Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al CMV

Ricerca scientifica finalizzata all'eradicazione o al controllo dell'infezione.
Dora
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Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al CMV

Messaggio da Dora » lunedì 11 febbraio 2013, 9:33

Ho pensato di riprendere alcuni messaggi scritti lo scorso settembre nel thread dedicato ai macachi di Savarino, perché la ricerca di Louis Picker merita una discussione a sé stante. Infatti, il suo vaccino che utilizza un vettore basato sul citomegalovirus (CMV) è quello che, ad oggi, ha dato i risultati migliori nel modello SIV-macachi e dovrebbe fra non molto passare in fase clinica.

Inizio riportando i vecchi post, cui farò seguire un aggiornamento grazie al quale si comincia a capire perché l'uso del CMV come vettore potrebbe essere una buona strada per costruire un vaccino, sia esso preventivo o terapeutico, anche tenendo a mente che, se si vuole eradicare, si deve prima risolvere il *problema di Siliciano-Shen*.

Dora ha scritto:Poichè in questo thread si parla di macachi e di modelli animali e di attuali o potenziali cure funzionali, ho pensato di segnalare qui una ricerca di Louis Picker presentata all'AIDS Vaccine 2012, che si è appena concluso a Boston, perché la sinergia fra la ricerca sui vaccini e quella su sostanze che risveglino il virus dalla latenza è una delle opzioni che si ritiene possano portare a una cura (vedere per esempio Siliciano, che ritiene che un vaccino terapeutico possa stimolare le reazioni citolitiche dei CD8 sulla via di un’eradicazione azzoppata dalla sua ultima ricerca).

Racconto molto brevemente, basandomi su un post scritto ieri da Richard Jefferys nel blog che cura per TAG.

Premessa.
Picker lavora presso l’Oregon Health and Science University’s Vaccine and Gene Therapy Institute (VGTI) e sta usando il citomegalovirus come vettore per costruire un vaccino e immunizzare dei macachi rhesus contro l’SIVmac239, che è un virus patogenico e molto virulento. In un lavoro pubblicato l’anno scorso, aveva dimostrato che 12 macachi su 24 avevano mostrato un controllo molto prolungato della replicazione virale (dopo un picco iniziale fino a 10 milione di copie, avevano avuto per parecchio tempo solo dei blip occasionali al di sopra della soglia di rilevabilità). Questo aveva spinto i ricercatori a parlare di progressiva “pulizia” dell’infezione negli animali immunizzati.
L’uso del CMV come vettore non era però una cosuccia tranquilla, perché nelle persone con deficienze immunitarie questo virus contribuisce all’attivazione, quindi all’infiammazione e ad una senescenza accelerata.

Veniamo a oggi.
Nella sua (bellissima) relazione, Picker porta [ad AIDS Vaccine 2012] nuovi dati sulla ricerca e sembra che questi confermino che la ricerca funziona.
Dopo lunghi periodi di follow-up (da 485 a più di 1160 giorni dopo che gli animali vaccinati erano stati infettati), a tre scimmie è stata praticata l’eutanasia e sono state analizzate per cercare prove dell’infezione. Tutte e tre avevano avuto livelli irrilevabili di SIVmac239, con sporadici blip nei tempi immediatamentre successivi all’inoculazione del virus. Al momento dell’autopsia non si erano avuti blip da 1,5 a 2 anni.
In nessun animale si è trovato virus capace di replicazione e la PCR ha rilevato DNA e RNA virale in un limitatissimo numero di tessuti, a livelli di fondo estremamente bassi (comparabili ai risultati della PCR ottenuti dagli animali di controllo mai esposti all’SIVmac239).

Stando così le cose, pare che questi siano qualcosa di più dei macachi di Lourdes. Picker, infatti, ci parla dei "macachi di Portland":

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Picker ha sottolineato che risultati del genere è la prima volta che si ottengono e costituiscono una sfida all’idea generalmente accolta, secondo cui le infezioni lentivirali non possono essere eradicate.
Ha poi parlato delle implicazioni per la ricerca di una cura, perché sta partendo uno studio che dovrà valutare il CMV usato come vettore in un vaccino terapeutico in macachi rhesus cronicamente infetti da SIVmac239 e trattati con terapia antiretrovirale.
Parallelamente, il laboratorio di Picker, in collaborazione con il Vaccine & Gene Therapy Institute della Florida, sta impostando un vettore CMV da sperimentarsi in trial clinici su esseri umani.



