COA: nuove diagnosi HIV, dati aggiornati al 2010 (ora 2022)

Dedicato alle altre realtà che, a vario titolo, si occupano di HIV.
rospino
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Re: COA: nuove diagnosi HIV, dati aggiornati al 2010 (ora 20

Messaggio da rospino » domenica 29 novembre 2015, 11:04

eratodisp ha scritto:ok, ma quello che volevo dire...possibile che i cd4 scendono COSÌ velocemente (parlo di pochi mesi) da non farti venire in mente un test hiv? Ad esempio un ricovero per una polmonite non ti fanno in ospedale un prelievo compreso hiv? booh
Allora, la progressione mediana verso l'AIDS è di circa 7-8 anni (anno più, anno meno): cioè di solito 7-8 anni dopo che una persona ha contratto il virus e non assume antiretrovirali, va in AIDS. Nell'arco di quasi tutti questi 7-8 anni può darsi che la persona sia asintomatica, cioè che non mostri alcun sintomo legato a HIV o AIDS, com'è possibile il contrario.
Ci sono poi persone che progrediscono più o meno rapidamente verso l'AIDS, così come quelle che progrediscono più lentamente. Il dato di 7-8 anni si riferisce a un "intermediate progressor", cioè appunto alla progressione media appunto.
Questi dati sono purtroppo disponibili perché nei primi anni dell'infezione non era possibile in alcun modo contrastare l'avanzata del virus, quindi sono anche piuttosto consistenti.
Se una persona non ha mai fatto un test per l'HIV in vita sua (per moltissimi eterosessuali è così), contrae il virus ed è asintomatico per anni e poi sviluppa improvvisamente un'infezione opportunistica legata ad AIDS, in questo caso la sua dignosi di HIV coincide con quella di AIDS. Meno si parla dell'argomento, meno è probabile che le persone prendano in considerazione di sottoporsi regolarmente al test. Ecco spiegato l'incremento di quella percentuale...

(La fonte dei dati che cito è questa: http://hivinsite.ucsf.edu/InSite?page=k ... b-03-01-04 )



rospino
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Re: COA: nuove diagnosi HIV, dati aggiornati al 2010 (ora 20

Messaggio da rospino » domenica 29 novembre 2015, 11:09

rocco80 ha scritto:Io quando ho avuto il rash cutaneo sono andato in ospedale, al pronto soccorso perché pensavo fosse una reazione allergica all'antibiotico. Loro mi hanno fatto delle flebo e mi hanno detto di non prendere quell'antibiotico. Poi mi hanno prescritto esami, tra cui la conta dei cd4, e mi hanno dato un farmaco per migliorare il sistema immunitario. Io poi dopo alcuni giorni mi sono messo a cercare su internet cosa causa il ribasso dei cd4 ed è uscita l'HIV. A questo si aggiunge che avevo avuto anche febbre, sudorazione notturna e diarrea ed ho fatto due più due.
Certamente oggi che siamo nel 2015 è più facile diagnosticare l'HIV nella fase di infezione acuta (quella che avevi te e che ha espresso il rash come sintomo). Ma l'infezione acuta è molto diversa dalla fase di AIDS conclamato e riuscire a individuarla per tempo è una gran fortuna.
Certo però che il rash non è un sintomo che hanno tutti, anzi, come d'altronde tutti i sintomi dell'infezione acuta, che si chiamano a caso "aspecifici" perché non sono tipici (solo) dell'HIV ma anche di altre patologie... D'altronde non a tutti si manifestano gli stessi sintomi.
Probabilmente in un reparto di malattie infettive, se tu avessi citato il fatto che avevi avuto rapporti sessuali a rischio, ti avrebbero sottoposto a qualche test di approfondimento. La situazione del pronto soccorso è ben diversa...



RebelHaart
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Re: COA: nuove diagnosi HIV, dati aggiornati al 2010 (ora 20

Messaggio da RebelHaart » domenica 29 novembre 2015, 17:45

beh Dora ovviamente non ho letto i dati da nessuna parte...peró ho parlato molto con l gente del posto e visto sulle chat. Oltretutto mi sono espresso male, poichè mi riferivo alla sola BERLINO ed ho erroneamente scritto Germania. Il ragazzo che ci ha ospitato al b&b mi ha detto proprio quello che ho scritto, poi ovviamente non so dove sia la verita...


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Dora
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Re: COA: nuove diagnosi HIV, dati aggiornati al 2010 (ora 20

Messaggio da Dora » domenica 29 novembre 2015, 18:40

eratodisp ha scritto:beh Dora ovviamente non ho letto i dati da nessuna parte...peró ho parlato molto con l gente del posto e visto sulle chat. Oltretutto mi sono espresso male, poichè mi riferivo alla sola BERLINO ed ho erroneamente scritto Germania. Il ragazzo che ci ha ospitato al b&b mi ha detto proprio quello che ho scritto, poi ovviamente non so dove sia la verita.
In questo thread proviamo a discutere di dati e lasciar passare un'informazione sbagliata come quella inverosimile di 70 gay su 100 HIV positivi in Germania non fa un servizio alla discussione.

