Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al CMV

Ricerca scientifica finalizzata all'eradicazione o al controllo dell'infezione.
Hope!
Messaggi: 449
Iscritto il: domenica 19 giugno 2016, 0:44

Re: Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al C

Messaggio da Hope! » giovedì 16 febbraio 2017, 22:32

Dannate cellule latenti... per ora ancora nessuna buona notizia come era prevedibile, non oggi, non domani ma un domani. Si continua a ricercare la cura deve pur avere un punto debole questo virus mi rifiuto di credere che sia immortale.



Dora
Messaggi: 7491
Iscritto il: martedì 7 luglio 2009, 10:48

Re: Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al C

Messaggio da Dora » giovedì 3 agosto 2017, 11:18

Questo post è del 24 gennaio 2015:
Dora ha scritto:Immagine

UNA CRITICA PUNGENTE E UNA PROTEINA FANTASMA

Qualche giorno fa, è stato pubblicato su PubPeer un commento di critica all'articolo di Picker su Nature del 2013 - il lavoro in cui si parla dell'eradicazione dell'SIV da alcuni macachi vaccinati con il vaccino basato sull'RhCMV (Immune clearance of highly pathogenic SIV infection).

Il commento è anonimo, come è generalmente accettabile in Rete e come è stabilito per policy da PubPeer, che è una piattaforma nata nel 2013 per favorire la critica pubblica di lavori scientifici, una sorta di peer review dopo la pubblicazione. L’anonimato fa sì che non si possano accusare gli autori di essere a priori nemici di Picker, di essere dei concorrenti che cercano di danneggiarlo per ragioni accademiche o economiche, o degli ignoranti che non sanno quello che dicono. E impone che le critiche che vengono mosse debbano essere prese per quello che sono, indipendentemente da chi le fa, e non possano essere rimandate al mittente senza una risposta.

E queste critiche appaiono serie, ben argomentate e potenzialmente gravi.

Una rilettura dell’articolo del 2013 ha infatti portato gli autori del commento ad affermare che i dati presentati e le analisi statistiche elaborate su quei dati non sono consistenti. In particolare,

  • 1. sono stati fatti dei pasticci fra il numero degli animali non vaccinati che si sono infettati (non tutti si sono infettati, ma 9 su 16) e il numero degli animali che sono stati usati per confrontarli con le scimmie vaccinate, perché sono stati tenuti come controlli solo i macachi non vaccinati che hanno sviluppato l’infezione;

    2. le scimmie che sono state vaccinate hanno ricevuto meno dosi di virus SIVmac239 nel tentativo di infettarle rispetto alle scimmie che non sono state vaccinate (Picker e colleghi hanno infatti smesso di iniettare loro del virus quando hanno rilevato nel plasma un SIV RNA ≥30 copie). Questo ha comportato che avessero meno probabilità di infettarsi e di sviluppare un’infezione produttiva, quindi questo da solo basta a spiegare l’apparente protezione data dal vaccino;

    3. l’infezione è stata valutata misurando la viremia mediante una PCR che andava ad amplificare la Gag dell’SIV. Ma la PCR potrebbe invece avere amplificato proteine virali contenute nel vaccino, che contiene un ceppo di SIV sì attenuato, ma vivo, per di più con un vettore come il CMV che è persistente. In sostanza, misurare così la viremia non permetterebbe di capire se davvero si è instaurata un’infezione produttiva o se invece la Gag che si trova è soltanto quella espressa dal vettore, che dà solo una transitoria apparenza di infezione;

    4. rivedendo l’analisi statistica, gli autori del commento ne concludono che la vaccinazione con RhCMV- SIV non abbia dato nessuna protezione statisticamente significativa contro l’infezione (né per via vaginale, né per via intravenosa). L’assenza di un’immunità parziale, cioè il fatto che, a differenza di altri vaccini, questo abbia dato una protezione completa a circa la metà degli animali vaccinati e nessuna protezione agli altri, era stata considerata un aspetto misterioso; ma la spiegazione data dai critici di Picker è che circa la metà dei macachi vaccinati hanno sviluppato un’infezione cronica senza alcuna riduzione del set point delle viremie, mentre l’altra metà sono stati esposti a troppe poche dosi di virus perché, a seguito di transitori blip della Gag dell’SIV – che erano in realtà artefatti della PCR – Picker e colleghi hanno smesso di provare a infettarli.