Fonti:

Dora ha scritto:
skydrake ha scritto:Non so se dico cavolate, ma non potrebbero usare vettore un po' meno problematico del CMV?
Gli herpes virus hanno il pregio-difetto di cronicizzare e quindi dopo non si tolgono più.
È esattamente per questo che hanno usato il citomegalovirus: perché è un vettore persistente.

Dall'articolo dell’anno scorso di Hansen - Picker su Nature, Profound early control of highly pathogenic SIV by an effector memory T-cell vaccine:
  • Conventional prime-boost vaccine regimens with non-persistent vectors lead to lymphoid tissue-based memory T-cell responses (‘central memory’ or TCM), which deliver peak effector responses only after TCM cells have undergone antigen-stimulated expansion, differentiation and trafficking6—too late to effectively control pathogens with the rapid replication and spread kinetics and highly developed immune evasion capabilities of the AIDS-causing lentiviruses.

    As T-cell effector responses are likely to be much more effective against the smaller, localized and less diverse viral populations present in the first hours and days of mucosally acquired HIV/SIV infection, we proposed that a vaccine able to ‘pre-position’ differentiated effector cells (TEM) at such early replication sites would demonstrate improved efficacy.

    Such TEM responses are the hallmark of persistent agents, prompting our development of SIV vectors based on the persistent beta-herpesvirus RhCMV. As recently reported (...), RhCMV/SIV vectors can establish and indefinitely maintain high-frequency SIV-specific, TEM-biased, CD4+ and CD8+ T-cell responses in diverse tissue sites of RhCMV+ rhesus macaques, and in a small efficacy study were associated with early control of intrarectally administered SIVmac239.

    (...) In summary, the 16 long-term RhCMV/SIV-vector-vaccinated controllers described in this and our previous study unequivocally demonstrate a previously undescribed form of immune-mediated control of highly pathogenic SIV in which mucosally acquired infection is arrested before irreversible establishment of disseminated, progressive infection. Although stringently controlled, residual SIV infection is still present for weeks to months in most of these controllers, but wanes over time until eventually it is barely detectable by the most sensitive molecular virological and immunological criteria.

    The available data strongly indicate that this unique control is related to the high frequency CD8+, and possibly CD4+, TEM-biased, SIV-specific T-cell responses that are elicited and indefinitely maintained by the persistent RhCMV/SIV vectors, are situated in both mucosal portals of entry and potential sites of distant viral spread, and can protect without anamnestic expansion (...).

    The ability of RhCMV/SIV vectors to indefinitely maintain SIV-specific TEM responses in these sites, independent of the level of SIV replication, provides for continuous surveillance for SIV-infected cells, preventing relapse and, perhaps, ultimately clearing residual infection. Thus, CMV vectors provide a powerful new approach for HIV/AIDS vaccine development that could be used alone or in combination with complementary vaccine strategies that exploit different HIV immune vulnerabilities.
Dora ha scritto:Tre slides iniziali della lezione di Picker a AIDS Vaccine 2012 (Persistence pays off: Stringent control and potential clearance of SIV infection by persistent vaccine-induced effector memory T cells), che descrivono sinteticamente perché ha senso usare il citomegalovirus come vettore per indurre risposte durevoli da parte dei linfociti T memoria effettori:

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Leon ha scritto:
Dora ha scritto:Dall'articolo dell’anno scorso di Hansen - Picker su Nature, Profound early control of highly pathogenic SIV by an effector memory T-cell vaccine:
[...]
Quest'approfondimento/precisazione, del quale ti ringrazio molto, è forse persino più interessante e importante del resoconto precedente sugli sviluppi del lavoro di Picker. Ed è importante perché sposta addirittura di DUE mosse tutto il discorso dei vaccini.