Se dovessi basarmi sulla mia impressione soggettiva, basandomi sulla frequentazione di questo forum, direi che il 95% delle persone con HIV in Italia sono maschi gay. Il che, ovviamente, non è.
Oppure che il 90% degli uomini italiani sono gay. Questo farebbe di certo piacere a tanti miei amici qui dentro. Ma, di fatto, non è.



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Re: COA: nuove diagnosi HIV, dati aggiornati al 2010 (ora 20

Messaggio da uffa2 » domenica 29 novembre 2015, 18:56

credo che ci possa essere un bias di selezione della popolazione di studio: quella dei localacci berlinesi ho il sospetto che non sia molto rappresentativa :mrgreen:


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Re: COA: nuove diagnosi HIV, dati aggiornati al 2010 (ora 20

Messaggio da rospino » domenica 29 novembre 2015, 19:08

eratodisp ha scritto:beh Dora ovviamente non ho letto i dati da nessuna parte...peró ho parlato molto con l gente del posto e visto sulle chat. Oltretutto mi sono espresso male, poichè mi riferivo alla sola BERLINO ed ho erroneamente scritto Germania. Il ragazzo che ci ha ospitato al b&b mi ha detto proprio quello che ho scritto, poi ovviamente non so dove sia la verita...
Tempo fa mi studiai in modo abbastanza approfondito questi dati... Uno dei paesi in cui la prevalenza di HIV è più alta è la Gran Bretagna (negli studi che avevo letto, in alcune città la percentuale sfiora il 20%), mentre la media europea è ben più bassa, e oscilla attorno al 10%. In Italia non esiste un dato "ufficiale", ma la stima che avevo fatto sulla base degli studi disponibili era anche in questo caso attorno al 10/12%.


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Re: COA: nuove diagnosi HIV, dati aggiornati al 2010 (ora 20

Messaggio da skydrake » lunedì 30 novembre 2015, 0:09

eratodisp ha scritto:beh Dora ovviamente non ho letto i dati da nessuna parte...peró ho parlato molto con l gente del posto e visto sulle chat. Oltretutto mi sono espresso male, poichè mi riferivo alla sola BERLINO ed ho erroneamente scritto Germania. Il ragazzo che ci ha ospitato al b&b mi ha detto proprio quello che ho scritto, poi ovviamente non so dove sia la verita...


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70% è un esagerazione, ma in effetti un conto è Berlino, un altro il resto della Germania (forse si distingue Amburgo, ma fino un certo punto).

Se dovessero fare le statistiche non per paese ma per capitale, sul podio mi aspetterei Berlino, Londra e Amsterdam. Non so in che ordine.



Dora
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Re: COA: nuove diagnosi HIV, dati aggiornati al 2010 (ora 20

Messaggio da Dora » domenica 6 dicembre 2015, 8:16

Le associazioni di lotta all'AIDS finalmente si muovono e fanno all'ISS "un accorato appello sulla questione dati" (dati carenti, dati mancanti, dati raccolti ed eleborati in modo scandalosamente inadeguato - come osserviamo da anni).
L'"accorato appello" rivolto al presidente dell'ISS Ricciardi, purtroppo, non è stato reso pubblico. Ed è un peccato, ma forse le associazioni pensano che meno se ne parla, meno faranno la figura dei soliti cittadini ignorati dalle istituzioni se Ricciardi non darà risposta.

In compenso, la LILA rende pubblica una lettera al presidente della Repubblica Mattarella e a Ricciardi fa astutamente sapere che l'istituzione più alta della Repubblica è a conoscenza del fatto che gli è stato rivolto "un accorato appello".

Vedo con soddisfazione che la civilissima propensione a scrivere lettere torna ad essere strumento trasparente di azione in senso lato politica nelle mani degli attivisti. Chissà il professor Ricciardi come è contento ... :lol:



Oldrini (Lila) scrive a Mattarella: “Emergenza Hiv tra i giovani, serve strategia efficace a partire dalle scuole”
  • 05 DIC - Qui di seguito la lettera inviata al capo dello Stato, Sergio Mattarella, in occasione della Giornata Mondiale del Volontariato, dalla Lega italiana per la lotta all'Aids.