    Gli autori del commento ritengono dunque che sia necessaria una rivalutazione indipendente di questo approccio vaccinale, in uno studio in cieco, in cui tutti gli animali vaccinati e non vaccinati ricevano le stesse dosi di SIVmac239.


Una critica potenzialmente devastante.

Io temo che sui pasticci statistici e metodologici rilevati ci sia poco da dire.
Sulla valutazione delle infezioni, invece, sul fatto che le infezioni in quei macachi vaccinati e che poi hanno eradicato il virus si siano davvero instaurate immagino che Picker avrà da dire moltissimo.
Un aspetto fondamentale sia di questo lavoro del 2013, sia della prima parte della ricerca, pubblicata sempre su Nature ma nel 2011, è stata infatti la rilevazione e l'analisi delle risposte anti-Vif. La Vif è una proteina dell’SIV (e HIV) che non era presente nel vaccino: c’erano la Gag, la Rev, la Tat, la Nef, la Env e la Pol. Ma la Vif no, quella non c’era.
Eppure le risposte a quella proteina assente dal vettore sono state rilevate in tutte le scimmie, e poi sono scomparse quando anche il virus è scomparso.
Picker e colleghi hanno considerato lo sviluppo di risposte dei linfociti T contro la Vif dell’SIV come la conferma che le scimmie si erano infettate.
Una specie di controprova: se il virus non ci fosse stato, come si sarebbero potute avere delle risposte contro una proteina fantasma?
La parte del commento su PubPeer dedicata alla presenza di risposte anti-Vif è, a mio parere, quella più debole di una critica in altri passi puntigliosa ai limiti della pedanteria, perché viene semplicemente rilevato che non conosciamo la frequenza di linfociti T anti-Vif prima che alle scimmie venisse inoculato il virus e sono state osservate fino allo 0,03% di cellule Vif-specifiche in scimmie SIV negative.
Insomma, anche questa potrebbe essere una amplificazione degli strumenti di misura.
Un'illusione, il fantasma di un'infezione.
Per quello che io riesco a capire, però, i picchi di risposte anti-Vif misurati da Picker vanno ben oltre lo 0,03%. Ma a questo punto è a Picker che spetta dare una risposta.

Assistendo alla farsa del vaccino Tat, abbiamo avuto modo di osservare quanto antiscientifico, stupido, pericoloso e, in definitiva, autodistruttivo possa essere l’atteggiamento di quei ricercatori che non rispondono alle contestazioni sulle loro ricerche, ritenendosi forse immuni dalle critiche dei colleghi e perferendo rifugiarsi nella paranoia del complotto piuttosto che ammettere di avere sbagliato qualcosa - o anche moltissimo.

Io mi auguro che Picker non sia la Ensoli. Che non si nasconda dietro il dito della sua fama e risponda al più presto, fugando completamente il sospetto di incompetenza che questi critici hanno lanciato su di lui.
E ora la notiziona per gli aficionados, i delusi, i frustrati dal silenzio di Picker: una risposta è infine arrivata!
La discussione su PubPeer è continuata fino a qualche mese fa, quando il commento #13 sembrava aver anticipato il chiarimento. Ora Picker, Lifson e colleghi pubblicano su Nature un *addendum* all'articolo del 2013:

Addendum: Immune clearance of highly pathogenic SIV infection

Buona lettura (e grazie agli anonimi commentatori su PubPeer).



Dora
Messaggi: 7491
Iscritto il: martedì 7 luglio 2009, 10:48

Re: Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al CMV

Messaggio da Dora » venerdì 8 gennaio 2021, 7:59

Immagine


Dopo 20 anni di ricerche, 7 anni di annunci e un'altalena di speranze e disillusioni, parte finalmente la sperimentazione clinica del vaccino di Louis Picker.