La prima mossa, o salto che vogliamo chiamarla, è la più "rivoluzionaria" e "storica" (non saprei bene come definirla). Anche se ho paura a usare la parola "tutti", perché non ne so abbastanza, credo che appunto tutti i vaccini attualmente a disposizione (dall'antivaiolosa capostipite fino agli ultimissimi) si avvalgano, in definitiva, degli effetti delle relative risposte immunitarie umorali (anche se il "braccio cellulare" del sistema immunitario, per non scavalcabili questioni di precedenza, viene "scomodato" comunque). Un esempio tipico: per vedere se una vaccinazione tipo la anti-HAV o la anti-HBV (che sono tra i vaccini più recenti e, almeno nel caso della B, anche efficaci che abbiamo) ha fatto effetto, o se lo sta conservando, viene effettuata semplicemente una titolazione degli anticorpi (rispettivamente contro l'HAV o l'HBV, nel caso in esempio) e, se la quantità di questi anticorpi è al di sopra di certi livelli, il soggetto viene considerato (a ragione) "protetto".

Nel caso dell'HIV (e parenti), temo (anzi spero) che ci si sia ormai convinti che la risposta immunitaria umorale non è efficace: tutti i malati la sviluppano, eppure nessuno guarisce e anche i pochissimi che riescono a tenere più a meno a bada l'infezione con le sole proprie forze lo fanno già prima che tale risposta abbia avuto tempo di svilupparsi (tutto il relativo "macchinario", che porta alfine alla produzione di anticorpi da parte dei linfociti B, è molto lento). Anzi, persino i "superanticorpi neutralizzanti" che periodicamente balzano alla ribalta, e che sui virus da laboratorio fanno miracoli (capaci tutti!), vengono ricavati da pazienti che, nella pratica, vanno come tutti gli altri.

Non conosco tutti i motivi di questa invulnerabilità dell'HIV (e parenti) da parte della risposta anticorpale, ma sicuramente vi rientrano fattori quali il "mascheramento" degli antigeni dell'involucro virale con degli zuccheri, l'estrema variabilità e mutevolezza di questi stessi antigeni, la "porta di entrata" dell'HIV (e parenti - non lo ripeto più) e la sua rapidità nell'installarsi (proprio "integrandosi" geneticamente) in modo irreversibile nei centri nevralgici dell'intero sistema immunitario.

La seconda mossa di Picker consiste, dopo averla spostata dalle risposte immunitarie umorali a quelle cellulari (linfociti T), nell'affinare ulteriormente la mira. E lo fa procurandosi un'arma di precisione - che lui ha individuato in questo citomegalovirus dei macachi utilizzato come vettore - capace di mirare dritta a un tipo particolarissimo di linfociti T, e cioè agli "effector memory" (EM), i quali, a quanto pare, sono in grado di sferrare in ogni momento, anche grazie allo stimolo persistente prodotto appunto dal detto vettore, un'immediata e potentissima controffensiva contro il virus (SIV, in questo caso), fermandolo prima che si impossessi delle leve di comando.

Ciò detto, tutto bello, tutto tranquillo, tutto facile? Purtroppo no, e non solo perché i macachi non sono uomini, il SIVmac non è l'HIV e tutta la solita questione dei "modelli", ma anche perché il citomegalovirus non è affatto un esserino pacifico, bensì, specie sui tempi lunghi, una fior di carogna (come del resto, chi più chi meno, tutti gli herpes). Ma il problema più grosso, nel caso dei sieropositivi (che è il nostro), è che di fare una frittata con delle uova siam capaci tutti (si fa per dire), mentre non si è mai visto nessuno fare delle uova con una frittata, e noi, disgraziatamente, la frittata l'abbiamo già fatta. Fuor di metafora: gli effetti di questo vaccino di Picker in versione terapeutica, e non preventiva, com'è stato sperimentato finora, mi sembrano tutti, ma proprio TUTTI, da vedere.



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Re: Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al C

Messaggio da Dora » lunedì 11 febbraio 2013, 12:18

Per riprendere brevemente il discorso dell’estate passata, la prima idea alla base del vaccino di Picker è stata quella di usare il CMV per trasportare geni dell’SIV. Di solito, i vaccini contro l’HIV utilizzano dei vettori che muoiono in fretta; invece il CMV rimane vivo per un tempo indefinito e continua a tenere in allarme il sistema immunitario offrendogli la *finzione* di un nemico. Così questo, costantemente in allerta, è più rapido a reagire se viene attaccato dall’SIV e non perde il magic moment della fase inizialissima dell’infezione, quello in cui può ancora riuscire a fare qualcosa di radicale.

