HIV: il calendario dei generici

La condizione di sieropositività, la malattia da HIV e relativi problemi, di salute e no.
skydrake
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Re: HIV: il calendario dei generici

Messaggio da skydrake » domenica 2 giugno 2013, 11:42

Combivir generico commercializzato in Italia

Mylan ha reso disponibile in Italia le compresse a base di lamivudina/zidovudina da 150mg/300mg, giá in commercio sotto il nome di Combivir. Si tratta del secondo generico per l'Hiv che Mylan Italia rende disponibile, dopo le pastiglie a base di lamivudina

http://www.pharmastar.it/index.html?cat=6&id=11459

Si ricorda che la lamivudina é equivalente alla emtricitabina, uno dei due principi base del Truvada:
http://www.dialogosuifarmaci.it/rivista ... 3_240.pdf‎
http://gtt-vih.org/book/print/5385



Dora
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Re: HIV: il calendario dei generici

Messaggio da Dora » martedì 4 giugno 2013, 7:07

Dora ha scritto:Generici e biosimilari: le questioni ancora aperte.
6 aprile 2013 - Intervista al Professor Francesco Rossi, Presidente Eletto SIF; Professore Ordinario di Farmacologia, II Università di Napoli



Da http://www.pharmastar.it/index.html?pgnav=12&id=879
AIFA PUBBLICA UN POSITION PAPER SUI BIOSIMILARI

L’Aifa, Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato un Position Paper sui Farmaci Biosimilari che fornisce agli operatori sanitari e ai cittadini, informazioni sulla definizione e sui principali criteri di caratterizzazione dei medicinali biologici e biosimilari, sulle normative regolatorie vigenti in EU e sul ruolo dei biosimilari nella sostenibilità economica del Servizio Sanitario Nazionale. Il documento è stato prodotto allo scopo di promuovere la conoscenza e l’utilizzo di questi farmaci, in considerazione dell’importanza che i medicinali biologici, inclusi i biosimilari, rivestono per il trattamento di numerose patologie gravi e potenzialmente letali, per molte delle quali in passato non era disponibile alcuna opzione terapeutica efficace. Nelle conclusioni del documento si legge “Lo sviluppo e l’utilizzo dei farmaci biosimilari rappresentano un’opportunità essenziale per l’ottimizzazione dell’efficienza dei sistemi sanitari e assistenziali, avendo la potenzialità di soddisfare una crescente domanda di salute, in termini sia di efficacia e di personalizzazione delle terapie sia di sicurezza d’impiego. I medicinali biosimilari rappresentano, dunque, uno strumento irrinunciabile per lo sviluppo di un mercato dei biologici competitivo e concorrenziale, necessario alla sostenibilità del sistema sanitario e delle terapie innovative, mantenendo garanzie di sicurezza e qualità per i pazienti e garantendo loro un accesso omogeneo e tempestivo ai farmaci innovativi, pur in un contesto di razionalizzazione della spesa pubblica”.

L'AIFA POSITION PAPER - I FARMACI BIOSIMILARI può essere letto qui.

Nel caso dei bambini, invece, la Societa’ Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica (SIAIP) INVITA ALLA PRUDENZA NELLA SOMMINISTRAZIONE DEI GENERICI.






Dora
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Re: HIV: il calendario dei generici

Messaggio da Dora » mercoledì 12 giugno 2013, 6:14

NAM ha fatto fare un'indagine fra le persone HIV+ che vivono nel Regno Unito per capire che cosa pensino del passaggio agli antiretrovirali generici.
Chi ha risposto all'indagine

  • - capiva perché dei farmaci di marca potrebbero essere sostituiti dagli equivalenti generici;
    - si è mostrato comprensivo nei confronti della necessità di risparmiare sui costi;
    - tuttavia, si sentiva a disagio all'idea che un passaggio ai farmaci generici potesse comportare un peggior funzionamento della terapia, nuovi effetti collaterali o restrizioni nell'alimentazione, una più frequente assunzione di dosi di farmaco.



Tutti i dettagli qui: Impact of switching to generic drugs in the UK – survey results.





