F.Romerio_trovato marker delle cellule latentemente infette?

Ricerca scientifica finalizzata all'eradicazione o al controllo dell'infezione.
Dora
Messaggi: 7493
Iscritto il: martedì 7 luglio 2009, 10:48

F.Romerio_trovato marker delle cellule latentemente infette?

Messaggio da Dora » mercoledì 8 agosto 2012, 13:52

Fabio Romerio, della University of Maryland School of Medicine di Baltimora, è uno di quegli italiani che lavorano all’estero e che, per il bene della scienza se non per il loro, all’estero si spera che rimangano.
Si occupa di capire i meccanismi dell’immunopatogenesi dell’infezione da HIV, principalmente secondo due filoni di ricerca:
  • (1) il ruolo delle cellule dendritiche plasmacitoidi (pDC) e dell’interferone alfa (IFN-alfa) nella promozione della soppressione immunitaria nei pazienti con HIV;
    (2) i meccanismi che permettono lo stabilirsi, il mantenersi e l’attivarsi della latenza dell’HIV nei CD4.
È di questo secondo aspetto della sua ricerca che vorrei parlare, e in particolare del suo tentativo di trovare dei marker di superficie che permettano di distinguere le cellule latentemente infette dalle altre.
Durante la fase di quiescenza, infatti, le cellule latentemente infette non esprimono i marker di attivazione delle cellule che contengono virus attivamente replicante; sarebbe dunque molto utile trovare altri marker che le differenzino dalle cellule non infette, permettendo di riconoscerle e di cercare di distruggere queste mine vaganti, con il loro esplosivo carico di provirus pronto a svegliarsi e a trascriversi.

Ora, Romerio ha portato un lavoro a AIDS 2012, in cui presenta una analisi completa del trascrittoma, cioè di tutti i trascritti (i geni attivamente espressi in ogni dato momento e quindi variabili in funzione delle condizioni ambientali), dei CD4 latentemente infetti.


I MIEI APPUNTI DELLA PRESENTAZIONE A WASHINGTON, INTEGRATI CON L’ABSTRACT E QUALCHE DIAPOSITIVA (MI SPIACE, SONO ORRENDE, MA NON SONO RIUSCITA AD AVERNE DI MIGLIORI):

I punti fermi:
  • • I CD4 quiescenti costituiscono il maggiore reservoir di provirus latente e Chomont nel 2009 ha dimostrato che il contributo principale alla formazione di questo reservoir viene dai CD4 memoria centrale e memoria transitoria.
    • Questo reservoir si forma molto presto, fin dagli inizi dell’infezione, e viene reintegrato continuamente.
    • I linfociti T producono dell’RNA virale, ma probabilmente non producono né proteine virali, né virioni.
    • Queste cellule latentemente infette non si riescono a trattare con gli antiretrovirali e risultano invisibili al sistema immunitario, costituendo così l’ostacolo principale alla cura dell’infezione.
    • Studiare queste cellule è reso ancora più difficile dal fatto che sono rarissime nel sangue periferico e, soprattutto, al momento non c’è modo di distinguere le cellule latentemente infette da quelle non infette.


È per questa ragione che molti laboratori hanno costruito dei modelli in vitro per generare CD4 latentemente infetti.
La grande limitazione di questi modelli consiste nel fatto che sono parziali, perché fin dall’inizio è necessario stabilire che tipo di cellule utilizzare, come attivare le cellule, se attivarle oppure no … Questo fa sì che lavorare con i modelli in vitro imponga di scegliere fra opportunità tecniche e rilevanza fisiologica del sistema. Inoltre, per riprodurre correttamente quanto accade in vivo, bisogna che con i modelli si arrivi davvero a uno stato di latenza virale e di quiescenza dei CD4.
L’ultimo avvertimento di Romerio è che – quando poi si passa a sperimentazioni ex vivo e in vivo – le cose possono andare diversamente da come i modelli avevano previsto.