La seconda idea di Picker è di far sviluppare ai macachi, grazie al CMV, un alto livello di attivazione dei CD4 e CD8 memoria effettori e che sia proprio la risposta cellulo-mediata a spiegare perché il suo vaccino ha funzionato nel proteggere i macachi meglio di ogni altro tentato fino ad ora. Anzi, ritiene che i macachi che, vaccinati, non sono riusciti a controllare il virus siano proprio quelli che non hanno prodotto livelli di linfociti T memoria effettori abbastanza elevati.

Richard Jefferys segnala ora un articolo, uscito su Blood dello scorso dicembre, in cui studiosi del US Military HIV Research Program, Walter Reed Army Institute of Research di Silver Spring offrono una spiegazione indiretta del buon risultato ottenuto da Picker.

Non tutti i CD4 sono ugualmente suscettibili ad essere infettati dall’HIV (e dall’SIV): si è visto, infatti, che ci sono diversi fattori che influenzano la rapidità con cui il virus riesce ad entrare e a replicarsi in queste cellule. In particolare, si sa che i CD4 attivati sono molto più facilmente infettabili dei CD4 quiescenti e che le particolari citochine e chemochine prodotte da ciascun CD4 influenzano la capacità infettiva del virus.

Si sapeva di meno riguardo alla specificità dell’antigene, cioè del patogeno bersaglio del singolo CD4: in particolare, è stato ipotizzato che i CD4 TBC-specifici siano molto più facilmente infettabili dei CD4 CMV-specifici (che rilasciano delle beta-chemochine che si legano al CCR5, bloccando così l’ingresso all’HIV).

Lo studio su Blood di Haitao Hu e colleghi ha indagato proprio la suscettibilità all’infezione da parte dell’HIV dei CD4 con diverse specificità e ha confermato che i CD4 che si sono specializzati a combattere il CMV sono molto più resistenti degli altri all’infezione da HIV. Invece, i CD4 che si sono specializzati a combattere il tossoide del tetano o la candida sono molto suscettibili ad essere infettati (e infatti la candidosi è un segnale precoce di deficienza immunitaria, mentre la malattia da CMV si presenta quasi esclusivamente quando i livelli dei CD4 sono bassissimi).

Ecco, così, che questo risultato potrebbe spiegare perché, fra tutti i vaccini testati finora sulle scimmie, quello di Picker che usa come vettore il CMV si è dimostrato il migliore.

Speriamo che i suoi studi su una forma attenuata di CMV abbiano successo e che passi presto a una sperimentazione sull'uomo.






Dora
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Re: Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al C

Messaggio da Dora » mercoledì 29 maggio 2013, 9:29

Proprio un mese fa abbiamo avuto notizia del fallimento del vaccino sperimentato dal NIAID. Ad addolcire un po’ la delusione, arriva un lungo (e assai complicato) articolo su Science di Louis Picker e colleghi della Oregon Health & Science University in cui ci viene offerto un aggiornamento interessante sulla ricerca che Picker sta svolgendo per creare un vaccino che utilizza il citomegalovirus come vettore.

Picker ha usato un CMV dei macachi geneticamente modificato in modo da fargli esprimere dei geni dell’SIV (il vettore si chiama 68-1 RhCMV) e nelle sue ricerche precedenti ha dimostrato che, quando è stato somministrato come vaccino alle scimmie, questo vettore è riuscito a fornire una protezione completa dall’SIV al 50% degli animali – un risultato mediato dai linfociti T CD8+, che non era ancora stato raggiunto da nessun candidato vaccino.
Dal momento che, ad oggi, tutti i vaccini che inducono delle risposte dei CD8 contro l’HIV negli esseri umani avevano fatto una fine miserevole, Picker e i suoi collaboratori hanno cercato di caratterizzare meglio il tipo di risposta di questi linfociti che, avendo una funzione citotossica, sono particolarmente importanti nella reazione contro patogeni come l’HIV, capaci di evadere la risposta anticorpale. Ed ecco che Picker ha scoperto un meccanismo che modifica quanto si sapeva del funzionamento di questa componente del sistema immunitario e che, se adeguatamente sfruttato, potrebbe far funzionare il suo vaccino sia come preventivo, sia come terapeutico.