In una collaborazione fra il Vaccine and Gene Therapy Institute della Oregon Health & Science University (OHSU), dove Picker lavora, e Vir Biotechnology, una società californiana che si occupa di portare in sperimentazione clinica trattamenti immunologici di malattie infettive, e con un finanziamento della Gates Foundation, mercoledì un comunicato stampa ha riferito dell'inizio del trial di fase I su volontari sani del vaccino preventivo VIR-1111, basato sugli studi di Picker sui vaccini che usano come vettore il citomegalovirus, di cui abbiamo lungamente discusso in questo thread.

Stranamente, del protocollo della sperimentazione non c'è ancora traccia in ClinicalTrials.com. Speriamo si affrettino a colmare questa omissione.

Dal comunicato di Vir Biotechnology apprendiamo però che il trial è già attivo, anzi, che a fine dicembre il primo volontario ha già ricevuto la prima inoculazione del vaccino. E apprendiamo anche che si tratta di un trial di fase I, randomizzato e controllato con placebo, che ha lo scopo di valutare sicurezza e immunogenicità di VIR-1111. La sperimentazione arruola adulti sani tra i 18 e i 50 anni considerati a basso rischio di contrarre l'infezione da HIV e che hanno una documentata infezione da CMV.
I volontari riceveranno due dosi di vaccino o di placebo per iniezione sottocutanea.

Da un articolo uscito sulla stampa medica locale dell'Oregon (il Lund Report) - che negli anni ha sempre usato toni fortemente celebrativi per parlare di Picker e che anche questa volta non si smentisce - apprendiamo qualche particolare in più:
  • - il trial è iniziato in Wisconsin, ma la company che produce il vaccino ha intenzione di allargare la sperimentazione al Massachusetts e allo stato di Washington, mentre non c'è in programma di aprire un braccio del trial in Oregon, alla OSHU (che, attraverso il suo spin-off TomegaVax, ha venduto nel 2016 i brevetti a Vir, anche se Picker continua a collaborare);
    - il vaccino che viene somministrato adesso ai volontari è un prototipo e lo studio clinico di cui parliamo una proof-of-concept - se le cose andranno bene, si affinerà la tecnologia per arrivare a un prodotto finale che possa essere testato su più persone;
    - si comincia con dosi più basse, che verranno gradualmente aumentate se non si vedranno reazioni negative;
    - i milioni di dollari dati dalla Fondazione Gates sono già decine (ma anche il National Institute of Allergy and Infectious Diseases, il National Institutes of Health’s Office of the Director, e il National Cancer Institute hanno finanziato in questi anni gli studi della tecnologia di questo vaccino);
    - si voleva partire con la fase I già alla fine del 2019, ma la pandemia da coronavirus ha bloccato tutto;
    - Picker - giustamente - ricorda che ci vorranno anni per sapere se il vaccino è sicuro e efficace.

Io non capisco perché chi finalmente organizza un trial tanto atteso, per il quale ci si è preparati così a lungo, non abbia già provveduto a iscriverlo nel registro delle sperimentazioni cliniche appropriato. È una cosa che non mi piace, soprattutto dopo le grandi perplessità sollevate contro il lavoro del 2013 su Nature, e non depone a favore della trasparenza della sperimentazione.



Dora
Messaggi: 7491
Iscritto il: martedì 7 luglio 2009, 10:48

Re: Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al CMV

Messaggio da Dora » martedì 6 aprile 2021, 6:07

Immagine


ANCORA SUL PRIMO TRIAL CLINICO DEL VACCINO DI PICKER


Louis Picker e colleghi della Oregon Health & Science University hanno di recente pubblicato due articoli - uno su Science

Modulation of MHC-E transport by viral decoy ligands is required for RhCMV/SIV vaccine efficacy

e uno su Science Immunology

Cytomegaloviral determinants of CD8+ T cell programming and RhCMV/SIV vaccine efficacy,

accompagnati anche da un altro articolo importante per il vaccino al CMV, uscito sempre su Science Immunology e co-firmato da Picker, ma questa volta di scienziati dell'Imperial College di Londra e dell'Università di Oxford:

HLA-E–restricted, Gag-specific CD8+ T cells can suppress HIV-1 infection, offering vaccine opportunities.


