Frontiers in Public Health e gli obblighi dell'open access

Dora
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Re: Frontiers in Public Health e gli obblighi dell'open acce

Messaggio da Dora » giovedì 5 marzo 2015, 8:40

Vi riporto una mail che ho ricevuto mezz'ora fa e che è stata mandata a me personalmente e in copia anche ai 4 scienziati che hanno sostenuto la nostra lettera, al Frontiers in Public Health Editorial Office, ai tre HIV/AIDS Chief Editors e al CEO di Frontiers Kamila Makram:
  • Dear Drs Poli, Silvestri, Savarino and Maga,


    Many thanks for contacting us with your concerns regarding the publication "Questioning the HIV-AIDS hypothesis: 30 years of dissent". I would like at this stage to acknowledge receipt of your communication and to let you know that we are working on a more comprehensive response to you, which we are aiming to send to you in a few days.


    Best regards,
    Mirjam Curno


    ---
    Mirjam Curno, PhD
    Editorial Office Manager, Frontiers
    http://www.frontiersin.org | twitter.com/FrontiersIn
    EPFL - Innovation Square Building I
    1015 Lausanne, Switzerland | T +41(0)21 510 17 23


Non ci resta dunque che attendere una risposta più completa da parte di Frontiers.



Dora
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Re: Frontiers in Public Health e gli obblighi dell'open acce

Messaggio da Dora » giovedì 5 marzo 2015, 10:47

Un articolo di Stefano Dalla Casa su Oggi Scienza, come sempre molto informato e ben scritto, ricostruisce la vicenda dell'articolo negazionista pubblicato da Frontiers in Public Health e della lettera di protesta a Frontiers del Gruppo HIVforum insieme ai quattro scienziati italiani.


Negazionismo HIV/AIDS “peer-reviewed”? Scienziati e pazienti non ci stanno

Quattro ricercatori italiani, assieme a un forum di pazienti, hanno chiesto alla rivista Frontiers in Public Health di ritirare ufficialmente l'articolo della psicologa Patricia Goodson che diffonde alcune tra le più pericolose bufale su Hiv/Aids


ATTUALITÀ – La revisione paritaria è un sistema tutt’altro che perfetto, ma complessivamente è ancora un potente strumento che permette alla comunità scientifica di collaborare, correggere i propri errori, e tenere fuori dalla porta la maggior parte dei ciarlatani. Ma se la peer-review non è perfetta, l’editoria scientifica ne moltiplica i difetti. Per esempio gli editori predoni hanno sfruttato il modello open access, in sé assolutamente rivoluzionario, per pubblicare a pagamento qualunque baggianata, mentre un problema comune a tutti gli editori è quello del ritiro degli studi. Il lavoro del blog Retraction Watch dimostra che l’attuale sistema con il quale l’editore o gli autori ritirano ufficialmente una pubblicazione, deve essere migliorato sia nei tempi (spesso troppo lunghi) sia nelle modalità.

Visto che da anni si discute di questi temi, il recente comportamento del famoso gruppo editoriale Open Access Frontiers riguardo a un articolo pseudoscientifico pubblicato lo scorso settembre su Frontiers in Public Health è preoccupante.

I fatti, in sintesi, sono i seguenti: Patricia Goodson, forte di una laurea in linguistica, un master in filosofia dell’educazione e uno in teologia, ora è professore al dipartimento Health and Kinesyology della Texas A&M University. Nonostante la mancanza di ogni base accademica in virologia o immunologia, la Goodson ha vergato un paper intitolato Questioning the HIV-AIDS hypothesis: 30 years of dissent e lo ha inviato a Frontiers in Public Health. Il 7 settembre il paper è stato accettato per la pubblicazione e il 23 settembre è stato pubblicato.

Dal ridicolo rifiuto che il virus HIV sia responsabile dell’AIDS, al mettere in dubbio l’efficacia provata della terapia con antiretrovirali, il paper è una perfetta sintesi del materiale negazionista che si può raccogliere con dieci minuti di lavoro su Google eppure, in qualche modo, questo deve essere sfuggito ai revisori. Immediatamente dopo la pubblicazione, è scattata la protesta della comunità scientifica mondiale, che potremmo riassumere con uno dei primi commenti sotto il paper.
  • Delete This Profile Coming soon from Frontiers in Geology, the great new article: “Questioning the ellipsoidal earth hypothesis: 3000 years of dissent”.
    To be followed by a spectacular special issue in Frontiers in Chemistry: “I am Phlogiston (And So Can You!)”