Per distruggere le cellule infette, i CD8 hanno la capacità di riconoscere un certo numero di peptidi virali espressi sulla superficie della cellula che è stata invasa dal virus. Quello che si sapeva è che ne riconoscono pochi per volta, simili fra individui che condividono gli stessi alleli del complesso maggiore di istocompatibilità (MHC – ovvero, negli uomini, HLA), delle molecole che si trovano sulle cellule che presentano l’antigene, che presentano piccoli frammenti di proteine dell’antigene (epitopi) ai linfociti T. E qui bisogna fare una distinzione fra MHC di classe I (MHC-I), che si presentano ai CD8 e MHC di classe II (MHC-II), che si presentano ai CD4.
Questo è un problema, quando si ha a che fare con l’HIV, perché questo virus è capace di modificare i suoi peptidi, riuscendo così a sfuggire al riconoscimento da parte dei CD8. Questi prendono di mira dei peptidi meno importanti, non accorgendosi che ce ne sono altri, più cruciali per il funzionamento del virus, che l’HIV non può modificare, pena la perdita della propria funzionalità (fitness).

La situazione standard, così, è questa: i pochi peptidi virali riconosciuti dai CD8 non sono quelli che rendono il virus vulnerabile. Così l’HIV riesce a sfuggire dal riconoscimento dei CD8.

La scoperta di Picker è che il meccanismo che i CD8 usano per riconoscere i peptidi virali è più flessibile di quanto si pensasse e che le regole che stabiliscono la selezione degli epitopi da parte dei CD8 non sono affatto rigide. In particolare, Picker ha scoperto che le risposte dei CD8 provocate da quel particolare ceppo di CMV dei macachi modificato in modo da esprimere geni dell’SIV andavano a colpire epitopi dell’SIV completamente diversi da quelli generati dall’infezione da SIV stessa, da altri tipi di vettori virali e perfino dall’RhCMV esprimente i geni dell’SIV, ma wild-type.

In genere, lasciati a sé stessi, i CD8 si focalizzano su un piccolo numero di epitopi e si crea una sorta di gerarchia delle risposte immuni, come descritta nella figura:

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Invece, l’RhCMV ceppo 68-1 usato da Picker ha provocato una risposta dei CD8 a un grandissimo numero di epitopi dell’SIV, presentati sia dall’MHC-I, sia dall’MHC-II. Questo è interessante, perché il primo comprendeva epitopi che non vengono normalmente colpiti dai CD8 in risposta a proteine dell’SIV, mentre il secondo costituiva i 2/3 delle risposte. In sostanza il particolare ceppo di CMV utilizzato da Picker è riuscito a far sì che i CD8 riconoscessero e distruggessero molte più cellule infette da SIV e che lo facessero a uno stadio molto precoce dell’infezione, ottenendo un intervento a uno stadio più primitivo rispetto a quello dei vaccini che utilizzano vettori non persistenti.


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Da Picker, Hansen, Lifson - New Paradigms for HIV/AIDS Vaccine Development (2012)

Questo meccanismo potrebbe spiegare perché si è avuta una buona risposta al vaccino quando è stato testato sui macachi. Infatti, Picker e colleghi avevano già nel 2011 dimostrato che la grandezza della risposta dei CD8 indotta dal loro vettore prima che le scimmie venissero infettate con l’SIV era in correlazione con il successivo controllo e con l’eradicazione del virus nei macachi.

Ora, la bella notizia è che questo ceppo 68-1 di CMV dei macachi ha degli omologhi nei CMV che infettano gli esseri umani. Quindi dovrebbe essere possibile costruire geneticamente dei CMV che fungano da vettori in un vaccino contro l’HIV, inducendo negli uomini le stesse ampie risposte immuni che si sono indotte nelle scimmie. Anzi, la capacità dei CMV con diverse modifiche genetiche di indurre risposte differenziate dei CD8 potrebbe permettere di costruire un vaccino più completo, in cui vengono selezionate diverse risposte dei CD8 contro tanti differenti epitopi, in modo da dare una sempre maggiore copertura nei confronti di ogni possibile mutazione del virus che possa nascere durante l’infezione. Questo renderebbe il vaccino di Picker adatto anche a un uso terapeutico.

