Dora ha scritto:Non ci vuole un grande esperto per capire che l’articolo di Goodson è esattamente quel tipo di “robaccia pseudoscientifica” da cui un editore serio dovrebbe tenersi lontano come dalla peste.
Eppure a Frontiers hanno preferito cercare un compromesso disonorevole piuttosto che sconfessare i peer reviewers e semplicemente gettare il lavoro della dottoressa Goodson fra la spazzatura cui appartiene.
Perché?
Il chief editor di Frontiers in Immunology esperto di HIV/AIDS interpellato dall’editore ha davvero ritenuto che quella robaccia negazionista potesse continuare a comparire accanto agli articoli che trattano di scienza dell’HIV? Oppure la sua opinione è stata cestinata? In tal caso, si è forse dimesso?
E che cosa dobbiamo pensare di un editore che pubblica un lavoro negazionista sull’HIV/AIDS quando quello stesso editore cede alle pressioni dei negazionisti climatici, ritrattando l’articolo Recursive Fury di Stefan Lewandowsky?
Che cosa dobbiamo pensare di un editore che pubblica Ruggiero, Pacini e Bradstreet, che diagnosticano l’autismo attraverso immagini photoshoppate e senza dichiarare i conflitti di interesse con la Immuno Biotech, che produce la pretesa “cura” dell’autismo da loro propugnata? E che dire dei rapporti di interesse non dichiarati fra gli autori e gli entusiastici revisori paritari?
Non sono un po’ troppe ormai le strizzate d’occhio che Frontiers fa al mondo delle pseudoscienze?
Aggiungiamo a questo che anche la revisione paritaria di articoli scientifici fa acqua da tutte le parti. Un esempio ce lo fornisce la pubblicazione – proprio su Frontiers in immunology! – dell’articolo di Andrieu sul vaccino franco-cinese, in cui ai revisori è “sfuggito” che i dati sugli esperimenti sono stati pubblicati in modo incompleto e che i dati mancanti sono – ma che strano – proprio quelli che potrebbero inficiare la pretesa efficacia protettiva del vaccino sulle scimmie.
E vogliamo ricordare che quegli stessi revisori così distratti pubblicarono, sempre su Frontiers in Immunology, un commento in cui magnificavano il lavoro di Andrieu per essere così brillantemente “out-of-the-paradigm” e sollecitavano finanziamenti per quest’opera di genio?
Ora Guido Silvestri sta rifacendo la sperimentazione: se confermerà i risultati di Andrieu, la svista dei revisori sarà soltanto una pecca formale. Ma se non riuscirà a confermarli, significherà che saranno stati spesi inutilmente tanto tempo e tanto denaro che sarebbero potuti essere impegnati in ricerche più proficue.
Senza contare il clamore mediatico sollevato da giornalisti che confondono elisir con cocktail e stimolano false speranze nei malati e illusioni nei sani.
A Frontiers si stanno prendendo delle responsabilità enormi nel promuovere spazzatura pseudoscientifica e lavori scientifici mal controllati.
Non se ne rendono conto?
Oppure è proprio quello che vogliono?
Cancelliamo le frontiere - ché fa tanto cittadini del mondo - e apriamo le porte a ogni cialtroneria pseudoscientifica dei tanti Goodson che scalpitano per pubblicare?
ANOTHER NAIL IN THE COFFIN
Molte cose sono successe da quando ho scritto il post ripreso qui sopra, in cui elencavo alcuni casi a noi particolarmente vicini fra i molti che si potevano scegliere per segnalare come le scelte editoriali di Frontiers collocassero il gruppo su un confine molto scivoloso.
Forse la cosa più rilevante che è accaduta da allora è che l'intero gruppo editoriale Frontiers è stato aggiunto alla Lista di Beall degli editori predoni - il che, se rende ormai vana la speranza di veder ritrattato l'articolo negazionista di Patricia Goodson, colloca però ogni articolo pubblicato su ogni rivista di Frontiers in un inferno di lavori contaminati dal sospetto di brogli o manipolazioni, cui non si può attribuire alcuna credibilità scientifica pena, per l'opinione pubblica, di illudersi che la cura di qualche malattia sia stata trovata e, per gli scienziati, di perdere tempo e denaro cercando di replicare dei risultati impossibili da replicare, perché raccolti e interpretati in modo scorretto oppure, semplicemente, falsi.
Fra i lavori che possono generare illusioni, possiamo ricordare ad esempio una review pubblicata su Frontiers in Immunology nel settembre 2014 dalla famiglia Ensoli al completo, in cui, oltre a tacere degli "interessi commerciali o finanziari" che la famiglia ha nel vaccino anti-Tat attraverso Vaxxit, si racconta che nessuno dei candidati vaccini terapeutici esaminati ha raggiunto i fantastici risultati del vaccino anti-Tat nell'intensificare l'efficacia della ART per poter attaccare i reservoir e restaurare l'omeostasi immunitaria.
Fra quelli citati, un lavoro ancora mancava all'appello; ed era l'articolo di Andrieu e colleghi sul vaccino basato su SIV inattivato e Lactobacillus plantaris, pubblicato nell'estate del 2014 sempre su Frontiers in Immunology.
Quella sperimentazione dai risultati così impressionanti è stata rifatta da un gruppo di lavoro di sicura competenza, quello del professor Guido Silvestri alla Emory University.
Quei risultati così impressionanti non sono stati replicati e i dettagli possono essere visti nel post Inutile girarci attorno: IL VACCINO DI ANDRIEU NON FUNZIONA.
Come diceva domenica scorsa John Oliver in una puntata molto divertente, per quanto molto amara, del suo Last Week Tonight With John Oliver dedicata agli studi scientifici, there’s no Nobel Prize for fact checking: la replicazione dei risultati scientifici è importante, ma accade molto meno di frequente di quanto sarebbe auspicabile, in buona parte perché nessuno finanzia volentieri studi indipendenti che servano a confermare risultati interessanti, ma che potrebbero anche smentirli.
Credo quindi che al professor Silvestri e alla Gates Foundation debba essere riconosciuto il merito di averci provato. Tuttavia il rammarico è forte: se fosse stato chiaro a tutti che la pubblicazione dei risultati tanto impressionanti di Andrieu era avvenuta su una rivista non affidabile, non sarebbe neppure stato necessario provarci, Bill e Melinda Gates avrebbero usato il loro denaro per qualche causa migliore e Guido Silvestri avrebbe impiegato il suo tempo in qualche ricerca magari più produttiva.
Oddio, a voler essere acidi, anche la partecipazione di Andrieu insieme ai suoi onorevoli reviewers e a Barbara Ensoli a un congresso organizzato da OMICSgroup nel 2013 (oggi OMICS International - New Name, Same Horrible Business, ammonisce Jeffrey Beall), che portò alla pubblicazione di una review sul Journal of AIDS & Clinical Research (sempre OMICS - ovviamente non indicizzato da PubMed), poteva suscitare abbastanza inquietudine da spingere a guardare con estremo scetticismo i mirabolanti risultati pubblicati poco dopo su Frontiers in Immunology con il beneplacito dei medesimi reviewers e addirittura un loro commento sullo stesso numero della rivista, in cui esaltano lo slittamento di paradigma operato da Andrieu nella concezione dei vaccini contro HIV e chiedono che gli vengano dati finanziamenti.
Ma qui ci avventuriamo in un campo per specialisti in pseudoscienze e convegni spazzatura e non credo sia il caso di insistere. E poi che Ensoli, Andrieu, Esparza e Van Regenmortel possano costituire un dream team per rivoluzionare i vaccini anti-HIV lo possono credere soltanto a Frontiers.