5 ottobre: AIDS CURE DAY

Dedicato alle altre realtà che, a vario titolo, si occupano di HIV.
Dora
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Re: 5 ottobre: AIDS CURE DAY

Messaggio da Dora » giovedì 13 novembre 2014, 10:47

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Un timido segnale da parte di ANLAIDS mi fa sperare che almeno una associazione italiana cominci a mostrare un certo, seppur ancora vago, interesse per la ricerca di una cura per l'infezione da HIV.
È stato infatti pubblicato un articolo di Francesco Simonetti sul numero di ottobre di Anlaids ByMail in cui si racconta di un congresso tenutosi presso gli NIH a metà ottobre sulle strategie per arrivare a una cura (il centesimo del genere in questi ultimi anni - ma forse le associazioni italiane, notoriamente poco appassionate di una ricerca che sia meno inutile di quella sui sottotipi di HIV circolanti a Zanzibar, avevano bisogno di tempo per accorgersi che il mondo sta cercando di andare oltre la ART):

Coraggio, care associazioni, ché aprire i propri orizzonti non ha mai fatto male a nessuno!



Dora
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Re: 5 ottobre: AIDS CURE DAY

Messaggio da Dora » martedì 10 novembre 2015, 8:16

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amfAR mette la ricerca di una cura al centro dei propri programmi per celebrare il prossimo I dicembre.

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Guardare al futuro, creare simboli che parlano del futuro, mi pare un modo per rendere meno autocelebrativa una giornata che ormai tende vuotamente a ripetersi uguale a sé stessa, con le solite recriminazioni sul fatto che il mondo non parla di HIV/AIDS quanto dovrebbe (vero, certo!).
Lavorare per avvicinare quel futuro, raccogliere e investire denaro per rendere concreto il proprio impegno.
Avere il coraggio di pensare in grande.
Guardare in avanti e non indietro.

Qui no.


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Dora
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Re: 5 ottobre: AIDS CURE DAY

Messaggio da Dora » sabato 29 ottobre 2016, 8:16

Giulio Maria Corbelli è un attivista italiano presso l'EATG (European AIDS Treatment Group) e ha partecipato all'HIV Drug Therapy Congress di Glasgow, che si è concluso tre giorni fa.
In questa intervista racconta le sue impressioni sul congresso e, a mio parere, la cosa più interessante che dice è quanto indietro siano le communities in Europa a discutere di cura dell'infezione.
Sono felice che finalmente un attivista italiano si impegni a parlare di ricerca di una cura.
Benvenuto e buon lavoro!




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Re: 5 ottobre: AIDS CURE DAY

Messaggio da Rob_Rob » sabato 29 ottobre 2016, 22:43

Dora ha scritto:Giulio Maria Corbelli è un attivista italiano presso l'EATG (European AIDS Treatment Group) e ha partecipato all'HIV Drug Therapy Congress di Glasgow, che si è concluso tre giorni fa.
In questa intervista racconta le sue impressioni sul congresso e, a mio parere, la cosa più interessante che dice è quanto indietro siano le communities in Europa a discutere di cura dell'infezione.
Sono felice che finalmente un attivista italiano si impegni a parlare di ricerca di una cura.
Benvenuto e buon lavoro!

Grazie Dora, molto interessante. Non e' chiaro in cosa l'Europa non sia facendo il 100%. Giulio intendeva in termini finanziari non vengono dati sufficienti risorse alla ricerca rispetto altrove oppure le risorse vengono dirette ad altro ma non ad una cura? Non ho capito. E se non in Europa dove si stanno mettendo a punto queste "combinations strategies"? In usa?

Sembra che per una cura devono bombardare il virus da molti fronti e quindi sembra che si stia discutendo queste combinazioni/strategie e i clinical trails cominceranno forse tra 5 -anni. Tu cosa pensi sia e sara' la prima combinazione/strategia a partire per una cura? Per hcv sono riusciti con una pillola ma sembra per hiv la soluzione "tutto in una pillola" sia impossibile.



Dora
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Re: 5 ottobre: AIDS CURE DAY

Messaggio da Dora » domenica 30 ottobre 2016, 7:59

Rob_Rob ha scritto:Grazie Dora, molto interessante. Non e' chiaro in cosa l'Europa non sia facendo il 100%. Giulio intendeva in termini finanziari non vengono dati sufficienti risorse alla ricerca rispetto altrove oppure le risorse vengono dirette ad altro ma non ad una cura? Non ho capito.
Certamente, l'Europa potrebbe fare di più in termini finanziari - come sempre, d'altronde.
Ma quello che dice Corbelli, e la ragione per cui ho postato la sua intervista in questo thread, è che le communities in Europa non hanno ancora iniziato a fare il fondamentale lavoro che è stato fatto da anni negli USA: quello di spiegare alle persone con HIV che cosa è la ricerca di una cura. E non solo quali sono i suoi obiettivi a lungo termine, ma che cosa è adesso, nelle sue fasi iniziali: che cosa si può legittimamente attendere di ottenere una persona che partecipa a un trial sulla cura? Le è chiaro che sta dando un enorme contributo alla scienza, ma che non deve aspettarsi benefici diretti alla sua salute personale? Capisce i rischi che può correre, sia accettando di assumere molecole il cui profilo di sicurezza e tossicità in vivo non è conosciuto, sia sospendendo per un certo periodo la ART per vedere che effetto hanno avuto sul reservoir latente queste molecole? In breve: quanto è disposta a rischiare la sua salute (perché chi partecipa a questi trial è una persona che controlla bene l'infezione con la ART, ha un sistema immunitario buono e non ha problemi a parte l'HIV) per il bene dell'umanità? Quanto è disposta ad essere generosa e altruista?

