Un problema da risolvere evidenziato da un gruppo di ricerca del Fred Hutchinson Cancer Research Center guidato da Keith Jerome (che con il defeatHIV Collaboratory sta lavorando da tempo sui trapianti di staminali modificate in persone con HIV) e pubblicato a fine gennaio su Antiviral Research: la possibilità, andando a tagliare pezzi di geni di HIV con qualche endonucleasi (in questo caso CRISPR/Cas9), che invece di disinnescare il virus si producano dei virus mutanti che continuano ad essere infettivi.

Nessuna delle mutazioni indotte ha reso quei virus insensibili agli NRTI o agli NNRTI, ma resta il fatto che dei virus che dovevano essere disattivati grazie al trattamento con CRISPR/Cas9 non lo sono stati affatto e hanno mantenuto tutta la loro potenzialità replicativa.

I ricercatori del Fred Hutch ritengono che dovrebbe essere possibile evitare resistenze ai farmaci usando insieme più endonucleasi, che colpiscano regioni diverse del genoma virale. Sistemi come CRISPR/Cas9 sono particolarmente adatti allo scopo, poiché permettono di colpire diverse regioni del genoma con una singola endonucleasi. Quindi si dovrebbe riuscire a superare sia una resistenza che emerga dalla pressione selettiva, sia una che emerga dal trattamento stesso con endonucleasi.


Però non credo potrà essere trascurato il fatto che, mentre la strada di distruggere un gene in una cellula umana (ad esempio il CCR5) è già stata ampiamente battuta, quella di distruggere pezzi di genoma virale è molto meno conosciuta. Quindi, prima che questa tecnologia sia applicata per distruggere il virus ospitato in persone viventi spero che di studi su cellule e animali se ne facciano ancora tanti.




FONTI:
- Articolo del Keith Jerome Lab: Detection of treatment-resistant infectious HIV after genome-directed antiviral endonuclease therapy;
- Post di L. Pattacini sulle News del Fred Hutch: The perils of cutting what you cannot see.



Dora
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Re: CRISPR/Cas9: distruggere il gene CCR5 o l’HIV DNA integr

Messaggio da Dora » mercoledì 23 marzo 2016, 9:21

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ELIMINAZIONE DEL GENOMA DI HIV-1 DA LINFOCITI T MEDIANTE CRISPR/Cas9


Il gruppo di ricerca di Kamel Khalili alla Lewis Katz School of Medicine della Temple University ha pubblicato sui SCIENTIFIC REPORTS di Nature la continuazione del lavoro di distruzione del DNA dell'HIV integrato in cellule umane.
Prima di parlare di questa nuova ricerca, ricordiamo in che cosa è consistita la fase precedente:

Dora ha scritto:L'estate scorsa [2014], un lavoro della Temple University - RNA-directed gene editing specifically eradicates latent and prevents new HIV-1 infection - di cui parlammo in "Scoperte" ha iniziato a introdurci al sistema CRISPR/Cas9.