Altra possibilità: svelare il meccanismo sottostante alla immunogenicità del ceppo 68-1 dell'RhCMV e trovare strade alternative per stimolare le medesime risposte dei CD8. Questa via, per quanto evidentemente più lunga, permetterebbe di evitare i possibili rischi connessi alla persistenza del CMV utilizzato nel vaccino.





FONTI:
Ultima modifica di Dora il domenica 2 giugno 2013, 6:36, modificato 1 volta in totale.



skydrake
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Re: Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al C

Messaggio da skydrake » giovedì 30 maggio 2013, 15:38

C'è da dire che la stessa notizia la avevo già letta in un post tratto dalla stampa generalista. Causa i soliti toni trionfalistici sul vaccino alle porte e sul fatto che quel giornalista aveva "alleggerito" la notizia (togliendo tutte le parti per lui pesanti), ma cosí aveva tolto anche tutte le parti interessanti, a tal punto che non avevo minimamente capito l'importanza dello studio dietro.
Per fortuna che qui c'è Dora che, risalendo allo studio originale, lo ha riproposto tradotto e senza evirarlo delle sue parti interessanti. Adesso ho capito.

Grazie Dora.
Ultima modifica di skydrake il giovedì 30 maggio 2013, 18:18, modificato 1 volta in totale.



Dora
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Re: Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al C

Messaggio da Dora » giovedì 30 maggio 2013, 16:34

skydrake ha scritto:C'è da dire che la stessa notizia la avevo già letta in un post tratto dalla stampa generalista. Causa i soliti toni trionfalistici sul vaccino alle porte e sul fatto che quel giornalista aveva "alleggerito" la notizia togliendo tutte le parti per lui pesanti, aveva tolto tutte la parti interessanti, a tal punto che non avevo minimamente capito l'importanza dello studio dietro.
Per fortuna che qui c'è Dora che, risalendo allo studio originale, lo ha riproposto tradotto e senza evitarlo delle sue parti interessanti. Adesso ho capito.

Grazie Dora.
Troppo gentile, Skydrake, tanto più che mi pare che quel post non brilli per chiarezza. Ma grazie lo stesso.

A volte anche di ricerche che mi interessano moltissimo mi sfuggono aggiornamenti importanti. :oops:
In questo caso, mi è sfuggita la lezione che Louis Picker ha tenuto al CROI a marzo, in cui la novità non di poco conto consiste nel fatto che pare che i suoi macachi siano proprio riusciti - nel tempo - ad eradicare l'infezione. E questo sarebbe dimostrato dalla non rilevabilità dell'SIV, dallo svanire delle risposte dei CD8 ad antigeni virali non inclusi nel vaccino e dall'incapacità di trasmettere l'infezione ad altri animali, pur avendo iniettato in costoro più di 50 milioni di cellule e tessuto sanguigno prelevati dai macachi vaccinati-ed-eradicati.
Direi che queste scimmie di Portland ci fanno fare un bel passo al di là dei macachi di Lourdes.
Spero entro il weekend di riuscire a preparare un post.



nordsud
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Re: Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al C

Messaggio da nordsud » giovedì 30 maggio 2013, 16:50

Certamente i macachi di Portland sono più simpatici dei macachi nostrani ( i macachi più antipatici erano quelli della Ensoli.. maleducati, rissosi, incapaci di stare in società, allergici alle buone maniere ).. ma restano PUR sempre delle bestiacce.
Sarebbe la prima volta che un vaccino riesce ad eradicare una infezione già cronica ?



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Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al CMV

Messaggio da uffa2 » giovedì 30 maggio 2013, 18:54

Questi macachi mi erano completamente sfuggiti, sembrano delle bestiole molto interessanti, attenderò con impazienza il post del week end!


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Re: Louis Picker, le

Messaggio da Dora » giovedì 30 maggio 2013, 21:23

nordsud ha scritto:( i macachi più antipatici erano quelli della Ensoli.. maleducati, rissosi, incapaci di stare in società, allergici alle buone maniere )
Povere bestiacce, a dover subire le attenzioni della vaccinara credo bene che fossero diventati maleducati, rissosi, incapaci di stare in società, allergici alle buone maniere! :mrgreen:
E pure autolesionisti e depressi a causa delle pessime condizioni in cui erano tenuti. Ricordi?
Mi sono sempre chiesta se Savarino tenga i suoi macachi alla Bioqual proprio per evitare analoghi orrori (con conseguenti contestazioni di qualsiasi dato emerga dalla ricerca).
uffa2 ha scritto:Questi macachi mi erano completamente sfuggiti, sembrano delle bestiole molto interessanti, attenderò con impazienza il post del week end!
Will do.
Certo che, se avessi ascoltato la lezione di Picker prima di leggere il suo articolo su Science, avrei scritto tutto un altro post ...



