COA: nuove diagnosi HIV, dati aggiornati al 2010 (ora 2022)

Dedicato alle altre realtà che, a vario titolo, si occupano di HIV.
Puzzle
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Re: COA: nuove diagnosi HIV, dati aggiornati al 2010 (ora 20

Messaggio da Puzzle » giovedì 20 novembre 2014, 10:39

Dora ha scritto: Vedremo lo stesso a Roma e Milano?
Come no, e vedrai con quale potenza di fuoco partiranno le politiche di prevenzione italiane. :twisted:



Dora
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Re: COA: nuove diagnosi HIV, dati aggiornati al 2010 (ora 20

Messaggio da Dora » giovedì 20 novembre 2014, 10:47

Puzzle ha scritto:
Dora ha scritto: Vedremo lo stesso a Roma e Milano?
Come no, e vedrai con quale potenza di fuoco partiranno le politiche di prevenzione italiane. :twisted:
Quello che mi angoscia di più è che a Milano e Roma si possa adeguare o addirittura superare la percentuale SPAVENTOSA di Londra di gay con HIV. E che questo accada in una situazione di TOTALE disinteresse da parte delle nostre autorità sanitarie.
Pare che le associazioni, spinte da PLUS e da Corbelli, inizino a rendersi conto dell'emergenza. Ma sappiamo quanto sono imbelli e incapaci di un'azione lucida e incisiva.
E il fatto che dal 2009 abbiamo visto questa tragedia e non siamo riusciti a fare nulla mi fa sentire in colpa e stare malissimo.
E il pensiero che sempre più ragazzini possano essere destinati nei prossimi tempi a infettarsi peggiora ulteriormente le cose.



uffa2
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Re: COA: nuove diagnosi HIV, dati aggiornati al 2010 (ora 20

Messaggio da uffa2 » giovedì 20 novembre 2014, 11:06

I casi sono due: o io ho fatto male i conti, o c'è da spararsi.

Ricordo la discussione di diverso tempo fa sulla domanda «ma quanti saranno davvero i sieropositivi nella comunità gay?», con tutti noi che abbozzavamo delle ipotesi: ecco ora abbiamo i numeri.
in UK, nelle grandi città il 13%, nel resto di quel Paese il 4%.
Ora, questo numero è terrificante, perché nel Regno Unito si stimava una prevalenza dell’1,5 per mille nella popolazione generale (dato 2012 http://www.avert.org/hiv-aids-uk.htm) .
Significa che la popolazione gay di Londra ha una prevalenza di 84 volte maggiore rispetto alla popolazione generale!
Poiché la prevalenza in Italia è del 3 per mille, se applicassimo la stessa proporzione dovremmo trarne l’idea che il 25 per cento dei gay milanesi e romani sono sieropositivi.
Un numero troppo alto? forse, ma detto tra noi non troppo distante dalla realtà.

Sciaguratamente, più si scende a sud nella cartina europea, più le infezioni trasmesse sessualmente crescono. Il motivo è sempre lo stesso «parlare ci certe cose non sta bene», fa piangere il Papa, imbarazza le mamme, infastidisce i politici difensori così convinti della famiglia tradizionale da essersi sposati almeno due volte (quando non tre).
Così l’omertà regna sovrana, nulla si dice e nulla si fa.
Se il 13% dei gay londinesi è sieropositivo, possiamo “allegramente” attenderci che tra il 15% e il 20% dei milanesi e dei romani lo sia, fine.


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rospino
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Re: COA: nuove diagnosi HIV, dati aggiornati al 2010 (ora 20

Messaggio da rospino » giovedì 20 novembre 2014, 12:14

Ciao a tutti, incuriosito dall'argomento di cui state parlando nelle ultime settimane ho iniziato a documentarmi sulla prevalenza HIV nella popolazione MSM italiana, e ho quindi iniziato a guardarmi i dati di alcuni studi (SIALON 2009, EMIS 2010 e ECDC Project – CNAIDS/ISS 2011) che erano citate in queste slide: http://www.casserosalute.it/images/colf ... glieri.pdf . In realtà il progetto SIALON ha avuto un seguito (SIALON II) e mi sono da poco scaricato alcuni documenti interessanti relativi proprio a dati, credo preliminari, sulla prevalenza a Milano e a Roma.