    Signor Presidente,
    come associazione di volontariato oggi ci rivolgiamo a Lei chiedendo un suo intervento per riportare sotto la giusta luce la questione HIV che in Italia è da tempo uscita dall’agenda delle priorità con conseguenze molto gravi per la cittadinanza tutta, ma in particolare tra i giovani. A fronte di un assordante silenzio su questo tema, la percentuale di infezione di HIV tra la popolazione sessualmente attiva, oggi non è molto inferiore a quella registrata negli anni '90, quando la lotta al virus era considerata un'emergenza.

    I dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, pubblicati questi giorni, hanno evidenziato una significativa ripresa dell’infezione nella regione europea. I dati italiani mostrano una costante progressione di circa 4000 nuovi casi all’anno da cinque anni e secondo lo stesso Centro Operativo Aids dell'Istituto Superiore di Sanità, potrebbero essere sottostimati. La fascia di età maggiormente colpita negli ultimi due anni risulta essere quella tra i 25 e i 29 anni. Da tempo l’infezione si sta diffondendo nella popolazione sessualmente attiva, interessando sia la comunità gay sia la popolazione eterosessuale.

    Lo scarso ricorso al test della popolazione italiana, probabilmente dovuto alle difficoltà di accesso a questo strumento in forma anonima e gratuita - come previsto dalla Legge 135/90 - oltre che al forte stigma ancora presente nei confronti delle persone con HIV, rappresenta un forte ostacolo al controllo del virus. L'ultimo rapporto dell'ISS indica come la percentuale delle diagnosi tardive in Italia sia del 60%, con gravi danni per la salute delle persone a cui viene comunicato tardi lo stato di positività all'HIV, ma anche importanti ricadute sulla salute pubblica, in quanto la diffusione del virus sembra avvenire principalmente attraverso portatori inconsapevoli.

    Il test non viene eseguito neanche nei servizi del Servizio Sanitario Nazionale che si occupano di problemi di dipendenza, come emerge dalle ultime cinque relazioni al parlamento sullo stato delle tossicodipendenze pubblicate annualmente dal Dipartimento Politiche Antidroga dove si evidenzia come solo il 30% delle persone in carico viene sottoposta al test, nonostante tutte le linee guida internazionali sottolineino l’importanza di un costante monitoraggio periodico in questa fascia di popolazione.

    Qual è il vero quadro della situazione italiana della diffusione dell’HIV? Come mai dati su cui i policy maker dovrebbero prendere decisioni politiche e strategiche ma anche economiche, sono così carenti nel nostro paese? Rileviamo che nell’ultimo rapporto Osmed dell'Agenzia Italiana del Farmaco si afferma che i costi globali e i consumi degli antiretrovirali sono diminuiti nel corso del 2014, mentre dati dell'ISS, confermati da autorevoli ricercatori italiani, segnalano un aumento costante delle persone in cura anche in ragione dell’elevata quota di diagnosi tardive che richiedono il trattamento immediato. Per mettere in campo strategie preventive un paese deve conoscere bene la propria epidemia da HIV e forse anche per questo in Italia da anni non ci sono campagne di comunicazione efficaci e mirate, costruite sulle evidenze scientifiche e da molto tempo sono quasi del tutto scomparsi gli interventi di prevenzione nei percorsi scolastici. Quest’anno il budget del Ministero della Salute sulla comunicazione in ambito HIV è stato di soli 80.000,00 euro, nonostante si stimi che in Italia vivano 150.000 persone con HIV di cui circa 30.000 inconsapevoli.

    Pochi giorni dopo il primo dicembre non possiamo non segnalare come lo stigma e la discriminazione colpiscano fortemente le persone con HIV. Avrà seguito il caso della bambina con HIV - fortunatamente conclusosi positivamente grazie all’intervento della Ministra dell'Istruzione e di un'associazione attenta - rifiutata inizialmente da una scuola e da molte comunità di accoglienza. Questo episodio ci restituisce come la discriminazione sia ancora presente anche dentro alle stesse istituzioni che dovrebbero educare e vigilare sul rispetto dei diritti delle persone.

    Come associazione di lotta all’AIDS, per quanto nelle nostre possibilità, stiamo cercando di cooperare con le istituzioni a tutti i livelli, sia nazionale che regionale e locale dove siamo presenti con le nostre sedi. Cerchiamo di collaborare con il Ministero della Salute e il Comitato Tecnico Sanitario istituito per la lotta all'AIDS, così come con tutte le istituzioni nazionali - dal’ISS al cui Presidente abbiamo appena mandato insieme ad altre associazioni un accorato appello sulla questione dati - al Dipartimento delle Politiche Antidroga e AIFA, con cui cerchiamo di interloquire da tempo per garantire alle persone con HIV l'accesso ai nuovi trattamenti per l'Epatite C. Ci sembra però che manchi nel nostro paese una cabina di regia del contrasto all’HIV. Il Comitato Tecnico Sanitario - nelle sezioni L e M di cui fanno parte ricercatori e associazioni - ha come unico interlocutore il Ministero della Salute e non contempla la presenza di altri Dicasteri fondamentali per una strategia efficace di contrasto all’HIV, come ad esempio il Ministero dell'Istruzione.