Si tratta di lavori assolutamente troppo tecnici perché sia il caso di parlarne qui, dal momento che descrivono il meccanismo attraverso il quale il vaccino che usa come vettore il citomegalovirus dei macachi è riuscito a far eradicare l'SIV da circa la metà delle scimmie infettate sperimentalmente che, appunto, prima si sono infettate e poi hanno avuto una reazione inusuale, "non canonica" dei CD8, che ha portato all'eliminazione del virus.
Quello che Picker e colleghi hanno capito è che, se nel vettore sono presenti certi geni del CMV, la risposta dei linfociti T che serve per l'eliminazione dell'SIV/HIV non si sviluppa, quindi per avere un vaccino protettivo è necessario inattivare 8 specifici geni del vettore, così che il CMV produca una certa proteina (Rh67), che fa sì che si generino dei CD8 capaci di produrre questa risposta non convenzionale che elimina l'SIV (MHC-E-restricted CD8-positive T cells).
Nel terzo lavoro, quello inglese, si è cercato di trasferire al CMV umano e all'HIV quello che si è imparato dagli studi sulle scimmie e, in effetti, si è visto che questi particolari CD8 stimolati dal CMV umano privato degli 8 geni, messi a coltura con CD4 infettati da HIV, riuscivano a distruggere il virus.

La menzione di questi tre articoli mi serve solo per introdurre il trial clinico che a fine gennaio, quindi 3 settimane dopo il mio ultimo post, è stato iscritto in ClinicalTrials.gov e del quale possiamo dunque conoscere qualche dettaglio:

VIR-1111: A Prototype Human CMV-based Vaccine for Human Immunodeficiency Virus (HIV) in Healthy Volunteers

È una sperimentazione clinica di fase Ia, randomizzata, totalmente in cieco (né i partecipanti, né i medici, né i ricercatori, né chi dovrà stabilire i risultati sanno se è stato somministrato il vaccino o il placebo). I partecipanti saranno 26, scelti fra persone HIV negative ma positive al CMV, in buona salute, non in contatto con immunodepressi e a basso rischio di contrarre l'infezione da HIV.
Il vaccino VIR-1111 (o il placebo) sarà somministrato per via sottocutanea il giorno 1 e si farà un richiamo il giorno 57.
A quel punto si dovranno studiare sicurezza, reattogenicità, tollerabilità e immunogenicità (saranno studiate, in particolare, la polifunzionalità di CD4 e CD CMV-specifici e HIV-specifici (HIV-1 Clade A Gag-specific), e la formazione di CD4 e CD8 memoria).

Potrebbe esserci un follow-up di 3 anni per poter continuare a studiare questi effetti più a lungo. Quindi la conclusione del trial è prevista a fine 2024.

Il trial si svolge in 3 luoghi degli Stati Uniti: a Boston e Seattle non è ancora iniziato, mentre a Madison sta già reclutando partecipanti.
Sponsor: Vir Biotechnology e Gates Foundation.
Non c'è il nome di un responsabile e si deve far riferimento per tutto a Vir Biotechnology.

Insomma, si tratta di una sperimentazione molto, molto cauta. Ma almeno è un inizio.
Speriamo abbiano già approntato il vettore in modo da rendere il vaccino anche efficace. Ma per conoscerne la capacità protettiva ci vorranno anni.



Dora
Messaggi: 7491
Iscritto il: martedì 7 luglio 2009, 10:48

Re: Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al CMV

Messaggio da Dora » mercoledì 3 maggio 2023, 16:04

Dora ha scritto:
martedì 6 aprile 2021, 6:07
[...] introdurre il trial clinico che a fine gennaio, quindi 3 settimane dopo il mio ultimo post, è stato iscritto in ClinicalTrials.gov e del quale possiamo dunque conoscere qualche dettaglio:

VIR-1111: A Prototype Human CMV-based Vaccine for Human Immunodeficiency Virus (HIV) in Healthy Volunteers

È una sperimentazione clinica di fase Ia, randomizzata, totalmente in cieco (né i partecipanti, né i medici, né i ricercatori, né chi dovrà stabilire i risultati sanno se è stato somministrato il vaccino o il placebo). I partecipanti saranno 26, scelti fra persone HIV negative ma positive al CMV, in buona salute, non in contatto con immunodepressi e a basso rischio di contrarre l'infezione da HIV.
Il vaccino VIR-1111 (o il placebo) sarà somministrato per via sottocutanea il giorno 1 e si farà un richiamo il giorno 57.
A quel punto si dovranno studiare sicurezza, reattogenicità, tollerabilità e immunogenicità (saranno studiate, in particolare, la polifunzionalità di CD4 e CD CMV-specifici e HIV-specifici (HIV-1 Clade A Gag-specific), e la formazione di CD4 e CD8 memoria).

