Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al CMV

Ricerca scientifica finalizzata all'eradicazione o al controllo dell'infezione.
Dora
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Re: Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al C

Messaggio da Dora » martedì 21 giugno 2016, 11:24

ganimede ha scritto:Ma questo vaccino è per le persone sieronegative?
Sì. Ma si pensa che potrebbe anche servire alle persone sieropositive perché nei test sugli animali metà delle scimmie che si sono infettate nel tempo sono poi riuscite a eradicare il virus.



I National Institutes of Health hanno appena stabilito di finanziare con 42 milioni di dollari in 5 anni sia le ricerche di Picker alla Oregon Health & Science University, sia quelle di Dan Barouch al Beth Israel Deaconess Medical Center. Sono due tipi di vaccini completamente diversi (quello di Barouch usa come vettore l'Ad26) e il ricco finanziamento del governo americano servirà per:
  • - capire i meccanismi grazie ai quali i vaccini sviluppati da Barouch e da Picker hanno fornito protezione alle scimmie;

    - sulla base di quel che si imparerà, sviluppare dei vaccini che siano sia preventivi, sia terapeutici.

I due gruppi di lavoro dovranno collaborare ma, mentre il vaccino di Picker ancora in fase clinica non è arrivato, quello di Barouch è già in fase IIa.

Più particolari nel comunicato stampa.




 
Riferimenti:  



Dora
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Re: Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al C

Messaggio da Dora » mercoledì 2 novembre 2016, 12:22

Dora ha scritto:I National Institutes of Health hanno appena stabilito di finanziare con 42 milioni di dollari in 5 anni sia le ricerche di Picker alla Oregon Health & Science University, sia quelle di Dan Barouch al Beth Israel Deaconess Medical Center. Sono due tipi di vaccini completamente diversi (quello di Barouch usa come vettore l'Ad26) e il ricco finanziamento del governo americano servirà per:
  • - capire i meccanismi grazie ai quali i vaccini sviluppati da Barouch e da Picker hanno fornito protezione alle scimmie;

    - sulla base di quel che si imparerà, sviluppare dei vaccini che siano sia preventivi, sia terapeutici.

I due gruppi di lavoro dovranno collaborare ma, mentre il vaccino di Picker ancora in fase clinica non è arrivato, quello di Barouch è già in fase IIa.
Una cosa molto, molto seccante: dopo VGTI Florida, che ha dovuto dichiarare fallimento, è la volta di Portland di finire nei guai.
Il Dipartimento della Giustizia del governo degli Stati Uniti ha accusato di truffa la Oregon Health & Science University (OHSU), in particolare la ha accusata di avere fatto affermazioni false al fine di ricevere più fondi federali (cioè dagli NIH) per i programmi di ricerca del Vaccine & Gene Therapy Institute e dell'Oregon National Primate Research Center.
A quanto pare, Louis Picker, vicedirettore del Vaccine & Gene Therapy Institute e destinatario di un ricchissimo finanziamento da parte degli NIH, è coinvolto nella truffa.


Fonti:



admeto
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Re: Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al C

Messaggio da admeto » mercoledì 2 novembre 2016, 14:59

Questa notizia è veramente raggelante. Perché non stiamo parlando di un vaccinaro de noaltri, ma di un ricercatore di primo piano a livello internazionale.
Il denaro ed il potere possono corrompere ovunque, non hanno confini... Alla fine mi domando se il problema che rallenta la ricerca sull'HIV sia veramente la mancanza di fondi o non piuttosto la loro sovrabbondanza...



skydrake
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Re: Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al C

Messaggio da skydrake » mercoledì 2 novembre 2016, 15:09

Con questa notizia molte cose sul vaccino Picker, inspiegabilmente efficace, tornano...