Tutta la ricerca biomedica si basa sul contributo volontario dei malati, se non ci fossero state tante persone generose negli ultimi 30 anni, i malati di oggi non avrebbero neppure un farmaco per controllare HIV e alcune delle persone che hanno partecipato ai trial nel passato oggi scontano il loro altruismo (perché non erano tutte in immediato pericolo di vita) con virus multiresistenti (se erano nel gruppo del placebo) o con danni per tossicità, che sono emerse proprio grazie alle sperimentazioni cliniche.

Tutto il lavoro di collegamento fra le communities e la ricerca scientifica è compito prevalentemente delle associazioni e degli attivisti e finalmente un attivista italiano prende atto di quanto siamo rimasti indietro.
Da indagini fatte sia negli Stati Uniti, sia nel mondo generalmente di lingua inglese, si è visto che di persone disposte a partecipare ai trial sulla cura per puro spirito umanitario ce ne sono.
Ma non sappiamo quale sia la situazione in Europa. Né, tanto meno, in Italia, perché qui in Italia nessun attivista mai ha parlato di ricerca di una cura e perché non è infrequente leggere consigli come questo: Quanto alle sperimentazioni un pensiero personale... lascia lavorare gli addetti alla ricerca, tu stai bene, non ti immischiare in trials clinici fino a quando non saranno (e se lo saranno) l'ultima sponda!

Questo lavoro di spiegazione e analisi della ricerca su una cura di HIV in Italia l'ho fatto e lo sto facendo soltanto io, con le decine di thread e le migliaia di post in cui scrivo di ricerca nella sezione Verso una cura - raggiungono migliaia o decine di migliaia di letture, ma tutto questo avviene nel totale disinteresse delle associazioni e degli attivisti.
E se non in Europa dove si stanno mettendo a punto queste "combinations strategies"? In usa? Sembra che per una cura devono bombardare il virus da molti fronti e quindi sembra che si stia discutendo queste combinazioni/strategie e i clinical trails cominceranno forse tra 5 -anni. Tu cosa pensi sia e sara' la prima combinazione/strategia a partire per una cura?
Esistono già studi clinici pilota in cui vengono combinati un vaccino terapeutico e una sostanza anti-latenza e alcuni di questi studi si stanno svolgendo proprio in Europa (vedi ad esempio il RIVER trial in UK o la sperimentazione danese-norvegese su vacc 4x + romidepsina + lenalinomide).
Per il resto dei tantissimi trial ti rimando alla sezione Verso una cura.

Invece, di sperimentazioni cliniche sull'uomo in cui vengano usate in combinazione sostanze anti-latenza diverse ancora non ne sono iniziate, ma credo che l'attesa sarà breve.

Quello che penso io, lo scrivo quasi in ogni post che dedico a queste ricerche sulla cura, ma è stato sintetizzato molto meglio di quanto potrei fare adesso io da due scienziate di grandissimo valore, Françoise Barré-Sinoussi e Jintanat Ananworanich, che un anno fa hanno scritto insieme un commento su The Lancet HIV, al quale ora ti rimando: È GIUNTO IL MOMENTO DI ABBANDONARE I TRIAL SULLA CURA BASATI SU UN SINGOLO INTERVENTO?



uffa2
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Re: 5 ottobre: AIDS CURE DAY

Messaggio da uffa2 » lunedì 31 ottobre 2016, 13:10

Corbelli (complimenti per l’inglese tra l’altro) non sbaglia quando dice che la comunità dell’HIV in Europa manca sull’argomento cura, e manca -aggiungerei io- a 360 gradi.

Corbelli pone l’accento sull’assenza della comunità degli studi sulla cura e dice una cosa fondamentale: che se non si partecipa agli studi, questi studi non ti rappresenteranno; la mancanza della comunità dei pazienti il loro non interloquire con la ricerca quanto può far sì che la ricerca si perda dietro a obiettivi clinicamente interessanti ma magari distanti dalla realtà?
E qui Corbelli non ha approfondito, anche perché in un’intervista di sei minuti su tutto un congresso il tempo non c’è, ma è chiaro che chi rappresenta la comunità dell’HIV una qualche responsabilità ce la deve avere in questo scarso coinvolgimento.
Se la comunità non è coinvolta nella ricerca di una cura, è anche perché la comunità quasi ignora che ci sia questa ricerca di una cura.
Il coinvolgimento non nasce dal caso, richiede la comunicazione, richiede che la comunità abbia un obiettivo. Ora, questo obiettivo chiaramente non c’è, e se c’è ha veramente paura di mostrarsi alla luce del sole, e per di più l’attività di informazione delle nostre associazioni è veramente da lacrima.
Oh, non è per fare ancora i bauscia, ma i post in cui si rilanciava i virus scomparso nel paziente londinese, con la stessa levità con si annuncia che dopo la domenica arriva il lunedì, ce lo siamo già dimenticati? Ci siamo già dimenticati che evidentemente nella nostra comunità c’è gente che gira le notizie sulla ricerca di una cura con la noncuranza cui si può mettere un like ai video sui gattini? E questa gente come può essere un interlocutore della ricerca? come può essere il motore di un cambiamento nella nostra comunità?


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