Potrebbe esserci un follow-up di 3 anni per poter continuare a studiare questi effetti più a lungo. Quindi la conclusione del trial è prevista a fine 2024.

Il trial si svolge in 3 luoghi degli Stati Uniti: a Boston e Seattle non è ancora iniziato, mentre a Madison sta già reclutando partecipanti.
Sponsor: Vir Biotechnology e Gates Foundation.
Non c'è il nome di un responsabile e si deve far riferimento per tutto a Vir Biotechnology.

Insomma, si tratta di una sperimentazione molto, molto cauta. Ma almeno è un inizio.
Speriamo abbiano già approntato il vettore in modo da rendere il vaccino anche efficace. Ma per conoscerne la capacità protettiva ci vorranno anni.

Non ho aggiornato il thread perché i risultati del trial clinico, che è stato completato a febbraio, non sono ancora stati pubblicati, ma l'anno scorso Vir Biotechnology aveva anticipato che dallo studio di fase I sul VIR-1111 non si erano evidenziati problemi di sicurezza o di tollerabilità, ma neppure si erano viste risposte sostenute dei linfociti T nei primi due gruppi di volontari che avevano ricevuto i dosaggi più bassi di vaccino. I dati sulla terza coorte, quella del dosaggio più alto, non erano ancora disponibili, dovrebbero essere pronti quest'estate, ma la company aveva fatto chiaramente capire che stava spostando l'attenzione verso un candidato di nuova generazione - VIR-1388 - basato su quanto appreso nel trial clinico ancora in corso.

Ieri Vir Biotechnology ha comunicato di aver ricevuto dalla Bill & Melinda Gates Foundation un finanziamento di 10 milioni di dollari per proseguire nello sviluppo di VIR-1388, che è un'evoluzione del vettore VIR-1111 e ha l'obiettivo di stimolare i linfociti T a produrre risposte che riconoscano un maggior numero di epitopi di HIV.

Un trial clinico dovrebbe essere pronto a partire entro quest'anno.


Immagine


Su Trends in Immunology a marzo scorso Louis Picker ha scritto un bell'articolo che ricapitola la storia delle sperimentazioni di questo vaccino e le ragioni per cui continua a ritenere che possa riuscire là dove tutti gli altri hanno finora fallito. Lo suggerisco a tutti:

Programming cytomegalovirus as an HIV vaccine



Dora
Messaggi: 7491
Iscritto il: martedì 7 luglio 2009, 10:48

Re: Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al CMV

Messaggio da Dora » lunedì 2 ottobre 2023, 10:22

Mentre il mese scorso il primo volontario ha ricevuto la nuova versione del vaccino di Picker, questo articolo uscito oggi su STAT spiega benissimo perché ormai - con farmaci e PrEP così efficaci - cercare un vaccino contro HIV sia diventata una battaglia di retroguardia, mentre resta comunque una questione politica, economica e logistica arrivare in ogni luogo del mondo a distribuire - che siano antiretrovirali o vaccini. Con buona pace degli scienziati che hanno dedicato la loro carriera proprio a studiare un possibile vaccino.
Can the world still invent an HIV vaccine? Progress in one area creates new problem

By Jason Mast - Oct. 2, 2023

Louis Picker is nervous. Last month, the first volunteer was injected with an HIV vaccine he spent over 20 years designing. It’s prototype No. 2. The last shot they tested, in 2021, didn’t do much of anything, and the 66-year-old worries that if this fails, he might not get another chance to redesign it.

Truthfully, though, Picker isn’t sure his HIV vaccine stands much of a chance. He needs this study to prove the platform he built can genuinely stoke a specific type of immune response, one he believes can have important applications in cancer and tuberculosis. But as for the shot itself?