Dora
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Re: Louis Picker, le

Messaggio da Dora » mercoledì 2 novembre 2016, 15:12

admeto ha scritto:Alla fine mi domando se il problema che rallenta la ricerca sull'HIV sia veramente la mancanza di fondi o non piuttosto la loro sovrabbondanza...
O forse la loro cattiva allocazione.
Bisogna aspettare e vedere come finisce la causa, però ci sono diversi elementi - in primissimo luogo il fatto che Picker non abbia mai risposto alla famosa critica su PubPeer - che mi fanno pensare a un'altra ensolata - solo in più grande stile. Speriamo di no, ma la sensazione resta quella.
skydrake ha scritto:Con questa notizia molte cose sul vaccino Picker, inspiegabilmente efficace, tornano...
Purtroppo, anche per me.
Sono molto curiosa di vedere se qualcuno fra i grandi sostenitori di questo vaccino (in primis Siliciano) avrà qualche commento da fare. Ma temo che, come in casi analoghi, le bocche saranno ben cucite.



Dora
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Re: Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al C

Messaggio da Dora » lunedì 23 gennaio 2017, 12:13

Al prossimo CROI, fra meno di tre settimane, Louis Picker terrà una lezione sui vaccini terapeutici. Perché terapeutici e non preventivi, che sono il suo campo di lavoro? Non c'era un ricercatore sui vaccini terapeutici altrettanto importante cui affidare quella lecture? Boh. Vedremo se porterà al congresso i risultati della sperimentazione sulle scimmie del suo vaccino usato in funzione terapeutica. Ha parlato diverse volte di una sperimentazione del genere, magari l'ha fatta e i risultati sono buoni.

Indipendentemente dalla lezione che terrà al CROI, io sto riflettendo su come questo signore sia l'equivalente americano (e mondiale) della nostra più ruspante Barbara Ensoli: uno che ha promesso un vaccino, ha ricevuto milioni e milioni di finanziamenti, non ha ancora dimostrato di averne uno anche solo minimamente efficace (tipo il vaccino thai, per dire), eppure viene trattato dai suoi colleghi e, di conseguenza, dalla stampa come se quel vaccino l'avesse davvero.

Perché mai, dopo quasi trent'anni di vaccini falliti, dovremmo dare fiducia a un lavoro sulle scimmie, che per di più ha sopra la testa un'ipoteca enorme per le obiezioni fatte su PubPeer cui Picker non si è mai degnato di rispondere, prima che anche solo la fase I sull'uomo sia iniziata?
Perché Picker viene trattato con tanta deferenza dalla stampa prima ancora che abbia dimostrato che il suo vaccino funziona? Perché è diventato il darling intervistato ogni volta che si parla di un vaccino, anche uno basato su anticorpi, che quindi con il suo al CMV non c'entra nulla? Che cosa ha fatto Picker per ottenere tutti gli onori che gli vengono tributati?

No, niente, leggere articoli come quello su Newsweek che ho linkato mi innervosisce, mi fa pensare che ci sia qualcosa che non torna in tutta questa popolarità, che ci siano dietro dei maneggi poco puliti.



Dora
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Re: Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al C

Messaggio da Dora » mercoledì 25 gennaio 2017, 22:12

Vir Biotechnology Inc., una biotech di San Francisco, compra da TomegaVax Inc, lo spinoff della Oregon Health & Science University fondato da Picker, la piattaforma per fare i vaccini usando il CMV - contro SIV/HIV, ma anche vari altri patogeni: HBV, HPV, malaria, tubercolosi.
Questo servirà a favorire la commercializzazione del vaccino di Picker.
Lo racconta The Oregonian, che dà anche un'altra informazione interessante: Picker "will conduct the first safety trials of the vaccine in Portland next year."
Quindi la data dell'inizio del trial viene spostata ancora una volta.



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Re: Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al C

Messaggio da Dora » giovedì 16 febbraio 2017, 17:17

#CROI2017 - LA SPERIMENTAZIONE SU SCIMMIE DEL VACCINO BASATO SUL CMV E USATO IN FUNZIONE TERAPEUTICA

Louis Picker, Oregon Health and Science University, ha tenuto una lezione sul suo vaccino durante il simposio VISIONS OF CURE che si è svolto al CROI.
Il titolo era ambiguo e non avevo proprio capito si trattasse di una relazione sulla tanto attesa sperimentazione del suo vaccino basato sul CMV in funzione terapeutica. L'ha fatta, invece, ed è venuto al CROI a raccontarla.
Non sono buone notizie.


