"un discorso di metodo": punto di vista dell'amministrazione

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Tra ieri e oggi abbiamo cercato di governare una lite spiacevole.
Abbiamo tentato di favorire la comprensione da parte di tutti che forse s’erano scritte anche cose che non si pensavano fino in fondo. Evidentemente questo tentativo non è stato compreso.

Scoprire che una parte dei nostri user è così poco “contenta” della relazione col resto del forum, e che associa a questo proprio scontento motivi di età o di appartenenza è veramente doloroso.
Il problema non è un post o un thread dai toni sgradevoli, ma il clima e le relazioni tra i partecipanti a questo forum.
Quando vediamo esplodere una fiammata cerchiamo di ricordare non le relazioni di causa-effetto, ma il carico di amarezze che ognuno di noi porta inevitabilmente con sé, e questo spiega alcune decisioni che magari non sono da tutti comprese, ma che hanno una loro linea guida: questa non è una piattaforma di nanopublishing, e i partecipanti non sono dei lettori, è o dovrebbe essere una comunità, perché le persone vengono prima dei contenuti, perché la nostra storia non è un “contenuto”.

A tutti vorrei dire come la vediamo noi amministratori: nelle nostre pagine non ci sono classifiche di autorevolezza, né gerarchie dettate dai capelli bianchi, né dagli studi e neppure dal numero di post pubblicati sul forum. Ci sono invece utenti che arrivano qui spaventati e altri che sono qui da tanto, e in “compagnia” del virus da troppo: sono oggettivamente mondi distanti, e quando a questa distanza si aggiunge il fatto che molti tra noi (io per primo) vengono da un’epoca di cui c’è solo il nostro ricordo, persino parlarsi, comprendersi, può essere difficile.

A tutti chiediamo di guardare l’umanità che c’è in ognuno dei nostri compagni di viaggio, perché questa umanità è una delle ricchezze del nostro forum.
A chi è qui con noi da poco, e magari è alle sue prime interazioni con un social network diverso da facebook, vorremmo dire che le logiche di questo tipo di luoghi sono un po’ diverse da FB, e che serve veramente la stessa attenzione che si usa quando si entra in una casa di amici per la prima volta.
A chi purtroppo è qui da tanto, chiediamo la pazienza di ricordare il ragazzino impaurito che si è stati, e tollerare (un po’, mica tanto) la centomillesima domanda sciocca che si è costretti a leggere, e magari anche atteggiamenti che non noteremmo fuori di qui e che qui ci infastidiscono proprio perché ripetuti nel tempo.

Domani, fra un mese o tre, ci sarà di nuovo un caso come questo, è inevitabile.
Domani, fra un mese o tre leggerete di nuovo l’ennesimo sermone, per dirvi, ancora una volta, che questa è, deve essere, una comunità.