Non era la prima volta che CRISPR-Cas9 veniva usato per distruggere l’HIV latente, perché già nel 2013 dei ricercatori della Kyoto University pubblicarono un report su Nature, in cui riferivano di avere lavorato su modelli cellulari e di avere osservato sia una perdita di espressione genica dell’HIV quando ne avevano distrutto l’LTR mediante CRISPR/Cas9, sia una estirpazione dei geni del virus dai cromosomi delle cellule in cui si era integrato.
Molto correttamente questi scienziati giapponesi, pur sottolineando che l’estirpazione del provirus dal genoma della cellula ospite poteva offrire “un raggio di speranza” per eradicare l’HIV dalle persone che ne sono infette, non nascosero i limiti del loro lavoro, ammettendo che
  • “ci sono diversi ostacoli da superare prima di utilizzare la modificazione del genoma in terapie di eradicazione dell’HIV-1 quali la terapia genica. Anzitutto, l’efficienza della modificazione del genoma e/o l’estirpazione del provirus deve essere quantificata in cellule primarie latentemente infette, compresi i CD4 quiescenti latentemente infetti. In secondo luogo, si deve sviluppare un sistema di trasporto efficiente. Fortunatamente, il sistema CRISPR/Cas9 ha un vantaggio di dimensioni rispetto alle TALEN. Quindi può essere trasportato da vettori lentivirali, mentre le TALEN non possono a causa delle loro ampie dimensioni e della ripetizione delle sequenze. L’ultimo ostacolo riguarda i possibili effetti off-target, una preoccupazione per tutte le strategie di modificazione del genoma, che possono comportare modificazioni non specifiche di geni.”
Quando nel luglio scorso uscì sui PNAS il lavoro della Temple University ci fu un profluvio di articoli di stampa, dai quali le legittime preoccupazioni espresse nel lavoro della Kyoto University pareva fossero magicamente scomparse.
Kamel Khalili e colleghi sostenevano di avere superato i problemi di insufficiente specificità che portavano a possibili effetti off-target, e dunque a tossicità, combinando diversi approcci per identificare i bersagli dell’HIV contro cui scatenare l’attacco della Cas9 e riuscendo così a creare un metodo basato sulla Cas9, che si era dimostrato capace di eradicare l’HIV DNA integrato dalle cellule latentemente infette e anche di impedire che le cellule si infettassero di nuovo. E sostenevano di esserci riusciti con alta specificità ed efficienza.

Avevano lavorato soprattutto su cellule della linea mieloide (microglia/macrofagi), che costituiscono il maggiore reservoir di HIV latente nel cervello e sono particolarmente difficili da trattare. Ma ritenevano che questa loro proof of concept fosse applicabile a qualsiasi altro tipo di cellule, compresi i linfociti T, gli astrociti e le staminali neurali.
Oltre alla completa ablazione dei provirus dell’HIV integrati nel genoma delle cellule, il passo avanti rispetto alla ricerca giapponese era stato la dimostrazione che se il genoma viene modificato con il sistema Cas9/gRNA si riesce a immunizzare la cellula dall’infezione da parte del virus. In sostanza, accadrebbe quello che accade ai batteri: quando l’HIV cerca di integrarsi nel genoma di una cellula trattata con Cas9/gRNA, viene immediatamente distrutto.

Mentre per Koyanagi e colleghi il loro lavoro offriva semplicemente “un raggio di speranza”, Khalili e colleghi terminavano il loro articolo sostenendo che si potevano esplorare vari sistemi di trasporto del Cas9/LTR-gRNA per arrivare a immunizzare i soggetti ad alto rischio di infezione e, data la facilità con cui si possono sviluppare i sistemi Cas9/gRNA, immaginavano che si potrà presto fare una genotipizzazione delle varianti di HIV-1 per avere una terapia personalizzata per ciascun paziente. Dichiararono inoltre di avere fatto abbastanza esperienza sulle cellule e di essere pronti a passare a sperimentare sugli animali.

A me quell’articolo parve concludersi con un delirio di onnipotenza e, quando ne parlammo a luglio, provai a riportare quella ricerca con i piedi per terra.
  • 1. Anzitutto, Khalili e colleghi sembrano trascurare il fatto che il loro successo è stato parziale, perché ha funzionato solo nella metà dei casi, sia per quanto riguarda l’escissione del DNA virale integrato nel genoma della cellula ospite, sia per quanto riguarda la protezione da infezioni future delle cellule trattate. La variabilità genetica dell’HIV non è una questione da sottovalutare, perché la tecnica CRISPR/Cas9 è costruita per colpire una specifica sequenza genica, che può mancare non solo in altre varianti di virus circolanti nel mondo, ma anche nei virus presenti nella medesima persona.
    2. In secondo luogo, anche se questa tecnologia pare davvero molto precisa, il rischio di danneggiare altri geni oltre a quelli che si intendono colpire è sempre in agguato. Quindi la questione degli effetti off-target dovrà essere studiata in modo molto più approfondito.
    3. In terzo luogo, una cosa è modificare il genoma di una cellula in laboratorio; altra cosa è trasportare CRISPR/Cas9 fino a tutte le cellule latentemente infette infrattate nei posti più remoti e difficilmente accessibili di un organismo vivente.
Dopo le cellule della linea mieloide (microglia e macrofagi), il passo successivo, documentato nell’articolo pubblicato adesso, è consistito nel distruggere il DNA virale integrato nei CD4, sia produttivamente, sia latentemente infetti, sia derivati da linee cellulari in laboratorio, sia estratti da persone con HIV e in terapia soppressiva.