Fatto sta, comunque, che i tre studi sopra citati indicano rispettivamente, come percentuale di sieropositivi tra i soggetti MSM in Italia: 11,8% (SIALON 2009), 9,6% (EMIS 2010) e 6,7% (ECDC Project – CNAIDS/ISS 2011). I "campioni" utilizzati sono, appunto, molto diversi in ognuno di questi casi. Credo che il dato più attendibile sia compreso tra l'11,8% e il 9,6%.

Tra i dati più interessanti, segnalo: l'Italia è allineata all'Europa per quanto riguarda la percentuale di MSM sieropositivi in terapia (67%), ma di questi solo il 73,8% contro il 77,8% (dato medio europeo) ha una carica virale irrilevabile.
In Italia (Fonte: EMIS 2010), le persone MSM che non hanno mai fatto un test HIV in vita propria sono perlopiù al sud (42,50% delle persone MSM) e nelle isole (36,1%), mentre nelle altre regioni d'Italia siamo tra il 25 e il 27%. Infine, oltre la metà delle persone MSM non ha fatto il test negli ultimi 12 mesi (quindi non si controlla con regolarità), con picchi che sfiorano le 2 persone su 3 al sud e nelle isole: questa tendenza tende ad aumentare col diminuire delle dimensioni dei centri urbani, ed è molto più spiccata tra i giovani al di sotto dei 25 anni.

Secondo lo studio EMIS 2010, numero di MSM italiani consapevoli di essere sieropositivi è 6,9%; la stima del numero di persone realmente sieropositive (che quindi include persone consapevoli e persone non consapevoli) è invece 9,6%.
Il progetto SIALON II (http://www.sialon.eu) ha reso pubblici alcuni documenti, in particolare un "Formative research report", che presumo anticipi alcuni dati intermedi, in cui emerge in particolare che: la percentuale di "sieropositivi consapevoli" MSM sul totale del campione è rispettivamente del: 8.6% a Roma, 9.9% a Milano e 7,4% a Verona. Non credo sia inverosimile attendersi quindi che la percentuale reale di persone sieropositive sia attorno 12% a Roma, al 14% a Milano e al 10,5% a Verona.



Dora
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Re: COA: nuove diagnosi HIV, dati aggiornati al 2010 (ora 20

Messaggio da Dora » giovedì 20 novembre 2014, 12:31

rospino ha scritto:iniziato a guardarmi i dati di alcuni studi (SIALON 2009, EMIS 2010 e ECDC Project – CNAIDS/ISS 2011) che erano citate in queste slide: http://www.casserosalute.it/images/colf ... glieri.pdf . In realtà il progetto SIALON ha avuto un seguito (SIALON II) e mi sono da poco scaricato alcuni documenti interessanti relativi proprio a dati, credo preliminari, sulla prevalenza a Milano e a Roma.

(...) Non credo sia inverosimile attendersi quindi che la percentuale reale di persone sieropositive sia attorno 12% a Roma, al 14% a Milano e al 10,5% a Verona.
Vedo che le tue stime confermano le mie paure.
Il documento di Breveglieri è molto interessante, ma i dati intercettano l'inizio dell'esplosione del contagio gay e si fermano al 2010-11. La mia impressione è che da allora la situazione sia ulteriormente peggiorata - come è fatale che sia, in circostanze in cui, in una rete strettamente interconnessa come quella degli uomini che fanno sesso con uomini, l'incidenza dipende dalla prevalenza.
La proiezione sui prossimi anni nelle grandi città è quindi terrorizzante, perché più le reti socio-sessuali sono interconnesse, più strettamente l'incidenza dipende dalla prevalenza: in parole povere, se in una città ci sono tanti gay HIV+, tante di più saranno le nuove infezioni fra i gay.
Potresti, quando avrai elaborato il seguito dello studio SIALON, aggiornare il tuo post? Nel frattempo dovrebbero essere arrivati i dati del COA che, per quanto affidabili solo facendo un atto di fede, dovrebbero confermare la tendenza osservata negli ultimi 5-6 anni.