Dora
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Re: HIV: il calendario dei generici

Messaggio da Dora » venerdì 8 novembre 2013, 15:55

Quasi tutto il numero della newsletter di ANLAIDS di ottobre è dedicato ai farmaci antiretrovirali generici.
Queste le prossime scadenze dei brevetti, con in particolare quella dell'efavirenz, che è prevista fra una decina di giorni:

Immagine

Ho trovato interessante e in gran parte condivisibile quanto sostenuto da Simone Marcotullio in questa intervista:

CRITICITÀ E OPPORTUNITÀ SECONDO L’ATTIVISTA

“Il punto centrale è difendere la personalizzazione del percorso terapeutico e il successo complessivo dell’approccio italiano alla cura e al monitoraggio della patologia”. Così Simone Marcotullio, vice-presidente di Nadir onlus, sintetizza alcune criticità che si potrebbero presentare con l’arrivo degli equivalenti dal suo punto di vista di rappresentante della community.

Qualche farmaco antiretrovirale equivalente viene già usato in alcune aziende ospedaliere: sono sorti dei problemi collegati a questa pratica?

Certo, ci sono già centri che distribuiscono molecole antiretrovirali equivalenti, avendole introdotte nei loro prontuari. Onestamente non ho ancora un report esaustivo sulla questione, ma solo un paio di segnalazioni. Certo è che pare singolare che la cosa sia iniziata “in sordina” senza che nessuno ne sapesse niente. Evidentemente, laddove si sono introdotti gli equivalenti, non c’è stata una comunicazione adeguata diretta a informare e coinvolgere le persone con Hiv in terapia. Queste, infatti, le casistiche che mi sono state segnalate: persone che si sono trovate, senza alcun preavviso, la sostituzione della specialità medicinale.

È vero che alcune persone con Hiv guardano con sospetto ai farmaci antiretrovirali equivalenti?

Sì, ma avere un principio di sospetto su tutto ciò che è nuovo è normale. In particolare, su questa questione, è bene dire subito che il farmaco “equivalente” non è “uguale” all’originale. Però è anche vero che gli antiretrovirali equivalenti hanno salvato milioni e milioni di vite nei paesi a risorse limitate. Il problema da porsi è un altro: che impatto può avere il farmaco anti-Hiv equivalente nel nostro paese? Noi dobbiamo difendere quello che abbiamo, cioè un successo terapeutico a tappeto tra le persone con Hiv in terapia antiretrovirale. Il farmaco equivalente in questo senso pone delle criticità: onestamente non credo che il problema stia nella qualità del principio attivo, anche perché le aziende che producono questi farmaci equivalenti sono dei colossi, non parliamo di una produzione negli scantinati. Però la bioequivalenza con una tolleranza del 20% in più o in meno, provata solo con dose singola su volontario sano – come prevede la legislazione – francamente lascia dei caveat sull’efficacia e sulla tollerabilità, perché un -20% potrebbe rivelarsi una dose subottimale mentre un +20% potrebbe far insorgere delle tossicità, che a cascata si trasferiscono immediatamente su potenziali ripercussioni sul successo virologico. Non da ultimo, pare opportuno ricordare anche la diversità degli eccipienti, che possono giocare un ruolo in questo senso.

Dunque meglio rinunciare agli equivalenti?

Il messaggio “No all’antiretrovirale equivalente” è sbagliato, quello corretto è “Diamo l’informazione e gestiamo le possibili criticità”. Ma questo al momento non è avvenuto. Per gestire questa situazione, innanzitutto è necessario parlare con la persona in terapia e poi bisogna poter selezionare la persona adatta ad assumere gli equivalenti. Per esempio, se il medico sa già che ha a che fare con una persona non aderente o con fattori di rischio noti per “non aderenza”, dargli un farmaco equivalente che magari gli “scompatta” la co-formulazione è come gettare un cerino dove c’è un po’ di benzina. Purtroppo però, poter scegliere tra equivalente o brand-name in Italia non è possibile: mentre una persona che assume ipertensivi può andare in farmacia e aggiungere i soldi necessari per comprare il farmaco brand se vuole, la gestione dei farmaci ospedalieri non lo consente e quando l’azienda ospedaliera decide di rifornirsi del farmaco equivalente quello diventa l’unico disponibile. Io mi chiedo come possa il medico, in queste condizioni, personalizzare l’intervento terapeutico sulle necessità della persona. Noi abbiamo raggiunto degli standard di cura così elevati proprio grazie alla personalizzazione dell’intervento terapeutico. È questa strategia che ha evitato il dilagare del fallimento che, ad esempio, c’è negli Stati Uniti. E io vorrei continuare a difenderla.

Accanto a queste criticità, ci sono anche delle opportunità nell’introduzione degli antiretrovirali equivalenti?