È un passo importante, perché sono finalmente arrivati a lavorare sulle cellule che costituiscono la parte più rilevante del reservoir. E portano a casa un paio di risultati interessanti. Infatti,

  • - da un lato, studiano gli effetti off target e non ne trovano e le cellule modificate sono perfettamente funzionali, crescono e proliferano esattamente come le cellule sane;

    - dall’altro, osservano che le mutazioni permanenti introdotte nel genoma dei CD4 riescono sia a sopprimere la replicazione virale, sia a ridurre in modo molto consistente la viremia. In sostanza, eradicando il DNA virale dalle cellule sono riusciti, se non proprio a impedire del tutto, almeno a diminuire in modo molto consistente l’infezione nelle cellule che costituiscono il principale target del virus (sono riusciti a misurare una diminuzione sia delle copie virali, sia dei livelli delle proteine virali e i frammenti residui di DNA virale erano incapaci di innescare nuovi cicli di infezione).


Quindi Khalili e colleghi possono affermare di avere confermato che il sistema CRISPR/Cas9 “ha esercitato un’efficace attività antivirale nelle PBMC di persone con HIV-1”.

Dal momento che le cellule su cui hanno lavorato non sono state trattate anche con degli antiretrovirali, poiché si voleva determinare anche l’estensione della soppressione virale durante la fase produttiva dell’infezione, i livelli significativi di soppressione che si sono potuti osservare permettono di ipotizzare che CRISPR/Cas9 possa davvero disattivare l’espressione di copie di HIV DNA integrate nei nostri cromosomi e funzionalmente attive.

I prossimi studi dovranno capire l’impatto del trattamento con CRISPR/Cas9 su CD4 infettati in vitro e trattati con ART e sui CD4 di persone sia naive, sia in terapia. Questo dovrà permettere di determinare se, nel contesto della ART, il virus entra in latenza e continua a rispondere alle CRISPR/Cas9, oppure no.

La mia impressione è che Khalili e colleghi, proprio ora che fanno un passo avanti significativo, abbiano anche acquisito in sobrietà perché, se nel lavoro del 2014 si vedevano procedere come fulmini verso la fase clinica, oggi concludono il loro articolo così:

  • Valutando una strategia terapeutica basata su CRISPR/Cas9, è fondamentale capire che non solo HIV-1 sarà eliminato dalle cellule latentemente infette, ma che la maggioranza delle cellule non infette diventerà resistente all’infezione da HIV-1. C’è dunque un’alta probabilità che i rebound dell’infezione virale possano essere contenuti dalle cellule resistenti. Rimangono però da affrontare sfide formidabili prima che questa strategia possa essere applicata. Anzitutto, sarà importante massimizzare l’eliminazione delle sequenze virali dai pazienti. Questo richiederà l’analisi delle quasispecie di HIV-1 ospitate dai CD4 dei pazienti e la costruzione di CRISPR adeguate, cioè personalizzate. In secondo luogo, bisognerà migliorare il trasporto di CRISPR/Cas9 verso la maggior parte dei linfociti T circolanti. In sintesi, le nostre nuove scoperte fatte ex vivo, che il nostro approccio basato sul trasporto lentivirale ha ridotto il numero delle copie di HIV-1 DNA e i livelli di proteine nelle PBMC di pazienti infettati da HIV-1, offrono una forte proof of concept del fatto che CRISPR/Cas9 può essere efficacemente utilizzato come parte di strategie di cura di HIV.




FONTI:
- articolo su Nature: Elimination of HIV-1 Genomes from Human T-lymphoid Cells by CRISPR/Cas9 Gene Editing;
- comunicato stampa: Scientists eliminate HIV-1 from genome of human T-Cells.



Mr_T
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Re: CRISPR/Cas9: distruggere il gene CCR5 o l’HIV DNA integr

Messaggio da Mr_T » martedì 29 marzo 2016, 16:56

un sogno!!



