La sua sensibilità, l’orrore per la scoperta dell’Olocausto la spinsero al sostegno della causa ebraica e, in seguito, alla conversione all’ebraismo e al trasferimento in Israele.
Ricercatrice all’Istituto Weizmann di Rehovot, incontrò lì quello sarebbe stato il suo secondo marito, Arthur Krim col quale, alla fine degli anni ’50, si trasferì a New York.
Ricercatrice e professore universitario, nel 1983, insieme ad altri colleghi, si occupò di alcuni pazienti dello Sloan-Kettering affetti dal sarcoma di Kaposi: da allora la sua vita sarà per sempre una cosa sola con la lotta contro l’AIDS.
Nell'aprile del 1983, insieme al Dr. Joseph Sonnabend e a un piccolo gruppo di associati, la dottoressa Krim fondò l'AIDS Medical Foundation (AMF), la prima organizzazione privata che si occupava di sostenere e sostenere la ricerca sull'AIDS. Nel 1985, AMF si è fusa con un gruppo simile con sede in California per formare la Fondazione americana per la ricerca sull'AIDS (amfAR), che divenne presto la preminente organizzazione nazionale senza scopo di lucro dedicata a mobilitare la generosità del pubblico.
Mathilde Krim è una degli eroi a cui dobbiamo la nostra vita: ha lottato negli anni più bui per far comprendere la malattia all’opinione pubblica e alla politica, promuovere la ricerca, raccogliere fondi, trovare soluzioni.
Come l'amministratore delegato di amfAR Kevin Robert Frost scrive “la dottoressa Krim ha avuto un impatto profondo sulla vita di così tanti… mentre tutti noi proviamo una tristezza penetrante per la perdita di qualcuno che abbiamo amato così profondamente, è importante ricordare quanto ci ha donato e i milioni di persone alle quali ha dedicato la sua vita. C'è gioia nel ritrovare la consapevolezza che così tante persone oggi devono letteralmente la vita a questa grande donna”.
Il presidente di Amfar la ha ricordata dicendo che “La leadership coraggiosa della dottoressa Krim in un momento in cui pochi erano disposti a confrontarsi con questa crisi ha portato benefici alle vite di molti a livello globale e continuerà a ispirare il nostro impegno a trovare una cura".
La comunità dell’HIV oggi piange la scomparsa di una figura così luminosa, a cui ci legherà per sempre un immenso, impagabile, debito di gratitudine.
Grazie, dottoressa.