THERAPEUTIC VACCINATION FOR HIV/SIV: WHAT WILL IT TAKE FOR CURE?


L'eradicazione di HIV si trova a dover affrontare degli ostacoli formidabili connessi alle caratteristiche del virus, che integra in modo latente il proprio genoma nel DNA della cellula ospite. Questo gli permette di persistere anche quando la replicazione virale e il passaggio del virus da cellula a cellula sono completamente bloccati dagli antiretrovirali.
Se si integrasse in cellule come i neutrofili, che hanno una vita assai breve, sarebbe più facile eradicarlo. Ma si integra nei linfociti T, che vivono a lungo, assicurandogli una possibilità di persistenza indefinita.

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Le condizioni che caratterizzano l'infezione da HIV o SIV in situazione di "replicazione soppressa" sono complesse e ancora poco note. Quel che sappiamo, in sintesi, è che le popolazioni di cellule che contengono HIV latente capace di replicarsi persistono indefinitamente durante la ART e sono in grado di reinnescare nuovi cicli di replicazione virale quando la ART è interrotta e che queste cellule - presumibilmente eterogenee - si confondono nei tessuti in un mare di "spazzatura" virale, cioè virus incapaci di replicarsi, costituendo un classico caso di ago nel pagliaio.

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Purtroppo, quel che si è scoperto è che il virus latente capace di replicarsi non è poco come si sperava e che ci sono presumibilmente migliaia di cellule HIV+ con la capacità di reinnescare l'infezione nel giro di un paio di settimane dopo la sospensione della ART.

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Molti ricercatori studiano il reservoir più esteso, tipico delle persone che cominciano la terapia in fase cronica, perché è quello con cui dobbiamo fare i conti nel mondo reale. Ma questo approccio richiede interventi terapeutici molto estesi, che distruggano molti log di provirus, perché si possa vedere un'effettiva riduzione del reservoir, che abbia un significato a livello clinico.

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Nell'esperimento di cui oggi parla, Picker e il suo gruppo hanno seguito una strada molto diversa, concentrandosi su reservoir molto più piccoli, che possano essere distrutti.

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Hanno infatti studiato l'unico reservoir di SIVmac239 che si è visto che si è formato all'inizio dell'infezione e poi è stato eradicato nel 55% dei macachi (91 su 166) dai meccanismi immunologici innescati dal vaccino preventivo basato sul CMV: in questi animali, prima si è instaurata l'infezione e poi è stata completamente eradicata.

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E qui arriva una specie di risposta alla critica ricevuta da Picker su PubPeer due anni fa - una risposta in cui Picker in realtà ripete esattamente quanto ha scritto nell'articolo: gli animali vaccinati si sono chiaramente infettati e nella maggior parte di loro si sono visti dei blip nelle viremie, così come quando è stato fatto l'esame necroscopico si è trovato virus nei tessuti e lo si è trovato nelle co-colture. La cosa più importante è che si sono potute prelevare cellule da questi animali e trasferire l'infezione ad animali naive. Quello che è accaduto alle scimmie che hanno eradicato l'infezione è stato un blocco della diffusione del virus nelle fasi iniziali dell'infezione, anche se un piccolo reservoir si è formato.

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Nel corso del tempo è successa una cosa buffa: si vedono le risposte alla proteina Vif di SIV, che non era nel vaccino (questo mi è sempre parso il punto di forza dell'argomentazione di Picker, anche se livelli molto bassi di risposta potrebbero anche essere un errore degli strumenti); si vede il virus nel midollo; e poi tutto questo scompare. Dopo un anno e mezzo non si trova più virus da nessuna parte - non solo non lo si trova con la PCR, ma neppure con i test di co-coltura. Né con il transfer da un animale all'altro si riescono a infettare scimmie naive.
Il follow up degli animali eradicati è ormai arrivato a 5 anni e non si sono proprio trovate tracce di infezione.
Caso chiuso: le scimmie erano davvero infette e sono davvero state curate.