Il modello:

  • • Nel suo laboratorio, Romerio e colleghi hanno sviluppato un modello di latenza a partire dall’isolamento di CD4 naive e monociti da un donatore HIV negativo, dalla differenziazione dei monociti in cellule dendritiche e dall’uso delle cellule dendritiche più un antigene per attivare le cellule naive.
    • Dopo l’attivazione, le cellule sono state infettate e si è lasciato che l’infezione si sviluppasse per qualche giorno.
    • Dopo di ché sono state estratte da questa popolazione le cellule memoria e sono state riportate in stato di quiescenza in presenza di interleuchina-7 per alcune settimane, in modo da far entrare il virus in latenza (le cellule erano infatti prive dei marker di attivazione – HLA-DR, CD25, Ki67 - non sintetizzavano DNA, quindi non sostenevano la replicazione del virus, e avevano un fenotipo da CD4 memoria centrale).


I risultati:

  • • Durante la fase di quiescenza non c’è stata produzione di virioni, mentre era possibile trovare la proteina p24 all’interno delle cellule; è stato tuttavia possibile dimostrare che ciò non indicava né nuova sintesi della proteina, né nuova infezione, ma solo una lenta e progressiva degradazione della p24 preesistente.

    • Dopo aver lasciato le cellule in coltura in stato quiescente per alcune settimane, Romerio ha separato le cellule p24 positive e quelle p24 negative, ha isolato l’RNA virale e ha potuto analizzare l’intero trascrittoma.

    • Quello che ha scoperto è che le cellule latentemente infette sono molto diverse da quelle non infette, perché sotto-regolano un certo numero di geni coinvolti nella attivazione e nella proliferazione della cellula, mentre sovra-regolano dei geni coinvolti nella sopravvivenza della cellula.

    • Ma la differenza più interessante è che le cellule latentemente infette sotto-regolano anche dei geni che determinano il metabolismo cellulare fondamentale, come se tentassero di raggiungere lo stato di quiescenza più rapidamente rispetto alle cellule non infette.


Questo, dice Romerio, fa sorgere una domanda non di poco conto: se davvero le cellule latentemente infette hanno un metabolismo più lento rispetto ai CD4 non infetti, la riattivazione del reservoir latente è effettivamente possibile?

Pertanto, lo stabilirsi dello stato di latenza dell’HIV non significa semplicemente la soppressione della proliferazione del virus e il ritorno della cellula infetta allo stato di quiescenza. Si è visto, piuttosto, che l’HIV è capace di sfruttare e promuovere la soppressione di tutte le funzioni della cellula che lo ospita. Questo avrà per forza delle implicazioni terapeutiche, quando si tenterà di eradicarlo.

  • • Un altro risultato importante di questa analisi del trascrittoma è stata l’individuazione di 33 marker di superficie espressi in modo diverso nelle cellule infette e in quelle non infette: 20 di questi recettori erano sovra-regolati, 13 erano sotto-regolati.
    Per uno di questi recettori – il CD2 – Romerio e il suo gruppo sono riusciti a ottenere una validazione della diversa espressione in vitro nelle cellule infette rispetto a quelle non infette. Inoltre, sono riusciti a validare questo risultato anche a livello di proteine: le cellule latentemente infette esprimono livelli di CD2 più alti.

    Immagine

    • Il passo successivo è stato quello di riuscire a confermare questo risultato in campioni clinici in vivo.
    Questo è stato fatto in collaborazione con Nicolas Chomont, che ha preso dei CD4 da 6 pazienti con HIV RNA irrilevabile nel sangue grazie alla ART e ha separato i CD4 memoria quiescenti. Da questi ultimi, ha separato quelli che presentavano livelli più bassi e più alti di espressione del CD2 e ha misurato il contenuto di HIV DNA sia in queste due popolazioni di CD4 memoria, sia nei CD4 naive.

    Immagine

    In tutti e 6 i pazienti, i CD4 che presentavano livelli più alti di espressione del CD2 presentavano anche livelli di DNA virale più alti (da 3 a 8 volte).
    Chomont ha poi anche riattivato l’HIV da queste due popolazioni di CD4 memoria e in 5 pazienti su 6 ha trovato una riattivazione molto maggiore del virus dai CD4 che esprimevano più alti livelli di CD2.

