U=U Undetectable Equals Untransmittable Consensus Statement

Dedicato alle altre realtà che, a vario titolo, si occupano di HIV.
Dora
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Re: U=U Undetectable Equals Untransmittable Consensus Statem

Messaggio da Dora » martedì 24 luglio 2018, 9:15

Ecco qui: la ASHM - Australasian Society for HIV, Viral Hepatitis and Sexual Health Medicine rende l'Australia e la Nuova Zelanda i primi due Paesi - a mia conoscenza - che offrono agli infettivologi e al personale sanitario che segue le persone con HIV delle Linee Guida per comprendere la campagna "Undetectable=Untransmittable (U=U)" e così dare informazioni corrette ai propri pazienti.

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Il lancio ieri su Twitter.

Adesso speriamo che anche gli infettivologi italiani si affrettino a dotarsi di un simile, utilissimo strumento.






uffa2
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Re: U=U Undetectable Equals Untransmittable Consensus Statem

Messaggio da uffa2 » martedì 24 luglio 2018, 9:15

credo sarebbe utile anche da noi, decisamente... direi che è utile non solo come guida per i sanitari, ma anche come guida per comprendere quanto è complesso per un sanitario parlare di queste cose avventurandosi in un'area che se ha evidenze scientifiche deve ancora stabilizzarsi per tutti gli altri aspetti (come appare chiaro leggendo le ultime pagine)


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Datex
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Re: U=U Undetectable Equals Untransmittable Consensus Statem

Messaggio da Datex » mercoledì 25 luglio 2018, 19:05

Hiv: sesso libero se la carica virale è a zeroHiv: sesso libero se la carica virale è a zero

Perché è sicuro anche senza condom, se uno dei due partner è in terapia per il virus e l'altro è sano. Lo dimostra uno studio condotto su quasi mille coppie omosessuali di 14 paesi europei presentato al congresso mondiale sull'Aids in corso ad Amsterdam

dalla nostra inviata ELVIRA NASELLI

AMSTERDAM - U=U ovvero undetectable=untrasmissible. E se parliamo del virus Hiv la cosa vuol dire che se la carica virale è azzerata - risultato ottenibile con i farmaci a disposizione - il contagio non avviene. Ma il virus non viene eradicato, come è accaduto invece con i nuovi farmaci che hanno letteralmente cambiato il volto dell'epatite C, spingendo i medici a parlare addirittura di scomparsa della malattia. No, Hiv viene soltanto inattivato, ma non sconfitto. E i sieropositivi restano tali, almeno finché non si riuscirà a mettere a punto una terapia che guarisca davvero. Intanto però lo studio Partner2, progettato per capire quanto fosse rischioso in una coppia gay - uno trattato con farmaci antiretrovirali e l'altro sieronegativo - un rapporto sessuale senza condom ha decretato che il contagio non c'è. E lo ha fatto studiando 972 coppie gay di 14 paesi europei, in cui uno dei partner era in terapia per Hiv e l'altro negativo. Il risultato: su 75mila rapporti sessuali senza condom nessun caso di trasmissione sessuale del virus. Risultato importante, che conferma studi precedenti ma con minori livelli di evidenza.

•RAPPORTI OCCASIONALI
Ma il punto non è soltanto prevenire i contagi nelle coppie etero ed omosessuali regolari. Ma farlo nei rapporti occasionali, o a più alto rischio, come quelli con i sex workers. Ed è per questo che le strategie per limitare la circolazione del virus e i contagi dovrebbero essere tutte quante messe in pratica. Anche se su una - la Prep, la profilassi pre-esposizione, ovvero una terapia farmacologica da utilizzare prima di un rapporto sessuale a rischio - molti Governi continuano a nicchiare. Molti, ma non tutti. Perché la Prep funziona - e funziona addirittura quella on demand, presa prima di un rapporto sessuale e non continuativamente - e allora ha ragione Stefano Vella, direttore del Centro della Salute globale dell'Istituto superiore di Sanità, quando dice "che la scienza non deve dare giudizi etici e che costa certamente meno pagare la Prep che curare a vita un sieropositivo".
Aids, la campagna contro i "farmaci troppo costosi"