    HIV denialism would be laughable if it were not irresponsible and deadly.

    • 26 Sep 2014 at 07:23am
La rivista ha immediatamente comunicato che a seguito delle proteste avrebbe lanciato un’indagine interna. Qualche giorno fa è stato comunicato il verdetto: il paper sarà declassato da studio a opinione personale.

Qualcuno potrebbe dire che è tutto risolto, ma in realtà la scelta di non ritirare l’articolo non ha fatto altro che peggiorare una situazione già drammatica. Anche in questa forma, le bufale della dottoressa Goodson rimangono associate a una letteratura scientifica alla quale non appartengono.

In Italia il sito Hivforum.info, un punto di riferimento per l’informazione sulla sieropositività, ha deciso di inviare ai responsabili della rivista una lettera di protesta sulla decisione firmata anche da quattro importanti scienziati italiani che si occupano di HIV/AIDS:

– Guido Poli, Unità di Immunopatogenesi dell’AIDS, Ospedale San Raffaele Scientific e Università Vita-Salute San Raffaele, Milano, Italia

– Guido Silvestri, Emory University School of Medicine, Emory University, Atlanta, GA, USA

– Andrea Savarino, Istituto Superiore di Sanità, Roma, Italia

– Giovanni Maga, Istituto di Genetica Molecolare IGM-CNR, Pavia, Italia

La lettera, inviata domenica scorsa e scaricabile a questo indirizzo, demolisce punto per punto le bufale propagandate dalla dottoressa Goodson, e chiede a Frontiers di considerare le conseguenze della sua decisione:

  • […] Sfortunatamente la nostra fiducia nel giudizio dei senior editor di Frontiers sembra sia stata malriposta. La decisione di declassare il paper a “Opinion Article” non farà nessuna differenza per il pubblico non specializzato a cui dal principio ci si voleva rivolgere, che vedrà solamente che le affermazioni della Goodson sono state pubblicate su una rivista con revisione paritaria e una certa reputazione, e sono per questo da ritenersi credibili. La pubblicazione del paper è stata dal principio un errore imbarazzante che ha evidenziato ai lettori e ai collaboratori un significativo deficit di controllo editoriale da parte del giornale. Nel suo Statement of Concern, l’editore ha promesso di rendere pubblici i risultati dell’indagine su come il paper è arrivato alla pubblicazione. A oggi questo non è accaduto. La decisione dei senior editor di Frontiers di mantenere la pubblicazione nonostante siano stati avvertiti delle probabili conseguenze per la salute pubblica è incomprensibile, e sembra dimostrare indifferenza o ignoranza delle responsabilità della rivista verso i propri lettori, i collaboratori e il pubblico.



Tarek
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Re: Frontiers in Public Health e gli obblighi dell'open acce

Messaggio da Tarek » giovedì 5 marzo 2015, 13:03

Complimenti Dora, sempre in prima linea per denunciare i ciarlatani. Speriamo, un giorno, non leggere più tante scempiaggini per le continue strumentalizzazioni su la nostra malattia; e che servono solo ad abbassare i livelli di prevenzione a l´Hiv, che sono giá bassissimi, e, di conseguenza, le infezioni continuano.



Dora
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Re: Frontiers in Public Health e gli obblighi dell'open acce

Messaggio da Dora » sabato 7 marzo 2015, 15:51

Tarek ha scritto:Complimenti Dora, sempre in prima linea per denunciare i ciarlatani. Speriamo, un giorno, non leggere più tante scempiaggini per le continue strumentalizzazioni su la nostra malattia; e che servono solo ad abbassare i livelli di prevenzione a l´Hiv, che sono giá bassissimi, e, di conseguenza, le infezioni continuano.
Grazie caro.
Il lavoro da fare sembra non finire mai, con buffoni, ciarlatani e veri e propri delinquenti che spuntano come funghi nella notte - e purtroppo tanti pronti a dar loro ascolto, quasi fossero oracoli.
Continuiamo a contrastarli con tutte le nostre forze e a contrapporre alle loro "magie" la più modesta razionalità della scienza (non è un pluralis maiestatis, non sono impazzita anch'io, è il riconoscimento del lavoro di tanti di noi qui nell'HIVforum).