    Immagine



Questo sembra permettere di affermare che i CD4 latentemente infetti esprimono in vivo livelli di CD2 più alti rispetto alle cellule non infette.

In conclusione, Romerio:

  • • Ha costruito un modello in vitro di quiescenza delle cellule e di latenza virale.
    • È riuscito a dimostrare che i geni delle cellule latentemente infette presentano espressioni notevolmente diverse rispetto a quelli delle cellule non infette.
    • In particolare, ha trovato che molte funzioni cellulari, comprese alcune funzioni di base del metabolismo delle cellule, sono sotto-modulate. E questo potrebbe avere importanti implicazioni per l’eradicazione del virus.
    • Ha trovato che 33 diversi marker si esprimono in modo differente nelle cellule latentemente infette e in quelle non infette.
    • Ha convalidato uno di questi marker anche su campioni clinici.

    • Questo significa che il CD2 potrebbe essere considerato un marker per riconoscere in vivo le cellule latentemente infette.


FONTI:
Abstract: Complete transcriptome analysis of latently infected CD4+ T cells
Webcast: http://pag.aids2012.org/flash.aspx?pid=1280



Leon
Messaggi: 1462
Iscritto il: mercoledì 21 febbraio 2007, 7:33

Re: F.Romerio_trovato marker delle cellule latentemente infe

Messaggio da Leon » giovedì 9 agosto 2012, 19:42

Mi pare un lavoro molto intelligente, molto ben fatto, molto onesto, molto chiaro, ma anche molto agrodolce. Il dolce starebbe nella "facilità" (comunque mooolto tra virgolette) con cui, se davvero si trovasse una proteina presente sulla superficie di tutte e sole le cellule latentemente infette (lo studio si limita ai CD4, che non costituiscono l'unico reservoir esistente, o almeno non è detto), questo segnerebbe due grossissimi passi avanti: uno sarebbe il poter già disporre di tutto un armamentario (non a misura di infezione da HIV, ma credo adattabile al caso), tipo ad esempio anticorpi monoclonali coniugati, per colpire e uccidere selettivamente tali cellule; l'altro sarebbe lo scavalcamento del (gravissimo) nuovo discorso di Siliciano per cui, anche attivando la trascrizione del provirus nelle cellule latentemente infette, non le si farebbe affatto fuori e si sposterebbe solo il problema (appunto a come farle fuori, visto che l'effetto citopatico/citolitico del virus, di cui si è cianciato per secoli, non esiste/non è sufficiente).

I limiti stanno, come Romerio molto onestamente enuncia già all'inizio del filmato, nel fatto dell'in vitro (e connessi). Certo lui non parte da robaccia da hard-discount tipo le J-Lat che usano tanti suoi colleghi, e anzi fa un gran lavoro per imitare il più possibile ciò che avviene (o si pensa avvenga) in vivo. Tuttavia in vitro (pur se in una "versione deluxe") rimaniamo, e questo non è MAI trascurabile, ANCHE SE poi lui, per quanto riguarda la sovraespressione del CD2, passa ex vivo e effettivamente sembra trovare conferma. PERO', purtroppo, si tratta appunto di SOVRAESPRESSIONE di qualcosa che FISIOLOGICAMENTE ESISTE, E NON di una proteina aliena, di un bell'antigene da bersagliare senza quartiere, e pure questo è un limite tutt'altro che trascurabile.