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Re: Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al C

Messaggio da Dora » sabato 1 giugno 2013, 9:51

Del meccanismo dei CD8 che contribuisce a spiegare i sorprendenti dati di questa ricerca ho già detto raccontando qualcosa dell’articolo su Science, quindi in questo post prenderò in considerazione quasi esclusivamente la prima parte della lezione di Louis Picker al CROI – Stringent Control and Eventual Clearance of Highly Pathogenic SIV by Effector Memory T Cells – quella dedicata alle viremie.

Qui, infatti, Picker ci spiega che alcuni dei macachi vaccinati con vettori rhCMV – sia da soli, sia in combinazione con un altro vaccino con vettore virale – non soltanto hanno soppresso, ma hanno proprio ELIMINATO (“gone, cleared, nada”) l’SIV con cui le scimmie erano state infettate per via vaginale.

Andiamo per gradi.
Nel suo lavoro precedente, Picker aveva confrontato l’immunogenicità di questi candidati vaccini che usano un citomegalovirus dei macachi in un trial diviso in 4 bracci, con 61 macachi che prima erano stati esposti al CMV (questa è una cosa importante, perché il CMV è un virus che infetta quasi tutti gli esseri umani, quindi è necessario poter causare una sorta di “sovrainfezione” con il ceppo che si usa per il vaccino – altrimenti il vaccino si scontra con risposte immuni preesistenti e non funziona).

  • • A 12 macachi è stato somministrato il vaccino con vettore rhCMV/SIV (SIV perché codifica le proteine Env, Pol, Gag e Vpr/Vpx dell’SIV);
    • ad altri 12 lo stesso vaccino, ma seguito da un candidato vaccino con adenovirus 5 come vettore, codificante l’intero genoma dell’SIVmac239;
    • a 9 scimmie un vaccino a DNA con vettore Ad5 (sempre codificante l’intero genoma dell’SIVmac239);
    • 28 animali di controllo non hanno ricevuto nessun vaccino.


Da quel trial era emerso che 12 dei 24 macachi vaccinati con il candidato vaccino avevano avuto un precoce e completo controllo (per più di un anno) della replicazione del virus dopo che erano stati infettati più volte con basse dosi di SIVmac239 (un ceppo particolarmente cattivo, che nel giro di un paio di settimane dal momento della trasmissione fa quello che fanno i ceppi più virulenti di HIV in qualche mese: stabilisce un’infezione sistemica, con altissimo tasso di replicazione e di mutazione, che gli consente di sfuggire all’immunità naturale).

I 12 macachi che avevano ricevuto il vaccino rhCMV/Ad5, invece, non erano stati in grado di controllare il virus.
Con questo, secondo Picker si può proprio mettere una croce sull’Ad5 come vettore (e non sapeva ancora dell’ultimo disastro del vaccino del NIAID).

Veniamo ai dettagli che spingono Picker a parlare di CLEARANCE e a scrivere un numero davvero inusuale di punti esclamativi nelle sue slides, nonostante il suo amico e collega Jeff Lifson l’avesse pregato di stare schiscio mantenere un low profile.


Ricordiamo anzitutto i due ostacoli principali che un vaccino che vuole stimolare i CD8 si trova ad affrontare:

1. una sorta di “sfasamento cinetico”, che deriva dalla necessità di espandere i linfociti T memoria e di produrre gli effettori dopo l’infezione – ma questo avviene DOPO che c’è stato il picco della replicazione dell’HIV/SIV e quindi TROPPO TARDI perché si riesca a controllare il virus:

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2. una grave inefficacia nel colpire gli epitopi, che abbiamo già visto nell’altro post e sulla quale non mi dilungherò:

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Negli ultimi dieci anni, questi ostacoli sono sembrati insormontabili, ma la bella notizia è che non lo sono, perché con il vaccino al CMV Picker è riuscito sia a controllare e infine ad eliminare un SIV altamente patogenico, sia a violare le regole comunemente accettate sul riconoscimento degli epitopi da parte dei CD8 e l’immunodominanza, ottenendo risposte dei CD8 di eccezionale ampiezza. Di questo si è stupito lui per primo, sentendosi come Alice che precipita nella tana di Bianconiglio.