Dora
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Re: Frontiers in Public Health e gli obblighi dell'open acce

Messaggio da Dora » sabato 7 marzo 2015, 15:57

A Retraction Watch, Ivan Oransky ha consigliato la Lettera a Frontiers fra le "Cose da leggere durante il weekend":
Buona lettura!



Dora
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Re: Frontiers in Public Health e gli obblighi dell'open acce

Messaggio da Dora » lunedì 9 marzo 2015, 7:50

Dora ha scritto:L'editore probabilmente pensava che i commenti in fondo all'articolo avrebbero dato vita a una discussione, da cui sarebbero emersi i punti di forza e di debolezza delle due visioni contrapposte. Ancora una volta, ha fatto male i suoi calcoli e i commenti in fondo all'articolo mostrano soltanto a quali livelli di delirio possano arrivare i capi del movimento negazionista (i calcoli kabbalistici del presidente di Rethinking AIDS sulle lettere che compongono il nome dell'unica persona che abbia avuto il cuore di provare per la milionesima volta a ragionare con persone incapaci di prendere in considerazione l'evidenza dei fatti sono l'esempio più chiaro che il presidente di Rethinking AIDS ha un serio problema a confrontarsi con la realtà).
Una magistrale sintesi di quanto avvenuto fra i commenti all'articolo di Goodson - scritta dal Dr Bimler in calce al richiamo alla nostra lettera fatto da Retraction Watch - pare del tutto in sintonia con quanto scrivevo l'altro giorno:
herr doktor bimler ha scritto:March 8, 2015 at 5:35 pm
  • “The decision by Frontiers’ senior editors to support continued publication despite being made aware of the likely public health consequences of such a decision is incomprehensible, and appears to demonstrate indifference to, or a lack of understanding of, the journal’s responsibilities to its readers, contributors and to the wider community,”
The comment thread at the Frontiers Opinion Piece has developed into a new wonder of the Interweb, and I hope someone is preserving it in perpetuity for future generations to marvel at. If I may summarise:

1. The usual suspects turn up (Crowe, Bauer, Liversidge), repeating the usual claim that deaths from “AIDS” were really deaths from AZT toxicity, and that the drop in “AIDS mortality” actually resulted from a drop in AZT prescribing to below the lethal level.
2. A series of comments from Mika Thane refute those claims by comparing the time-lines of prescription guidelines and AIDS mortality, with suitable links to those time-lines.
3. The usual suspects attempt to buttress their claims by repeating them more loudly.
3. The usual suspects attempt to buttress their claims by linking to publications which, when read, in fact refute them.
4. 3. The usual suspects attempt to buttress their claims by demanding that Frontiers editors and publishers take down all comments from Mika Thane.
5. 3. The usual suspects attempt to buttress their claims by threatening Frontiers with a law-suit for being a party to Mika Thane’s comments, which they claim are fraudulent; they also threaten a law-suit if the Frontiers editors do take down Mika Thane’s comments and thereby meddle with the evidence required in the first law-suit.

I hope the Frontiers staff are enjoying the company of their new friends.
Se a Frontiers qualcuno ha ritenuto esagerata questa frase della nostra lettera,
Dora ha scritto:[...] Il tentativo di discutere con i negazionisti è vano: hanno definitivamente dimostrato nel corso degli ultimi 30 anni di essere impermeabili alle contro argomentazioni basate sull’evidenza, e si limitano a ripetere sempre continuamente le stesse affermazioni, nonostante queste siano state più volte confutate e scrupolosamente spiegate. Invariabilmente questi “dibattiti” degenerano in attacchi personali e in diverse occasioni hanno portato a cause legali. [...]
ora ha forse qualche ragione per riconsiderare il suo giudizio.
Oppure godersi la compagnia di nuovi amici.