Per finire, un paio di cosette "collaterali". Questo Romerio, sia pure con bei modini, mi pare tiri MAZZATE BESTIALI ai suoi "cari colleghi attivatori" e, forse, a quel gran cazzaro di Margolis in particolare:

1) Se non ho capito male, infatti, la Gag che appunto Margolis è andato a misurare nel suo ultimo capolavoro (dribblando furbescamente la misurazione della probabilmente inesistente produzione di virioni in seguito al probabilmente altrettanto inesistente effetto del vorinostat) VIENE ESPRESSA DAL PROVIRUS ANCHE MENTRE RONFA (per un certo tempo, almeno)!!! Se così davvero fosse, utilizzarla come dimostrazione che il provirus si è risvegliato sarebbe un nuovo imbroglio alla Margolis (che, dopo che ne ho constatato gli effetti INCREDIBILI vedendo qualche pezzo della "tavola rotonda degli eradicators" di quest'ultimo IAC, davvero non so perché non la smetta con le sue scemenze e non si rivenda come "sonnifero audiovisivo")!

2) Mi sembra inoltre che Romerio, sempre in modo formalmente garbato e scientificamente possibilista (nel senso che lascia aperta l'alternativa tra HIV che *sceglie* dei CD4 "su misura" per andare in latenza e HIV che *rende* i CD4 a misura di latenza), ma non certo velato, dica che un conto è parlare di quiescenza dei CD4 sani e un conto completamente diverso è parlare di quiescenza dei CD4 infetti, suggerendo con forza che, nel caso dei secondi, la "quiescenza", stringi stringi, LA GESTISCE IL VIRUS e che quindi affannarsi a cercare *GENERICHE* SOSTANZE ANTI-QUIESCENZA *TOUT-COURT* nella speranza di chissà che è tempo sprecato.

Insomma, due bottarelle mica da ridere. Resta il fatto che questo studio, che ti ringrazio di aver segnalato, non è una roba qualunque, anche se naturalmente non so dove condurrà né se condurrà a qualcosa.


P.S. Anche prendendola per il verso opposto, questa caratterizzazione del trascrittoma dei CD4 latentemente infetti rimane comunque secondo me di potenziale grande importanza "operativa", nel senso che l'aver constatato pesanti deficit metabolici nelle sole cellule quiescenti infette, e non nelle quiescenti sane, almeno in teoria potrebbe far venire in mente qualche sistema per far "morire di fame" le prime, risparmiando le seconde.



Dora
Messaggi: 7493
Iscritto il: martedì 7 luglio 2009, 10:48

Re: F.Romerio_trovato marker delle cellule latentemente infe

Messaggio da Dora » venerdì 10 agosto 2012, 0:02

Leon ha scritto:(...) mi pare tiri MAZZATE BESTIALI ai suoi "cari colleghi attivatori" e, forse, a quel gran cazzaro di Margolis in particolare:

1) Se non ho capito male, infatti, la Gag che appunto Margolis è andato a misurare nel suo ultimo capolavoro (dribblando furbescamente la misurazione della probabilmente inesistente produzione di virioni in seguito al probabilmente altrettanto inesistente effetto del vorinostat) VIENE ESPRESSA DAL PROVIRUS ANCHE MENTRE RONFA (per un certo tempo, almeno)!!! Se così davvero fosse, utilizzarla come dimostrazione che il provirus si è risvegliato sarebbe un nuovo imbroglio alla Margolis (...)!

2) Mi sembra inoltre che Romerio, sempre in modo formalmente garbato e scientificamente possibilista (nel senso che lascia aperta l'alternativa tra HIV che *sceglie* dei CD4 "su misura" per andare in latenza e HIV che *rende* i CD4 a misura di latenza), ma non certo velato, dica che un conto è parlare di quiescenza dei CD4 sani e un conto completamente diverso è parlare di quiescenza dei CD4 infetti, suggerendo con forza che, nel caso dei secondi, la "quiescenza", stringi stringi, LA GESTISCE IL VIRUS e che quindi affannarsi a cercare *GENERICHE* SOSTANZE ANTI-QUIESCENZA *TOUT-COURT* nella speranza di chissà che è tempo sprecato.

Insomma, due bottarelle mica da ridere. Resta il fatto che questo studio, che ti ringrazio di aver segnalato, non è una roba qualunque, anche se naturalmente non so dove condurrà né se condurrà a qualcosa.