“To be honest,” said Picker, a professor at Oregon Health Sciences and co-founder of Vir Biotechnology, the company developing the shot, “I’m not completely sure that an HIV vaccine will ever be developed.”

It’s minor heresy from one of the field’s more prominent figures. An HIV vaccine has topped public health’s wish list for nearly half a century, consuming billions of dollars in research and clinical trials costs as the virus has claimed more than 40 million lives worldwide. Most of his colleagues are not yet willing to be that bleak. “Louis is a skeptic in general,” said Nina Russell, director of TB and HIV prevention at the Gates Foundation, which has long funded Picker’s work. “I’m optimistic.”

Yet they agree the field is at a crossroads. After another large study failed in January, there is today only one late-stage HIV vaccine trial ongoing, and it uses older vaccine designs some experts doubt will do much. Researchers have been forced back to lab benches and small-scale trials to test what strange, new idea might finally tame the craftiest virus humanity has ever seen.

Picker’s platform revolves around sending HIV “wanted” posters to a specific subset of immune cells by encoding them in a different wily virus called CMV. A Texas team is creating a weakened version of HIV, an idea previously discarded for fear recipients could develop AIDS. Several groups, including Moderna, the International AIDS Vaccine Initiative, and the National Institutes of Health, are pioneering an approach called germline targeting, where they give a series of jabs to nudge the immune system into making the perfect antibodies.

“If you think about everything we’ve done with HIV vaccines, we’ve been trying traditional, classic approaches: Activate T cells, activate B cells,” said Carl Dieffenbach, director of the NIH’s Division of AIDS. “And what have we gotten for it?”

Picker doesn’t doubt the new science. It’s “unbelievable,” he said. “These things are explosive in terms of their applications.” His concern is what the world will look like by the time any candidate is ready for a large clinical trial in five or six years. Even as the vaccine field has floundered, other sectors of HIV research have flourished, leading to new ways of preventing HIV infection. Paradoxically, these innovations could make it harder to develop a new shot, even if the world still needs one.

“It’s a reality we’re going to have to confront,” acknowledged Jim Kublin, executive director for the HIV Vaccine Trials Initiative at Fred Hutchinson.

The problem is long-acting PrEP. PrEP, or pre-exposure prophylaxis, for HIV has existed since 2012 in the form of daily antiviral pills that can reduce the risk of infection from sex by 99%. But in 2021, an injectable called cabotegravir was approved that can virtually eliminate the risk of contracting HIV with a shot every two months. Once-every-six-month shots are on the horizon.

As a pill, PrEP hasn’t eliminated the need for an HIV vaccine. Each year, 1.3 million people are still infected and more than 500,000 people die of the virus, many of them in Southern Africa. That’s in part because the pills have been sparsely used, due to access issues, stigma, and the difficulty some, such as people facing housing instability, face taking a drug every day.

PrEP is also usually taken only by people at high risk of getting HIV, whereas low-risk individuals still account for over half of all infections, said Larry Corey, former director of the AIDS Clinical Trial Group. A vaccine would likely be designed for everyone.

“I think we really need it, just like we did 30 years ago,” said Eugene Ruzagira, director of PrEPVacc, the sole ongoing late-stage HIV vaccine trial.

PrEP, however, makes running clinical trials harder. Even if a vaccine could be more impactful on a public health scale, researchers can’t ethically randomize volunteers to receive placebo if there is a 99% effective pill available. It’s a paradox not uncommon in medicine, in which one intervention makes it harder to invent the next.

Clinical trialists previously solved the problem by essentially using the barriers to PrEP access to their advantage. In PrEPVacc, which is run entirely in Africa, volunteers are given PrEP for the first 26 weeks, as the potential immune response to the vaccine kicks in, and then referred for more doses at local clinics. Many participants don’t take it regularly, Ruzagira said, even during the initial 26 weeks.

Picker’s concern is that long-acting PrEP will be different. There’s no guarantee these drugs will transform HIV around the world, where access to new drugs is often tenuous. Advocates are already fighting the company behind cabotegravir. But experts say it will change clinical trials, where the highest standard of care has to be offered.