Certo. Quella scontatissima è di consentire un risparmio di risorse che è un concetto sempre vero, ma particolarmente indispensabile in un momento come quello che stiamo vivendo. A patto, però, che si tenga come riferimento il principio che quello che riusciamo a risparmiare lo possiamo investire sul farmaco di ultima generazione per la persona in fallimento che ne ha necessità. La domanda è: ce lo faranno fare questo? Al momento, nonostante la comunità scientifica internazionale riconosca alla pratica clinica italiana di avere ottenuto grandi successi grazie alla personalizzazione dell’approccio terapeutico, ancora nessun documento di riferimento in Italia riconosce esplicitamente il principio che, se riusciamo a ottenere successi con una metodologia, possiamo ottenere un certo grado di libertà per impiegarla anche nel futuro.

Un ulteriore timore è legato alla possibilità che l’introduzione degli equivalenti sottragga risorse da investire nella ricerca e nello sviluppo di molecole innovative. È un timore fondato?

I miei principi di attivista mi dicono che le molecole che diventano equivalenti hanno avuto un periodo di tempo sufficiente per sfruttare le potenzialità del mercato. Credo che, per fare un esempio, efavirenz si sia abbondantemente ripagato gli investimenti necessari alla sua nascita e commercializzazione. Ciò che, secondo me, proprio non funziona nel nostro paese è la modalità con cui viene fissato inizialmente il prezzo di un farmaco e i tempi di approvazione dei farmaci nuovi. Sul primo punto, in particolare, se una molecola è destinata a diventare di uso molto frequente, o monitoraggi specifici ne attestano “il successo di mercato” dopo un certo periodo di tempo, dovremmo poter ragionevolmente individuare ab initio un range di prezzo che continui a garantire un guadagno accettabile per l’azienda, ma anche al contempo una sostenibilità per il Sistema Sanitario Nazionale. Sul secondo punto, è anche un dato certo che le aziende farmaceutiche, per contro, hanno a che fare con una “politica di stato” che insindacabilmente impone loro tempi biblici per l’immissione sul mercato delle loro molecole innovative e “tagli improvvisi e non proprio secondari” (vedi scontistica obbligatoria) sui prezzi dei loro farmaci. È ovvio che per i farmaci ad alto costo e ad uso ospedaliero quanto recentemente introdotto nella normativa sui tempi e sulle modalità di commercializzazione con il decreto Balduzzi conta a poco: il punto cruciale rimane “la negoziazione del prezzo in Aifa”, che ha ritardi mostruosi rispetto al resto dell’Europa. In sintesi: è il sistema nel suo complesso che va rivisto, secondo un “patto di sostenibilità” che metta assieme tutti gli attori e penso che possa essere possibile. Ma attenzione, i patti devono essere rispettati da tutte le parti in causa: il nostro paese è in grado di farlo?



Dora
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Re: HIV: il calendario dei generici

Messaggio da Dora » martedì 26 novembre 2013, 19:30

Immagine

Da http://www.quotidianosanita.it/scienza- ... to_id=4459

Aids, farmaci generici e innovazione. Nps: "Attenzione: bastano piccole differenze con l'originale per pregiudicare terapia"

Già ora e ancor più nei prossimi anni c'è una forte presenza di farmaci equivalenti per il trattamento dell'HIV-AIDS. Ma pazienti e medici manifestano diverse perplessitù sull'effettiva equivalenza. "Leggere difformità dal branded possono essere accettate per la maggior parte delle malattie ma non per una terapia complessa come quella per l'Aids". E in ogni caso i risparmi dei generici vanno reinvestiti in ricerca.

26 NOV - Anche per il trattamento dell’Hiv-Aids sono ormai in commercio i farmaci equivalenti alle specialità medicinali originali, e nei prossimi cinque anni aumenteranno ulteriormente a seguito di diverse scadenze di brevetto
Ma è vera equivalenza? I pazienti, ma anche i medici, manifestano da tempo forti perplessità sull’effettiva bio-equivalenza dei generici anti Aids, sia per le modalità di fabbricazione che per quelle relative all’effettiva “uguaglianza” tra specialità e generico soprattutto in termini di quantità di principio attivo e alla conseguente “equivalenza terapeutica”.

