smettila <edit automatico>, col cuore

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analkoliker
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smettila <edit automatico>, col cuore

Messaggio da analkoliker » mercoledì 31 agosto 2011, 18:38

Ho una gran voglia di mandare tutti a fare in culo, assistenti sociali, psicologa e gli educatori del centro diurno: la loro arte terapia da circolo parrocchiale con annessi complimenti per ogni porcata si faccia con i colori, le interpretazioni sull'uso del colore speso, sugli spazi lasciati vuoti. Ma la cosa più triste sono io che alimento questo giochetto dell'utente talentuoso che dipinge cadaveri e muri, consapevole di nutrire il loro narcisismo  di educatori affamati di successi.
Mi sento una escort (edit automatico).
Alcolista psichiatrico lo accetto perché mi appartiene fino in fondo, ma escort (edit automatico) impotente non riesco ad accettarlo. Cazzo, pensavo di valere un po' di più, non mi vedo a scodinzolare davanti all'assistente sociale oltre quello che ho già fatto. Sono qui a fare l'utente modello, dal pensiero raffinato, adeguato, oltremodo consapevole e pronto a disciplinarsi per un trionfale reinserimento nel mondo della normalità.
Mi sto condannando da solo e con dentro la sensazione di poter ancora fare molto per la mia vita.
Ma dove sono finiti i miei sogni, la mia voglia di giustizia, di contribuire alla costruzione di un mondo meno peggiore di come l'ho trovato? La passione per la  chitarra, lo sport e tanto altro ancora?
C'è poi quell'antico progetto che misi in cantiere quando avevo sedici anni in cui mi ripromisi di arrivare a quarant'anni sollevato dalle mie angosce per diventare un bell’uomo con al seguito una piccola truppa di donne innamorate. Ci ho creduto in quel progetto, ero convinto che sarebbe stato possibile liberarmi della bruttezza della mia vita, ero fiducioso che sarebbe dovuto passare del tempo e ora alla soglia dei quaranta non ho intenzione di fare l'animale addomesticato dei servizi sociali. Guardo questi professionisti del benessere altrui e spesso nelle  loro facce non trovo felicità o soddisfazione per il lavoro che hanno scelto, mi pare che questi facciano persino fatica ad assistere se stessi figuriamoci un cicloturista bipolare con una storia complessa come la mia. Ed è da questa considerazione che credo di dover ripartire.
Da alcune settimane l'assistente sociale e la psicologa sembrano aver messo a punto una nuova modalità di colloqui: mentre parlo di me, delle mie esigenze delle paure per il futuro che ancora non si intravede, piegate sulla tastiera del computer cercano affannosamente di fermare in digitale i passaggi salienti dei miei racconti. Occhi puntati sul monitor e forse anche la sensazione di appartenere alla modernità, di essere entrate in possesso di un metodo rivoluzionario e moderno.
Mi sembra quasi di vederle scodinzolare mentre schiacciano le mie faticose parole. La psicologa ha poco più di trent’anni, un buon ritmo sulla tastiera, non perde un colpo, gli occhi fissi sullo schermo. Mi sento di troppo, vorrei uscire e lasciarli soli ma mi allieta la sapiente scollatura del tailleurino da manager e mentre lei flirta col pc io mi concedo una lunga escursione nella camicetta.
Chissà quanto guadagna? Ha un contratto a tempo indeterminato?
A cosa pensa quando le parlo. Forse la poverina è assunta con un contratto a tempo determinato oppure uno a progetto.
Se così fosse io, in questo momento rappresento il suo progetto, ed ho la netta sensazione che questo non la entusiasmi affatto.
Certo che sono messo bene.
Non è ancora tempo di delegare le mie sorti alle generosissime scollature della psicologa. Direi che tre litri di sperma versati su quella pelle dotta e levigata siano sufficienti e che sia arrivato, per me il momento di smontare le tende.
Per quanto affaticato e spaventato non riesco a mollare adesso e se mai dovessi non farcela farò altro, in un mondo nuovo.

Era l'estate del 1997 e di quel mondo nuovo che avevo cercato conservo le immagini del racconto successivo alle quali ho voluto dare un titolo. Una piccola strategia per consentirmi il giusto distacco da quella giornata.

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