rospino
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Re: COA: nuove diagnosi HIV, dati aggiornati al 2010 (ora 20

Messaggio da rospino » giovedì 20 novembre 2014, 14:04

Dora ha scritto: Vedo che le tue stime confermano le mie paure. (...)
La proiezione sui prossimi anni nelle grandi città è quindi terrorizzante, perché più le reti socio-sessuali sono interconnesse, più strettamente l'incidenza dipende dalla prevalenza: in parole povere, se in una città ci sono tanti gay HIV+, tante di più saranno le nuove infezioni fra i gay.
In effetti, anche io ho paura, nel senso che intendi tu. Penso che quello che sta accadendo sia allucinante, e mi riferisco soprattutto al silenzio a dir poco imbarazzante della politica e delle associazioni (ma forse queste ultime si stanno svegliando?). Il mio giudizio riguardo al ruolo delle associazioni è però fondamentalmente diverso da quello che altre persone sieropositive potrebbero avere. Io credo che l'informazione e la comunicazione su prevenzione, sensibilizazione e educazione su HIV e AIDS dovrebbero essere svolte in prima persona dallo Stato. Non a caso, la London Councils è una sorta di ente sovracomunale (una specie di "unione di comuni").
E' lo Stato - o in senso più generale, le amministrazioni pubbliche preposte - infatti, (e la nostra Costituzione lo dice chiaramente: "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività"), che deve farsi garante di queste attività di comunicazione e informazione: è il pubblico, d'altronde, che si accolla i costi per le cure delle persone sieropositive e che dovrebbe avere anche un interesse diretto al contenimento di questi costi. E' fuor di dubbio, secondo me, che le varie campagne e attività di cui parlavo sopra passino anche attraverso associazioni senza scopo di lucro, ma queste ultime necessitano di fondi e finanziamenti per il loro funzionamento. E si sa che in Italia le donazioni, soprattutto da parte di privati, scarseggiano.
Ora il problema è anche la completa assenza di lungimiranza da parte della nostra classe politica. Chiamiamola ignoranza, o troviamo pure dei sinonimi: la sostanza non cambia. Ed è il problema che da anni affligge l'Italia: risparmiamo oggi... chi se ne frega dei "costi" nel futuro. Guardate cosa sta accadendo in queste settimane per la tutela (dal dissesto idrogeologico) del territorio...
A noi è ben chiaro che con le somme equivalenti al costo di - diciamo - un migliaio di nuove persone sieropositive che entrano in terapia (ogni anno, sarebbero all'incirca 4mila i nuovi contagi), lo Stato sarebbe in grado di investire decentemente in informazione e prevenzione. Questo permetterebbe di evitare nuovi contagi e quindi, in concreto, di rientrare - entro un lasso di tempo ragionevole - di almeno una quota dei costi sostenuti.
Quello che io propongo è uno slogan davvero banale: Più informazione e prevenzione da parte dello Stato (adesso), minori costi per il Sistema sanitario nazionale (nel breve e medio periodo).
Potresti, quando avrai elaborato il seguito dello studio SIALON, aggiornare il tuo post? Nel frattempo dovrebbero essere arrivati i dati del COA che, per quanto affidabili solo facendo un atto di fede, dovrebbero confermare la tendenza osservata negli ultimi 5-6 anni.
Certamente, sarà un piacere.



Dora
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Re: COA: nuove diagnosi HIV, dati aggiornati al 2010 (ora 20