•RACCOMANDATA DA OMS
Eppure questo non accade, nonostante i risultati degli studi siano chiari e la stessa Oms la raccomandi. Uno è ancora in corso, il Prevenir, e offre altre prove di quanto sia efficace la formula on demand negli Msm (uomini che fanno sesso con uomini) a rischio. Prevenir ha utilizzato i dati di uno studio precedente, Ipergay, che ha raccolto 1435 Msm, Hiv negativi, nella regione di Parigi. Il 44% usava Prep giornalmente e il 53% quella on demand. E finora non si sono registrate differenza significative nei due gruppi sulle infezioni da Hiv, tanto da consigliare l'uno o l'altro regime.

•IL COSTO DELLA TERAPIA
Le associazioni chiedono la terapia, anche per le donne, sulle quali non ci sono molti studi. Ma funziona. Anche se probabilmente per il sesso vaginale è più indicata la formula giornaliera. Will Nutland - maglietta nera con lo slogan della sua associazione - ha fondato Prepster a ottobre 2015 e adesso sta portando avanti una campagna sull'uso di Prep nelle donne. Lui stesso da circa due anni e mezzo la utilizza giornalmente, e alla domanda se non ha paura degli effetti collaterali, risponde che non ne ha avuti e che comunque ha più paura del virus Hiv. Will vive a Londra e si definisce un europeo dell'Unione europea, a dispetto della Brexit. Vorrebbe che fossero i sistemi sanitari a pagare la terapia. Come pagano i vaccini, per esempio.

"La Prep costa circa 30 euro al mese - ragiona - Scozia e Galles la passano già, l'Inghilterra sta portando avanti uno studio di implementazione su 10mila persone. Io uso la Prep giornaliera, anche perché non è che il sesso sia sempre programmabile. Ma per chi teme effetti collaterali c'è quella on demand: due pillole 24 ore prima del rapporto, una dopo 24 ore e l'ultima dopo altre 24 ore. Quattro in tutto. Da noi nel Regno Unito il 25% degli utilizzatori preferisce questa modalità. E la compriamo online, senza prescrizione. Si può comprare on line anche dall'Italia: è legale e viene spedita a casa".

http://www.repubblica.it/salute/medicin ... P6-S1.6-T1



Dora
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Re: U=U Undetectable Equals Untransmittable Consensus Statement

Messaggio da Dora » giovedì 14 marzo 2019, 9:31

U=U, PrEP ... quanta strada devono ancora fare i medici italiani.

Filippo von Schloesser ne parla con Massimo Cernuschi, presidente di ASA Milano, a margine del CROI di Seattle:

https://www.youtube.com/watch?v=XOfxAgIGiRU




Dora
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Re: U=U Undetectable Equals Untransmittable Consensus Statement

Messaggio da Dora » mercoledì 13 novembre 2019, 7:02

Ieri si è tenuta, presso il Ministero della Salute e con la partecipazione delle associazioni di lotta all'HIV/AIDS e degli infettivologi della SIMIT, una Consensus Conference per la definizione di una dichiarazione di consenso condivisa su U=U.

Quando il documento sarà disponibile, lo posterò qui, per adesso c'è solo la locandina di un evento che, nonostante le pressioni degli attivisti e di qualche medico più vicino alla community, giunge con un ritardo inconcepibile.

E adesso, dato che le parole rischiano di avere meno peso del fiato con cui sono emesse, speriamo seguano i fatti. E che siano fatti pesanti: atti concreti contro lo stigma da parte delle istituzioni sanitarie; atti concreti perché i medici che non hanno ancora recepito le evidenze scientifiche si adeguino ai progressi della scienza.