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Le spiegazioni di questa eradicazione, secondo Picker, sono due:

  • 1. le risposte immuni stimolate dal vettore RhCMV/SIV hanno controllato e poi attivamente distrutto un reservoir di SIV che era stabile - questo aprirebbe una strada verso la cura;
    2. le risposte immuni stimolate dal vettore RhCMV/SIV hanno arrestato in modo permanente la diffusione del virus, ma la distruzione di SIV riflette il decadimento spontaneo di un reservoir (precoce) di SIV che era instabile.


Per distinguere fra queste due spiegazioni, Picker e il suo gruppo hanno fatto un esperimento.

Hanno preso delle scimmie e le hanno divise in 2 gruppi. Entrambi i gruppi sono stati infettati con basse dosi di SIVmac239 per via iniettiva e hanno iniziato la ART molto presto, appena ci sono stati segnali di attivazione dei monociti, fra il 4° e il 9° giorno. L'idea era di essere sicuri che i macachi fossero davvero infetti, ma anche di iniziare la ART così presto da imitare la situazione del formarsi iniziale del reservoir nelle scimmie che avevano ricevuto il vaccino preventivo. Insomma, hanno cercato di intervenire quando il reservoir era minuscolo. Poi un gruppo di 17 scimmie ha ricevuto il vaccino, mentre i 16 controlli un placebo. Dopo 600 giorni hanno interrotto tutti la ART.

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Quello che hanno visto è che il momento in cui è stata iniziata la ART ha determinato il picco e la durata della viremia. Come controlli hanno preso delle scimmie che hanno iniziato la ART al giorno 12° e al 42°, al picco della replicazione virale, e hanno visto che le differenze fra le viremie delle scimmie trattate fra il 4° e il 9° giorno e i controlli erano dell'ordine di 4 log.

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Questa stessa rimarchevole differenza si è osservata nei reservoir dei tessuti.

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Nonostante il fatto che nelle scimmie trattate al 4°-5° giorno non si trovassero sequenze virali né nel plasma, né nelle PBMC, né nei linfonodi, dopo 6 mesi di trattamento è stato possibile infettare altre scimmie mediante transfer adattivo, a dimostrazione del fatto che perfino animali trattati in modo precocissimo avevano sviluppato un reservoir.

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Dopo aver raggiunto la soppressione completa delle viremie, metà delle scimmie sono state vaccinate e le altre hanno ricevuto un placebo.
Il vaccino è riuscito ad aumentare le risposte dei CD8, mentre le risposte alla Vif, che non era inclusa nel vaccino, sono state uguali per tutti gli animali, i vaccinati e i controlli.
Si sono potute anche osservare quelle risposte non convenzionali dei CD8, che nessuno si sarebbe mai aspettato e cui Picker ha dedicato un intero lavoro (e noi un intero post) ormai quasi 4 anni fa.

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Dopo le belle notizie, arrivano quelle meno belle.
Non si sono misurate differenze né nella viremia del plasma, né nei livelli di virus associati alle cellule (non SIV RNA, né SIV DNA, non nelle PBMC, né nei linfonodi, né nel tessuto intestinale), fra animali vaccinati e non vaccinati.

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Poi è stato fatto l'esperimento cruciale: tutti gli animali hanno sospeso la ART. Le cose potevano andare molto bene (nessun rebound delle viremie - controllo completo o addirittura eradicazione), oppure abbastanza bene (ritardo nel rebound dovuto a una riduzione del reservoir). Un'eventualità improbabile era che le scimmie vaccinate avessero comunque un rebound delle viremie, ma avessero acquisito lo status di elite controller.