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Re: Frontiers in Public Health e gli obblighi dell'open acce

Messaggio da uffa2 » lunedì 9 marzo 2015, 9:46

io fossi in loro mi terrei i nuovi amici: vuoi mettere quanto è più divertente avere in redazione la donna barbuta, l'uomo cannone, il tapiro con tre teste, la scimmia che va in bicicletta, Dumbo e le sue orecchie volanti e tutto il circo delle pulci negazioniste? non c'è paragone -dai, lo sai pure tu- con la pedanteria di Siliciano e quel suo maniacale mettere i puntini sulle "i" :lol:


HIVforum ha bisogno anche di te!
se vuoi offrire le tue conoscenze tecniche o linguistiche (c'è tanto da tradurre) o sostenere i costi per mantenere e sviluppare HIVforum, contatta con un PM stealthy e uffa2, oppure scrivi a staff@hivforum.info

Dora
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Re: Frontiers in Public Health e gli obblighi dell'open acce

Messaggio da Dora » lunedì 9 marzo 2015, 11:59

uffa2 ha scritto:io fossi in loro mi terrei i nuovi amici: vuoi mettere quanto è più divertente avere in redazione la donna barbuta, l'uomo cannone, il tapiro con tre teste, la scimmia che va in bicicletta, Dumbo e le sue orecchie volanti e tutto il circo delle pulci negazioniste? non c'è paragone -dai, lo sai pure tu- con la pedanteria di Siliciano e quel suo maniacale mettere i puntini sulle "i" :lol:
Sì, sì, come no!?
E dalla allegra compagnia di freaks che allietano la redazione di Frontiers non può assolutamente mancare l'esperto di ghematria, che dalle lettere presenti nel nome di una persona inferisce la sua *vera* identità per smascherarlo come un emissario dei Poteri Occulti.

Contenti loro ... ciascuno ha gli amici che si merita. (*)

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(*) Con quel problemino di salute pubblica come la mettiamo?



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Re: Frontiers in Public Health e gli obblighi dell'open acce

Messaggio da Dora » venerdì 20 marzo 2015, 21:12

Il professor Ugo Bardi insegna chimica presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze. Fra le sue molte attività, era anche Chief Specialty Editor a Frontiers, da cui diede le dimissioni l’anno scorso per protestare per la ritrattazione dell’articolo Recursive Fury di Stephan Lewandowsky, che stabiliva un nesso fra negazionismo del climate change e manie di cospirazione e che fu ritrattato da Frontiers non a causa di errori scientifici, ma in seguito alle polemiche scatenate da parte di gruppi di negazionisti climatici (e forse anche a minacce di azioni legali).

Alcune sue riflessioni sul modo in cui viene intesa la peer review presso le riviste del gruppo Frontiers possono essere lette in due post del suo blog “RESOURCE CRISIS”: Climate of intimidation: "Frontiers" blunder on "Recursive Fury" e "Recursive Fury:" the reasons of Frontiers' blunder (in italiano qui e qui).

Oggi il professor Bardi ospita nel suo sito la nostra lettera a Frontiers. Grazie per l'ospitalità!



Frontiers does it again: how bad practices in science publishing can mislead the public


Friday, March 20, 2015

Posted by Ugo Bardi


  • Immagine
The publishers of "Frontiers" provide readers with a remarkable pitch for their activities that includes the lavish use of terms such as "grassroots", "community oriented" "empowering researchers," and the like. Unfortunately, reality is far from these fantasies. "Frontiers" is not a grassroots initiative, but a profit oriented, commercial publishing house, and scientists have no control on what they decide to publish or not to publish.


I described in a previous post how the science publisher "Frontiers" took down a perfectly legitimate paper in climate science on the basis of unscientific criticism they received - a story that led me to resign from the position of chief scientific editor I had with them. Now, they did it again, although in reverse: they refused to take down an unscientific paper about AIDS on the basis of perfectly legitimate scientific criticism they received about it. What they did was, instead, to demote it to an "opinion" paper. That only made the problem worse.

Let me state it clearly: the business of a science publisher is to publish peer reviewed scientific papers. Opinion pieces can find space in scientific journals only when dealing with issues that can't be solved with the standard scientific method; say, about science policy. But it is totally wrong for a science publisher to publish bad scientific papers under the label of "opinion pieces." For that, we have plenty of tabloids that can do the job.

What Frontiers did is not just a minor mishap: publishing bad science about serious issues such as AIDS is dangerous as the treatment of AIDS is an issue of life and death for many people. Unfortunately, however, the diffusion of "open access" journals managed by scientifically incompetent editors is leading to a proliferation of bad science. And this bad science appears, at first sight, as legitimate, "peer reviewed" articles that can badly mislead the public.