P.S. Anche prendendola per il verso opposto, questa caratterizzazione del trascrittoma dei CD4 latentemente infetti rimane comunque secondo me di potenziale grande importanza "operativa", nel senso che l'aver constatato pesanti deficit metabolici nelle sole cellule quiescenti infette, e non nelle quiescenti sane, almeno in teoria potrebbe far venire in mente qualche sistema per far "morire di fame" le prime, risparmiando le seconde.
Io questo lavoro l'ho trovato molto (davvero mooolto) interessante e qualche domanda naturalmente me l'ha suscitata.
Ho contattato Fabio Romerio per chiedergli le slides e lui mi ha risposto subito - gentilissimo - per dirmi che non gli è consentito mandare in giro le diapositive delle sue presentazioni (che infatti non sono pubblicate neppure nel sito del congresso). Ha però aggiunto che è disponibile a chiarire ogni nostro dubbio sulla sua ricerca.
Se sei d'accordo, pensavo di raccogliere un po' le idee e di mandargli qualche domanda.
Oltre a quelle implicite nelle osservazioni tue che ho quotato, mi chiedevo - per esempio - degli altri 32 marker di superficie espressi dalle cellule latentemente infette. Romerio e Chomont hanno validato il CD2; e gli altri? Non li hanno ancora studiati a fondo oppure non sono riusciti a validarli?
Con il trascrittoma completamente analizzato, chissà quante altre cose utili possono emergere: che cosa si aspettano? Che cosa stanno studiando?



Leon
Messaggi: 1462
Iscritto il: mercoledì 21 febbraio 2007, 7:33

Re: F.Romerio_trovato marker delle cellule latentemente infe

Messaggio da Leon » sabato 11 agosto 2012, 8:37

Dora ha scritto:Ho contattato Fabio Romerio [...]
Se sei d'accordo, pensavo di raccogliere un po' le idee e di mandargli qualche domanda.
Immagine Ottimo, grazie! Però il periodo è quello che è e quindi direi di lasciare tempo al tempo, aspettando che chi è via, o "si è preso una vacanza dal forum", o comunque vuole pensarci su, abbia modo di esprimere le sue osservazioni e i suoi interrogativi.

In più, non credo di sbagliare prevedendo un bell'articolone a breve (sarebbe il colmo che, con tutta la fuffa che pubblicano, non venisse pubblicato questo lavoro così importante!).



Dora
Messaggi: 7493
Iscritto il: martedì 7 luglio 2009, 10:48

Re: F.Romerio_trovato marker delle cellule latentemente infe

Messaggio da Dora » venerdì 21 dicembre 2012, 9:33

Segnalo qui l'esistenza di una nuova tecnologia, perché ha - fra gli altri - l'obiettivo di trovare dei marker che identifichino le cellule latentemente infette, che è condiviso dalla ricerca, pur diversissima, di Fabio Romerio.


Nel "Love Lab" dell'MIT, che non è il laboratorio dell'amore, ma il laboratorio di J. Christopher Love, professore di ingegneria chimica, hanno messo a punto una tecnologia che permette di studiare, letteralmente guardandole, le singole cellule: come si muovono, come interagiscono fra loro, per esempio quando una cellula infetta entra in contatto con una sana, come reagiscono quando sono attaccate da un patogeno ...
Questo permette di capire meglio sia il comportamento dei singoli "attori", sia le "regole del gioco".
Per quanto riguarda l'HIV, inoltre, questa tecnologia rende possibile capire come il virus si comporti in aree al di fuori del flusso sanguigno in genere accessibili solo con procedure fastidiose come le biopsie, dai linfonodi ad altri tessuti, che sono i siti principali in cui l'infezione ha inizio e in cui soprattutto si svolge.

Oltre a cercare di estrarre la maggior quantità di informazioni possibili dai tessuti prelevati dai pazienti, l'obiettivo del professor Love è anche quello di identificare i reservoir: la speranza è di trovare delle cellule con delle caratteristiche tali che le definiscano come parte di un reservoir. Trovare dei marker permetterebbe di trovare anche il modo di colpire le cellule latentemente infette.