Dora
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Re: CRISPR/Cas9: distruggere il gene CCR5 o l’HIV DNA integr

Messaggio da Dora » martedì 29 marzo 2016, 17:18

Mr_T ha scritto:un sogno!!
E neppure troppo irrealistico.
Oggi sul Temple News, che è il giornale della Temple University, è uscito un articolo intitolato Searching for a cure to HIV e ovviamente dedicato alla ricerca di Khalili e colleghi. Qui Khalili dice che stanno cercando finanziamenti per passare a sperimentare il loro metodo di escissione del DNA virale sul modello animale (parla di "piccoli animali", quindi credo intenda i topi umanizzati).
Penso che non avranno grossi problemi a trovarli, visto che finora la ricerca è stata finanziata dagli NIH, cioè dal governo americano.
Inoltre già parla di avanzare la richiesta di approvazione all'FDA. Una volta che avranno anche quella, potranno passare alla sperimentazione clinica e contano di farla proprio alla Temple University.
Dice che è consapevole di avere ancora del lavoro da fare, ma la sua speranza è di arrivarci in un paio d'anni, che potrebbero essere 3, oppure 1 e mezzo.
Queste ricerche, solo fino a pochi anni fa, erano considerate fantascienza.

Se riesco, domani preparo un post su un altro modo di usare questa tecnica di ingegneria genetica per arrivare alla cura dell'infezione. Una cosa completamente diversa da quelle che abbiamo visto finora, ma anche questa molto appassionante.



Mr_T
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Re: CRISPR/Cas9: distruggere il gene CCR5 o l’HIV DNA integr

Messaggio da Mr_T » martedì 29 marzo 2016, 17:34

Dora ha scritto: Qui Khalili dice che stanno cercando finanziamenti per passare a sperimentare il loro metodo di escissione del DNA virale sul modello animale (parla di "piccoli animali", quindi credo intenda i topi umanizzati).
Penso che non avranno grossi problemi a trovarli,
potremmo organizzare un crowdfunding e vedere di velocizzare sta ricerca. looool
che se entra la ricerchina giusta qui possiamo dare fuoco al forum :lol: :lol: :lol:

cmq dora grazie per il tuo apporto al forum! sei grande! :)



Dora
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Re: CRISPR/Cas9: distruggere il gene CCR5 o l’HIV DNA integr

Messaggio da Dora » mercoledì 30 marzo 2016, 8:18

Mr_T ha scritto:cmq dora grazie per il tuo apporto al forum! sei grande! :)
Grazie a te!

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USARE LA TECNOLOGIA CRISPR/Cas9 PER RIATTIVARE HIV DALLA LATENZA


Finora abbiamo visto applicare il sistema CRISPR/Cas9 in due casi completamente diversi:
  • 1. per distruggere nelle cellule staminali e nei linfociti T il gene CCR5, che codifica per il corecettore di cui HIV si serve per penetrare nella cellula,
    2. oppure per distruggere il DNA del virus integrato nel genoma della cellula.


Un lavoro di Mark Weinberg e colleghi dello Scripps Research Institute (quello di La Jolla) pubblicato su Molecular Therapy (cioè Nature) ci introduce a un terzo possibile uso di questa tecnologia di modificazione genetica nelle ricerche che dovranno portare a trovare una cura dell’infezione da HIV: la riattivazione dell’HIV latente.
Il sistema CRISPR/Cas 9, infatti, può essere usato, oltre che per correggere i geni, distruggendoli o modificandoli, anche per regolarli, riattivandone l’espressione oppure silenziandola.

I ricercatori dello Scripps hanno dunque avuto l’idea di costruire una variante dell’endonucleasi Cas9 chiamata dCas9 (“dead” Cas9 - una nucleasi mutante, “deattivata” o “morta”) che, unita agli RNA guida, fosse in grado di dirigersi verso specifiche sequenze dell’LTR di HIV-1, inducendo così il provirus latente a riattivarsi e a iniziare il processo di trascrizione.