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Invece quel che è successo è stato molto scoraggiante: nessuna differenza nei tempi di rebound né nei set point delle viremie fra scimmie vaccinate e non vaccinate. Ma una cosa interessante è avvenuta comunque, anche se non se ne può dare il merito al vaccino: in entrambi i gruppi, 12 scimmie hanno avuto dei rebound delle viremie molto ritardati (5), mentre 7 scimmie a 6 mesi dall'interruzione della ART non avevano ancora avuto nessun ritorno delle viremie.

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Come ci si poteva attendere, le dinamiche dei rebound delle viremie si sono correlate con il momento di inizio della ART. Gli animali che hanno iniziato la terapia al 4°-5° giorno dall'infezione sono quelli segnati in blu nella slide qui sotto e sono anche quelli in cui il rebound non si è verificato a 6 mesi dalla sospensione dei farmaci.

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A tre scimmie che erano post-ART controller e a 3 che erano post-ART non rebounder hanno distrutto tutti i CD8 con un anticorpo anti-CD8 e hanno potuto osservare che nelle prime la viremia è aumentata, mentre nelle seconde l'assenza dei CD8 non ha causato una recrudescenza della replicazione virale. Questo ha permesso di capire che le scimmie che non hanno avuto il rebound non erano elite controller.

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Che non fossero elite è stato confermato anche che non è stato possibile infettare altre scimmie neppure trasferendo loro milioni di cellule. La conclusione di Picker è che gli animali che non hanno avuto rebound 6 mesi dopo l'interruzione della ART erano senza reservoir, o con un reservoir molto, molto, molto piccolo: "Berlin" Monkeys, li chiama.

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Una conferma è venuta dall'esame necroscopico dei tessuti: la PCR ultrasensibile ha trovato solo tracce residuali di DNA virale, mentre il VOA non ha trovato virus capace di replicazione. Neppure 100 milioni di cellule sono riuscite a trasmettere l'infezione.
Conclusione: i reservoir in questi animali sono così piccoli che probabilmente non ci sono proprio.

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In altri animali il reservoir era minuscolo, ma non assente. Quando non si era visto rebound delle viremie dopo 3 mesi, hanno provato il transfer ad altre scimmie, ma queste non si sono infettate.
D'altra parte, nel gruppo di scimmie con reservoir minuscolo si è verificato un caso che Picker chiama "Mississippi Monkey": si tratta di una scimmia che era stata messa in terapia al 6° giorno dell'infezione e che per 8 mesi dalla sospensione della ART non aveva avuto rebound, ma nella quale la viremia è ricomparsa proprio 2 giorni prima che venisse soppressa.

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Ed ecco le conclusioni di Picker.

PRIMA CONCLUSIONE: il reservoir si forma subito, ma nei primi giorni, forse i primi 5, è molto instabile e, se si riesce a bloccare in qualche modo la diffusione del virus, ad esempio dando la ART, questo reservoir può decadere spontaneamente. Questo significa che non c'è rischio di rebound della viremia o che questo rischio è enormemente ridotto. Dopo più di due anni dalla sospensione della ART, l'infezione appare esaurita.

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SECONDA CONCLUSIONE: basta un solo giorno in più e il reservoir si fissa, al sesto giorno è già stabile e destinato a durare, ART o non ART. Questo può accadere per ragioni meramente quantitative, perché le cellule latentemente infette diventano abbastanza numerose e qualcuna di esse è una cellula dalla vita molto lunga, oppure forse per l'instaurarsi o dell'attivazione dell'immunità innata, o delle risposte virus-specifiche dell'immunità adattiva.

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TERZA CONCLUSIONE: le cellule latentemente infette possono rimanere dormienti per molti mesi dopo la sospensione della ART prima di riattivarsi, sia per ragioni stocastiche, sia in seguito a qualche stimolo; pare proprio che basti una sola cellula che si riattiva per reinnescare l'infezione sistemica e scatenare il rebound. Dal momento che queste cellule latentemente infette il sistema immunitario non le vede, né riuscirebbe a vederle neppure se fosse potenziato da qualche vaccino, secondo Picker l'inversione della latenza diventa cruciale in una strategia immunologica di cura.