Cliccare sull'immagine per vedere un CD8 (in blu) che attacca e uccide una cellula infettata dall'HIV (in rosso):

Immagine





Fonte The Body Pro: Advances in Microtechnology Aim to Bring Us Closer to Eliminating the HIV Reservoir



Dora
Messaggi: 7493
Iscritto il: martedì 7 luglio 2009, 10:48

Re: F.Romerio_trovato marker delle cellule latentemente infe

Messaggio da Dora » lunedì 9 dicembre 2013, 12:27

Quando l'estate scorsa Fabio Romerio ha pubblicato sul Journal of Virology l'articolo dedicato al CD2 come marker per distinguere le cellule quiescenti latentemente infette - High levels of CD2 expression identify HIV-1 latently infected resting memory CD4+ T cells in virally suppressed subjects - non ne ho parlato, perché mi era parso che non dicesse nulla di sostanzialmente nuovo rispetto a quanto avevamo già scritto in questo thread.

Leggendo ora l'abstract del lavoro che ha portato a Miami, vedo che i contenuti sono sempre gli stessi. Ma pochi giorni fa è capitato di riaffrontare la questione della difficoltà di distinguere le cellule latentemente infette sia da quelle sane che è bene non toccare, sia da quelle infette in modo produttivo che in qualche modo sappiamo distruggere, così ho pensato di ricordare la ricerca di Romerio a coloro cui fosse sfuggita, riportando in alto il thread che gli abbiamo dedicato. Spero però che ci racconti presto qualcosa di nuovo, magari che ci spieghi come usare questo marker (lo so, è una pretesa piuttosto alta, ma un "FANTASTICO, BRAVO! E ADESSO?" è il minimo che Fabio Romerio si possa aspettare.).
;)


High Levels of CD2 Expression Identify HIV-1 Latently Infected Resting Memory CD4+ T Cells in Virally Suppressed Subjects

BACKGROUND: Resting memory CD4+ T cells harbor dormant, stably integrated HIV-1 for years even in the context of suppressive antiretroviral therapy, representing a major obstacle to a cure. Current eradication strategies involve viral reactivation in the absence of global T cell activation. However, there is a need to develop additional strategies, such as direct elimination of latently infected cells through tagging for clearance by the immune system. The lack of surface markers identifying latently infected cells has so far hindered the development of such approaches.

METHODS: We established a culture system to generate latently infected and uninfected CD4+ T cells in vitro. We used this model to identify surface markers differentially expressed in these two cell subsets. We confirmed the results by RT-QPCR and flow cytometry. Differential expression of the cell surface marker CD2 on latently infected cells in vivo was validated by sorting resting memory CD4+ T cells expressing high and low surface levels of CD2 from PBMC of six HIV-1 subjects successfully treated with antiretroviral drugs for at least three years. Then, we used ultrasensitive PCR techniques to compare total HIV-1 DNA copies and viral RNA produced following ex vivo reactivation from the two cell subsets.

RESULTS: Microarray analyses revealed profound differences in the gene expression profiles of latently infected and uninfected cells generated in vitro. We found that 33 differentially expressed transcripts encoded for CD surface markers. Some of them were validated by RT-QPCR and flow cytometry, which confirmed higher cell surface expression of CD2 on latently infected cells in vitro. We also found that resting memory CD4+CD2high T cells from 6 out of 6 virally
suppressed HIV-1 positive subjects harbored higher HIV-1 DNA copy numbers than total CD4+ T cells (median 5.7-fold, p = 0.013, paired t-test). After ex vivo viral reactivation, robust viral RNA production was detected only from resting memory CD4+CD2high T cells, but little or no viral RNA was produced from other cell subsets.

CONCLUSIONS: These results indicate that high expression of the surface receptor CD2 identifies resting memory CD4+ T cells harboring replication competent HIV-1 in peripheral blood of virally suppressed subjects.



Rispondi