Cinque anni senza PrEP,
cinque anni persi,
diecimila contagiati in più.
Una piccola riflessione, la vorrei ancora condividere, e riguarda quella che credo sia una dimostrazione di clamorosa miopia storica, in chi si oppone alla PrEP, dell’incapacità di capire che la PrEP è almeno per quello che riguarda il cd. “Occidente” (cioè i Paesi ricchi del mondo) un progetto a brevissima scadenza.
Se i dati di questo primo periodo si confermano (e perché non dovrebbero?),
in Occidente l’epidemia da HIV “rischia” davvero di finire in pochi anni.
A Londra e nel Queensland abbiamo visto una riduzione del 40% circa.
Facciamo finta che non sia vero, facciamo finta che la sua efficacia non sia questa e che PrEP + TasP (trattamento come prevenzione di ulteriori contagi, grazie a #iugualei #uequalsu) diano “solo” un -20% rispetto ai nuovi contagi. In Italia vorrebbe dire passare da 4000 a poco più di 400 infezioni l’anno in dieci anni. È credibile poi immaginare che, più si riducono le nuove infezioni (il momento più favorevole per generare altre infezioni grazie alla carica virale dei neoinfetti), più si riducono i sieropositivi non trattati, più diventeranno difficili altre nuove infezioni?
Ed ecco che, grazie a una differenza di strutture e ricchezza, e al fatto che sì da queste parti è possibile una strategia combinata con il safer sex, la PrEP, in prospettiva, sarebbe destinata a essere marginalissima nella pratica di noi Occidentali, un evento transitorio autolimitante, perché il suo successo sarebbe la ragione della sua progressiva non necessità.
E invece, e qui Dora ha insistito più volte sul tema, è nei paesi poveri, è in quelle culture dove alle donne non è consentito trattare sulla propria posizione e la cui autodeterminazione è più limitata che, per paradosso, la PrEP potrebbe essere la salvezza: un farmaco che non richiede il “benestare del maschio”, che può essere distribuito e conservato senza problemi, e che magari s’associa pure a interventi più strategici…
Insomma, i no-PrEP si mostrano ancora una volta fuori dalla logica, opponendosi a un intervento che in sé ha la causa di una progressiva autolimitazione e ostacolando così lo sviluppo di una strategia che potrebbe essere esportata là dove è più necessaria.
Alla fine ha ragione Dora, quando insiste sul fatto che, dietro la patina delle preoccupazioni di salute pubblica c’è un substrato di bieco moralismo: “se scopi senza protezioni sei un por.co/una tr.oia, quindi meriti di infettarti”, aggiungo io, meriti di infettarti se sei un fro.cio, perché nessuno fa tutte queste menate (mi ripeto, l’ho già scritto altrove) ai milioni di etero che ogni giorno, a ogni ora s’accoppiano dimentichi di HIV, epatiti e gravidanze, per loro è “naturale”, e la sorpresa per un’infezione o un bimbo in arrivo sono sempre dovute… e ancora, ha ragione Dora quando osserva che se certi automatismi li si può capire in chi è sopravvissuto agli anni dell’epidemia e ha visto la sua generazione falciata dal virus, come Dall'Orto, che ciò accada nelle nuove generazioni è il vero dramma, che il moralismo bigotto sia ancora in chi dovrebbe non conoscerlo è il problema maggiore.
Ma, al di là di ogni riflessione sui “valori sottesi”, restano i numeri, e qui il rimpianto e il dolore lasciano lo spazio alla rabbia. Ancora una volta (esattamente come per i ritardi nel mettere tutti in terapia), il ritardo sulla PrEP non è stato ininfluente, lo abbiam pagato e lo stiamo pagando con tante nuove “belle e inutili” infezioni.
Cerchiamo di non essere ottimisti, diciamo che in Italia un intervento del genere potrebbe avere avuto un effetto non del 40%, non del 20%, ma “solo” del 10%: 16500 nuove infezioni evitate in dieci anni.
Ora, la PrEP sta per andare alle elementari,
ha già cinque anni. Magari non siamo a Londra, ma in questi cinque anni, le avremmo potute evitare o no 8-10.000 nuove infezioni? Questi 8-10.000 nostri nuovi compagni non necessari a chi devono dire grazie? Al moralismo d’accatto di chi fa finta di non sapere che cosa fanno adolescenti e adulti tutti i giorni?
Va bene, facciamo ancora una volta “finta che”, ignoriamo il vergognoso passato: se oggi però fosse premuto l'acceleratore, promuovendo il test, sbattendo tutti in terapia, usando il modello londinese per la PrEP (io ti seguo e tu ti compri la PrEP su siti sicuri), quelle di oggi potrebbe essere in breve le ultime vittime dell'HIV, potremmo nuovamente sperare di cancellare le nuove infezioni da HIV dal futuro delle giovani generazioni.
Invece, per salvare le anime degli oppositori della PrEP, migliaia di corpi sono stati condannati alla malattia ieri e migliaia lo saranno domani. Un bel risultato.