Come è noto le normative attuali consentono un certo range di variabilità nelle caratteristiche del prodotto generico rispetto al branded. Variabilità probabilmente ininfluenti per la maggior parte delle patologie ma che, nel caso dell’Hiv-Aids, possono comportare gravi rischi per l’efficacia delle terapie.
Dall’altra parte esiste per i pazienti sieropositivi il rischio che l’introduzione dei farmaci antiretrovirali generici comporti una contrazione degli investimenti per la ricerca e la messa in commercio di farmaci antiretrovirali innovativi. Da qui la necessità di reinvestimento di almeno parte del risparmio di spesa ottenuto con l’introduzione dei farmaci generici per la cura dell’infezione da Hiv nella ricerca di farmaci innovativi per la cura delle patologie legate allo stato di sieropositività.

Per fare il punto su questi due aspetti, strettamente collegati, Nps e il Centro Studi “Gianni Grosso” hanno realizzato due dossier analitici presentati questa mattina alla Sala della Mercede della Camera dei Deputati.

I dubbi di medici e pazienti.
Si parte dai dubbi sollevati dai pazienti, dai loro timori circa l’effettiva uguaglianza con il prodotto brevettato dal punto di vista dell’efficacia e alla sicurezza. In particolare nei dossier viene descritto un timore diffuso che il passaggio al generico possa comportare il pagamento di un ticket da parte dei pazienti, che essendo distribuito da una nuova e non conosciuta azienda possano sorgere difficoltà a reperirlo e che le confezioni possano essere meno funzionali.

Passando poi ai medici, ed in particolare ai medici infettivologi, nello studio si sottolinea come la letteratura riporti l’esistenza di possibili problemi con l’introduzione dei farmaci equivalenti. Esistono ad esempio problemi riguardanti il fatto che il trattamento dell’infezione da Hiv ha alcune caratteristiche peculiari che necessitano di essere salvaguardate nel momento in cui si possa prospettare l’immissione e il cambio da farmaco branded a farmaco generico. In particolare relativamente alla biodisponibilità farmacologica devono essere tutelati tutti gli aspetti che possano indurre una maggiore probabilità di insorgenza di farmacoresistenza.
Una scelta strategica che esponga ad un maggior rischio di fallimenti terapeutici e all’emergenza di ceppi multifarmacoresistenti comporterebbe un risultato estremamente negativo sia per il singolo che per la comunità.

I rischi terapeutici.
Viene poi sollevato un problema di tipo terapeutico: il rischio di sottodosaggio, e cioè di esporre il paziente Hiv positivo a concentrazioni più basse di farmaco. Il rischio di sovradosaggio, invece, anche se potenzialmente meno temibile, potrebbe favorire la comparsa di effetti collaterali con maggior frequenza rispetto a quanto atteso con il branded.
Oltre ai problemi più squisitamente terapeutici, alcuni pazienti sieropositivi, passando al generico, potrebbero andare incontro anche a problematiche di tipo psicologico che potrebbero comportare, in alcuni casi, una pericolosa minore aderenza alla terapia.

Nello studio, infine, viene considerato come, rispetto al farmaco antiretrovirale, alcuni elementi quali la confezione, il numero di somministrazioni, la comodità nel riconoscere la dose giornaliera, possono avere importanti ripercussioni sulla qualità della vita dei pazienti. Infatti, una delle conseguenze principali della introduzione di farmaci antiretrovirali equivalenti potrebbe riguardare, perlomeno in una fase iniziale, il possibile minor ricorso alle co-formulazioni, con conseguente aumento del pill burden che potrebbe impattare significativamente sull’efficacia della terapia.

I risultati degli studi.
Ad avallare queste premesse, vengono poi riportati alcuni casi particolari. Ad esempio, emblematico è quello riguardane il Triomune 40TM. Nel primo studio, eseguito su 12 pazienti Hiv-positivi, sono state confrontate due formulazioni contenenti dosi fisse di lamivudina, stavudina e nevirapina. Le valutazioni di farmacocinetica hanno evidenziato una non-bioequivalenza (valutata utilizzando come intervallo di accettabilità 80-125%) della formulazione generica rispetto al medicinale branded. In particolare l’assunzione del generico si associava a concentrazioni significativamente più elevate di stavudina.
Una seconda valutazione della stessa formulazione generica ha confermato la non-bioequivalenza rispetto al prodotto di riferimento. In questo studio, però, l’assunzione del medicinale generico si associava a concentrazioni di stavudina significativamente più basse rispetto al medicinale branded.

Gli stessi autori hanno successivamente ripetuto lo studio utilizzando una casistica maggiore di pazienti, confermando la non bioequivalenza della formulazione generica. In questo caso le differenze maggiori si sono avute nelle concentrazioni plasmatiche di lamivudina, significativamente più basse nel generico.