Say Picker’s shot is ready for an efficacy study in 2030, after a six-month injectable is approved. Could you run a study like PrEPVacc, where each arm is offered PrEP? If every volunteer takes it and comes back in half a year for a second dose — a far lighter lift than regularly going to clinics to get pills that must be taken every day — then all volunteers would be taking a highly effective drug and it could be impossible to tease out the vaccine’s effects.

Conversely, if you tried to compare a new vaccine directly to PrEP in a so-called noninferiority trial, the study would likely fail. Although a vaccine could have tremendous public health advantages, few expect it to be initially as effective as PrEP.

“I think about this all the time,” said Dieffenbach, adding that he was optimistic. “We’re probably four or five years away from the next vaccine study. So we got lots of time to beat this idea up.”

There are potential solutions, even if the ideas are still nascent. Some researchers have proposed looking at “proxies” of HIV exposure, such as gonorrhea. For example, if participants receive a vaccine and then gonorrhea rates stay high while few people caught HIV, then researchers can assume participants were exposed to the virus but protected.

Kublin, who is editing a forthcoming publication addressing the subject, floated community randomized trials, or CRTs (as opposed to randomized controlled trials, called RCTs). These approaches randomize communities to receive different interventions, such as a free health insurance program, or stagger when an intervention is introduced in a community, to tease out the effect.

But, to Kublin’s knowledge, they have never been used to approve a vaccine or medicine before. It’s unclear how regulators might view them.

“That said, feasibility of efficacy testing is a consideration for regulatory agencies,” he added in an email, pointing to the 2016 approval of a cholera vaccine without randomized trial data. “If the community deems that a RCT is not feasible, i.e., is prohibitively expensive, requires too many people, etc., then a CRT may be an option.”

Picker speculates a pivotal study would be possible, but that it would have to be large and costly and that companies or funding organizations might only do it if the shot worked “perfectly.” Largely, they haven’t. Picker’s shot appeared about 59% effective in monkeys, though that may actually underestimate the effectiveness in humans. The germline vaccines look potent but rely on giving a long series of different shots — which could actually be harder to roll out than PrEP.

Some researchers tamp down on expectations for what at least the first shot will look like, seeing an HIV vaccine as eventually part of a preventative toolkit rather than a single solution. HIV has always been among the hardest viruses to stop because, unlike in Covid or flu, you have to prevent infection.

“We’d like to have a vaccine that is good enough, you get one injection and you get boosted in three or four or five years and, you know, you don’t need PrEP, or you don’t need other things,” said Corey, who believes a vaccine is still feasible. “But I’m not sure we’re going to achieve that with HIV.”

Researchers are making steps to make early-stage designs more practical. For germline vaccines, that includes combining different shots into one. Nina Russell compared it to a “long-acting gobstopper,” slowly releasing new flavors as it stays in the body.

For all his gloominess about the logistics of future vaccine trials, Picker remains optimistic about the field. Despite having never achieved its holy grail, the HIV vaccine field has had a massive impact on public health. The principles and technologies researchers created trying to wrangle HIV — looking at a virus in detail, pinpointing its weak spots — paved the way for vaccines for Covid and RSV.

Picker and other researchers say the same could prove true for the new technologies. No one, he noted, had previously been able to control the immune system in quite the way his platform or germline targeting allows. His vaccine for tuberculosis has shown powerful results, and his group will be submitting a paper soon showing its potential in cancer. Vir is already working on using his technology to target the precancerous lesions caused by HIV.

“I think this technology is going to really come through for the medical community overall,” he said. “So I think it’s really important to finish it.



skydrake
Messaggi: 9921
Iscritto il: sabato 19 marzo 2011, 1:18

Re: Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al CMV

Messaggio da skydrake » lunedì 2 ottobre 2023, 23:03

Dora ha scritto:
lunedì 2 ottobre 2023, 10:22
...piega benissimo perché ormai - con farmaci e PrEP così efficaci - cercare un vaccino contro HIV sia diventata una battaglia di retroguardia,
Di retroguardia, ma non certamente inutile.
Ho appena risposto in un altro thread che a noi le assicurazioni non concedono alcun rimborso:
viewtopic.php?t=10793

Qualche anno fa Blast ha dovuto rinunciare a fare il ricercatore in Australia (le politiche per l'immigrazione di quel paese sono feroci, sebbene meno di certi paesi arabi).