Messaggio da Dora » giovedì 20 novembre 2014, 15:18

rospino ha scritto:Io credo che l'informazione e la comunicazione su prevenzione, sensibilizazione e educazione su HIV e AIDS dovrebbero essere svolte in prima persona dallo Stato. Non a caso, la London Councils è una sorta di ente sovracomunale (una specie di "unione di comuni").
E' lo Stato - o in senso più generale, le amministrazioni pubbliche preposte - infatti, (e la nostra Costituzione lo dice chiaramente: "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività"), che deve farsi garante di queste attività di comunicazione e informazione: è il pubblico, d'altronde, che si accolla i costi per le cure delle persone sieropositive e che dovrebbe avere anche un interesse diretto al contenimento di questi costi. E' fuor di dubbio, secondo me, che le varie campagne e attività di cui parlavo sopra passino anche attraverso associazioni senza scopo di lucro, ma queste ultime necessitano di fondi e finanziamenti per il loro funzionamento. E si sa che in Italia le donazioni, soprattutto da parte di privati, scarseggiano.
Ora il problema è anche la completa assenza di lungimiranza da parte della nostra classe politica. Chiamiamola ignoranza, o troviamo pure dei sinonimi: la sostanza non cambia. Ed è il problema che da anni affligge l'Italia: risparmiamo oggi... chi se ne frega dei "costi" nel futuro. Guardate cosa sta accadendo in queste settimane per la tutela (dal dissesto idrogeologico) del territorio...
A noi è ben chiaro che con le somme equivalenti al costo di - diciamo - un migliaio di nuove persone sieropositive che entrano in terapia (ogni anno, sarebbero all'incirca 4mila i nuovi contagi), lo Stato sarebbe in grado di investire decentemente in informazione e prevenzione. Questo permetterebbe di evitare nuovi contagi e quindi, in concreto, di rientrare - entro un lasso di tempo ragionevole - di almeno una quota dei costi sostenuti.
Quello che io propongo è uno slogan davvero banale: Più informazione e prevenzione da parte dello Stato (adesso), minori costi per il Sistema sanitario nazionale (nel breve e medio periodo).
Rospino sì, certo, come non essere d'accordo sul semplice calcolo economico che, in assenza di un forte stimolo etico, dovrebbe comunque spingere le istituzioni a farsi carico della prevenzione?
Ma ne conosciamo la miopia, le lentezze, la fondamentale irrazionalità. E sappiamo bene che ci sono in Italia molte forze, la Chiesa cattolica in primo luogo, ma non lei soltanto, che si oppongono a un approccio equilibrato e laico alla sessualità e a tutto ciò che le pertiene.
Inoltre, mi chiedo se lo Stato, anche vivessimo in un Paese meno retrogrado, sarebbe in grado di trattare la delicatissima questione della prevenzione fra gli adolescenti (o pre-adolescenti) gay, che già devono affrontare problemi di accettazione di sé che agli etero sono risparmiati e che si trovano a dover fare i conti con una minaccia che per la grande maggioranza dei loro coetanei è molto meno incombente.
Io non so nulla di come si parla agli adolescenti, quindi d'istinto tenderei a dare più fiducia a un'associazione di persone omosessuali. Immagino che avrebbe una sensibilità che, invece, potrebbe mancare per esempio a un docente che si assumesse il compito di fare educazione sessuale a scuola. Non parliamo poi delle campagne fatte genericamente attraverso i mass media, che parlano a tutti in modo indiscriminato e che non consentono i feed back.
È per questo che insisto tanto sulle associazioni e che la mia polemica nei confronti di quelle che reputo le loro mancanze è sovente assai aspra.



P.S. E poi te lo vedi lo Stato a parlare di PReP?!



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Re: COA: nuove diagnosi HIV, dati aggiornati al 2010 (ora 20

Messaggio da rospino » giovedì 20 novembre 2014, 15:33

Dora ha scritto:Io non so nulla di come si parla agli adolescenti, quindi d'istinto tenderei a dare più fiducia a un'associazione di persone omosessuali. Immagino che avrebbe una sensibilità che, invece, potrebbe mancare per esempio a un docente che si assumesse il compito di fare educazione sessuale a scuola. Non parliamo poi delle campagne fatte genericamente attraverso i mass media, che parlano a tutti in modo indiscriminato e che non consentono i feed back.
È per questo che insisto tanto sulle associazioni e che la mia polemica nei confronti di quelle che reputo le loro mancanze è sovente assai aspra.
In realtà, mentre scrivevo, io mi riferivo esclusivamente alle associazioni che si occupano di HIV e AIDS e non tanto a quelle di persone omosessuali. Quindi capisco perfettamente il tuo punto di vista sull'argomento e, dopo avervi riflettuto, lo condivido, col beneficio del dubbio legato alla mia parziale ignoranza (diretta) delle attività svolte dalle associazioni. Mi chiedo infatti quale sia il livello di consapevolezza, da parte delle associazioni gay, sulla realtà dell'HIV nel 2014, e quali siano le iniziative intraprese al riguardo, a parte diramare comunicati stampa. Sono domande alle quali non so dare una risposta.