    Il fatto che nei percorsi scolastici sia assente un programma di educazione all’affettività e alla sessualità quale strumento di prevenzione di comportamenti a rischio è stata recentemente ribadita anche dal Parlamento Europeo di Strasburgo (30 settembre 2015) laddove incoraggia gli stati membri a "considerare la possibilità di rendere obbligatoria l'educazione sessuale per tutti gli alunni nelle scuole primarie e secondarie": questo è un primo intervento che Le chiediamo di sostenere.
    La creazione di una cabina di regia che veda coinvolti oltre al Ministero della Salute, anche il Ministero dell’Istruzione, il Ministero delle Pari opportunità - per cooperare nelle azioni di contrasto allo stigma - la Conferenza Stato Regioni - per vigilare sull'utilizzo dei pochi fondi dedicati all’HIV - oltre a ISS, Dipartimento Politiche Antidroga e AIFA, consentirebbe un approccio più organico ed efficace anche in una situazione di risorse limitate come quella che sta vivendo il nostro paese.

    L’infezione da HIV oggi rappresenta ancora un problema sia da un punto di vista epidemiologico, sia da un punto di vista economico. Per questo chiediamo una strategia di contrasto all’HIV che interrompa la catena di continue infezioni, che non può arrestarsi se non vengono messe in campo delle azioni concrete. Oggi l'Italia, è il secondo paese dell'Europa occidentale - seconda solo al Portogallo - per incidenza di AIDS . Crediamo che non ci sia più tempo da perdere.

    Con i più cordiali saluti,

    Massimo Oldrini
    Presidente Lega italiana per la Lotta all'AIDS



georg.frideric
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Re: COA: nuove diagnosi HIV, dati aggiornati al 2010 (ora 20

Messaggio da georg.frideric » venerdì 26 febbraio 2016, 23:02

Posto qui, perché qui s'era discusso un po' di tempo fa sull'opportunità o meno di parlare non genericamente di 'comportamenti' a rischio ma di ben definiti 'gruppi' a rischio, i risultati di una ricerca che mi hanno molto impressionato. La ricerca - riassunta in questo pdf http://www.cdc.gov/nchhstp/newsroom/doc ... -dx-us.pdf - ha stimato per la popolazione statunitense qual'è la percentuale di rischio di infezione da HIV nel corso della vita suddivisa per gruppo di appartenenza. Bene (si fa per dire), stanti gli attuali andamenti dell'infezione, nel corso della sua vita si infetterà un MSM americano su sei: uno su sei! A fronte di un uomo eterosessuale su 473 (per gli altri gruppi si veda il file). All'interno degli MSM ci sono poi sottogruppi in cui le percentuali sono ancora più terrificanti: per gli African American MSM la percentuale è uno su due! Allucinante.



Blast
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Re: COA: nuove diagnosi HIV, dati aggiornati al 2010 (ora 20

Messaggio da Blast » venerdì 26 febbraio 2016, 23:40

Non devi fare il paragone tra l'omosessuale e l'uomo eterosessuale, ma tra l'omosessuale e la media degli eterosessuali, tenendo conto della differenza in popolazione.
Ora, le due popolazioni, eterosessuale e omosessuale, sono due popolazioni differenti e non possono essere messe facilmente a paragone in quanto (in teoria) non dovrebbero mescolarsi (da un punto di vista sessuale quantomeno) e soprattutto data la minoranza della popolazione omosessuale (se gli omosessuali fossero l'1% della popolazione, a fronte di un 16,6% di probabilità di infettarsi rispetto ad uno 0,28% di un eterosessuale sarebbero comunque molti di più gli eterosessuali infettati in numero assoluto rispetto agli omosessuali).
Inoltre, il meccanismo di infezione ha una componente esponenziale che aumenta all'aumentare del periodo che va dall'infezione alla diagnosi (laddove passa un tempo indeterminato tra un'infezione e la sua diagnosi che può portare ad un'espandersi della malattia). Questo significa che, in base al numero di omosessuali o eterosessuali che si infettano in un anno, le cifre cambieranno nell'anno successivo, in un dinamismo dietro il quale è difficile correre.
Ulteriori problemi nascono poi dai bisex, dagli injection drug users, e da tutti coloro che si dichiarano "eterosessuali" alla diagnosi, falsando quindi le statistiche e mescolando le due popolazioni fino a renderle statisticamente indistinguibili.
Dunque, io prenderei queste statistiche molto con le pinze.


CIAO GIOIE

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