This is a problem deeply ingrained with scientists having delegated the dissemination of their result to commercial publishers. In principle, there is nothing wrong with publishing as a commercial enterprise but it is turning out that scientists have no real control on what these publishers (even supposedly "serious" ones) publish or do not publish. The case of Frontiers shows this point very clearly. So, the only possibility we have - as scientists - to contrast this trend is to avoid submitting our work to publishers who clearly show little or no understanding of the basic elements of what science publishing should be.


In the following, you can find the responses of a group of Italian scientists to the paper on AIDS that Frontiers published.


___________________________________________


Texts kindly provided by "Dora"

Last September, Frontiers in Public Health published an AIDS denialist paper by Patricia Goodson, a psychologist who teaches Health and Kinesiology at Texas A&M University. Following the immediate reaction of the scientific community, the publisher Frontiers launched an investigation to look into the peer review process and to understand how the paper came to be published.

During this investigation Frontiers “has sought expert input from the Specialty Chief Editors of the HIV and AIDS section of Frontiers in Public Health and Frontiers in Immunology”, which led to a conclusion that ended up turning what could be a simple, however serious, oversight of peer reviewers and chief editors into a debacle of the journal: Dr Goodson’s article has been re-classified as an “opinion” piece, “which represents the viewpoint of an individual”.

So the paper continues to be indexed on PubMed and can easily be used by the AIDS denialist movement for its propaganda in social networks and among lay people with HIV or who are at risk. Used in this way, the paper's re-designation as an "opinion" article rather than a "research" one is purely academic.

Johns Hopkins biologist Kenneth Witwer has called on scientists to boycott the publisher in response.

With a group of friends at the Italian HIVforum and with the support of four Italian scientists, I’ve sent a letter of complaint to Frontiers’ editors. The Frontiers Editorial Office Manager replied acknowledging receipt and promising a more comprehensive response “in a few days”. It's now been two weeks and there’s no trace of that “more comprehensive response”.

This is our complaint letter to Frontiers.



Dora – On behalf of the HIVforum Group



[segue il testo della lettera]



Dora
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Re: Frontiers in Public Health e gli obblighi dell'open acce

Messaggio da Dora » venerdì 27 marzo 2015, 17:55

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PERCHÉ FRONTIERS DEVE RITRATTARE L’ARTICOLO NEGAZIONISTA DI PATRICIA GOODSON


Quando lo scorso febbraio Frontiers ha dimostrato di non avere nessun interesse per la propria reputazione e di volersi tenere ben stretto il capolavoro pseudoscientifico della dottoressa Goodson, Kenneth Witwer, professore alla Johns Hopkins University School of Medicine, ha lanciato da LinkedIn un appello agli scienziati perché boicottino le riviste del gruppo Frontiers.
Nessuna reazione da parte dell’editore. Nessun moto di vergogna da parte dei capiredattori di specialità, che sembrano curarsi della propria reputazione scientifica e dei propri doveri nei confronti dei lettori ancor meno degli editori.
Dieci giorni dopo è arrivata la nostra lettera di protesta. A noi almeno l’editore ha fatto una formale promessa di mandarci una “risposta esauriente” nel giro di “qualche giorno”. Pare prendersela molto comoda, però, perché ormai sono passate tre settimane e di risposte, esaurienti o meno, non se ne sono ancora viste.
Oggi Kenneth Witwer ci riprova. Lo fa da pagine molto autorevoli per il legame che rappresentano fra scienziati e attivisti, quelle di The Body Pro. E lo fa con un articolo che condivido dalla prima all’ultima parola, non soltanto perché fa proprie tutte le argomentazioni esposte nella nostra lettera, ma anche perché sottolinea un tema che mi sta particolarmente a cuore: la necessità che gli editori scientifici compiano una demarcazione molto netta fra scienza e pseudoscienza. Quella della demarcazione, infatti, non è questione soltanto epistemologica, buona per sfoggiare nei salotti le proprie letture filosofiche; ma la capacità di discernere la scienza dalla fuffa e la scelta di non pubblicare fuffa è un requisito cruciale, che stabilisce lo standard minimo in base al quale si può valutare la serietà scientifica di una rivista.
E se talvolta il confine è sottile e difficile da tracciare, come ho scritto già a febbraio, questa volta la demarcazione era un gioco da ragazzi.
Quella che segue è la traduzione dell’articolo di Kenneth Witwer.