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Edit 15 novembre - il comunicato stampa delle associazioni:

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Edit 18 novembre - un formale documento di consenso "con le fattispecie di rischio/evidenza e che sarà alla base di messaggi e campagne mirate alla diffusione del concetto U=U undetectable=untrasmittable (Non rilevabile = Non trasmissibile)" non è ancora stato prodotto dalla SIMIT, ma Quotidiano Sanità ne riferisce i contenuti:

Hiv: “Non rilevabile-non trasmissibile”. Nessun pericolo di contagio tra i partner se la persona sieropositiva è in terapia da almeno 6 mesi e con viremia non rilevabile. Il documento di consenso di infettivologi e pazienti



Dora
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Re: U=U Undetectable Equals Untransmittable Consensus Statement

Messaggio da Dora » venerdì 22 novembre 2019, 7:38

Una Lettera al Direttore da Quotidiano Sanità di ieri:

Hiv. Attenzione, l’equazione “non rilevabile-non trasmissibile”, non vale per le trasfusioni
21 NOV - Gentile Direttore,
nella edizione del 18 novembre di Quotidiano Sanità viene riportato il messaggio che esce da una Consensus Conference promossa dalla Società di malattie infettive e tropicali (Simit) e da altre organizzazioni secondo il quale una persona HIV positiva in terapia da almeno sei mesi e con carica virale non rilevabile (< 200 copie/ml) e con controlli ogni 4-6 mesi non può infettare il/la proprio/a partner.

Questa affermazione è il risultato di studi scientifici di grande rilievo che hanno comportato l’osservazione di oltre 100.000 atti sessuali avvenuti, senza l’uso di preservativo, tra soggetti HIV positivi in terapia anti-retrovirale e partner, omo e/o eterosessuali, HIV negativi: in questi ultimi non si sono osservati casi di trasmissione di HIV.

Di qui lo slogan che ha sicuramente un grande valore scientifico e sociale e che viene lanciato in tutto il mondo con l’adesione di centinaia di organizzazioni (società scientifiche, istituzioni, associazioni di lotta all’AIDS) con lo scopo di combattere stigmatizzazioni, discriminazioni e pregiudizi: U=U undetectable = untrasmittable, U=U NON rilevabile = NON trasmissibile.


È però necessario sottolineare che se tale affermazione deve considerarsi acquisita per la trasmissione sessuale di HIV non può dirsi lo stesso per la trasmissione di questo virus per via trasfusionale perché la quantità di sangue, e quindi la quantità di virus, è molto maggiore e perché la via di somministrazione è endovenosa.

In un recente articolo pubblicato sulla rivista dell’International Society of Blood Transfusion viene infatti ricordato che la trasfusione di almeno 5 ml di plasma (in una unità di globuli rossi concentrati ci possono essere 20-30 ml di plasma) di un soggetto che abbia una carica virale di 199 copie per ml, quindi inferiore al limite indicato come sicuro per la trasmissione sessuale, può portare alla trasmissione della infezione da HIV per via trasfusionale.
E questo è uno dei motivi per cui, al fine di garantire la maggiore sicurezza possibile della terapia trasfusionale, i test di screening per HIV utilizzati per la selezione dei donatori di sangue ed emocomponenti hanno limiti di sensibilità molto più bassi di quelli citati negli studi inerenti alla trasmissione sessuale e sono quindi in grado di rilevare anche cariche virali più ridotte.

Inoltre, poiché esiste un periodo di giorni immediatamente successivo al contatto con il virus nel quale la carica virale è bassissima e nessun test è in grado di rilevarla (il cosiddetto periodo-finestra), è anche previsto che i partner sessuali di soggetti HIV positivi, anche se in terapia anti-retrovirale, e i soggetti che abbiano avuto recenti rapporti sessuali a rischio o con nuovi partner non siano idonei alla donazione.

Un altro ambito di utilizzo di farmaci anti-retrovirali è quello a seguito di incidenti, in contesti lavorativi sanitari, nei quali si verifica la contaminazione con sangue (HIV positivo) tra pazienti e operatori: anche in questi casi la terapia si è dimostrata efficace. In molti Paesi questo ha portato anche ad un utilizzo alternativo della terapia anti-retrovirale che viene assunta per brevi periodi in previsione di possibili rapporti sessuali a rischio: la cosiddetta profilassi pre-esposizione (Prep). In questi casi la carica virale in seguito al contatto con il virus HIV potrebbe abbassarsi anche sotto i limiti di sensibilità dei test, pur mantenendo la capacità di infettare un paziente trasfuso con una unità di sangue raccolta in quel periodo.