In sostanza, l’idea è quella di far fare a questa versatile tecnologia quello che dovrebbero fare le sostanze anti-latenza – dovrebbero, perché purtroppo finora nessuna sostanza anti-latenza che sia arrivata ad essere sperimentata sull’uomo ha dato i risultati che ci si aspettava quando la si era testata in vitro.
Poiché la latenza di HIV è un fenomeno di estrema complessità e non abbiamo compreso fino in fondo come e perché il virus entri in latenza e poi ne esca, non esiste un modello cellulare che la riassuma in modo perfetto: abbiamo tanti modelli che ne rappresentano degli aspetti e questa potrebbe essere una delle ragioni per cui le sperimentazioni cliniche sui farmaci che la latenza dovrebbero distruggerla non sono andate come si sperava.

Inoltre, mentre è assodato che l’ambiente in cui la cellula latentemente infetta si trova immersa, in particolare la presenza o meno di certi fattori di trascrizione, che stimolano il virus a riprodursi, ha una grande influenza sul permanere del virus in stato di latenza o il dare inizio al processo di trascrizione, sta trovando anche riscontri l’ipotesi che una proteina virale, la Tat, funga da interruttore, svolgendo un ruolo predominante nel far passare il virus da stato di latenza a stato di attivazione.

Se c’è un programma virale intrinseco che regola autonomamente la latenza, indipendentemente dallo stato in cui si trova la cellula, le strategie di Shock and Kill che si basano sull’uso di fattori di trascrizione cellulare e su regolatori epigenetici per riattivare il virus latente (cioè le varie sostanze anti-latenza che abbiamo visto in questi anni) potrebbero rivelarsi inefficaci.
Se si dovesse scoprire che una grande parte del reservoir latente esiste indipendentemente dallo stato in cui si trova la cellula infetta, strategie come quelle degli HDACi (che stimolano il rimodellamento della cromatina, il principale meccanismo epigenetico che controlla l’espressione dei geni) o dei modulatori della protein chinasi C come prostratina, briostatina, ingenol … (che, stimolando la produzione dell’enzima PKC, attivano l’NF-kB, il principale fattore dell’ospite che stimola la trascrizione del virus) potrebbero non essere sufficienti a svuotare il reservoir.
E infatti la versione 2.0 dello Shock and Kill classico prevede ormai l’uso combinato di più sostanze anti-latenza diverse.

Weinberg e colleghi propongono una versione geneticamente modificata dello Shock and Kill: ritengono che stimolare la trascrizione del virus latente riattivandolo con CRISPR/Cas9 potrebbe dimostrarsi una strategia più efficace e anche più duratura, perché la riattivazione del provirus viene scollegata dallo stato di attivazione della cellula in cui il virus è integrato.

Inoltre ritengono che l’uso di diverse sostanze anti-latenza (almeno fra quelle conosciute oggi), specie se combinate insieme, possa comportare dei rischi, oltre che di attivazione eccessiva dei linfociti T, anche di un’ampia e non specifica induzione di espressione di geni dell’ospite che invece dovrebbero essere lasciati tranquilli (e questo, ad esempio, si è visto accadere con il vorinostat e Sharon Lewin l’ha documentato).

Hanno dunque

  • 1. identificato i siti precisi (quelli che chiamano “hotspot”) nella regione del long terminal repeat (LTR) di HIV da colpire con CRISPR, ottenendo una trascrizione di circa 20 volte migliore rispetto a qualsiasi altra sequenza contro cui sono state lanciate le dCas9;

    2. dimostrato che la loro dCas9 guidata dall’RNA andava proprio dove volevano che andasse ed era efficace nell’indurre il virus latente a riattivarsi;

    3. testato la loro tecnologia su diversi modelli cellulari di latenza, mettendola a confronto con diverse sostanze anti-latenza e osservando che, a differenza delle sostanze usate per riattivare il virus latente, la dCas9

    • a. funzionava in tutti i modelli, riuscendo sempre a riattivare la trascrizione del virus;
      b. mediava la riattivazione del virus latente funzionando in modo indipendente dall’attività dell’NF-kB;
      c. non comportava mai un’espressione generalizzata e non specifica dei geni della cellula, né causava effetti off target;
      d. non causava tossicità;
      e. non interferiva in alcun modo con la progressione del ciclo cellulare.