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Merito di tutto sono le caratteristiche assai peculiari del vettore utilizzato: totalmente efficace nel creare una superinfezione; capace al 100% di creare immunogenicità nei CD4 e nei CD8 senza causare immunogenicità umorale; in grado di agire sui linfociti T memoria effettori, facendo in questo la differenza (le scimmie che non hanno controllato l’infezione sono state quelle che non sono riuscite a generare abbastanza in fretta un numero sufficiente di Tem) e, infine, capace di esercitare in modo permanente la sua azione di stimolo.

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E ora veniamo al controllo delle viremie.
66 settimane dopo la prima vaccinazione, le scimmie sono state infettate e quelle che hanno controllato la viremia l’hanno fatto subito, dopo il picco dei 14 giorni e prima che si creasse uno stato di attivazione immunitaria sistemica (come si vede dalla non attivazione dei macrofagi/monociti del sangue periferico, che altrimenti si attivano già dopo una settimana).

Immagine

Nei macachi che sono stati protetti dal vaccino, si è avuta una viremia transitoria seguita da RNA virale irrilevabile nel sangue, tranne che per qualche blip occasionale, che nel tempo non si è più verificato. Inoltre:

  • • non c’è stata sieroconversione;
    • non c’è stata deplezione dei CD4;
    • non c’è stato aumento delle risposte dei linfociti T suscitate dal vaccino;
    • ci sono invece state risposte alla proteina Vif dell’SIV, che NON era presente nel vaccino, e che sono svanite nel tempo.


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Quando i CD4 prelevati dai linfonodi e dagli organi di questi animali sono stati messi a coltura, si è visto che contenevano dell’SIV capace di replicazione, ma mentre nel caso di scimmie controller convenzionali si trova un numero consistente di copie di virioni, in quelle trattate con il vaccino se ne sono trovate pochissime (< 2/mL). Poi non se ne sono trovate più.

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Come si è verificata la protezione del vaccino? Si è avuta inizialmente una limitata diffusione del virus (nel midollo, ma non nei linfonodi, né nella mucosa intestinale), seguita da CLEARANCE.

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Quindi l’infezione si è stabilita in questi animali, ma poi il virus è stato eliminato. Che fine ha fatto? Ecco che entrano in gioco i CD8 e la protezione anti-virale che sono riusciti a rafforzare grazie alla persistenza del vettore:

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La clearance è dimostrata da Picker in modi diversi e conclusivi:

1. attraverso due tipi di PCR ultrasensibili

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2. attraverso la completa perdita nel tempo di risposte dei linfociti T Vif-specifici (abbiamo visto che la Vif non era presente nel materiale virale trasportato dal vettore);
3. attraverso l’impossibilità – dopo qualche tempo - di trovare da nessuna parte dell’SIV capace di replicazione


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4. infine, attraverso quello che Picker chiama un “acid test” per l’immunità indotta: ha iniettato in macachi naive quasi 60 milioni di cellule mononucleate del sangue periferico prelevate da 5 animali che avevano soppresso la viremia per almeno un anno e mezzo grazie al vaccino e ha visto che gli animali non si sono infettati – a differenza di altri che hanno ricevuto analoga infusione di cellule da scimmie capaci di controllare l’SIV senza farmaci, che si sono infettati tutti.

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In conclusione, negli animali protetti dal vaccino non si è trovato SIV residuo:

  • “l’infezione da SIV, che si è dimostrato che all’inizio – dopo l’inoculazione - c’era, se ne è andata, è stata eliminata, non c’è più”.


Lifson non vuole usare la parola “eradicazione”, ma

  • “l’implicazione di tutto questo è certamente che, a questo punto, questi animali sono virus free”.


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Per concludere, riporto qui tre slides finali, che sintetizzano la parte della lezione dedicata ai CD8:

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uffa2
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Re: Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al C

Messaggio da uffa2 » sabato 1 giugno 2013, 23:36

direi che c'è di che commuoversi :P


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