Un quarto studio è stato eseguito più recentemente, in cui la farmacocinetica di Triomune è stata confrontata con formulazioni generiche singole e con il farmaco branded in 18 bambini HIV-postivi del Malawi. Anche in questo caso, lo studio ha evidenziato problemi di bioequivalenza della formulazione generica particolarmente evidenti nei soggetti pediatrici con peso inferiore ai 12 Kg: in questi soggetti le concentrazioni di lamivudina e nevirapina erano significativamente inferiori rispetto al medicinale branded.
Nello studio si sottolinea quindi come le linee guida attuali per la valutazione di tali farmaci presentano, soprattutto con riferimento alla terapia antiretrovirale, lacune ed aree di incertezza su alcuni aspetti molto importanti, tra cui spiccano i temi della sostituibilità tra generico e generico e dei criteri utilizzati per le valutazioni pre e post-marketing di tali prodotti.



doctorsmile
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Re: HIV: il calendario dei generici

Messaggio da doctorsmile » martedì 26 novembre 2013, 22:46

mi sembra ovvio che il generico non può mai essere uguale al farmaco originale, basta guardare la calata a picco dei costi, ciò comporta inevitabilmente scarsa qualità e poche garanzie di sicurezza, chi vuoi che investa questi aspetti su un generico? quel che interessa è la quantità da proporre al mercato; sono convinto che è una via di uscita alle ristrettezze economiche in cui versa la sanità ma sull'equivalenza nutro molte perplessità, sia sulla biodisponibilità che sugli eccipienti che potrebbero cambiare l'assorbimento o interagire in maniera negativa con principi attivi differenti. inoltre faccio una considerazione personale, quando guardo i prezzi dei farmaci che attualmente prendo mi viene un colpo! ma.. psicologicamente mi impone di non sprecarli, di prenderli con aderenza al 100%, di non vanificare un percorso terapeutico costosissimo ed efficace, l'unico modo che ho per contribuire a quel costo è quello di stare bene fino a quando è possibile e di continuare a lavorare per aiutare indirettamente anche coloro che non possono farlo, è un deterrente vincente ed è inutile negarlo.



Dora
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Re: HIV: il calendario dei generici

Messaggio da Dora » mercoledì 27 novembre 2013, 7:47

doctorsmile ha scritto:quando guardo i prezzi dei farmaci che attualmente prendo mi viene un colpo! ma.. psicologicamente mi impone di non sprecarli, di prenderli con aderenza al 100%, di non vanificare un percorso terapeutico costosissimo ed efficace, l'unico modo che ho per contribuire a quel costo è quello di stare bene fino a quando è possibile e di continuare a lavorare per aiutare indirettamente anche coloro che non possono farlo, è un deterrente vincente ed è inutile negarlo.
A parte questo, io mi chiedo come si possa "pretendere" una perfetta aderenza a una cura lunghissima sostenendo che è fondamentale mantenere costante la pressione sul virus e al tempo stesso dare ai pazienti farmaci generici, che si sa che possono contenere meno principio attivo.
Non si mettono i pazienti in uno stato di dissonanza che può indurre alla mancata aderenza?
E non si rischia un fallimento terapeutico anche con una aderenza perfetta?
La mia impressione è che, se non vorranno rischiare un rifiuto di quei farmaci, sarà necessario che i medici diano ai pazienti la certezza che i generici sono completamente equivalenti almeno dal punto di vista della quantità di farmaco effettivamente contenuta.



Marco_pa
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Re: HIV: il calendario dei generici

Messaggio da Marco_pa » giovedì 28 novembre 2013, 17:34

Soltanto per curiosità, non so se qualcuno può rispondermi: qualcuno conosce il costo di una confezione di Truvada, Sustiva o Atripla?



stealthy
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Re: HIV: il calendario dei generici

Messaggio da stealthy » giovedì 28 novembre 2013, 23:30

Marco_pa ha scritto:Soltanto per curiosità, non so se qualcuno può rispondermi: qualcuno conosce il costo di una confezione di Truvada, Sustiva o Atripla?
TRUVADA 713,39€
ATRIPLA 1034,86€
SUSTIVA*FL 30CPS 50MG 31,56€
SUSTIVA*FL 30CPS 100MG 63,14€
SUSTIVA*FL 90CPS 200MG 378,80€
SUSTIVA*BLISTER 42CPS 200MG 192,28€



Marco_pa
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Re: HIV: il calendario dei generici

Messaggio da Marco_pa » venerdì 29 novembre 2013, 0:05

Caspita, costo proprio tanto allo Stato.



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