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QUARTA CONCLUSIONE: dal momento che il vaccino di Picker dato come terapeutico non ha contribuito alla distruzione del reservoir, il meccanismo che ha consentito al vaccino preventivo di controllare e poi eradicare l'infezione è molto probabilmente il fatto che ha bloccato in fretta la diffusione del virus, prima che il reservoir riuscisse a fissarsi e diventare permanente. Quindi le scimmie che hanno eradicato con il vaccino preventivo probabilmente l'hanno fatto perché, in assenza di diffusione del virus, il reservoir ha avuto un decadimento spontaneo. Fine dei giochi per il vaccino terapeutico basato sul CMV.

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Picker ammette di essere deluso per non poter usare come terapeutico il suo vaccino preventivo: sono state stimolate le reazioni dei linfociti T effettori, ma queste non sono riuscite a controllare e poi eradicare l'infezione che è derivata dalla riattivazione di cellule latentemente infette come hanno fatto dopo l'infezione primaria delle scimmie vaccinate preventivamente. È probabile che le cellule che si sono riattivate dopo la sospensione della ART fossero nascoste in qualche santuario immunologico, forse nei follicoli dei linfociti B.
Ne segue che trovare il modo di distruggere questi santuari è necessario, se si vuole che l'eradicazione mediata dalla stimolazione immune del vaccino abbia successo.

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skydrake
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Re: Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al C

Messaggio da skydrake » giovedì 16 febbraio 2017, 20:04

Riguardo alla prima e alla seconda conclusione, che la differenza sia tipo di santuario immunologico e dove viene a stabilirsi?

Quando penso a un punto particolarmente ostico da eradicare ma anche da raggiungere da parte del virus, mi viene in mente subito il cervello.
Tuttavia, poi tu accenni ai follicoli dei linfociti B....



Dora
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Re: Louis Picker, le "scimmie di Portland" e il vaccino al C

Messaggio da Dora » giovedì 16 febbraio 2017, 21:06

skydrake ha scritto:Riguardo alla prima e alla seconda conclusione, che la differenza sia tipo di santuario immunologico e dove viene a stabilirsi?

Quando penso a un punto particolarmente ostico da eradicare ma anche da raggiungere da parte del virus, mi viene in mente subito il cervello.
Tuttavia, poi tu accenni ai follicoli dei linfociti B....
Ma qui parliamo di reservoir che si sono formati immediatamente e stabilizzati fra il quinto e il sesto giorno. Non credo che il cervello dia un grande contributo a un simile reservoir.
Quanto ai follicoli dei linfociti B, credo sia solo un'ipotesi che fa Picker. Sai che lui è uno di quelli che hanno scoperto quel santuario, magari gli è particolarmente affezionato e fin dall'articolo su Nature Medicine di due anni fa aveva detto che per lui quella era una barriera molto seria all'eradicazione perché, anche se si rafforzano i CD8, lì dentro i CD8 non arrivano. Fra l'altro, rivedendo il post di allora, mi accorgo che già mi era venuto il dubbio che stesse mettendo le mani avanti:
Dora ha scritto:E io non so che cosa dobbiamo aspettarci. Perché credo che questo lavoro sia la premessa di quanto Picker ci dovrà dire a breve sull’uso del suo vaccino in funzione terapeutica. Ma non so se ci dirà “miei cari, mi dispiace infinitamente, ma il mio vaccino nelle scimmie con infezione cronica ha fallito”, oppure ci dirà “miei cari, il mio vaccino ha saputo generare reazioni dei CD8 così ampie, così potenti, così ben indirizzate verso epitopi non mutati dell’SIV, che potrebbe proprio funzionare anche in una strategia di cura dell’HIV”.
Questa presentazione mi ha lasciato molto perplessa. La riguarderò con calma fra un po', ma soprattutto attendo di leggere l'articolo appena uscirà.



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