In una parola, l’attivazione dell’espressione genica del provirus latente mediante CRISPR/dCas9 è stata diretta (poiché non ha coinvolto i meccanismi di attivazione cellulare) e specifica (poiché ha colpito solo le sequenze geniche che doveva colpire) e la si è osservata in tanti modelli di latenza diversi, che presentavano diversi livelli di attivazione delle cellule.
Weinberg e colleghi ricordano che ci sono ancora molti problemi da risolvere prima di portare la loro ricerca in fase clinica, sia per costruire sistemi CRISPR/dCas9 più potenti, sia per trovare il modo di trasportare le dCas9 in giro per il corpo umano (questa è – come la definiscono nel comunicato stampa – “la questione da un milione di dollari”). Ma sottolineano anche come la riattivazione del virus latente mediante CRISPR sia uno strumento nuovo da aggiungere alle armi che stiamo approntando per distruggere il reservoir.





FONTI:



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Re: CRISPR/Cas9: distruggere il gene CCR5 o l’HIV DNA integr

Messaggio da Mr_T » mercoledì 30 marzo 2016, 9:52

dalle mie parti in questi casi si dice "forza ddocu" ovvero "continuiamo così che ce la facciamo"

sono contento di poter leggere ste notizie...una piccola luce in fondo al tunnel.



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Re: CRISPR/Cas9: distruggere il gene CCR5 o l’HIV DNA integr

Messaggio da uffa2 » mercoledì 30 marzo 2016, 9:57

Con tutti i caveat del mondo, perché la ricerca è una strada lastricata di speranze disattese, questa è comunque una bella notizia.
Una bella notizia a prescindere dalla nostra attesa di una soluzione, perché questa tecnologia sembra avere molte potenziali applicazioni, e le ricadute potrebbero essere quasi infinite.
Incrociamo le dita ;-)


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Re: CRISPR/Cas9: distruggere il gene CCR5 o l’HIV DNA integr

Messaggio da Mr_T » mercoledì 30 marzo 2016, 10:15

è una bellissima notizia!
ed anche se
uffa2 ha scritto: la ricerca è una strada lastricata di speranze disattese.
io voglio continuare a sperare e magari a volte sognare perchè sognare fa bene al corpo ed all'anima.
uffa2 ha scritto: Una bella notizia a prescindere dalla nostra attesa di una soluzione,
il sogno e la speranza di trovare una vera cura eradicativa lo coltivo più che per me per le future generazioni. Io sono consapevole che probabilmente noi arriveremo tardi per sperimentare ste possibili "cure" ma sono contento per quelli che arriveranno dopo di noi.



Dora
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Re: CRISPR/Cas9: distruggere il gene CCR5 o l’HIV DNA integr

Messaggio da Dora » mercoledì 30 marzo 2016, 10:16

Mr_T ha scritto:una piccola luce in fondo al tunnel.
Sono le stesse parole che ha usato Khalili nell'articolo sul Temple News che ti ho citato ieri:
  • “It’s a hope for the patients who never saw any light [at] the end of the tunnel,” Khalili said. “So it seems that at least the technology is in place to eradicate the virus. We just have to find the system and take it to the clinic. I think that would be the ultimate goal of our laboratory here as a whole.”
Anche se lo stile comunicativo della Temple University è assai diverso da quello dello Scripps, che mantiene una sobrietà assoluta (fra l'altro facendo un comunicato stampa solo quando l'articolo esce sul numero stampato di Molecular Therapy - era online già a fine anno scorso e io non me ne ero accorta), mi pare che entrambi i gruppi di ricerca riconoscano sia le enormi potenzialità dello strumento che usano, sia la bellezza delle ricerche che stanno facendo, sia le difficoltà che restano sul loro cammino prima di arrivare a sperimentare sugli uomini. Prima fra tutte: si deve trovare un modo per trasportarle dentro un corpo vivo, queste meravigliose nucleasi. Ma si tratta di difficoltà tecniche, che esistono solo per essere superate. ;)



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