Why Frontiers Must Retract HIV/AIDS Denialist Paper

Di recente, l’editore scientifico Frontiers ha pubblicato un articolo che mette in discussione il nesso fra HIV e AIDS. Tuttavia, il sistema di credenze noto come negazionismo dell’HIV/AIDS non ha alcuna base scientifica. Come viene dimostrato ogni volta di nuovo quando una persona inizia un programma terapeutico di successo, il nesso causale fra HIV e AIDS è fra i più forti e i meglio indagati nella scienza medica moderna. Il manoscritto pubblicato, per di più, era debole – una arringa faziosa, mal documentata e piena di errori, scritta da una persona senza esperienza nel campo dell’HIV/AIDS e con una formazione in teologia e pedagogia.

Questo revival del negazionismo nella letteratura scientifica è doppiamente preoccupante, poiché il negazionismo rimane pericoloso nella misura in cui viene tollerato in contesti credibili. La reazione degli scienziati e degli attivisti rigorosi dovrebbe essere quella di chiedere la ritrattazione del pezzo e di evitare il marchio Frontiers se e finché tale ritrattazione non si verifica.

IN CHE COSA CREDONO I NEGAZIONISTI, E PERCHÉ?

I negazionisti dell’HIV/AIDS credono che l’HIV non esista, o che esista ma sia innocuo. Sostengono che l’AIDS è causata dai farmaci antiretrovirali o da “stili di vita”. Un’ampia varietà di motivazioni e convinzioni sottostanno a queste conclusioni anti-scientifiche. Alcuni negano in generale le malattie contagiose, ad esempio ipotizzando che il morbillo sia il risultato di una cattiva abitudine e non di un virus. Altri mettono in discussione soltanto l’esistenza dell’HIV o la sua capacità di causare una malattia. Per molti il negazionismo dell’HIV/AIDS è solo una teoria in una bizzarra accozzaglia di teorie complottistiche. Alcuni sono fanatici o illusi zeloti della “collera di Dio”.
Purtroppo, c’è anche un’altra categoria di negazionisti: i morti. Troppo spesso i negazionisti HIV positivi hanno messo in pratica quello che predicavano e sono morti perché hanno rifiutato i trattamenti.

IL NEGAZIONISMO HA ANCORA IMPORTANZA?

L’età dell’oro del negazionismo può anche essere finita, ma ancor oggi si perdono delle vite. Ci fu un momento in cui Paesi interi erano minacciati. Quindici anni fa la discutibile “erudizione” del professor Peter Duesberg della University of California, Berkeley, fornì al governo sudafricano il razionale per rifiutare la distribuzione di farmaci antiretrovirali di cui c’era un disperato bisogno. Duesberg, che sprezzantemente si riferiva agli africani neri chiamandoli “Schwartzes”, sosteneva che i farmaci salva-vita contro l’HIV erano la vera causa dell’AIDS. La tragedia che ne risultò durò per molti anni, causando centinaia di migliaia di morti evitabili e di nuove infezioni.

Il clima politico da allora è cambiato in meglio. Tuttavia, il negazionismo ha ancora importanza finché i suoi sostenitori rimangono una minaccia per sé stessi e per altri, che potrebbero comprensibilmente abbracciare un messaggio rassicurante su un virus innocuo e rinunciare a un trattamento necessario.

CHI È RESPONSABILE?

È dimostrato che il negazionismo uccide. Duesberg e altri leader minori nella minuscola comunità negazionista condividono senza dubbio delle responsabilità nelle morti in Sud Africa e altrove. Ma, per quanto biasimevoli, si può dire che le loro azioni sono sorprendenti? I pazzi saranno sempre in mezzo a noi e ci aspettiamo che si comportino da pazzi.
Molto più grave e ingiustificabile è il comportamento di coloro che sanno: coloro che hanno l’autorità per agire e non muovono un dito. Che fine farebbero gli argomenti di Duesberg se non avessero dietro di sé il nome della sua università? L’ex presidente sudafricano Thabo Mbeki sarebbe stato più influenzato dagli scarabocchi di un arruffapopoli o da un professore ordinario a Berkeley? Purtroppo, gli amministratori della University of California hanno rifiutato di cacciare o almeno di censurare il loro occupante negazionista dell’HIV/AIDS improduttivo dal punto di vista scientifico e ripugnante dal punto di vista morale, dando maggior valore a un’idea distorta di “libertà accademica” che alla vita umana.