Per non parlare poi di avere una vita sentimentale e mettere su famiglia....

La giro da questo punto di vista: se uscisse un vaccino eradicante per l'HIV, quante decine di migliaia di euro sarebbero disposti a pagare mediamente i membri di solo questo forum?
Poi, quanti onori e riconoscimenti, Nobel compresi, produrrebbe una scoperta simile?

Quindi, c'è il ritorno economico e l'interesse scientifico per proseguire la ricerca sul vaccino. Semmai, la ricerca va avanti in maniera estremamente lenta perché tanti sforzi e risorse vengono sprecate in vicoli ciechi come quello del vaccino di Luis Picker, che non si sforza nemmeno a rispondere adeguatamente ai dubbi avanzati sulle sue pubblicazioni scientifiche riguardo al suo vaccino, a distanza di anni e che, infatti, ora pare non sortire effetto nel 41% delle scimmie. Figuriamoci che percentuale si avrà fra umani.....



Dora
Messaggi: 7491
Iscritto il: martedì 7 luglio 2009, 10:48

Re: Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al CMV

Messaggio da Dora » martedì 3 ottobre 2023, 4:02

Con "di retroguardia" intendo la ricerca di un vaccino preventivo, perché PrEP e TASP sono così efficaci da poter far finire i contagi. Vedi l'Australia o Londra.
La ricerca di un vaccino terapeutico e in generale di una cura che eradichi il virus da chi già ce l'ha, o almeno lo mandi in remissione, è ovviamente tutto un altro discorso. Ho sbagliato a non specificarlo.

Chi ha fatto ricerca su un vaccino preventivo per 20, 30 o 40 anni, secondo me ha perso il treno. Se poi l'ha tirata per le lunghe per arrivare alla pensione senza sentirsi un fallito, ma invece ricevendo finanziamenti ed onori, di pena me ne fa poca, in qualche caso solo rabbia. Picker almeno aveva un'idea brillante anche se mi è parso negli anni disonesto, altri - e ne abbiamo conosciuti diversi - erano solo dei buffoni.



Mr_T
Messaggi: 261
Iscritto il: martedì 16 febbraio 2016, 16:54

Re: Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al CMV

Messaggio da Mr_T » mercoledì 4 ottobre 2023, 13:12

Quindi per il terapeutico si è sempre a lavoro? O sbaglio?



uffa2
Amministratore
Messaggi: 6752
Iscritto il: lunedì 26 novembre 2007, 0:07

Re: Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al CMV

Messaggio da uffa2 » mercoledì 4 ottobre 2023, 16:21

Di vaccini e strategie per estinguere HIV ne abbiamo parlato da anni, e credo che da anni la realtà sia davanti a noi: la strada dei vaccini preventivi, a meno di qualche scoperta epocale è sempre stata accidentata e ora è arrivata davanti a un bel muro.
Ce lo diciamo da tempo: con i numeri dei luoghi civili dove si promuove la PrEP in maniera determinata, e con l’efficacia della terapia come strumento di prevenzione grazie a u=u, HIV è potenzialmente destinato a diventare una marginale seccatura nei sistemi sanitari occidentali. Il problema sono tutti quei paesi dove la sanità organizzata all’occidentale non esiste e/o ove regimi infami usano le malattie per perseguitare le minoranze (come nella nostra “amata” vicina Russia). Sono quei paesi il focolaio sempre infetto della pandemia da HIV, il resto può puntare alla “sterilizzazione” dell’epidemia.

Poi, se un giorno arrivasse anche un vaccino terapeutico, saremmo a cavallo. Resterebbe sempre il problema dei paesi-focolaio, ma per il resto il crollo delle nuove infezioni sarebbe definitivo.


HIVforum ha bisogno anche di te!
se vuoi offrire le tue conoscenze tecniche o linguistiche (c'è tanto da tradurre) o sostenere i costi per mantenere e sviluppare HIVforum, contatta con un PM stealthy e uffa2, oppure scrivi a staff@hivforum.info

Rispondi