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Re: COA: nuove diagnosi HIV, dati aggiornati al 2010 (ora 20

Messaggio da Dora » giovedì 20 novembre 2014, 15:51

rospino ha scritto:
Dora ha scritto:Io non so nulla di come si parla agli adolescenti, quindi d'istinto tenderei a dare più fiducia a un'associazione di persone omosessuali. Immagino che avrebbe una sensibilità che, invece, potrebbe mancare per esempio a un docente che si assumesse il compito di fare educazione sessuale a scuola. Non parliamo poi delle campagne fatte genericamente attraverso i mass media, che parlano a tutti in modo indiscriminato e che non consentono i feed back.
È per questo che insisto tanto sulle associazioni e che la mia polemica nei confronti di quelle che reputo le loro mancanze è sovente assai aspra.
In realtà, mentre scrivevo, io mi riferivo esclusivamente alle associazioni che si occupano di HIV e AIDS e non tanto a quelle di persone omosessuali. Quindi capisco perfettamente il tuo punto di vista sull'argomento e, dopo avervi riflettuto, lo condivido, col beneficio del dubbio legato alla mia parziale ignoranza (diretta) delle attività svolte dalle associazioni. Mi chiedo infatti quale sia il livello di consapevolezza, da parte delle associazioni gay, sulla realtà dell'HIV nel 2014, e quali siano le iniziative intraprese al riguardo, a parte diramare comunicati stampa. Sono domande alle quali non so dare una risposta.
Mattioli si è staccato da Arcigay per fondare PLUS proprio perché non trovava in Arcigay la necessaria attenzione nei confronti dell'infezione. Ha raccontato qualcosa qui: http://www.hivforum.info/forum/viewtopi ... =12&t=1363.
Che poi anche Arcigay sieda nella (defunta?) Commissione Nazionale AIDS, ti dice il livello di confusione e di pressapochismo che c'è nella commistione fra politica e attivismo.
Che cosa facciano in concreto la maggior parte di questi attivisti, oltre a frignare sulle disattenzioni della politica e delle istituzioni e a sostenere un vaccino che non c'è, perpetuando fra i più giovani la falsa convinzione che un vaccino esista, me lo chiedo anch'io.



rospino
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Re: COA: nuove diagnosi HIV, dati aggiornati al 2010 (ora 20

Messaggio da rospino » giovedì 20 novembre 2014, 16:09

Dora ha scritto: Mattioli si è staccato da Arcigay per fondare PLUS proprio perché non trovava in Arcigay la necessaria attenzione nei confronti dell'infezione. Ha raccontato qualcosa qui: http://www.hivforum.info/forum/viewtopi ... =12&t=1363.
(...)
Che cosa facciano in concreto la maggior parte di questi attivisti, oltre a frignare sulle disattenzioni della politica e delle istituzioni e a sostenere un vaccino che non c'è, perpetuando fra i più giovani la falsa convinzione che un vaccino esista, me lo chiedo anch'io.
Appunto. Ma anche se Mattioli si è staccato da Arcigay, fa comunque "comunella", mi chiedo? Mi riferisco a quello che definirei "comunicato stampa scandalo" di cui tu stessa avevi già parlato ( http://www.plus-onlus.it/vaccino-tat-di ... silvestri/ ). Non sarebbe più saggio smettere di attendersi "risultati in questa importante materia" e valutare in modo più obiettivo quale sia lo stato della ricerca scientifica sul tema, prendendo consapevolezza del fatto che, poiché di fatto non vi saranno novità concrete sul fronte "vaccini terapeutici" per i prossimi 5-8 anni (a voler essere ottimisti), è altamente auspicabile impegnarsi nella prevenzione?
Chiedo scusa per l'off-topic (anche se tanto off-topic non siamo, visto che uno dei problemi dell'aumento delle infezioni è anche questo...)



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