GLI EDITORI SCIENTIFICI HANNO UNA RESPONSABILITÀ ENORME … DISCRIMINARE!

L’editoria scientifica non è e non dovrebbe essere inclusiva. In un certo senso, si tratta di applicare con attenzione la censura: mandare al rogo gli errori, la negligenza e le assunzioni non valide. L’evidenza deve venire alla luce; le nozioni confutate dovrebbero essere rigettate ed eliminate.
Gli editori di riviste biomediche che consentono alle assurdità di comparire nelle loro pagine a causa di un’idea sbagliata della libertà di parola compromettono l’impresa scientifica e la salute pubblica. Proprio come gli spregiudicati protettori accademici di Duesberg, gli editori di Frontiers hanno fallito nella loro funzione di guardiani.
Proprio come la frode di Andrew Wakefield e il movimento anti-vaccinista si sono basati su un articolo di The Lancet (ora ritrattato), i negazionisti dell’HIV/AIDS traggono forza dall’essere pubblicati nella letteratura scientifica. Quando ciò accade, serve una azione drastica, come ci fu anni fa in risposta a un articolo negazionista nella rivista Medical Hypotheses. L’editore ritrattò l’articolo, rimosse l’editor responsabile e stabilì nuove linee guida.

UNA MOLTIPLICAZIONE DI ERRORI

Invece, Frontiers ha fallito su ogni fronte dopo che un grido di protesta da parte di alcuni scienziati ha spinto Frontiers a pubblicare uno Statement of Concern e dare inizio a un’indagine:
  • • L’indagine si è conclusa con la decisione di riconfermare l’articolo, semplicemente riclassificandolo come un articolo di opinione.
    • Peggio, gli editori l’hanno fatto elencare in PubMed, il catalogo della letteratura biomedica. Inspiegabilmente, l’iniziale Statement of Concern è stato distrutto e rimosso dagli archivi.
    Frontiers ha anche commissionato una risposta in stile dibattito a un ricercatore nel campo dell’HIV/AIDS, implicando che le inesattezze del negazionismo dell’HIV/AIDS meritino una seria considerazione.
Avendo l’opportunità di correggere il proprio errore, Frontiers l’ha invece deliberatamente moltiplicato.

CHE SI DEVE FARE?

Frontiers deve ritrattare l’articolo. Non importa come sia classificato, questo manoscritto è la parodia di un lavoro accademico e non deve avere posto in letteratura, neppure come occasione per “un momento di insegnamento”.
In secondo luogo, Frontiers dovrebbe pretendere le dimissioni degli editor coinvolti nella deliberata decisione di mantenere l’articolo, oppure spostarli ad altro incarico. È davvero sorprendente che qualcuno coinvolto nella ricerca su HIV/AIDS possa avere autorizzato la promozione di questo lavoro.
Infine, Frontiers deve prendere dei provvedimenti per evitare irregolarità come quelle che hanno permesso la pubblicazione stessa dell’articolo. Finché questi provvedimenti non saranno attuati, Frontiers non può essere preso sul serio come editore scientifico e dovrebbe essere boicottato.
Riflettendo su questo episodio, mi è venuto in mente il mio primo anno di università, quando a me e ai miei compagni di corso fu chiesto di invitare un oratore per una conferenza. La nostra prima scelta cadde su un ex scienziato un po’ viscido, che era anche un negazionista dell’HIV/AIDS. Nella nostra immaturità, lo trovavamo divertente. Ma il nostro professore non lo ritenne tale e saggiamente bocciò la nostra prima scelta.
Esercitando il suo ruolo di guardiano, egli riconobbe qualcosa che gli editori di Frontiers farebbero bene a tenere in considerazione: non tutti i punti di vista hanno lo stesso valore, e alcuni punti di vista non hanno spazio in situazioni rispettabili.



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