La preoccupazione che si vuole esporre è che l’entusiasmo, che noi condividiamo, per un grande risultato scientifico applicato ad un aspetto della vita sociale non porti a trasferire l’equazione U=U anche all’ambito delle donazioni e delle trasfusioni di sangue: sarebbe una generalizzazione fuorviante che potrebbe portare a false sicurezze.

Crediamo sia importante sottolineare il messaggio che ‘U non è uguale a U’ quando si tratta di donazione di sangue, per evitare che persone a rischio donino perché percepiscono erroneamente di non essere contagiose.


Con l’HIV, come con gli altri virus, in ambito trasfusionale non bisogna mai abbassare la guardia, anche per non perdere il buon lavoro fatto negli ultimi anni, come testimonia un rapporto in via di pubblicazione da parte del Centro Nazionale Sangue: negli ultimi dieci anni, infatti, il rischio di contagio da HIV ed epatiti tramite trasfusione si è quasi azzerato, grazie all’applicazione di criteri di selezione rigorosi, ai nuovi test più sensibili e alla scelta di affidarsi solo a donatori volontari, non remunerati, periodici e responsabili.


Giancarlo Maria Liumbruno
Direttore generale Centro nazionale sangue

Claudio Velati
Past-President della Società Italiana di Medicina Trasfusionale e Immunoematologia (SIMTI) e responsabile scientifico del progetto di sorveglianza delle malattie trasmissibili con la trasfusione condotto dal CNS in collaborazione con SIMTI

Gianpietro Briola
Presidente nazionale AVIS

Paolo Monorchio
Referente associativo donatori sangue CRI

Aldo Ozino Caligaris
Presidente nazionale FIDAS

Sergio Ballestracci
Presidente nazionale FRATRES



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Re: U=U Undetectable Equals Untransmittable Consensus Statement

Messaggio da uffa2 » venerdì 22 novembre 2019, 9:49

Che dire?
è sempre sgradevole leggere queste cose ma, come dice una dottoressa di mia conoscenza, la realtà è la realtà anche se non ci piace.
La realtà è che la nostra condizione di controllo della viremia è una costruzione tecnologica molto sofisticata ma, appunto, innaturale.
Noi siamo undetectable=untrasmittable perché questo dicono i risultati di diversi studi clinici, ma non siamo guariti, semplicemente (semplicemente si fa per dire) c’è così poco virus circolante in noi che in condizioni normali (ossia nei rapporti sessuali, solo nei rapporti sessuali) questo non è sufficiente a trasmettere il contagio.
È un risultato medico e statistico, non è una condizione naturale, ed è assicurato solo dalla costante assunzione, con religiosa attenzione, dei nostri farmaci: ogni altra applicazione di u=u non è scientificamente validata, e ciò vale per trasfusioni ma anche per chi ha avuto il culo di controllare naturalmente il suo virus ma non sa, non assumendo quotidianamente un farmaco, se tutti i giorni quel controllo è efficace come quello garantito dai farmaci.
La realtà è la realtà anche se non ci piace.


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Re: U=U Undetectable Equals Untransmittable Consensus Statement

Messaggio da Dora » venerdì 20 dicembre 2019, 16:23

Le Linee Guida americane sono state appena aggiornate e, fra gli aggiornamenti, POZ segnala una nuova sezione dedicata a U=U, volta a insegnare ai medici come integrare i concetti del Treatment as Prevention (TasP) nella loro clinica quotidiana e come spiegare ai loro pazienti che con viremia stabilmente sotto le 200 copie non sono infettivi.

Adesso aspettiamo che un'analoga esplicita integrazione sia fatta nelle Linee Guida italiane, così da non lasciare troppo spazio ai dubbi obsoleti di certi clinici.



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Re: U=U Undetectable Equals Untransmittable Consensus Statement

Messaggio da Dora » domenica 2 febbraio 2020, 16:35

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La Fondazione ICONA sta conducendo un'indagine online per "valutare il grado di consapevolezza del significato del messaggio U=U (carica virale Undetectable=Untransmittable o in italiano carica virale Non Rilevabile= Non Trasmissibile) e della diffusione di tale informazione nelle persone con infezione da HIV".

Il questionario è anonimo e richiede pochi minuti. Se qualcuno avesse voglia di rispondere, lo trova cliccando qui:



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